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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 38

Echi di Vita N°38 – ACCOGLIERE DIO IN UN BAMBINO…

Gesù mette i dodici, e noi con loro, sotto il giudizio di quel limpidissimo e stravolgente pensiero: chi vuol essere il primo sia l’ultimo e il servo di tutti. Offre di se stesso tre definizioni, una più
contromano dell’altra: ultimo, servitore, bambino.

Chi è il più grande? Di questo avevano discusso lungo la via. Ed ecco il modo magistrale di Gesù di gestire le relazioni: non rimprovera i suoi, non li giudica, non li accusa, pensa invece ad una strategia per educarli ancora. E lo fa con un gesto inedito: un abbraccio a un bambino.

Gesù mette al centro non se stesso, ma il più inerme e disarmato, il più indifeso e senza diritti, il più debole, il più amato, un bambino. Se non diventerete come bambini.

Arrendersi all’infanzia è arrendersi al cuore e al sorriso, accettare di lasciare la propria mano in quella dell’altro, abbandonarsi senza riserve. Proporre il bambino come modello del credente è far
entrare nella religione l’inedito.

Cosa sa un bambino? La tenerezza degli abbracci, l’emozione delle corse, il vento sul viso.

Non sa di filosofia né di leggi. Ma conosce come nessuno la fiducia, e si affida.

Gesù ci propone un bambino come padre, nel nostro cammino di fede.

E aggiunge: Chi lo accoglie, accoglie me! Fa un passo avanti, enorme e stupefacente: indica il bambino come sua immagine. Dio come un bambino! Accogliere, verbo che genera il mondo nuovo come Dio lo sogna. Il nostro mondo avrà un futuro buono quando l’accoglienza, tema bruciante oggi su tutti i confini d’Europa, sarà il nome nuovo della civiltà; quando accogliere o respingere i disperati, i piccoli, che sia alle frontiere o alla porta di casa mia, sarà considerato accogliere o respingere Dio stesso.

A chi è come loro appartiene il regno di Dio. I bambini non sono più buoni degli adulti, sono anche egocentrici, impulsivi e istintivi, a volte persino spietati, ma sono maestri nell’arte della fiducia e dello stupore. Loro, sì, sanno vivere come i gigli del campo e gli uccelli del cielo, incuriositi da ciò che porta ogni nuovo giorno, pronti al sorriso quando ancora non hanno smesso di asciugarsi le lacrime, perché si fidano totalmente, del Padre e della Madre.

Accogliere Dio come un bambino: è un invito a farsi madri e padri di Dio.

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