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Davvero “speciale” l’incontro di catechismo che abbiamo vissuto sabato 11 febbraio.

In occasione della Giornata mondiale del malato siamo andati a trovare le anziane ospitate nella casa di riposo “San Vincenzo De’ Paoli”. Ci ha  accolto suor Antonietta che, dopo averci raccontato brevemente come è nata la casa di riposo,  ci ha assicurato che “servire” le anziane, anche se un po’ faticoso è bello, riempie di gioia e soprattutto è proprio come “servire” Gesù.

Alcuni di noi hanno potuto riabbracciare una vecchia conoscenza: Suor Rosetta che, nonostante gli anni passati, ci ha riconosciuto e ci ha stretti forte a sé, come quando eravamo piccoli. Ci siamo intrattenuti poi con le anziane: qualcuna, come Clara, aveva tanta voglia di raccontarci la sua vita, qualcun’altra di parlare non aveva proprio voglia. Nessuna di loro, però, è rimasta in silenzio, quando abbiamo mandato un po’ di musica e se alle prime canzoni si sono unite solo poche flebili voci, ben presto si è formato un “bel coretto” perché tutte hanno cantato sulle note di Non ti scordar di me”.

Abbiamo accompagnato poi le “nonnine” in chiesa; avevamo paura di farle cadere, ma ce l’abbiamo messa tutta per farle sentire tranquille e ben “appoggiate”. Con loro abbiamo partecipato alla Messa che, a dire il vero, è stata un po’ lunga perché tanta gente ha ricevuto il sacramento dell’unzione degli infermi. All’inizio non abbiamo capito granché, ma  Don Alfredo nell’omelia ci ha spiegato che l’unzione degli infermi è un sacramento, che non si riceve quando si sta per morire, ma quando si ha qualche malattia grave o  si è anziani.

Alla fine eravamo un po’ stanchi ma contenti di aver vissuto un pomeriggio insieme a chi spesso è solo, un po’ triste e ha bisogno di qualcuno che gli faccia compagnia e gli stringa forte le mani.

 

Parrocchia San Lorenzo M.

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LA MADONNA DI LORETO TRA TRADIZIONE E NOVITA’

Non sfugge a nessuno come la Madonna di Loreto sia un punto di riferimento essenziale per la città di Isola del Liri”. Così ha esordito il Vescovo Gerardo Antonazzo nella sua omelia sabato sera durante la celebrazione solenne in onore della festa patronale. “Essa è parte del DNA sociale e religioso della popolazione”, che ha il compito di fare memoria e di trasmetterla alle nuove generazioni, evitando, quello che lui ha definito “l’inganno della dimenticanza”.

Tante cose sono state fatte perché questa festa restasse davvero nel cuore e nella mente dei cittadini, alcune in continuità con la tradizione più bella e più vera ed altre proposte come novità, ma destinate esse pure a diventare storia.

Un’attenzione particolare quest’anno si è rivolta al mondo femminile, in tutta la sua bellezza, bravura e fragilità, dalla Mostra “Quando l’ARTE si chiama DONNA” al Convegno “MARIA E LA DONNA OGGI” ed alla stessa Lettera “PER AMORE, MAI TOLLERARE NESSUNA FORMA DI VIOLENZA” che il parroco ha rivolto alla sua comunità.

Poi nel giorno della vigilia la gustosissima Sagra della crespella ed il suggestivo rito dell’”azzeccata”, quando a mezzogiorno tra scampanio e spari di mortaretti la sacra effige, posta quest’anno dietro l’altare maggiore, “azzécca”, cioè, sale verso il cielo, memoria di quel trasporto della Casa di Maria da Nazaret prima in Dalmazia nel 1291 e poi a Loreto nel 1294. Portata in volo da angeli o sulle navi da marinai dal cognome Angeli? Non sta a noi dirimere la questione, certo è che per questo la Madonna di Loreto è stata proclamata da Papa Benedetto XV nel 1920 “Aeronautarum Patrona”, protettrice quindi dei viaggiatori in aereo e dell’Aeronautica tutta.

E, infatti proprio gli Avieri del 72° Stormo di Frosinone erano presenti con il loro Colonnello alla celebrazione solenne di sabato e quattro di loro hanno scortato la Madonna durante la processione. Portata a spalla dai “nostri” portatori, la sacra effigie nel suo tronetto dorato ha fatto sette soste in sette punti focali della città, con spunti di meditazione e preghiera su aspetti e problemi della nostra città, dal centro alle periferie, dai giovani agli anziani, dalle famiglie alla scuola e al lavoro per tenere desta l’attenzione e trovare soluzioni che vedano protagonisti Amministratori e cittadini, così come Maria è stata sempre e in ogni occasione “protagonista” della sua vita.

 

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PER AMORE, MAI TOLLERARE NESSUNA FORMA DI VIOLENZA!

Per amore, scrivo questa lettera a voi, in occasione della festa della nostra Patrona, per riflettere insieme sulla realtà della famiglia e in particolare del rapporto uomo-donna. Tanti sono i volti di donne e di uomini, che ho incontrato in questo primo anno tra voi.

Il mio sguardo ha incrociato i loro occhi, ha percepito speranze e sogni, ha colto amarezze e delusioni, lacrime di dolore e sorrisi di felicità.
Per amore, l’uomo e la donna sono stati creati da Dio “a sua immagine e somiglianza”, diversi ma di pari dignità, capaci di camminare insieme nel rispetto, nella stima e nell’aiuto reciproco.
Un percorso lungo, spesso lento, talora difficile, ma inarrestabile.

Oggi la donna occupa spazi di presenza e di partecipazione attiva in tutte le espressioni della vita pubblica, politica ed ecclesiale. La stessa Chiesa non la vede più solo nel suo ruolo di madre, di sposa, di sorella e l’icona della Vergine Maria, che noi veneriamo sotto il titolo di Madonna di Loreto, ce lo richiama con profonda tenerezza.
Per amore, Maria dice “sì” all’annuncio dell’Angelo, accogliendo in sé il progetto di Dio.

Per amore Giuseppe la prende “in casa sua” proteggendola dal ludibrio della legge. Per amore questi sposi superano fatiche e dolori, custodendo nel segreto del loro cuore il “mistero” grande
e bello della loro vita.

Quante storie d’amore potremmo scrivere nel libro della nostra comunità, che vede accanto agli uomini figure femminili importanti, valorizzate e apprezzate! Ma al tempo stesso la triste piaga e il dramma della violenza contro le donne oggi ci interpellano.

Per amore, dicono, tanti uomini alzano le mani contro le “loro” donne… un amore sbagliato, un amore sconfitto, un amore ferito, un amore che fa male e porta morte. Per amore, dicono, tante donne tacciono, non si ribellano, non denunciano i loro uomini violenti… un amore che schiavizza, che offende, che ti fa sentire “cosa” e non persona.

Il termine “femminicidio” non sta ad indicare semplicemente il sesso della vittima, ma stigmatizza un amore possesso, un amore preteso, un amore costretto e quelle donne, uccise o solo sfregiate nel corpo e nell’anima, non chiedevano certo un amore così.

L’amore si impara ponendosi in una relazione rispettosa di sé e dell’altro sesso fin dall’adolescenza. All’amore ci si educa e lo si fa innanzitutto in famiglia.

“Non c’è più né uomo né donna” ci dice Gesù, non per annullare differenze ma per cancellare privilegi assurdi, inutili, dannosi.

La Vergine Lauretana ci insegni a coltivare con cura il terreno delle nostre famiglie: è lì che si previene ogni tipo di violenza, fisica, sessuale e psicologica; è lì che ci si educa al rispetto degli altri e di sé stessi per non cadere vittime di comportamenti vili e violenti, chiudendosi nella tristezza del silenzio.

Parliamoci con rispetto quando siamo in disaccordo! Non riempiamo di odio i nostri sguardi né di rabbia i nostri gesti!

PARROCCHIA DI SAN LORENZO MARTIRE – ISOLA DEL LIRI

Segue negli allegati …

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QUANDO L’AMICIZIA SI CONIUGA CON LA SOLIDARIETA’

Cena solidale nella Parrocchia S. Lorenzo a Isola del Liri

Nel suo primo anno di vita l’OPERA SAN LORENZO ONLUS si è prefisso un altro obiettivo, perfettamente centrato. La CENA SOLIDALE che si è svolta mercoledì 9 novembre presso la Pizzeria AQVALIRI all’interno del Parco Fluviale, si è rivelato un bel momento di convivialità e di partecipazione.

Circa 90 persone, dai membri del Consiglio Comunale con il vicesindaco in testa a tanti giovani e meno giovani, hanno accolto l’invito del parroco e dei soci della Onlus, intrecciando la voglia di stare insieme con il desiderio di fare del bene. Questa gustosissima  “cenetta”, infatti, aveva il fine di raccogliere fondi per le prossime feste natalizie a favore di chi fatica a tirare avanti, con un’attenzione particolare ai bambini.

Dopo il Concorso a primavera sul Giubileo e le opere di Misericordia ed il Concorso estivo “Balconi fioriti”, l’OPERA SAN LORENZO ONLUS ha altre iniziative in programma: una a breve termine, come il Concorso “Presepe in famiglia, ma il progetto più ambizioso –e che ha bisogno di più forze economiche ed umane- è quello di dotare il nostro paese di una Ludoteca e di un Oratorio, per dare la possibilità a bambini, ragazzi e giovani di trascorrere il loro tempo libero in ambienti educativi e in attività costruttive.

Quando un SOGNO è condiviso, diventa più facilmente REALTA’!

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SETTE STORIE D’AMORE … PIU’ LA TUA!

Nei tre Tavoli di lavoro dell’Assemblea pastorale di inizio  anno era nata la “voglia” di incontrarsi ancora e i responsabili della pastorale familiare con il Parroco in testa non si sono fatti scappare l’opportunità felicissima di iniziare un cammino sistematico.

Gli accordi erano chiari: un sabato sera al mese con le famiglie intere, genitori e figli, per un incontro che avesse tra gli ingredienti, un po’ di Bibbia e riflessioni sulla vita di oggi, dialogo aperto, testimonianze e preghiera. E così è stato.

Sabato 5 novembre, mentre i ragazzi e gli adolescenti erano a casa delle Piccole Francescane della Chiesa davanti al camino acceso, a parlare di… SOGNI, i papà e le mamme con i figli più piccoli si sono ritrovati nella Sala Agape a confrontarsi con una STORIA D’AMORE.

Si erano appena seduti intorno al grande tavolo rosso, quando gli animatori della serata hanno fatto mettere le donne da una parte e gli uomini dall’altra e a capotavola i bambini. Si è dato così il via al giro di conoscenza: le mogli dovevano presentare i loro mariti e questi dovevano raccontare tre “cose belle” delle loro donne. Un po’ di imbarazzo fugato presto da belle attestazioni d’amore.

Poi ogni partecipante ha avuto tra le mani una striscia di carta con un nome e il “gioco” consisteva nel ricomporre –tra la sorpresa generale!- le famiglie bibliche. Ben 17! Qualcuna era facilissima, qualche altra un po’ meno, ma molte erano proprio sconosciute!

Tornati al tavolo -questa volta mogli e mariti vicini, mentre i figli andavano in un’altra sala per le loro attività seguiti da una bravissima educatrice- si è fatta conoscenza con la prima “coppia” vissuta circa 4000 anni fa, in un ambiente ed in un contesto di vita lontanissimo da noi.

“Cosa mai possiamo “imparare” noi oggi da Abramo e Sara?” si sarà chiesto più di qualcuno.  Forse nulla, tanta è la diversità, o forse tutto perché il mistero della vita con le sue paure ed i suoi bisogni, le sue gioie ed i suoi amori si ripete immutato nel tempo.

L’incontro, infatti, si è concentrato sulla forza della fede, che è fiducia incondizionata, abbandono coraggioso, capacità di lasciare ogni cosa e di andare sempre oltre, risposta ad una chiamata misteriosa, permettendo a Dio di operare con “mano libera” nella nostra vita, per compiere grandi cose, pur attraverso momenti di crisi, di buio, di sofferenza.

Non è stato difficile, allora, parlare, raccontare la propria esperienza, esprimere i propri dubbi, raccogliendo anche le parole non espresse nella preghiera finale fatta con i bambini seduti sulle proprie gambe. E c’è chi –e sono stati tanti- finito l’incontro, non è scappato via, ma si è fermato ancora soddisfatto di questo sabato sera un po’ diverso dalla routine e indubbiamente più ricco di pensieri, di riflessioni, di sentimenti.

L’appuntamento prossimo è per il 1° sabato di dicembre, stessa ora, stesso luogo, con un’altra “storia d’amore” ed un’altra famiglia.

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La Festa del Catechismo

Domenica 25 settembre è iniziato l’anno catechistico per i bambini e i ragazzi della nostra parrocchia. Sul sagrato della Chiesa di San Lorenzo martire, alle ore 10,00, si sono aperte le iscrizioni.

Un grande libro campeggiava sul lato sinistro della facciata della Chiesa con delle immagini di bambini e il messaggio evangelico “LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME” .

Don Alfredo durante la celebrazione eucaristica ha salutato gioiosamente le famiglie presenti, ricordando a tutti gli impegni del nuovo anno. Ha preso spunto dal messaggio del libro  per sottolineare quanto sia importante lasciare che i ragazzi continuino a percorrere la strada della fede e della conoscenza di Dio.

Emozionante per noi catechiste è stato il momento del mandato e della benedizione. Intorno all’altare abbiamo rinnovato il nostro impegno a seguire i fanciulli che ci verranno affidati.

Il pomeriggio alle ore 15,30 ci siamo ritrovati con le famiglie per condividere presso il Parco fluviale un momento di festa. Un animatore/mago ha allietato i ragazzi con giochi, piccole magie ed animazioni, che hanno coinvolto le mamme, i papà, le catechiste e lo stesso don Alfredo. Al termine un ricco buffet di dolci ha accompagnato i saluti. Buon anno catechistico a tutti!

Cristina Piedimonte

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I TRE GIORNI AL CASTELLO NEL NOME DI MARIA

Da 10 a 100! Così è stato il “crescendo” di questi giorni di festa su al Castello: eravamo solo in dieci a recitare il Rosario sabato mattina, compresa la Signora Valentina, perfetta “padrona di casa”, che ci ha accompagnato giorno dopo giorno, momento per momento, fino alla fiaccolata di lunedì sera che avrà contato almeno 100 fedeli.

Ma non è sui numeri che vogliamo puntare, bensì sul senso di queste presenze, che dicono la fede, l’affetto, la riconoscenza e, perché no?, la devozione degli Isolani alla Madonna delle Grazie.

Quanti occhi si sono rivolti a quell’immagine un po’ consumata dal tempo ma intensa nel suo significato! La Vergine Maria in trono, circondata da un volo di Angeli, con il braccio sinistro regge il piccolo Gesù, teneramente aggrappato alla sua veste e nella mano destra stringe un libro. Ed un libro è anche tra le mani dei due Santi in piedi ai lati della Vergine, S. Tommaso d’Aquino a sinistra e S. Domenico di Guzman a destra, mentre –meno visibile-  alla base del trono è raffigurato ancora il Santo aquinate che insegna all’Università di Parigi. Questa tela seicentesca, definita la Madonna della Sapienza, copre il più antico affresco del ‘400 –forse deteriorato- della Madonna delle Grazie.

Anche un’altra scena ci piace ricordare per il forte insegnamento: quella del duca Giacomo Boncompagni, che, affacciato ogni sera al balcone del Castello, guardava i comignoli fumanti giù in paese e, se ne vedeva qualcuno spento, subito mandava i suoi servi a portare da mangiare a quella povera famiglia. Che bontà! Che sollecitudine! Quanta attenzione agli altri!

Ma torniamo alla cronaca spicciola di questi tre giorni. Nella celebrazione di sabato sera c’è stato un momento toccante, quando don Alfredo ha benedetto le quattro mamme in attesa di un figlio.

Così domenica pomeriggio, malgrado la pioggia incessante, una decina di bambini con le mamme, qualche papà, alcune catechiste e il parroco sono saliti nel primo pomeriggio al Castello per ripercorrere nella preghiera il cammino di Maria dall’annuncio dell’Angelo fino al giorno di Pentecoste. E al termine, smessa per un momento la pioggia, hanno saltellato nel parco fingendosi (o credendosi) essi stessi “principi” e “principesse”.

Da qui è stato un crescendo di partecipazione alle celebrazioni, dalla Messa vespertina della domenica a quella del lunedì mattina fino ad avere il pienone la sera dentro e fuori la cappella, quando con le fiaccole accese e sgranando il Rosario, abbiamo attraversato il Parco cercando di cogliere nel silenzio, come ci ha suggerito don Alfredo, la voce della natura –stormir di fronde, calpestio di piedi, fluire dell’acqua, scroscio della cascata… Fermi sul ponte che sovrasta il fiume, proprio nel punto in cui si biforca, abbiamo atteso la benedizione della città che, se dormiva, è stata svegliata dai fuochi d’artificio.

Nel pregare sommesso delle Ave Maria, siamo giunti alla grotta di Lourdes per un’ultima invocazione alla Vergine ed un ringraziamento a chi –anche in questo caso il numero va da 1 a 100-  ha reso bella questa festa.

LUCIANA COSTANTINI

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Misericordes Sicut Pater

Sabato 27 agosto, sul sagrato della chiesa di San Lorenzo M., i giovani , le ragazze e le bambine del progetto educativo La Briciola hanno rappresentato “Misericordes sicut Pater”, uno spettacolo basato sul racconto biblico di Giuseppe ma rielaborato per interrogarsi sul significato della misericordia nella società di oggi. Usando le tecniche del teatro e della danza si è dato forma alle riflessioni maturate durante i pomeriggi trascorsi insieme: pietà, perdono, comprensione; ma anche tentazione di vendetta e reazioni violente.

Il numeroso pubblico ha applaudito le giovani “attrici” e “danzatrici” che, negli ultimi giorni di questa estate, hanno messo a disposizione il loro impegno e le loro capacità per raccontare quanto è difficile ma anche quanto è bello “perdonarsi”, “dialogare”, “accogliersi”, “sostenersi” … .

 

La voce ai protagonisti

 

Noi ragazze di 7 e 8 anni ci siamo divertite ad accompagnare i mercanti con un balletto che ricordava tanto un mercato: ci sono piaciute le gonne “girandolose”, i cesti pieni di legumi, frutta e peperoncini; ci sono piaciute le acconciature con i nastri tra i capelli ed il trucco.

Danzare insieme è stato difficile, perché la paura di sbagliare era tanta, ma il divertimento l’ha superata.

Questa esperienza ci ha sicuramente aiutato a diventare più amiche.

(Le danzatrici del mercato)

 

Anche se per alcune di noi è stata la prima volta su un palcoscenico, ci siamo divertite molto ad interpretare il ruolo dei mercanti. E’ stato stimolante ed istruttivo anche se difficile è stato immedesimarsi nel personaggio. In quanto mercanti abbiamo acquistato e venduto Giuseppe non senza difficoltà e così abbiamo capito che fare affari non è il nostro forte.

La storia di Giuseppe ci ha ricordato che ancora oggi ci sono persone che vengono vendute come se fossero oggetti e spesso noi non ce ne accorgiamo. Speriamo che anche a loro, come è stato per Giuseppe, venga offerta l’opportunità di una vita migliore.

(I mercanti)

 

Mi sono divertita tanto.

E’ stato uno spettacolo coraggioso.

Siamo state molto brave e il pubblico si è divertito.

Prima di salire sul sagrato eravamo tutte eccitate all’idea di recitare e ballare.

Lo spettacolo mi è piaciuto perché ci ha fatto capire il significato della misericordia e del perdono.

E’ stata un’esperienza bellissima, educativa ed interessante.

E’ stato uno spettacolo indimenticabile e spero di rivivere questa emozione.

               (Il corpo di ballo del faraone)

 

Noi ragazze un po’ più “grandi” abbiamo interpretato attraverso la danza ruoli impegnativi: paura, misericordia, vendetta. Spesso queste sono emozioni difficili da trasmettere agli altri ma grazie all’impegno, alla fatica e all’unione delle nostre forze e delle nostre menti, abbiamo raggiunto l’obiettivo. Ci siamo emozionate nel rappresentare la misericordia e la vendetta con un passo a due. Abbiamo cercato di far capire come spesso i sentimenti di ogni uomo oscillino tra il bene e il male.

(Le danzatrici)

 

Noi avevamo il compito di presentare a Giuseppe le paure ed i problemi che ogni giorno affliggono l’umanità. E’ stato uno spettacolo impegnativo perché abbiamo dovuto lavorare sulla voce e sull’espressione per far capire il messaggio centrale: la misericordia di Giuseppe che perdona i fratelli nonostante il male subito. Alla fine con fatica, con un po’ di stanchezza ma con tanta gioia ed entusiasmo ce l’abbiamo fatta.

                           (Il popolo)

 

Rosso, giallo, verde, nero e azzurro i colori dei nostri costumi non erano solo colori scelti a caso ma richiamavano quelli dei cinque continenti perché l’odio e l’invidia nei confronti dell’altro appartengono a tutti i popoli del mondo. Il linguaggio dei “bulli” nonostante le epoche e le differenti lingue è sempre uguale a sé stesso. Il costume bianco indossato da Giuseppe, oltre a rappresentare la misericordia, voleva evocare il bene ed il male che si celano nel cuore di ogni essere umano. Nella mente di Giuseppe si affollano pensieri contrastanti: stordito dagli eventi egli  è costretto a subire il frutto della sua indecisione, ma nel momento in cui si troverà dinanzi ad una scelta deciderà di percorrere la via che permette la rivelazione del divino anche nell’uomo, vale a dire il perdono.

(Giuseppe e i fratelli)

 

Così come sul palco l’emozione era palpabile,  anche dietro le quinte si respirava l’agitazione dell’entrata in scena imminente: a partire dai più grandi fino ai più piccoli l’impegno si è mostrato attraverso l’attenzione a ciò che accadeva quando non si era direttamente coinvolti. Il sostegno reciproco e l’impegno nella riuscita di tutto il gruppo sono un’esperienza che ci auguriamo provino tutti almeno una volta nella vita.

 

(Dietro le quinte)

La voce del pubblico

 

L’incontro  con “La Briciola”(Progetto educativo estate 2016) e’ stato quello con una realtà in cui la Parola prende corpo e si fa vita, azione, esperienza di Amore,  di solidarietà…di fratellanza.

Briciole di…. Misericordia, donate gratuitamente a tante famiglie attraverso i propri figli. Spazi aperti, pomeriggi impegnati, sorrisi rasserenanti sempre, esempi di grande umanità e di accoglienza del fratello, dono prezioso per le nostre bambine e per i giovani che hanno collaborato alla realizzazione di questo progetto delle Piccole Francescane della Chiesa. Un’ estate gioiosa, ricca di voci allegre, di canti, di balli, di mamme e di papà…di famiglie, di incontri, di salti con la corda, di merende condivise, di tante indispensabili “briciole” di …Amore.

A conclusione di questa esperienza, la messa in scena del passo biblico in cui Giuseppe viene venduto dai fratelli, a dirci che la fraternità non si costruisce solo sull’ affinità, non con ciò che ci accomuna e ci avvicina, quanto con quello che ci divide. Dove  si manifestano alterita’ e differenze ed i rapporti appaiono esposti alla dinamica della gelosia,  dell’ invidia, della paura, la fraternità e’ il luogo delle relazioni faticose. Il testo ci invita a riflettere sul valore della diversità come spazio dell’ incontro attraverso il dono di se’, spazio in cui non esistono invidia e gelosia.Essere fratello significa riconoscere una nuova identità personale che la vita fraterna ci dona di vivere. La storia di Giuseppe indica a tutti noi la possibilità del perdono, della fraternità attraverso la prova. Ed in tutto questo non siamo soli, c’ e’ una forza misteriosa che indirizza verso la retta via la libertà degli uomini:e’ Dio!

(C. C., una mamma )

 

Anche quest’anno a conclusione del progetto educativo per questa estate , La Briciola ha offerto uno spettacolo conclusivo del cammino intrapreso. Imperniato sulla storia biblica di Giuseppe,  figlio di Giacobbe, la rappresentazione ha ripreso il motto del Giubileo Misericordes sicut Pater  (Misericordiosi come il Padre, Lc 6,36) utilizzandolo come titolo della rielaborazione biblica e offrendolo come spunto di riflessione in un momento storico in cui si è sempre più presi ed accecati dal proprio egoismo e in cui,  come dice S. E. Mons. Paul Poupard, si è confusi tra una pietà condiscendente, il disprezzo e l’odio e si ha sete di vera tenerezza, una tenerezza che sia il riflesso e la promessa della tenerezza di Dio.

In un improbabile Egitto  popolato da body guard e “furbetti del quartierino” pronti a godere di molti privilegi a scapito dei più deboli e pronti a chiedere, ieri come oggi, favori ai potenti, ecco che il vecchio testamento si intreccia con il nuovo ed insieme si intessono  con il mondo moderno in cui l’intolleranza  verso il più debole è rimasta uguale nel corso dei secoli.  Al suono di una Pizzica salentina, nel luogo in cui verrà venduto Giuseppe, mercanti  posseduti da niente e da nessuno  si radunano a centinaia,  ballando, mostrando merci e cercando di entrare in una trance dove esiste solo l’interesse personale della vendita  dalla quale  si esce apparentemente soddisfatti ma storditi.

La prima scena si apre sul protagonista e sui suoi fratelli che  nella rielaborazione da undici sono ridotti a cinque quanti sono i continenti del mondo che essi rappresentano con i colori delle loro vesti: verde per l’ Europa, nero per l’Africa rosso per le Americhe e blu per l’Oceania,  quasi a sottolineare l’incapacità “del mondo intero” di accettare di buon grado qualcuno che possa far “sfigurare” perché migliore di noi. Figlio prediletto di Giacobbe, odiato dai fratelli ingelositi da tanta predilezione, Giuseppe viene da essi tradito e venduto. Ora, sappiamo bene che quando subiamo un’offesa, un insulto o un’ingiustizia proviamo immediatamente emozioni negative di rabbia, risentimento, disappunto e il comportamento che più frequentemente mettiamo in atto è quello di vendicarci per il torto subito. Nello spettacolo  la nera vendetta danza insieme alla bianca misericordia angustiando il ragazzo tradito dal suo stesso sangue. Giuseppe è tormentato ma sceglie di ascoltare il suo cuore ed ecco che il suo perdono diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso di Dio. Il figlio prediletto di Giacobbe ci mostra che il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore e che lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta ci mette nelle  condizioni necessarie per vivere felici. Il giovane sa che perdonare è l’arma vincente e che esprimere il proprio amore in modo incondizionato paga sempre poiché  la vendetta e la volontà di rivalsa non portano ad un risarcimento dal torto subito e  non aiutano ad alleviare il dolore provato nell’aver subito un’ingiustizia.  Il perdono secondo Giuseppe è la ricchezza più grande che si possa possedere, è il  tema centrale di tutta la storia e non è visto come semplice alternativa buona alla vendetta ma come  sentimento da costruire e da alimentare quotidianamente.

“Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre Vostro”. Questa direttiva che il Signore ha dato ai suoi discepoli nel Vangelo e che San Luca ha raccolto è un invito ad essere “…dunque perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Matteo 5, 48). La scena finale  chiude lo spettacolo sull’inno dell’anno  giubilare, questa volta non solo strumentale come nelle scene precedenti, ma cantato con le sue prime tre strofe rivolte rispettivamente  al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, in altre parole, a Dio! Misericordes sicut Pater e arrivederci, a Lui piacendo,  alla prossima Briciola!

(S. P., una spettatrice)

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