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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 09

Echi Di Vita N°09 – OGNI VITA È UN TEMPIO, CASA DI DIO

Un gesto inatteso, quasi imprevedibile: Gesù che prepara una frusta, la brandisce e attraversa l’atrio del tempio come un torrente impetuoso, che travolge uomini, animali, tavoli e monete.

All’avvicinarsi della Pasqua, questo gesto, e le parole che lo interpretano, risuonano carichi di profezia: non fate della casa del Padre mio un mercato! Del tempio di Gerusalemme, di ogni chiesa, ma soprattutto del cuore.

A ogni credente Gesù ripete il suo monito: non fare mercato della fede! Non adottare con Dio la legge scadente della compravendita di favori, dove tu dai qualcosa a Dio (una Messa, un’offerta, una candela…) perché lui dia qualcosa a te. Se facciamo così, se crediamo di coinvolgere Dio in questo giuoco mercantile, siamo solo dei cambiamonete, e Gesù rovescia il nostro tavolo: Dio non si compra ed è di tutti. Non si compra neanche a prezzo della moneta più pura. Noi siamo salvi perché riceviamo.

Casa di Dio è l’uomo: non fare mercato della vita! Non immiserirla alle leggi dell’economia e del denaro. Non vendere dignità e libertà in cambio di cose, non sacrificare la tua famiglia sull’altare di mammona, non sprecare il cuore riducendo i suoi sogni a oro e argento.

Non fare mercato del cuore! Non sottometterlo alla legge del più ricco, né ad altre leggi: quella del più forte, o del più astuto, o del più violento. Leggi sbagliate
che stanno dentro la vita come le pecore e i buoi dentro il tempio di Gerusalemme: la sporcano, la profanano.

Fuori devono stare, fuori dalla casa di Dio, che è l’uomo.

Profanare l’uomo è il peggior sacrilegio che si possa commettere, soprattutto se debole, se bambino, il suo tempio più santo.

I Giudei presero la parola: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Gesù risponde portando gli uditori su di un altro piano: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò. Non per una sfida a colpi di miracolo, ma perché tutt’altro è il tempio di Dio: è lui crocifisso e risorto, e in lui ogni fratello.

Casa di Dio è la vita, tempio fragile, bellissimo e infinito. E se una vita vale poco, niente comunque vale quanto una vita. Perché Lui sulla mia pietra ha posato la sua luce.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 08

Echi Di Vita N°08 – UN VOLTO LUMINOSO: COSÌ IL SIGNORE HA SOGNATO IL VOLTO DELL’UOMO!

Le prime due domeniche di Quaresima offrono la sintesi del percorso che la vita spirituale di ciascuno deve affrontare: evangelizzare le nostre zone d’ombra e di durezza, liberare tutta la luce sepolta in noi. Aveva iniziato in Galilea la sua predicazione con la bella notizia che il regno di Dio si è fatto vicino; convertitevi, diceva, e credete che Lui è qui e guarisce la vita. Oggi il Vangelo mostra gli effetti della vicinanza di Dio: vedere il mondo in altra luce.

Gesù porta i tre discepoli sopra un monte alto. La montagna è la terra che penetra nel cielo, il luogo dove si posa il primo
raggio di sole e indugia l’ultimo; i monti sono, nella Bibbia, le fondamenta della terra e la vicinanza del cielo, il luogo che
Dio sceglie per parlare e rivelarsi. E si trasfigurò davanti a loro. E le sue vesti divennero splendenti, bianchissime. Anche
la materia è travolta dalla luce.

Pietro: che bello essere qui, Rabbì! Facciamo tre capanne. L’entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita: che bello! ci
fanno capire che la fede per essere pane nutriente, per essere vigorosa, deve discendere.

Avere fede è scoprire, insieme a Pietro, la bellezza del vivere, ridare gusto a ogni cosa che faccio, al mio svegliarmi al mattino, al mio lavoro. Tutta la vita prende senso, ogni cosa è illuminata: il male e il buio non vinceranno, il fine della storia sarà positivo.
Ciò che seduce Pietro non è lo splendore del miracolo o il fascino dell’onnipotenza, ma la bellezza del volto di Gesù, immagine alta e pura del volto dell’uomo, così come lo ha sognato il cuore di Dio. Intuisce che la trasfigurazione non è un evento che riguarda Gesù solo, ma che si tratta di un paradigma che ci riguarda tutti e che anticipa il volto ultimo dell’uomo.

Infine il Padre prende la parola ma per scomparire dietro la parola del Figlio: «Ascoltate Lui».

Sali sul monte per vedere e sei rimandato all’ascolto. Scendi dal monte e ti rimane nella memoria l’eco dell’ultima parola: Ascoltate Lui. Nostra vocazione è liberare, con gioiosa fatica, tutta la bellezza di Dio sepolta in noi. E il primo strumento per la liberazione della luce è l’ascolto della Parola.

Don Alfredo Di Stefano

 

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 07

Echi Di Vita N°07 – LA TENTAZIONE È SEMPRE UNA SCELTA FRA DUE AMORI

Il Vangelo di Marco non riporta, a differenza di Luca e Matteo, il contenuto delle tentazioni di Gesù, ma ci ricorda l’essenziale: e subito lo Spirito lo sospinse nel deserto, e nel deserto rimase quaranta giorni tentato da Satana. In questo luogo simbolico Gesù gioca la partita decisiva, questione di vita o di morte. Che tipo di Messia sarà? Venuto per essere servito o per servire? Per avere, salire, comandare, o per scendere, avvicinarsi, offrire?

La tentazione è sempre una scelta tra due vite, anzi tra due amori. E, senza scegliere, non vivi, perché verrebbe a mancare il grande gioco della libertà. Quello che apre tutta la sezione della legge nella Bibbia: io metto davanti a te la vita e la morte, scegli!

Il primo di tutti i comandamento è un decreto di libertà: scegli! Non restare inerte, passivo, sdraiato. Ed è come una supplica che Dio stesso rivolge all’uomo: scegli, ti prego, la vita! (Dt 30,19), scegli sempre ciò che costruisce e fa crescere la vita tua e degli altri in umanità e dignità.

Dal deserto prende avvio l’annuncio di Gesù, il suo sogno di vita. La primavera, nostra e di Dio, non si lascia sgomentare da nessun deserto, da nessun abisso di pietre. Dopo che Giovanni fu arrestato Gesù andò nella Galilea proclamando il Vangelo di Dio. E diceva: il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo.

Il contenuto dell’annuncio è il Vangelo di Dio. Dio come una bella notizia. Non era ovvio per niente. Non tutta la Bibbia è Vangelo; non tutta è bella, gioiosa notizia; alle volte è minaccia e giudizio, spesso è precetto e ingiunzione. Ma la caratteristica originale del rabbi di Nazaret è annunciare il Vangelo, una parola che conforta la vita: Dio si è fatto vicino, e con lui sono possibili cieli e terra nuovi. Gesù passa e dietro di lui, sulle strade e nei villaggi, resta un’eco in cui vibra il sapore bello e buono della gioia: è possibile vivere meglio, un mondo come Dio lo sogna, una storia altra e quel rabbi sembra conoscerne il segreto.

Convertitevi… Come a dire: giratevi verso la luce, perché la luce è già qui. Ed è come il movimento continuo del girasole, il suo
orientarsi tenace verso la pazienza e la bellezza della luce, verso il Dio di Gesù, e il suo volto di luce.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 06

Echi Di Vita N°06 – LA FORZA DEL VANGELO VIVE NELLA COMPASSIONE DI GESÙ

Un lebbroso. Il più malato dei malati, di malattia non soltanto fisica, un rifiuto della società e Gesù invece si avvicina, si oppone alla cultura dello scarto, accoglie e tocca il lebbroso, l’ultimo della fila. Tocca l’intoccabile. Ama l’inamabile. Per la legge mosaica quell’uomo era castigato da Dio per i suoi peccati, un rifiutato dal cielo.

Il lebbroso non ha nome né volto, perché è ogni uomo. A nome di ciascuno dice una espressione bellissima: «Se vuoi, puoi guarirmi». Con tutta la discrezione di cui è capace dice: «Se vuoi».

A nome di ogni figlio della terra il lebbroso chiede: che cosa vuole veramente Dio da questa carne piagata, che se ne fa di queste lacrime? Vuole sacrifici o vuole figli guariti? E Gesù felice di poter rivelare Dio, di poter dire una parola ultima e immensa sul cuore di Dio risponde: «Lo voglio: guarisci!». Ripetiamocelo, con emozione, con pace, con forza: eternamente Dio altro non vuole che figli guariti. A me dice: «Lo voglio: guarisci!».

A ogni pagina del Vangelo Gesù mostra che Dio è guarigione! Non conosco i modi e i tempi, ma so che adesso lotta con me contro ogni mio male. Il lebbroso guarito disobbedendo a Gesù si mise a proclamare e a divulgare il fatto. Ha ricevuto e ora dona, attraverso gesti e parole, la sua esperienza felice di Dio.

L’immondo diviene fonte di stupore, il rifiutato è trasformato dall’accoglienza. Ciò che è scritto qui non è una fiaba, funziona davvero, funziona così. Persone piene di Gesù oggi riescono a fare le stesse cose di Gesù. Pieni di Gesù fanno miracoli. Sono andati dai lebbrosi del nostro tempo: barboni, tossici, prostitute, li hanno toccati, un gesto di affetto, un sorriso, e molti di questi, e sono migliaia e migliaia, sono letteralmente guariti dal loro male, e sono diventati a loro volta guaritori.

Prendere il vangelo sul serio ha dentro una potenza che cambia il mondo!

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 05

Echi Di Vita N°05 – DIO SI AVVICINA CON AMORE E GUARISCE LA VITA

Marco presenta il resoconto della giornata-tipo di Gesù, una cronaca dettagliata delle sue fondamentali attività quotidiane: guarire, pregare, annunciare.

Guarire. E vediamo come il suo agire prenda avvio dal dolore del mondo: tocca, parla, prende per mano, guarisce. Come il primo sguardo di Gesù si posi sempre sulla sofferenza delle persone,
e non sul loro peccato.

La suocera di Simone era a letto con la febbre, e subito gli parlarono di lei. È bello questo preoccuparsi degli apostoli per i problemi e le sofferenze delle persone care, e metterne a parte Gesù, come si fa con gli amici. Non solo la gratuità, quindi, ma anche tutto ciò che occupa e preoccupa il cuore dell’uomo può e deve entrare, a pieno titolo, nel dialogo con Dio nella preghiera.

Gesù ascolta e risponde: si avvicina, si accosta, va verso il dolore, non lo evita, non ha paura. E la prese per mano. Mano nella mano, come forza trasmessa a chi è stanco, come a dire “non sei più sola”, come un padre o una madre a dare fiducia al figlio bambino, come un desiderio di affetto. Chi soffre chiede questo: di non essere abbandonato da chi gli vuole bene, di non essere lasciato solo a lottare contro il male. E la fece alzare. È il verbo della risurrezione. Gesù alza, eleva, fa sorgere la donna, la riaffida alla sua statura eretta, alla fierezza del fare, alla vita piena e al servizio: per stare bene l’uomo deve dare!

Mano nella mano, uomo e Dio, l’infinito e il mio nulla, e aggrapparmi forte: per me è questa l’icona mite e possente della buona novella. Pregare. Mentre era buio, uscì in un luogo deserto e là pregava. Gesù, pur assediato dalla gente, sa inventare spazi. Di notte! Quegli spazi segreti che danno salute all’anima, a tu per tu con Dio. Annunciare. I discepoli infine lo rintracciano: tutti ti cercano!

E lui: Andiamocene nei villaggi vicini, a predicare anche là. Gesù non cerca il bagno di folla, non si esalta per il successo di Cafarnao, non si deprime per i fallimenti che incontra. Lui avvia processi, inizia percorsi, cerca altri villaggi, altre donne da rialzare, orizzonti più larghi dove poter compiere il suo lavoro: essere nella vita datore di vita, predicare che il Regno è vicino, che «Dio è vicino, con amore, e guarisce la vita».

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 04

Echi Di Vita N°04 – IL SIGNORE È VENUTO A LIBERARE L’UOMO

La gente si stupiva del suo insegnamento. Come la gente di Cafarnao, anche noi ci incantiamo ogni volta che abbiamo la ventura di incontrare qualcuno con parole che trasmettono la sapienza del vivere, una sapienza sulla vita e sulla morte, sull’amore, sulla paura e sulla gioia. Che aiutano a vivere meglio. Di fatto, sono autorevoli soltanto le parole che accrescono la vita. Gesù insegnava come uno che ha autorità. Ha autorità chi non soltanto annuncia la buona notizia, ma la fa accadere. Lo vediamo dal seguito del racconto: c’era là un uomo posseduto da uno spirito impuro. La buona notizia è un Dio che libera la vita.

Gesù ha autorità perché si misura con i nostri problemi di fondo, e il primo di tutti i problemi è «l’uomo posseduto». Mi ha sempre colpito l’espressione dell’uomo posseduto: che c’è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci? Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l’uomo, a demolire ciò che lo imprigiona, è venuto a portare spada e fuoco, a rovinare tutto ciò che non è amore.

Per edificare il suo Regno deve mandare in rovina il regno ingannatore degli uomini genuflessi davanti agli idoli impuri: potere, denaro, successo, paure, depressioni, egoismi. È a questi desideri sbagliati, padroni del cuore, che Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui. Tace e se ne va questo mondo sbagliato. Va in rovina, come aveva sognato Isaia, vanno in rovina le spade e diventano falci, si spezza la conchiglia e appare la perla.

Questo Vangelo ci aiuta a valutare la serietà del mio cristianesimo da due criteri: se come Gesù, mi oppongo al male dell’uomo, in tutte le sue forme; se come lui porto aria di libertà, una briciola di liberazione da ciò che ci reprime dentro, da ciò che soffoca la nostra umanità, da tutte le maschere e le paure.
Cristo, rovini in noi tutto ciò che non è amore.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 03

Echi Di Vita N°03 – IL REGNO E LA GUARIGIONE DAL MALE DI VIVERE

Marco ci conduce al momento iniziale del Vangelo, a quando una notizia bella inizia a correre per la Galilea, annunciando con la prima parola: il tempo è compiuto, il regno di Dio è qui. Gesù non dimostra il Regno, lo mostra e lo fa fiorire dalle sue mani: libera, guarisce, perdona, toglie barriere, ridona pienezza di relazione a tutti, a cominciare dagli ultimi della fila. Il Regno è Dio venuto come guarigione dal male di vivere, come fioritura della vita in tutte le sue forme.

La seconda parola di Gesù chiede di prendere posizione: convertitevi, giratevi verso il Regno. C’è un’idea di movimento nella conversione, come nel moto del girasole che ogni mattino rialza la sua corolla e la mette in cammino sui sentieri del sole. Allora: “convertitevi” cioè “giratevi verso la luce perché la luce è già qui”. Ogni mattino, ad ogni risveglio, posso anch’io “convertirmi”, muovere pensieri e sentimenti e scelte verso una stella polare del vivere, verso la buona notizia che Dio oggi è più vicino, è entrato di più nel cuore del mondo e nel mio, all’opera con mite e possente energia per cieli nuovi e terra nuova.

Anch’io posso costruire la mia giornata su questo lieta certezza, non tenere più gli occhi bassi sui miei mille problemi, ma alzare il capo verso la luce, verso il Signore che mi assicura: io sono con te, non ti lascio più, non sarai mai più abbandonato. Credete “nel” Vangelo. Non al, ma nel Vangelo. Non basta aderire ad una dottrina, occorre buttarsi dentro, immergervi la vita, derivarne le scelte.

Camminando lungo il lago, Gesù vide… Vede Simone e in lui intuisce Pietro, la Roccia. Vede Giovanni e in lui indovina il discepolo dalle più belle parole d’amore. Un giorno, guarderà l’adultera trascinata a forza davanti a lui, e in lei vedrà la donna capace di amare bene di nuovo. Il Maestro guarda anche me, nei miei inverni vede grano che germina, generosità che non sapevo di avere, capacità che non sospettavo, lo sguardo di Gesù rende il cuore spazioso. Dio ha verso di me la fiducia di chi contempla le stelle prima ancora che sorgano.

Seguitemi, venite dietro a me. Gesù non si dilunga in motivazioni, perché il motivo è lui, che ti mette il Regno appena nato fra le mani. E lo dice con una frase inedita: Vi farò pescatori di uomini. Come se dicesse: “vi farò cercatori di tesori”. Mio e vostro tesoro sono gli uomini. Li porterete dalla vita sommersa alla vita nel sole. Mostrerete che è possibile vivere meglio, per tutti, e che il Vangelo ne possiede la chiave.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - Echi di Vita 2018 N 02

Echi Di Vita N°02 – LA CHIAMATA DEI DISCEPOLI: APRIRE IL CUORE!

Giovanni indica un altro cui guardare, e si ritrae; due discepoli lasciano il vecchio maestro e si mettono in cammino per sentieri sconosciuti dietro a un giovane rabbi di cui ignorano tutto, eccetto una immagine, una metafora folgorante: ecco, l’agnello di Dio! Nelle parole di Giovanni sta la novità assoluta, il capovolgimento totale del nostro rapporto con Dio. Dio non chiede più sacrifici, ora è Lui che viene e si fa agnello, vale a dire sacrifica se stesso, Gesù non prende nulla, dona tutto.

Gesù si voltò e disse loro: che cosa cercate? Sono le sue prime parole nel Vangelo di Giovanni. Le prime parole del Risorto saranno del tutto simili: Donna, chi cerchi? Cosa cercate? Chi cerchi? Due domande, un unico verbo, dove troviamo la definizione stessa dell’uomo: l’uomo è un essere di ricerca, con un punto di domanda piantato nel cuore, cercatore mai arreso. La Parola di Dio ci educa alla fede attraverso le domande del cuore. La prima cosa che Gesù chiede non è di aderire ad una dottrina, di osservare i comandamenti o di pregare, ma di rientrare in se stessi, di conoscere il desiderio profondo: che cosa desideri di più dalla vita?

Gesù, maestro del desiderio, fa capire che a noi manca qualcosa, che la ricerca nasce da una povertà, da una assenza che arde dentro: che cosa ti manca? Salute, denaro, speranza, tempo per vivere, amore, senso alla vita, le opportunità per dare il meglio di me? Ti manca la pace dentro? Rivolge quella domanda a noi, ricchi di cose, per insegnarci desideri più alti delle cose, e a non accontentarci di solo pane, di solo benessere. Tutto intorno a noi grida: accontentati! Invece il Vangelo ripete la beatitudine dimenticata: Beati gli insoddisfatti perché saranno cercatori di tesori.
Maestro, dove dimori? La richiesta di una casa, di un luogo dove sentirsi tranquilli, al sicuro. La risposta di Gesù ad ogni discepolo è sempre: vieni e vedrai. Vedrai che il tuo cuore è a casa solo accanto a me!

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - Echi di Vita 2018 N 01

Echi Di Vita N°01 – BATTESIMO, NASCERE DI NUOVO!

Il rito del Battesimo porta impresso questo sigillo primordiale di nascite e di rinascite, di inizi e di ricominciamenti.

Lo rivela un dettaglio prezioso: venne una voce dal cielo e disse: «Tu sei il Figlio mio, l’amato». La voce dice le parole proprie di una nascita. Figlio è la prima parola, un termine potente per il cuore. E per la fede. Vertice della storia umana.

Nel Battesimo anche per me la voce ripete: tu sei mio figlio. E nasco della specie di Dio, perché Dio genera figli di Dio, figli secondo la propria specie. La seconda parola è amato e la terza: mio compiacimento. Termine desueto, che non adoperiamo più, eppure bellissimo, che nel suo nucleo conene l’idea di piacere, che si dovrebbe tradurre così: in te io ho provato piacere.
La Voce grida dall’alto del cielo, grida sul mondo e in mezzo al cuore, la gioia di Dio! Ma che gioia può venire a Dio da questa canna fragile, da questo stoppino dalla fiamma smorta (Isaia 42,3) che siamo noi?
Eppure è così, è Parola di Dio, rivelava del suo cuore segreto. Per sempre. Gesù fu battezzato e uscendo dall’acqua vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba.
Noto la bellezza e l’irruenza del verbo: si squarciano i cieli, come per un amore incontenibile; si lacerano, si strappano sotto la pressione di Dio, sotto l’urgenza del Signore. Si spalancano come le braccia dell’amata per l’amato.

Da questo cielo aperto viene, come colomba, la vita stessa di Dio. Si posa su di te,  avvolge, entra in te, a poco a poco  modella,  trasforma pensieri, affetti, speranze, secondo la legge dolce, esigente,
rasserenante del vero amore.

Nel Battesimo è il movimento del Natale che si ripete: Dio scende ancora, entra in me, nasce in me perché io nasca in Lui, nasca nuovo e diverso, custodendo in me il respiro del cielo.

Ad ogni mattino, anche in quelli più oscuri, riascolta la voce del tuo Battesimo sussurrare: Figlio mio, amore mio, gioia mia. E sentirai il buio che si squarcia, e il coraggio che dispiega di nuovo le ali sopra l’intera tua storia.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2017 N 53

Echi Di Vita N°53 – TU SEI SALVEZZA CHE MI CAMMINA A FIANCO!

Portarono il bambino a Gerusalemme, per offrirlo al Signore.
Il figlio è dato ai genitori e subito è da loro offerto ad un sogno più grande, intrecciato da subito alla sorte di Dio e della cià dell’uomo.

Per dire che i figli non sono nostri, stanno ad una profondità abissale che non raggiungeremo mai, appartengono alla loro vocazione. Devono realizzare non i nostri desideri, ma il desiderio di Dio. Questa è la prima san    tà della famiglia: san$tà è quando nella mia casa mi sento amato e sono capace di amare, dimorando dentro un amore più grande della mia casa, quello di Dio. Nel tempio il bimbo passa dalle braccia di Maria a quelle di Simeone, in un gesto carico di fiducia. Invito forte a prendere fra le proprie braccia, con fiducia, la misteriosa presenza di Dio, che si incarna, che abita, che si offre nel volto, nei gesti, nello sguardo di ognuno dei miei cari.

Fra le mie braccia, come il santo Simeone, io stringo, stringendo te, la Divina Presenza. Io abbraccio, abbracciando te, le impronte delle dita di Dio su di te. Sfiorando con lo sguardo o la carezza, o ascoltando ogni mio familiare, potrò pregare con la gioia di Simeone: «i miei occhi hanno visto la tua salvezza».

Potrò dire ad ognuno dei miei: tu sei salvezza che mi cammina a fianco?

Simeone dice tre parole immense: egli è qui per la rovina e la risurrezione di mol$, segno di contraddizione. Rovina, risurrezione, contraddizione. Tre parole che danno respiro alla vita.

Dovremmo anche noi, oggi, dire: sii per me rovina e risurrezione, Signore.

Non lasciarmi mai nell’indifferenza, il mio mondo di maschere e bugie, che rovini la vita illusa.

Contraddicimi, Signore: contraddici i miei pensieri con i tuoi pensieri, questa mia amata mediocrità, le sicurezze in me, l’immagine falsa che ho di te. Sii mia risurrezione, quando sento che non ce la faccio, quando ho il vuoto dentro e il buio davanti; dopo il fallimento facile, la fedeltà mancata, l’umiliazione bruciante risorgi con le cose che amavo e credevo finite. Anche a te una spada: non siamo esenza dal dolore. La fede non produce l’anestesia del vivere, ma non lascia mai affondare nella banalità.

E se la spada sarà contraddizione e sembrerà rovina, verrà comunque, nel terzo giorno, la terza parola di Simeone: egli è risurrezione.

Don Alfredo Di Stefano

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