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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 010 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°10 – VIVERE E’ LA FATICA DI LIBERARE LA BELLEZZA

Un fiore di luce nel nostro deserto, così appare il volto di Cristo sul Tabor. Il volto è come la grafia del cuore, la sua scrittura.

Quel volto di sole ci assicura che a ogni figlio di Adamo è stato dato non un cuore d’ombra, ma un seme di luce, come nostro volto segreto. Ogni uomo abita la terra come un’icona ancora incompiuta, scritta come le icone autentiche, su un fondo d’oro che è la nostra somiglianza con Dio.

Gesù prende con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, i primi chiamati, e li conduce su un alto monte, là dove la terra s’innalza nella luce, dove il celeste si condensa nel candore della neve, nascita delle acque che fecondano ogni vita. Là appare un volto, Totalmente Altro, affinché anche il volto dell’uomo diventi tutt’altro da quello che è. Il volto «alto» dell’uomo è comprensibile solo a partire da Gesù.

È bello che noi siamo qui. Stare qui, davanti a questo volto, dove tutto converge: la legge, i profeti, il sole; l’unico luogo dove possiamo vivere e sostare.

Qui siamo di casa, altrove siamo sempre fuori posto; altrove non è bello, e possiamo solo camminare, non stare.

Qui è la nostra identità, la fine del viaggio, di un esule il ritorno a casa.

Trovare Cristo è trovare senso e bellezza del vivere.

Ma come tutte le cose belle la visione non fu che la freccia di un attimo: una nube li coprì e venne una voce: Ascoltate lui.

Il Padre prende la parola, ma per scomparire dietro la parola di suo Figlio: «ascoltate Lui».

La fede biblica è una religione non della visione, ma dell’ascolto.

Sali sul monte per vedere, e sei rimandato all’ascolto.

Scendi dal monte, e ti rimane nella memoria l’eco dell’ultima parola: Ascoltatelo.

La visione del volto cede all’ascolto del volto. Il mistero di Dio e il mistero dell’uomo sono ormai tutti dentro Gesù.

Quel volto parla, e nell’ascolto di Gesù, ascoltatore perfetto del Padre, anche noi diventiamo, come lui, figli e volto del Padre.

Ecco la bellezza da liberare: il Cristo in noi e nelle nostre Celebrazioni, il Cristo tra di noi e nella nostra Vita, il Cristo per noi e nella nostra Storia.

don Alfredo Di Stefano

 

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 17

2019 – Echi di Vita N°17 – QUELLA PACE CHE SGORGA DALLE FERITE

Venne Gesù, a porte chiuse. C’è aria di paura in quella casa, paura dei Giudei, ma anche e soprattutto paura di se stessi, di come lo avevano abbandonato, tradito, rinnegato così in fretta.

Eppure Gesù viene. L’abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare, il tradito si mette di nuovo nelle mani di chi lo ha tradito.

«E sta in mezzo a loro». Ecco da dove nasce la fede cristiana, dal fatto che Gesù sta lì, dal suo esserci qui, vivo, adesso. Il ricordo, per quanto appassionato, non basta a rendere viva una persona, al massimo può far nascere una scuola di pensiero. La fede nasce da una presenza, non da una rievocazione.

«Venne Gesù e si rivolge a Tommaso» Nel piccolo gregge cerca proprio colui che dubita: «Metti qua il tuo dito, stendi la tua mano, tocca!». Ecco Gesù: non si scandalizza di tutti i nostri dubbi, non si impressiona per la nostra fatica di credere, non pretende una fede piena, ma si avvicina a me.

 

A Tommaso basta questo gesto. Chi si fa vicino, tende le mani, non ti giudica ma ti incoraggia, è Gesù. Non ti puoi sbagliare!

Tommaso si arrende. Si arrende alle ferite che Gesù non nasconde, anzi esibisce: il foro dei chiodi, toccalo; lo squarcio nel fianco, puoi entrarci con una mano; piaghe che non ci saremmo aspettati, pensavamo che la Risurrezione avrebbe cancellato, rimarginato e chiuso le ferite del Venerdì Santo.

E invece no! Perché la Pasqua non è l’annullamento della Croce, ma ne è la continuazione, il frutto maturo, la conseguenza. Le ferite sono l’alfabeto del suo amore.

Il Risorto non porta altro che le ferite del Crocifisso, da esse non sgorga più sangue, ma luce. Penso alle ferite di tanta gente, per debolezza, per dolore, per disgrazia. Le ferite sono sacre, c’è Dio nelle ferite.

Tommaso si arrende alla pace, la prima parola che da otto giorni accompagna il Risorto: Pace a voi! Non un augurio, non una semplice promessa, ma una affermazione: la pace è qui, è in voi, è iniziata.

Quella sua pace scende ancora sui cuori stanchi, e ogni cuore è stanco, scende sulla nostra vicenda di dubbi e di sconfitte, come una benedizione immeritata e felice.

Scarica il giornalino in PDF: ECHI DI VITA 2019 N°17

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 10

2019 – Echi di Vita N°10 – LE TENTAZIONI? NON SI EVITANO, SONO DA «ATTRAVERSARE»

L

e tentazioni di Gesù sono le forze, che mettono ogni uomo davanti alle scelte di fondo della vita. Ognuno tentato di ridurre i suoi sogni a pane, a denaro, di trasformare tutto, anche la terra e la bellezza, in cose da consumare.

Ognuno tentatore di Dio: fammi, dammi, risolvi i miei problemi, manda angeli.

Buttarsi nel vuoto e aspettare un volo d’angeli, non è fede, ma la sua caricatura: cercare il Dio dei miracoli, colui che agisce al posto mio invece che insieme con me, forza della mia forza, luce sul mio cammino.

Ognuno tentato dal piacere di comandare, decidere, arrivare più in alto. Io so la strada, dice lo Spirito cattivo: vénditi! Vendi la tua dignità e la tua libertà, baratta l’amore e la famiglia…

Le tre tentazioni tracciano le relazioni fondamentali di ogni uomo: ognuno tentato verso se stesso, pietre o pane; verso gli altri, potere o servizio; verso Dio, lui a mia disposizione.

Le tentazioni non si evitano, si attraversano. Attraversare le tentazioni significa in realtà fare ordine nella propria fede.

La prima: che queste pietre diventino pane! Non di solo pane vive l’uomo…

Il pane è buono ma più buona è la parola di Dio. Il pane è indispensabile, eppure contano di più altre cose: le creature, gli affetti, le relazioni, l’eterno in noi.

L’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

La seconda tentazione è una sfida aperta a Dio. «Buttati giù, chiedi a Dio un miracolo».

I miracoli non servono per credere.

Nella terza tentazione il diavolo rilancia: venditi alla mia logica e avrai tutto. Il diavolo fa un mercato con l’uomo: io ti do, tu mi dai. Esattamente il contrario di Dio, che ama per primo, ama in perdita, ama senza contraccambio.

Vuoi avere le folle con te? Assicura pane, potere, successo e ti seguiranno. Ma Gesù non vuole “possedere” nessuno.

Lui vuole essere amato da questi splendidi e meschini figli. Non ossequiato da schiavi obbedienti, ma amato da figli liberi, generosi e felici.

Scarica il giornilo completo : >> ECHI DI VITA 2019 N°10 <<

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San Lorenzo Martire - Mons Alfredo Di Stefano - Non si ancora spento

Saluto alla comunità di don Alfredo

Saluto 26 Settembre 2015

 

Il nostro cammino ha avuto inizio con questa  significativa celebrazione, presieduta da Lei Eccellenza e concelebrata da voi carissimi sacerdoti.

Lei Eccellenza ed ognuno di voi sacerdoti confratelli ed amici, ringrazio di vero cuore.

Ma soprattutto ringrazio voi comunità di san Lorenzo, con le sue espressioni e realtà, belle e vive, che la compongono. Ringrazio l’ intera città di Isola del Liri, rappresentata dal suo Sindaco, assessori  e consiglieri. Ringrazio gli amici tutti provenienti da Sora e  altrove.

“ Maestro quell’uomo non era dei nostri”. Chiunque semina amore e dona speranza agli altri, ovunque si trovi, è dei nostri. Il mondo infatti appartiene a chi lo rende migliore.

Carissimi, io sono chiamato a diventare uno dei vostri, uno di voi,  uno di casa e voi mi aiuterete a diventarlo, condividendo i giorni che il Signore ha pensato e previsto per noi.

         Cosa siamo chiamati a fare insieme? “Ognuno a dare un bicchiere di acqua”. Gesù fa semplice la vita di una comunità: insieme dissetarci di Cristo,  insieme buttarci dentro la sete, la vita degli altri, come se fosse la nostra.

L’immagine dell’acqua  è forte in questa città: la sua cascata è conosciuta in tutto il mondo.  La vita sia, allora,  come una cascata perenne, capace di dissetare tutti e tutto.

         Come faremo questo insieme?  La soluzione non è in una mano tagliata, ma in mani  che sanno donare,  che si adoperano a costruire la città a dimensione d’uomo, più bella e giusta; in piedi  che percorrono i sentieri degli amici, dove tutti sono amici,  perché amici di Dio; in occhi che sanno contare le stelle.

Guarda il cielo e conta le stelle “: dice Dio ad Abramo, quelle stesse stelle  che ricordano il 10 Agosto, festa di San Lorenzo, nostro patrono.