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I TRE GIORNI AL CASTELLO NEL NOME DI MARIA

Da 10 a 100! Così è stato il “crescendo” di questi giorni di festa su al Castello: eravamo solo in dieci a recitare il Rosario sabato mattina, compresa la Signora Valentina, perfetta “padrona di casa”, che ci ha accompagnato giorno dopo giorno, momento per momento, fino alla fiaccolata di lunedì sera che avrà contato almeno 100 fedeli.

Ma non è sui numeri che vogliamo puntare, bensì sul senso di queste presenze, che dicono la fede, l’affetto, la riconoscenza e, perché no?, la devozione degli Isolani alla Madonna delle Grazie.

Quanti occhi si sono rivolti a quell’immagine un po’ consumata dal tempo ma intensa nel suo significato! La Vergine Maria in trono, circondata da un volo di Angeli, con il braccio sinistro regge il piccolo Gesù, teneramente aggrappato alla sua veste e nella mano destra stringe un libro. Ed un libro è anche tra le mani dei due Santi in piedi ai lati della Vergine, S. Tommaso d’Aquino a sinistra e S. Domenico di Guzman a destra, mentre –meno visibile-  alla base del trono è raffigurato ancora il Santo aquinate che insegna all’Università di Parigi. Questa tela seicentesca, definita la Madonna della Sapienza, copre il più antico affresco del ‘400 –forse deteriorato- della Madonna delle Grazie.

Anche un’altra scena ci piace ricordare per il forte insegnamento: quella del duca Giacomo Boncompagni, che, affacciato ogni sera al balcone del Castello, guardava i comignoli fumanti giù in paese e, se ne vedeva qualcuno spento, subito mandava i suoi servi a portare da mangiare a quella povera famiglia. Che bontà! Che sollecitudine! Quanta attenzione agli altri!

Ma torniamo alla cronaca spicciola di questi tre giorni. Nella celebrazione di sabato sera c’è stato un momento toccante, quando don Alfredo ha benedetto le quattro mamme in attesa di un figlio.

Così domenica pomeriggio, malgrado la pioggia incessante, una decina di bambini con le mamme, qualche papà, alcune catechiste e il parroco sono saliti nel primo pomeriggio al Castello per ripercorrere nella preghiera il cammino di Maria dall’annuncio dell’Angelo fino al giorno di Pentecoste. E al termine, smessa per un momento la pioggia, hanno saltellato nel parco fingendosi (o credendosi) essi stessi “principi” e “principesse”.

Da qui è stato un crescendo di partecipazione alle celebrazioni, dalla Messa vespertina della domenica a quella del lunedì mattina fino ad avere il pienone la sera dentro e fuori la cappella, quando con le fiaccole accese e sgranando il Rosario, abbiamo attraversato il Parco cercando di cogliere nel silenzio, come ci ha suggerito don Alfredo, la voce della natura –stormir di fronde, calpestio di piedi, fluire dell’acqua, scroscio della cascata… Fermi sul ponte che sovrasta il fiume, proprio nel punto in cui si biforca, abbiamo atteso la benedizione della città che, se dormiva, è stata svegliata dai fuochi d’artificio.

Nel pregare sommesso delle Ave Maria, siamo giunti alla grotta di Lourdes per un’ultima invocazione alla Vergine ed un ringraziamento a chi –anche in questo caso il numero va da 1 a 100-  ha reso bella questa festa.

LUCIANA COSTANTINI