Forza per vivere, energia per andare e ancora andare: la vita dipende da una fonte che non viene mai meno. L’esistenza è attraversata da una forza più grande di noi, che non si esaurirà mai e che fa la vita più forte delle sue ferite.
È il flusso di vita di Cristo, che viene come forza ascensionale, che fa crescere a più libertà, a più consapevolezza, a più amore.
L’Ascensione è una festa difficile: come si può far festa per uno che se ne va? Il Signore non è andato in una zona lontana del cosmo, ma nel profondo, non oltre le nubi, ma oltre le forme: se prima era insieme con i discepoli, ora sarà dentro di loro.
Sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del tempo. Gesù lascia sulla terra il quasi niente: un gruppetto di uomini impauriti e confusi, che dubitano ancora, sottolinea Matteo; un piccolo nucleo di donne coraggiose e fedeli. E a loro che dubitano ancora, a noi, alle nostre paure e infedeltà, affida il mondo.
Ci spinge a pensare in grande, a guardare lontano: il mondo è nostro!
Gesù se ne va con un atto di enorme fiducia nell’uomo. Ha fiducia in me, più di quanta ne abbia io stesso. Sa che riuscirò a essere lievito e forse perfino fuoco; a contagiare di bene il mondo. Ascensione è la festa del nostro destino che si intreccia con la nostra missione: «Battezzate e insegnate a vivere ciò che ho comandato». «Battezzare» non significa versare un po’ d’acqua sul capo delle persone, ma immergere!
Immergete ogni uomo in Dio, fatelo entrare, che si lasci sommergere dentro la vita di Dio, in quella linfa vitale. Insegnate a osservare. Che cosa ha comandato Cristo, se non l’amore? Il suo comando è: immergete l’uomo in Dio e insegnategli ad amare. A lasciarsi amare, prima, e poi a donare amore. Qui è tutto il Vangelo, tutto l’uomo!
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