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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 07

2019 – Echi di Vita N°07 – LA NOSTRA FELICITA’ E’ NEL PROGETTO DI DIO

Davanti al Vangelo delle beatitudini provo ogni volta la paura di rovinarlo con le mie parole: so di non averlo ancora capito, continua a stupirmi e a sfuggirmi.

«Sono le parole più alte del pensiero umano» ha detto Gandhi, parole di cui non vedi il fondo. Ti fanno pensoso e disarmato, riaccendono la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà, di sincerità, di giustizia.

Le sentiamo difficili, eppure amiche: perché non stabiliscono nuovi comandamenti, sono invece la bella notizia che Dio regala gioia a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno, il Padre si fa carico della sua felicità.

Beati: parola che mi assicura che il senso della vita è nel suo intimo, nel suo nucleo ultimo, ricerca di felicità; la felicità è nel progetto di Dio.

Gesù ha moltiplicato la capacità di star bene! Beati voi, poveri! Non beata la povertà, ma le persone: i poveri senza aggettivi, tutti quelli che l’ingiustizia del mondo condanna alla sofferenza.

La parola «povero» contiene ogni uomo. Povero sono io quando ho bisogno d’altri per vivere, non basto a me stesso, mi affido, chiedo perdono, vivo perché accolto.

Ci saremmo aspettati: beati perché ci sarà un capovolgimento, perché diventerete ricchi. No. Il progetto di Dio è più profondo e più delicato.

Beati voi, poveri, perché vostro è il Regno, già adesso, non nell’altro mondo! Beati, perché è con voi che Dio cambierà la storia, non con i potenti. Avete il cuore al di là delle cose: c’è più Dio in voi, siete come anfore che possono contenere pezzi di cielo e di futuro.

Beati voi che piangete. Beati non perché Dio ama il dolore, ma perché è con voi contro il dolore; è più vicino a chi ha il cuore ferito. Un angelo misterioso annuncia a chi piange: il Signore è con te, è nel riflesso più profondo delle tue lacrime, per moltiplicare il coraggio, per farsi argine al pianto, forza della tua forza.

Guai a voi ricchi: state sbagliando strada. Il mondo non sarà reso migliore da chi accumula denaro; le cose sono tiranne, imprigionano il pensiero e gli affetti (ho visto gente con case bellissime vivere solo per la casa) Diceva Madre Teresa: ciò che non serve, pesa! E la felicità non viene dal possesso, ma dai volti.

Se accogli le Beatitudini la loro logica ti cambia il cuore, sulla misura di quello di Dio. E possiamo cambiare il mondo.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 06

2019 – Echi di Vita N°06 – DIO RIEMPIE LE RETI DELLA NOSTRA VITA

Quattro pescatori sono lanciati in un’avventura più grande di loro: pescare per la vita.

Pescare produce la morte dei pesci. Ma per gli uomini non è così: pescare significa «catturare vivi», è il verbo usato nella Bibbia per indicare coloro che in una battaglia sono salvati dalla morte e lasciati in vita. Nella battaglia per la vita l’uomo sarà salvato, protetto dall’abisso dove rischia di cadere, portato alla luce.

«Sarai pescatore di uomini»: li raccoglierai da quel fondo dove credono di vivere e non vivono; mostrerai loro che sono fatti per un altro respiro, un altro cielo, un’altra vita! Raccoglierai per la vita.

Gesù sale anche sulla mia barca, non importa se è vuota e l’ho tirata in secco, e dice anche a me: Vuoi mettere a disposizione la tua barca, la barca della tua vita? C’è una missione per te. Quella stessa di Pietro, che è per tutti, non solo per preti o suore: se pescare non significa dare la morte, ma portare a vivere meglio, con più respiro e luce, portare a galla la persona da quel fondo limaccioso, triste, senza speranza, in cui vive, allora in questa nostra «epoca delle passioni tristi» un grande lavoro è da compiere. Non noi però, ma lo Spirito di Dio.

Sulla tua parola getterò le reti. Che cosa spinge Pietro a fidarsi? Non ci sono discorsi sulla barca, ma sguardi: per Gesù guardare una persona e amarla era la stessa cosa.

Pietro in quegli occhi ha visto l’amore per lui. Si è sentito amato, sente che la sua vita è al sicuro accanto a Gesù, crede nella forza dell’amore che ha visto, e si fida. E le reti si riempiono. Simone, davanti a questa potenza e mistero, ha paura: allontanati da me, perché sono un peccatore. E Gesù ha una reazione bellissima: trasporta Simone su di un piano totalmente diverso. Non si interessa dei suoi peccati; ha una sovrana indifferenza per il passato di Simone, pronuncia parole che creano futuro: Non temere. Tu sarai pescatore, donerai vita.

Mi incantano la delicatezza e la sapienza con le quali il Signore Gesù si rivolge a Simone, e in lui a tutti: lo pregò di scostarsi da riva.

Gesù prega Simone, non si impone mai. Non temere: Dio viene come coraggio di vita; libera dalla paura, paralisi del cuore. Tu sarai: tu donerai vita.

Gesù intuisce in me fioriture di domani; per lui nessun uomo coincide con i suoi fallimenti, bensì con le sue potenzialità.

Tre parole con cui Gesù, maestro di umanità, rilancia la vita: delicatezza, coraggio, futuro.

Lasciarono tutto e lo seguirono. Senza neppure chiedersi dove li condurrà. Vanno dietro a lui e vanno verso l’uomo, quella doppia direzione che sola conduce al cuore della vita.

 

 

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 05

2019 – Echi di Vita N°05 – SENZA PROFEZIA NON C’ E’ FUTURO

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria (…)

In un primo momento la sinagoga è rimasta incantata: tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati! Ma il cuore di Nazaret, e di ogni uomo, è un groviglio contorto, trascinato in fretta dalla meraviglia alla delusione, dallo stupore a una sorta di furore omicida: lo spinsero sul ciglio del monte per gettarlo giù.

Che cosa è accaduto? I compaesani di Gesù si difendono da lui: lo guardano ma non lo vedono, è solo il figlio di Giuseppe, uno come noi. Odono ma non riconoscono le sue parole d’altrove: come pensare che sia lui, il figlio del falegname, il racconto di Dio? E poi, di quale Dio?

Questo è il secondo motivo del rifiuto di Gesù, il suo messaggio dirompente, che rivela il loro errore più drammatico: si sono sbagliati su Dio.

Fai anche qui, a casa tua, i miracoli di Cafarnao, chiedono.

È la storia di sempre, immiserire Dio a distributore di grazie, impoverire la fede a baratto. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui. Non ci bastano belle parole, vogliamo un Dio a nostra disposizione; uno che ci stupisca, non uno che ci cambi il cuore.

E Gesù risponde raccontando un Dio che ha come casa ogni terra straniera, protettore a Zarepta di vedove straniere e senza meriti, guaritore di lebbrosi siriani nemici d’Israele, senza diritti da vantare. Un Dio che non ha patria se non il mondo, che non ha casa se non il dolore e il bisogno di ogni uomo.

Un finale a sorpresa. Non fugge, non si nasconde, passa in mezzo a loro, alla portata delle loro mani, in mezzo alla violenza, va tranquillo in tutta la sua statura in mezzo ai solchi di quelle persone come un seminatore, mostrando che si può ostacolare la profezia, ma non bloccarla, che la sua vitalità è incontenibile, che il vento dello Spirito riempie la casa e passa oltre.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 04

2019 – Echi di Vita N°04 – DIO E’ SEMPRE DALLA PARTE DELL’UOMO

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò e sedette.

Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. E seguono le prime parole ufficiali di Gesù: oggi la parola del profeta si è fatta carne.

Gesù si inserisce nel solco dei profeti, li prende e li incarna in sé.

E i profeti, da parte loro, lo aiutano a capire se stesso, chi è davvero, dove è chiamato ad andare: lo Spirito del Signore mi ha mandato ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi, agli oppressi.

Da subito Gesù sgombra tutti i dubbi su ciò che è venuto a fare: è qui per togliere via dall’uomo tutto ciò che ne impedisce la fioritura, perché sia chiaro a tutti che cosa è il regno di Dio: vita in pienezza, qualcosa che porta gioia, che libera e da luce, che rende la storia un luogo senza più disperati.

E si schiera, non è imparziale Dio; sta dalla parte degli ultimi, mai con gli oppressori. Viene come fonte di libere vite, e da dove cominciare se non dai prigionieri?

Gesù non è venuto per riportare i lontani a Dio, ma per portare Dio ai lontani, a uomini e donne senza speranza, per aprirli a tutte le loro immense potenzialità di vita, di lavoro, di creatività, di relazione, di intelligenza, di amore.

Il primo sguardo di Gesù non si posa mai sul peccato della persona, il suo primo sguardo va sempre sulla povertà e sulla fame dell’uomo.

Per questo nel Vangelo ricorre più spesso la parola poveri, che non la parola peccatori. La lieta notizia del Vangelo non è l’offerta di una nuova morale migliore, più nobile o più benefica delle altre. Buona notizia di Gesù non è neppure il perdono dei peccati.

La buona notizia è che Dio mette l’uomo al centro, e dimentica se stesso per lui, e schiera la sua potenza di liberazione contro tutte le oppressioni esterne, contro tutte le chiusure interne, perché la storia diventi altra da quello che è.

Un Dio sempre in favore dell’uomo e mai contro l’uomo.

Don Alfrredo Di Stefano

 

 

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 03

2019 – Echi di Vita N°03 – DIO VIENE COME FESTA E COME GIOIA

Con tue le situazioni tragiche, le morti e le croci d’Israele, Gesù dà inizio alla sua missione quasi giocando con dell’acqua e con del vino. Schiavi e lebbrosi gridavano la loro disperazione e Gesù comincia non da loro ma da una festa di nozze. Deve esserci soo qualcosa di molto importante: è il volto nuovo di Dio, un Dio che viene come festa.

A lungo abbiamo pensato che Dio non amasse troppo le feste degli uomini. Il crisanesimo ha subìto come un baesimo di tristezza. Dice un filosofo: «I crisani hanno dato il nome di Dio a cose che li costringono a soffrire!». Nel dolore Dio ci accompagna, ma non porta dolore. Lui benedice la vita, gode della gioia degli uomini, la approva, la apprezza, se ne prende cura.

Una festa di nozze: le nozze sono il luogo dove l’amore celebra la sua festa. Ed è lì che Gesù pone il primo dei segni: il primo segnale da seguire nelle strade della vita è l’amore, forza capace di riempire di miracoli la terra.

«E viene a mancare il vino». Il vino, in tua la Bibbia, è simbolo di gioia e di amore, ma minaccia; la vita si trascina stancamente, occorre qualcosa di nuovo: Gesù stesso, volto d’amore di Dio.

Il vino che viene a mancare è esperienza quodiana: viene a mancare quel non-so-che che dà qualità alla vita, un non-so-che di energia, di passione, di entusiasmo, di salute che dia sapore e calore alle cose. Come uscirne? A due condizioni.

«Qualunque cosa vi dica, fatela». Fate il suo Vangelo; rendetelo gesto e corpo; tuo il Vangelo, il consiglio amabile, il comando esigente, la consolazione, il rischio. E si riempiranno le anfore vuote della vita.

«Riempite d’acqua le anfore». Solo acqua posso portare davan al Signore, nient’altro che acqua. Eppure la vuole tua, fino all’orlo. E quando le sei anfore della mia umanità, dura come la pietra e povera come l’acqua, saranno offerte a Lui, colme
di ciò che è umano e mio, sarà Lui a trasformare questa povera acqua nel migliore dei vini, immeritato e senza misura.

A Cana, gli sposi non hanno meri o diriti da vantare. La loro povertà non è un ostacolo, ma una opportunità per il Signore, un tolo per il suo intervento. Dio viene anche per me che non ho meri; viene come festa e come gioia, come vino buono, e conta non i miei meri ma il mio bisogno.

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 02

2019 – Echi di Vita N°02 – NOI SIAMO LA GIOIA DI DIO!

Viene dopo di me colui che è più forte di me e vi baezzerà in Spirito Santo e fuoco, vi immergerà nel vento e nel fuoco di Dio.
Bella definizione del crisano: Tu sei ‘uno immerso’ nel vento e nel fuoco, ricco di vento e di fuoco, di libertà e calore, di energia e luce, ricco di Dio.

Battesimo significa immersione. Uno dei più anchi simboli crisani, quello del pesce, ricorda anche questa esperienza: come il piccolo pesce nell’acqua, così il piccolo credente è immerso in Dio, come nel suo ambiente vitale, che lo avvolge, lo sosene, lo nutre.

Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento. Quella voce dal cielo annuncia tre cose, proclamate a Gesù sul Giordano e ripetute ad ogni nostro battesimo.

Figlio è la prima parola. Dio è forza di generazione, che come ogni seme genera secondo la propria specie. Siamo tutti figli nel Figlio, frammen di Dio nel mondo, specie della sua specie, abbiamo Dio nel sangue.

Amato. Prima che tu agisca, prima di ogni merito, che tu lo sappia o no, ad ogni risveglio, il tuo nome per Dio è ‘amato’. Dio ci ha amato per primo.

Mio compiacimento è la terza parola, che conene l’idea di gioia, come se dicesse: tu, figlio mio, mi piaci, guardo e sono felice.

Se ogni mattina potessi ripensare questa scena, vedere il cielo azzurro che si apre sopra di me come un abbraccio; sentire il Padre che mi dice con tenerezza e forza: figlio mio, amato mio, mio compiacimento; senrmi come un bambino che anche se è sollevato da terra, anche se si trova in una posizione instabile, si abbandona felice e senza more fra le braccia dei genitori, questa sarebbe la mia più bella, quodiana esperienza di fede.

Ma questo tutto possiamo viverlo, grazie al nostro Battesimo!

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 01

2019 – Echi di Vita N°01 – DIO CI AIUTA A REALIZZARE I NOSTRI SOGNI

Messaggi di speranza oggi: c’è un Dio dei lontani, dei cammini, dei cieli aperti, delle dune infinite, e tu hanno la loro strada. C’è un Dio che sta in una casa e non nel tempio, in Betlemme la piccola, non in Gerusalemme la grande. E gli Erodi possono opporsi alla verità, rallentarne la diffusione, ma mai bloccarla, essa vincerà comunque. Anche se è debole come un bambino.

Proviamo a percorrere il cammino dei Magi come se fosse una cronaca dell’anima.

Il primo passo è in Isaia: «Alza il capo e guarda». Saper uscire dagli schemi, saper correre dietro a un sogno, a una intuizione del cuore, guardando oltre.

Il secondo passo: camminare. Per incontrare il Signore occorre viaggiare, con l’intelligenza e con il cuore. Occorre cercare, di libro in libro, ma sopra.u.o di persona in persona. Allora siamo vivi.

Il terzo passo: cercare insieme. I Magi sono un piccolo gruppo che guarda nella stessa direzione,
fissano il cielo e gli occhi delle creature, a.en alle stelle e a.en l’uno all’altro.

Il quarto passo: non temere gli errori. Il cammino dei Magi è pieno di sbagli: arrivano nella città sbagliata; parlano del bambino con l’uccisore di bambini; perdono la stella; cercano un re e trovano un bimbo, non in trono ma fra le braccia della madre. Eppure non si arrendono ai loro sbagli, hanno l’infinita pazienza di ricominciare, finché al vedere la stella provarono una grandissima gioia. Dio seduce sempre perché parla la lingua della gioia.

Entra in casa, videro il Bambino e sua Madre…
Non solo Dio è come noi, non solo è con noi, ma è piccolo fra noi. Informatevi con cura del Bambino e fatemelo sapere perché venga anch’io ad adorarlo.

Quel re, quell’Erode, uccisore di sogni ancora in fasce, è dentro di noi: è il cinismo, il disprezzo che distrugge i sogni del cuore.

Rileggiamo le parole di Erode in posivo. Ma tu hai trovato il Bambino? Cerca ancora, accuratamente, nei libri, nell’arte, nella storia, nel cuore delle cose; cerca nel Vangelo, nella stella e nella parola, cerca nelle persone, e in fondo alla speranza; cerca con cura, fissando gli abissi del cielo e del cuore, e poi fammelo sapere perché venga anch’io ad adorarlo. Aiutaci a trovarlo e arriveremo, con i nostri piccoli doni e con tu.a la fierezza dell’amore, e proteggiamo i sogni da tu gli Erodi della storia e del cuore.

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 52

Echi di Vita N°52 – LA FAMIGLIA DI NAZARET ‘SCUOLA’ di AMORE

Maria e Giuseppe cercano per tre giorni il loro ragazzo: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Tuo padre e io angosciati ti cercavamo”.
La famiglia di Nazaret la sentiamo vicina anche per questa sua fragilità, perché alterna giorni sereni, tranquilli e altri drammatici, come accade in tutte le famiglie, specie con figli adolescenti, come era Gesù. Maria più che rimproverare il figlio, vuole capire: perché ci hai fatto questo? Perché una spiegazione c’è sempre, e forse molto più bella e semplice di quanto
temevi. Un dialogo senza risentimenti e senza accuse: di fronte ai genitori, che ci sono e si vogliono bene -le due cose che importano ai figli- c’è un ragazzo che ascolta e risponde. Grande cosa il dialogo, anche faticoso: se le cose sono dificili a dirsi, a non dirle diventano ancora più dificili.

Non sapevate che devo occuparmi d’altro da voi? I figli non sono nostri, appartengono a Dio, al mondo, alla loro vocazione, ai loro sogni. Un iglio non deve impostare la propria vita in funzione dei genitori, è come fermare la ruota della creazione.

Non lo sapevate? Ma come, me lo avete insegnato voi il primato di Dio! Madre, tu mi hai insegnato ad ascoltare angeli! Padre, tu mi hai raccontato che talvolta la vita dipende dai sogni, da una voce: alzati, prendi il bambino e sua madre e fuggi in Egitto.

Ma essi non compresero. E tuttavia Gesù tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. C’è incomprensione, c’è un dolore che pesa sul cuore, eppure Gesù torna con chi non lo capisce. Afferma: Io ho un altro Padre e tuttavia sta con questo padre. E cresce dentro una famiglia santa e imperfetta, santa e limitata. E noi ci meravigliamo di non capirci nelle nostre case?

Si può crescere in bontà e saggezza anche sottomessi alla povertà del mio uomo o della mia donna, ai perché inquieti di mio iglio, ai limiti dei genitori.

Gesù lascia il tempio e i maestri della Legge e va con Giuseppe e Maria, maestri di vita; lascia gli interpreti dei libri, e va con chi interpreta la vita, il grande Libro. Per anni impara l’arte di essere uomo guardando i suoi genitori vivere.

Da chi imparare la vita? Da chi ci aiuta a crescere in sapienza e grazia, cioè nella capacità di stupore ininito.

I maestri veri non sono quelli che metteranno ulteriori lacci o regole alla mia vita, ma quelli che mi daranno ulteriori ali. Mi daranno la capacità di volare. Di seguire lo Spirito, il vento di Dio. La casa è il luogo del primo magistero, dove i igli imparano l’arte più importante, quella che li farà felici: l’arte di amare.

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 51

Echi di Vita N°51 – NATALE, L’UOMO HA DIO NEL SANGUE

Nell’ultimo tratto di strada verso Natale ci fa da guida santa Maria, una ragazza gravida di Dio. Maria si mise in viaggio in fretta. L’amore ha sempre fretta. Va leggera, portata dal futuro che è in lei, e insieme pesante di vita nuova. Quel peso che mette le ali e fa nascere il canto.

Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. E l’anziana, anche lei colma di una vita impensabile, è riempita di Spirito, perché Maria porta Dio con sé e contagia d’assoluto chiunque incontra: benedetta tu fra le donne, che sono tutte benedette.

E dove Dio giunge, c’è un sussulto del cuore, come per il piccolo Giovanni; dove Dio giunge scende una benedizione, che è una forza di vita che dilaga dall’alto, che produce crescita d’umano e moltiplicazione di vita, in tutte le sue forme.

Due donne sono i primi profeti del nuovo testamento. Allora Maria canta: magnifica l’anima mia il Signore. Che mi piace tradurre così: cerco nel cuore le più belle parole per il mio Dio. Le più belle che so, le migliori che ho. L’anima danza per il mio amato.

Maria sente Dio venire come un tuffo al cuore, come un passo di danza a due, una stanchezza finita per sempre, un vento che fa fremere la vela della vita. M’incanta che la presenza di Dio produca
poi l’effetto di una forza di vita e di giustizia dirompente, che scardina la storia, che investe il mondo dei ricchi e lo capovolge; investe la storia dei potenti e li rende uguali a tutti gli altri, senza troni, ritornati in sé, finalmente.

Questo è il Vangelo che, raccontando la visita di Maria ad Elisabetta, racconta anche che tutte le nostre visite, fatte o accolte, hanno il passo di Dio. Ognuno portatore di Dio, perché Dio
cerca madri per incarnarsi ancora.

Il Natale è certezza e memoria che c’è della santità in ogni carne, che ogni corpo è una finestra di cielo, che l’uomo ha Dio nel sangue; che dentro il battito umile e testardo del suo cuore batte un altro cuore, e non si spegnerà più.

Saper riconoscere tutto questo è celebrare il Natale nella verità del suo evento. Auguri!

Don Alfredo Di Stefano

 

 

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 50

Echi di Vita N°50 – BRUCERA’ LA PAGLIA CON UN FUOCO INESTINGUIBILE

La morale che Giovanni il Battista insegna al popolo è solo la via per giungere fino a Cristo Gesù. È quella conversione basilare che apre il cuore ad accogliere la luce vera che viene dal Messia.

L’amore inizia con il dare una tunica a chi non ce l’ha o con l’offrire da mangiare a chi è affamato. Si manifesta con il non maltrattare e non estorcere niente a nessuno. Con l’accontentarsi delle proprie paghe, con il non esigere più di quanto è stato fissato.

Per ogni categoria, ogni professione, ogni ministero vi è un minimo che mai si deve omettere. Nell’omissione non si cammina verso Cristo. Vi è stagnazione nella falsità. Si vive di una immoralità che potrebbe non avere limiti.

Quando il minimo della giustizia tra gli uomini non viene osservato, quando l’amore basilare viene trascurato, il cuore inizia il suo indurimento. Quando esso diviene di pietra, non c’è più limite
né per l’immoralità né per l’idolatria. Con il cuore duro l’uomo è capace di qualsiasi abominio, nefandezza, malvagità. Il minimo della moralità va sempre richiesto.

Dal minimo si deve sempre partere. Chi è corpo di Cristo vive da vero corpo di Cristo, si nutre di Eucarisa, abita nello Spirito Santo, non sente il peso della morale di Gesù. È una morale dolce,
soave, leggera.

Quella di Gesù sarà una morale per un uomo che sarà battezzato in Spirito Santo e fuoco. Ci battezzerà nel fuoco dell’amore divino che dovrà bruciare in ogni vizio, peccato, in modo da poter manifestare la bellezza della divina carità nelle parole e nelle opere, in ogni luogo e in ogni tempo.

Egli è Dio nella sua Persona e natura divina. Per questo è più grande di Giovanni, più forte, tanto forte da non essere degno neanche di slegare i lacci dei suoi sandali. Il Padre ha costituito il suo Messia giudice universale.

Lui domani separerà grano e paglia. Il grano lo porrà nei suoi granai. La paglia la brucerà con fuoco inestinguibile.

Tolto Cristo nella sua verità umana, eterna, divina, universale, nulla più rimane, né la Chiesa né la sua religione.

Tutto viene inghiotito dalla falsità. Per questo noi attendiamo la vera salvezza.

 

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