Il rito del Battesimo porta impresso questo sigillo primordiale di nascite e di rinascite, di inizi e di ricominciamenti.
Lo rivela un dettaglio prezioso: venne una voce dal cielo e disse: «Tu sei il Figlio mio, l’amato». La voce dice le parole proprie di una nascita. Figlio è la prima parola, un termine potente per il cuore. E per la fede. Vertice della storia umana.
Nel Battesimo anche per me la voce ripete: tu sei mio figlio. E nasco della specie di Dio, perché Dio genera figli di Dio, figli secondo la propria specie. La seconda parola è amato e la terza: mio compiacimento. Termine desueto, che non adoperiamo più, eppure bellissimo, che nel suo nucleo conene l’idea di piacere, che si dovrebbe tradurre così: in te io ho provato piacere.
La Voce grida dall’alto del cielo, grida sul mondo e in mezzo al cuore, la gioia di Dio! Ma che gioia può venire a Dio da questa canna fragile, da questo stoppino dalla fiamma smorta (Isaia 42,3) che siamo noi?
Eppure è così, è Parola di Dio, rivelava del suo cuore segreto. Per sempre. Gesù fu battezzato e uscendo dall’acqua vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba.
Noto la bellezza e l’irruenza del verbo: si squarciano i cieli, come per un amore incontenibile; si lacerano, si strappano sotto la pressione di Dio, sotto l’urgenza del Signore. Si spalancano come le braccia dell’amata per l’amato.
Da questo cielo aperto viene, come colomba, la vita stessa di Dio. Si posa su di te, avvolge, entra in te, a poco a poco modella, trasforma pensieri, affetti, speranze, secondo la legge dolce, esigente,
rasserenante del vero amore.
Nel Battesimo è il movimento del Natale che si ripete: Dio scende ancora, entra in me, nasce in me perché io nasca in Lui, nasca nuovo e diverso, custodendo in me il respiro del cielo.
Ad ogni mattino, anche in quelli più oscuri, riascolta la voce del tuo Battesimo sussurrare: Figlio mio, amore mio, gioia mia. E sentirai il buio che si squarcia, e il coraggio che dispiega di nuovo le ali sopra l’intera tua storia.
Don Alfredo Di Stefano
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