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ECHI DI VITA N°48 – CON CURA COSTRUIRE, POI CON CURA DEMOLIRE: COSA C’E’ DI PIU’ INSENSATO?

La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante.

Egli ragionava tra sé: «Come faccio? Ho troppo. Ecco, demolirò i miei magazzini e ne ricostruirò di più grandi». Così potrò accumulare e trattenere.
Con cura costruire, poi con cura demolire: cosa c’è di più insensato, di più inutile?
Il ricco della parabola invece dice sempre «io»
(io demolirò, costruirò, raccoglierò…), usa
sempre l’aggettivo possessivo «mio» (i miei beni, i miei raccolti, i miei magazzini, me stesso, anima mia).
Nessun altro entra nel suo orizzonte. Uomo senza aperture; non solo privo di generosità, ma privo di
relazioni.
Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta indietro la tua vita.
Gesù non evoca la morte come una minaccia per farci disprezzare i beni della terra.
Il Vangelo non contesta il desiderio di godere le brevi gioie della strada come vorrebbe fare il ricco (anima mia, riposati, mangia, bevi, divertiti…).
Da cosa dipende la vita?
Di solo pane, di solo benessere, di sole cose, l’uomo muore. La tua vita non dipende da ciò che possiedi, non dipende da ciò che uno ha, ma da ciò che uno dà.
La vita vive di vita donata. Noi siamo ricchi solo di ciò che abbiamo dato via.
L’uomo ricco si è creato un deserto attorno. È solo, isolato al centro dei suoi magazzini pieni.
Nessun altro è nominato, nessuno in casa, nessun povero alla porta, nessuno con cui condividere la gioia del raccolto. Le persone contano meno dei sacchi di grano. Non vive bene.
Vuoi una vita piena?
Non cercarla al mercato delle cose: le cose promettono ciò che non possono mantenere. Le cose hanno un fondo e il fondo delle cose è vuoto. Cercala dalla parte delle persone. Sposta il tuo desiderio.
L’alternativa è chiara: chi accumula «per sé», lentamente muore.
Chi arricchisce presso Dio, accumulando relazioni buone, donando invece di trattenere, ha trovato il
segreto della vita che non muore, rimarrà nel cuore di tutti.

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San Lorenzo Martire ® - 2016 07 27 - Echi di VITA - N 47 - Splash

Echi Di Vita N°47 – QUANDO PREGATE DITE: PADRE!

Perché pregare?
La parola pregare dice l’insistere, il convincere qualcuno, il portarlo a cambiare atteggiamento.
Per Gesù pregare equivale a creare legami, evocando nomi e volti, primo fra tutti quello del Padre: «quando pregate, dite: Padre».
Il Padre, fonte sorgiva di ogni vita, di ogni bontà, di ogni bellezza, un Dio che non si impone; un Dio affettuoso, vicino, caldo, cui chiedere, da fratelli, le poche cose indispensabili per ripartire nella vita.
Cosa chiedere?
Che il tuo nome sia santificato. Il nome contiene, nel linguaggio biblico, tutta la persona: è come chiedere Dio a Dio, chiedere che Dio ci doni Dio.
Venga il tuo regno, nasca la terra nuova come noi la sogniamo, la nuova architettura del mondo e dei rapporti umani che il Vangelo ha seminato.
Dacci il pane nostro quotidiano. Dona a noi tutti ciò che ci fa vivere, il pane e l’amore, entrambi indispensabili per la vita piena, necessari giorno per giorno.
E perdona i nostri peccati, togli tutto ciò che invecchia il cuore e lo rinchiude; dona la forza per salpare di nuovo ad ogni alba verso terre intatte.
Libera il futuro. E noi, che adesso conosciamo come il perdono potenzia la vita, lo doneremo ai nostri fratelli, e a noi stessi, per tornare leggeri a costruire di nuovo, insieme, la pace.
Non abbandonarci alla tentazione. Non ti chiediamo di essere esentati dalla prova, ma di non essere lasciati soli a lottare contro il male, nel giorno del buio.
E dalla sfiducia e dalla paura tiraci fuori; e da ogni ferita o caduta rialzaci tu.
Insegnaci a pregare, adesso.
Il Padre Nostro non va solo recitato, va imparato ogni giorno di nuovo, in rapporto alla vita: nelle carezze della gioia, nel graffio delle spine, nella fame dei fratelli.
Bisogna avere molta nostalgia di cose nuove per pregare bene.

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San Lorenzo Martire ® - 2016 07 16 - Echi di VITA - N 46 - Splash

Echi Di Vita N°46 – MARIA HA SCELTO LA PARTE MIGLIORE

Una donna di nome Marta lo accoglie nella sua casa. Riposare nella frescura amica di una casa, mangiare in compagnia, è un dono e Gesù lo accoglie con gioia. Ha una mèta, Gerusalemme, ma lui non “passa oltre” quando incontra qualcuno. Si ferma. Per lui, come per il buon Samaritano, ogni incontro diventa una mèta, ogni persona un obiettivo
importante. A Betania il maestro è invitato da due donne ed entra nella loro casa. La casa, il luogo dove la vita nasce e si conclude, dove celebra le sue feste più belle, dove Dio parla nel
quotidiano, nei giorni delle lacrime e in quella della danza dei cuori. Maria, seduta ai piedi del Signore, ascolta la sua parola. Sapienza del cuore di donna, intuito che sceglie
ciò che fa bene alla vita, ciò che regala pace: la Parola di Dio. A Maria doveva bruciare il cuore quel giorno.

Da quel momento la sua vita cambia. Maria diventa feconda, grembo dove si custodisce il seme della Parola: inviata a donare ciò che Gesù le ha seminato nel cuore.
“Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose!”.
Gesù, affettuosamente, rimprovera Marta. E lo fa contraddicendo non il servizio, ma l’affanno; non contestando il cuore generoso, ma l’agitazione.
Marta – sembra dirle Gesù – prima le persone, poi le cose. Non sopporta che sia confinata in un ruolo di servizio, affogata nei troppi impegni: tu, le dice, sei molto di più; tu puoi stare con
me in una relazione diversa. Tu puoi condividere con me pensieri, sogni, emozioni, conoscenza, sapienza, Dio. «Maria ha scelto la parte migliore»: si è liberata e ha iniziato dalla parte giusta, dall’ascolto, il cammino che porta al cuore di Dio.
Dio non cerca servitori, ma amici; non cerca delle persone che facciano delle cose per lui, ma gente che gli lasci fare delle cose, che lo lasci essere Dio.

 

 

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San Lorenzo Martire ® - 2016 07 09 - Echi di VITA - N 45 - Splash

Echi Di Vita N°45 – UNA FESTA LUNGA OTTO GIORNI

Tuo è cominciato lunedì sera con la musica in piazza e poi martedì e così mercoledì: via vai per le strade, locali affolla, tanta gente, tan giovani.. ara non proprio dai gruppi musicali che si sono sussegui sul palco, ma dalla voglia di stare insieme e… fare festa!
Ed il festeggiato?
Giovedì sera, alle 20,30 la chiesa di S. Antonio e la piazzea anstante si sono riempite di fedeli, di ogni età, accorsi per celebrare il SS. Crocifisso.
Dopo la Messa il suggesvo simulacro, portato a spalla dai “for” portatori incuran del gravoso peso e preceduto dalle Confraternite, dalla Banda e dai bambini felici di indossare ancora l’abito della loro (recente) Prima Comunione, ha araversato una parte del paese arrivando fino a Pirandello prima di raggiungere la chiesa parrocchiale.
VederLo lì sul sagrato, suscitava grande emozione, mentre quel “ed è subito sera”, ripetuto più volte da don Alfredo, svegliava nella mente e nel cuore della folla di fedeli pensieri e memorie. Ma un’emozione ancora maggiore si è provata nel vederLo issare lì in alto, sull’altare maggiore. Sembrava davvero l’auazione di quella promessa faa da Gesù ai suoi: “ED IO, QUANDO SARO’ INNALZATO DA TERRA, ATTIRERO’ TUTTI A ME”, che dà senso e significato ad una festa apparentemente paradossale, ma intrisa di storia e di valori, come ha ben deo don Alfredo nella sua “leera agli Isolani”, riportata integralmente qui di seguito.

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San Lorenzo Martire ® - 2016 07 05 - Echi di VITA - N 44

Echi Di Vita N°44 – Seminare pace e prendersi cura degli altri

Partono senza pane, né sacca, né denaro, senza nulla di superfluo, anzi senza nemmeno le cose più utili. Solo un bastone cui appoggiare la stanchezza e un amico a sorreggere il cuore. Chiaro il Vangelo: l’incisività del messaggio non sta nello spiegamento di forza o di mezzi, ma nel bruciore del cuore dei discepoli, sta in quella forza che ti fa partire, e che è Gesù di Nazareth.

Partono senza cose, perché risalti il primato dell’amore. Il viaggio dei discepoli è come una discesa verso l’uomo essenziale, verso quella radice pura che è prima del denaro, del pane, dei ruoli.
Gesù affida ai discepoli una missione che concentra attorno a tre nuclei: Dove entrate dite: pace a questa casa; guarite i malati; dite loro: è vicino a voi il Regno di Dio.

I tre nuclei della missione: seminare pace, prendersi cura, confermare che Dio è vicino. Portano pace. E la portano a due a due, perché non si vive da soli, la pace. La pace è relazione. Comporta almeno un altro, comporta due in pace, in attesa dei molti che siano in pace, dei tutti che siano in pace.

Guariscono i malati. La guarigione comincia dentro, quando qualcuno si avvicina, ti tocca, condivide un po’ di tempo e un po’ di cuore con te. Esistono malattie inguaribili, ma nessuna incurabile,
nessuna di cui non ci si possa prendere cura. Poi l’annuncio: è vicino, si è avvicinato, è qui il Regno di Dio. Il Regno è il mondo come Dio lo sogna, dove la vita è guarita, dove la pace è fiorita. E poi la casa. Quante volte è nominata la casa in questo brano!

La casa, il luogo più vero, dove la vita può essere guarita. Lì la Parola è conforto, forza, luce; lì scende come pane e come sale, sta come roccia la Parola di Dio, a sostenere la casa. E noi guardiamo anche alla nostra città che vivrà una settimana intensa di incontri, con la festa del Crocifisso: sappia rinnovare il proprio cuore e lasci fiorire la gioiosa fraternità tra tutti i suoi membri!!!!

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Martire ® - 2016 06 28 - Echi di VITA - N 43

Echi Di Vita N°43 – Gesù educa il cuore a non custodire risentimenti …

Vuoi che scenda un fuoco dal cielo e li consumi? La reazione di Giacomo e Giovanni al rifiuto dei Samaritani è logica e umana: farla pagare! Gesù si voltò, li rimproverò e si avviò verso un altro villaggio. La logica umana dice: i nemici si combattono e si eliminano. Gesù invece vuole eliminare il concetto stesso di nemico. C’è sempre un nuovo paese, con altri malati da guarire, altri cuori da fasciare, altre case dove annunciare pace.
Gesù non cova risentimenti, lui custodisce sentieri verso il cuore dell’uomo e ci invita a non recriminare sul passato, ad iniziare percorsi. Come accade anche ai tre nuovi discepoli che entrano in scena nella seconda parte del Vangelo: le volpi hanno tane, gli uccelli nidi, ma io non ho dove posare il capo. Con la metafora delle volpi e degli uccelli Gesù traccia il ritratto della sua esistenza minacciata dal potere religioso e politico, sottoposta a rischio, senza sicurezza. Chi vuole vivere tranquillo e in pace nel suo nido sicuro non potrà essere suo discepolo. Noi siamo abituati a sentire la fede come conforto e sostegno, pane buono che nutre, e gioia. Ma questo Vangelo ci mostra che la fede è anche altro: un progetto da cui si sprigiona la gioiosa fatica di aprire strade nuove.
Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Una frase durissima che non contesta gli affetti umani, ma che si chiarisce con ciò che segue: Tu va e annunzia il Regno di Dio. Tu fa cose nuove. Se ti fermi all’esistente, al già visto, al già pensato, non vivi in pienezza. Noi abbiamo bisogno di freschezza e il Signore ha bisogno di gente viva.

Di gente che, come chi ha posto mano all’aratro, non guardi indietro a sbagli, incoerenze, fallimenti, ma guardi avanti, ai grandi campi del mondo, dove i solchi dell’aratro sono ferite che però si riempiono di vita.

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San Lorenzo Martire ® - 2016 06 18 - Echi di VITA - N 42

Echi Di Vita N°42 – Chi dicono cha io sia

Ma voi, chi dite che io sia? Gesù usa la pedagogia delle domande per far crescere i suoi amici.
Gesù non impartisce lezioni, non suggerisce risposte, ma conduce con delicatezza a cercare nel proprio cuore.

Nella vita, più che le risposte, contano le domande, perché le risposte ci appagano e ci fanno stare fermi, le domande invece ci obbligano a guardare avanti e ci fanno camminare. All’inizio Gesù interroga, quasi per un sondaggio d’opinione: «Le folle, chi dicono che io sia?».

E l’opinione della gente è bella e incompleta: «Dicono che sei un profeta», come Elia o il Battista.

Allora Gesù cambia domanda, la fa esplicita, diretta:

«Ma voi, chi dite che io sia?». Ma voi…prima di tutto c’è un “ma”, una avversativa, quasi in opposizione a ciò che dice la gente. Non accontentatevi di una fede “per sentito dire”. Ma voi! Cioè, voi che mi avete invocato e pregato, conosciuto e amato: chi sono per voi? È il cuore pulsante della fede: chi sono io per te? Non cerca parole, Gesù, cerca persone. La sua assomiglia alle domande che si fanno gli innamorati: quanto posto ho nella tua vita, quanto conto, chi sono per te? E l’altro risponde: tu sei la mia vita, sei la mia donna, il mio uomo, il mio amore.

Gesù non ha bisogno dell’opinione dei suoi apostoli per sapere se è più bravo dei profeti di ieri, ma per accertarsi che Pietro e gli altri siano degli innamorati che hanno aperto il cuore. Gesù è vivo solo se è vivo dentro di noi. Il nostro cuore può essere la culla o la tomba di Dio..

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San Lorenzo Martire ® - 2016 06 12 - Echi di VITA - N 41

Echi Di Vita N°41 – L’AMORE COME PROFUMO DELLA FEDE

Una donna sfida tutte le buone consuetudini, calpesta i rituali abituali e si lascia condurre dal suo cuore, un cuore inquieto, un cuore che sente che quel Gesù non l’avrebbe disprezzata, non l’avrebbe cacciata.

Va diritta davanti a lui, non gli chiede permesso, fa una cosa inaudita, sconveniente: con le mani e le lacrime, con i capelli, tocca e profuma i suoi piedi.

Lei ha capito il cuore di Gesù: “Simone, tu non mi hai dato un bacio, questa donna invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi”.

Dal poco al molto amore: Gesù desidera essere amato, va in cerca di persone e ambienti pronti a dargli affetto. Il racconto rivela tutta l’umanità di Gesù. Gesù non solo dà affetto, ma sa anche riceverlo. Ama e si lascia amare, e in questo atteggiamento la sua umanità e la sua divinità si riconoscono, si ricongiungono.

Come cristiani potremo diventare come Simone, credenti molto religiosi, ma anche molto duri.

La fede prima di tutto restituisce grande sensibilità al nostro cuore: è sempre risposta all’amore di Dio, non solo osservanza di regole.

Molto le è perdonato perché molto ha amato. La fede non va compresa come un insieme di dogmi e di doveri, con molte leggi e poco profumo. Gesù invece va dritto al cuore: ama, hai fatto tutto.

Quella donna ci testimonia che un solo gesto d’amore, anche se muto e senza eco, è più utile per questo nostro mondo dell’azione più clamorosa, dell’opera più grandiosa: questa è la vera rivoluzione portata da Gesù, possibile a tutti, possibile a me, ogni giorno.

Ecco la nostra comunità parrocchiale: far sì che il profumo della fede e dell’amore si diffonda in
tutta la nostra città!

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San Lorenzo Martire ® - 2016 06 04 - Echi di VITA - N 40

Echi Di Vita N°40 – Gesù è il profeta della compassione

Quante storie così anche oggi! La donna di Nain aveva già pianto la morte del suo uomo. Adesso è inghiottita dal dolore più atroce, quella del figlio. Il Vangelo racconta la reazione di Gesù: egli prova dolore per il dolore dell’uomo.

Luca lo esprime con tre verbi: provare compassione, fermarsi, toccare. Gesù vede il pianto e si commuove.

Ecco il mondo nascosto e silenzioso: un immenso pianto per chi ha perduto una persona cara. Ognuno di noi, in questa domenica, sentirà il vuoto per l’assenza di molti.

Quella donna non prega Gesù, non lo chiama, non lo cerca, ma tutto in lei è una supplica senza parole, e Dio ascolta l’eloquenza delle lacrime, risponde al pianto silenzioso di chi neppure si rivolge a lui. E si fa vicino, vicino come una madre al suo bambino. Gesù vede, si ferma e tocca: ragazzo dico a te, alzati. E lo restituì alla madre, restituisce il ragazzo all’abbraccio, all’amore, agli affetti che soli ci rendono vivi, alle relazioni d’amore nelle quali soltanto troviamo la vita.

Gesù è il profeta della compassione, di un Dio che cammina per tutte le Nain del mondo, si avvicina a chi piange, piange insieme con noi quando il dolore sembra sfondare il cuore e infonde in ciascuno forza e speranza. Tutte le nostre lacrime sono raccolte dal Signore e dalla sua Chiesa, per questo ogni liturgia della domenica raccoglie la memoria dei nostri defunti, e allora quelle lacrime, sono destinate a diventare perle di umanità e di saggezza per un futuro abitato dall’amore e dal sentirsi fratelli.

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San Lorenzo Martire ® - 2016 05 28 - Echi di VITA - N 39

Echi Di Vita N°39 – Corpus Domini

Carissimi fratelli e sorelle, distinte Autorità, donne e uomini di buona volontà, da duemila anni noi cristiani crediamo che l’ Eucaristia sia tutto per noi: la riteniamo fonte e culmine, punto di partenza e pienezza del vissuto cristiano.
“L’unione con Cristo che si realizza nel sacramento ci abilita anche a una novità nei rapporti sociali”: così si esprimeva papa Benedetto XVI nel suo “Sacramentum caritatis” al n. 89.
E’ proprio su questa originalità sociale dell’Eucaristia che vi invito a riflettere, ricordando a tutti la celebrazione di domenica 29 Maggio alle ore 18.00, nella piazzetta del rione Nazareth, con i reverendi Parroci di S. Maria dei Fiori e S. Carlo, Don Dante Gemmiti, e di Maria SS. Immacolata, don Roberto Dell’Unto.
“Poiché partecipiamo allo stesso pane, formiamo lo stesso corpo”.
Ecco la valenza sociale dell’Eucaristia. La configurazione architettonica della nostra città, con la parrocchia san Lorenzo e il palazzo comunale al centro, divisi solo dalla suggestiva cascata e con le varie chiese incastonate nel tessuto urbano, restituisce plasticamente una immagine della realtà sociale, centrata attorno alla dimensione religiosa, còlta in stretta connessione con quella civile.