Gesù, ricevuto il Battesimo, stava in preghiera ed ecco il cielo si aprì. Il Battesimo è raccontato come un semplice inciso, al centro è posto l’aprirsi del cielo. Il cielo si apre perché la vita esca, perché la vita entri. Si apre sotto l’urgenza dell’amore di Dio e nessuno lo richiuderà mai più. E venne dal cielo una voce che diceva: questi è il figlio mio, l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento.
Tre affermazioni, dentro le quali sento pulsare il cuore vivo del cristianesimo e, assieme a quello di Gesù, il mio vero nome.
Figlio è la prima parola. Dio genera figli. E i generati hanno il cromosoma del genitore nelle cellule; c’è il DNA divino in noi, l’uomo ha Dio nel sangue.
Amato è la seconda parola. Prima che tu agisca, prima della tua risposta, che tu lo sappia o no, ogni giorno, ad ogni risveglio, il tuo nome per Dio è “amato”. Di un amore immeritato, che ti previene, che ti anticipa, che ti avvolge da subito, a prescindere.
La terza parola: mio compiacimento. Termine inconsueto eppure bellissimo, che nella sua radice letterale si dovrebbe tradurre: in te io provo piacere. La Voce grida dall’alto del cielo, grida sul
mondo e in mezzo al cuore, la gioia di Dio: è bello stare con te. Tu, figlio, mi piaci. E quanta gioia sai darmi! Io che non l’ho ascoltato, io che me ne sono andato, io che l’ho anche tradito sento dirmi: tu mi piaci. Eppure è così, è Parola di Dio.
La scena grandiosa del battesimo di Gesù, con il cielo squarciato, con il volo ad ali aperte dello Spirito, con la dichiarazione d’amore di Dio sulle acque, è anche la scena del battesimo di ciascuno di
noi, quello del primo giorno e quello esistenziale, quotidiano.
Ad ogni cuore una voce ripete le tre parole del Giordano, e più forte ancora nei momenti difficili e in quelli di prova: figlio mio, mio amore, mia gioia.
Quale riserva di coraggio apre le ali sopra ciascuno di noi, ci aiuta a spingere verso l’alto, con tutta la forza, qualsiasi cielo oscuro sovrasti i nostri giorni!
Don Alfredo Di Stefano