Per Elisabetta si compì il tempo e diede alla luce un figlio. I figli vengono alla luce come compimento di un progetto, vengono da Dio. Caduta da una stella nelle braccia della madre, portano
con sé scintille d’infinito: gioia. Non nascono per caso, ma per profezia. Nel loro vecchio cuore i genitori sentono che il piccolo appartene ad una storia più grande, che i figli non sono nostri: appartengono a Dio, a se stessi, alla loro vocazione, al mondo. Il genitore è solo l’arco che scocca la freccia, per farla volare lontano.
Un rivoluzionario rovesciamento delle parte. Il sacerdote tace ed è la donna a prendere la parola: si chiamerà Giovanni, che in ebraico significa “dono di Dio”. Elisabetta ha capito che la vita, l’amore che sente fremere dentro di sé, sono un pezzetto di Dio; che l’identità del suo bambino è di essere dono. E questa è anche l’identità profonda di noi tu,: il nome di ogni bambino è «dono perfetto».
Zaccaria era rimasto muto perché non aveva creduto all’annuncio dell’angelo. Ha chiuso l’orecchio del cuore e da allora ha perso la parola. Non ha ascoltato e ora non ha più niente da dire. Indicazione che mi fa pensoso: quando noi credente smarriamo il riferimento alla Parola di Dio e alla vita, diventiamo afoni, insignificanti, non mandiamo più nessun messaggio a nessuno.
Eppure il dubitare del vecchio sacerdote non ferma l’azione di Dio. Qualcosa di grande e di consolante: i miei difetti, la mia poca fede non arrestano il fiume di Dio. Zaccaria incide il nome del figlio: «Dono-di-Dio», e subito riprende a fiorire la parola e benedice Dio. Bene-dire subito, dire-bene come il Creatore all’origine (crescete e moltiplicatevi): la benedizione è una energia di vita, una forza di crescita e di nascita che scende dall’alto, ci raggiunge, ci avvolge, e ci fa vivere la vita come un debito d’amore che si estingue solo ridonando vita.
Che sarà mai questo bambino? Grande domanda da ripetere, con venerazione, davanti al mistero di ogni culla. Cosa sarà, oltre ad essere dono che viene dall’alto? Cosa porterà al mondo? Un dono unico e irriducibile: lo spazio della sua gioia e la profezia di una parola unica che Dio ha pronunciato e che non ripeterà mai più.
Sarà «voce», proprio come il Battista, la Parola sarà un Altro.
Scarica il Giornalino: ECHI DI VITA 2018 N°25