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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 17

2019 – Echi di Vita N°17 – QUELLA PACE CHE SGORGA DALLE FERITE

Venne Gesù, a porte chiuse. C’è aria di paura in quella casa, paura dei Giudei, ma anche e soprattutto paura di se stessi, di come lo avevano abbandonato, tradito, rinnegato così in fretta.

Eppure Gesù viene. L’abbandonato ritorna da quelli che sanno solo abbandonare, il tradito si mette di nuovo nelle mani di chi lo ha tradito.

«E sta in mezzo a loro». Ecco da dove nasce la fede cristiana, dal fatto che Gesù sta lì, dal suo esserci qui, vivo, adesso. Il ricordo, per quanto appassionato, non basta a rendere viva una persona, al massimo può far nascere una scuola di pensiero. La fede nasce da una presenza, non da una rievocazione.

«Venne Gesù e si rivolge a Tommaso» Nel piccolo gregge cerca proprio colui che dubita: «Metti qua il tuo dito, stendi la tua mano, tocca!». Ecco Gesù: non si scandalizza di tutti i nostri dubbi, non si impressiona per la nostra fatica di credere, non pretende una fede piena, ma si avvicina a me.

 

A Tommaso basta questo gesto. Chi si fa vicino, tende le mani, non ti giudica ma ti incoraggia, è Gesù. Non ti puoi sbagliare!

Tommaso si arrende. Si arrende alle ferite che Gesù non nasconde, anzi esibisce: il foro dei chiodi, toccalo; lo squarcio nel fianco, puoi entrarci con una mano; piaghe che non ci saremmo aspettati, pensavamo che la Risurrezione avrebbe cancellato, rimarginato e chiuso le ferite del Venerdì Santo.

E invece no! Perché la Pasqua non è l’annullamento della Croce, ma ne è la continuazione, il frutto maturo, la conseguenza. Le ferite sono l’alfabeto del suo amore.

Il Risorto non porta altro che le ferite del Crocifisso, da esse non sgorga più sangue, ma luce. Penso alle ferite di tanta gente, per debolezza, per dolore, per disgrazia. Le ferite sono sacre, c’è Dio nelle ferite.

Tommaso si arrende alla pace, la prima parola che da otto giorni accompagna il Risorto: Pace a voi! Non un augurio, non una semplice promessa, ma una affermazione: la pace è qui, è in voi, è iniziata.

Quella sua pace scende ancora sui cuori stanchi, e ogni cuore è stanco, scende sulla nostra vicenda di dubbi e di sconfitte, come una benedizione immeritata e felice.

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 16

2019 – Echi di Vita N°16 – NON CERCATE TRA I MORTI

«Nel primo giorno della settimana, al mattino presto, le donne si recarono al sepolcro».

Il loro amico e maestro, l’uomo amato che sapeva di cielo, che aveva spalancato per loro orizzonti infiniti, è chiuso in un buco nella roccia. Hanno visto la pietra rotolare. Tutto finito.

Ma loro, Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo e «le altre che erano con loro» (Lc 24,10), lo amano anche da morto, per loro il tempo dell’amore è più lungo del tempo della vita. Vanno, piccolo gregge spaurito e coraggioso, a prendersi cura del corpo di Gesù, con ciò che hanno, come solo le donne sanno: hanno preparato, nel grande sabato, cerniera temporale tra la vita e la morte, gli aromi per la sepoltura. Ma il sepolcro è aperto; vuoto e risplendente nell’alba, e fuori è primavera. Non capiscono. Ed ecco due angeli a rimettere in moto il racconto: «perché cercate tra i morti Colui che è vivo? Non è qui. È risorto». Che bello questo “non è qui”!

Lui è, ma non qui; lui è, ma va cercato fuori, altrove; è in giro per le strade, è in mezzo ai viventi, è “colui che vive”, un Dio da sorprendere nella vita.

È dovunque, eccetto che fra le cose morte.

Si è svegliato, si è alzato, è vivo: è dentro i sogni di bellezza, in ogni scelta per un più grande amore, è nei gesti di pace, nel pane spezzato, nella fame di giustizia, nel grido vittorioso del bambino che nasce, nell’ultimo respiro del morente.

E chi vive una vita come la sua avrà in dono la sua stessa vita indistruttibile.

Ma non bastano angeli. Il segno che le farà credere è un altro: «Ricordatevi come parlò quando era in Galilea». Ed esse, con lui dalla prima ora, “si ricordarono delle sue parole”. E tutto esplode: le donne credono, perché ricordano. Credono per la parola di Gesù, non per quella degli angeli. Credono prima di vedere, come ogni discepolo. Hanno custodito le sue parole, perché le amano: in noi vive solo ciò che ci sta a cuore, vive a lungo ciò che è molto amato, vive per sempre ciò che vale più della vita.

La fede delle donne diventa immediatamente “annuncio” e “racconto” agli undici e a tutti gli altri. Straordinaria doppia missione delle discepole «annunciarono tutto questo»: è la buona notizia. Come per le donne nell’alba di Pasqua così anche per noi la memoria amorosa del Vangelo, amare molto la sua Parola, è il principio per ogni incontro con il Risorto.

Con l’abbraccio pasquale, un augurio sincero e fraterno.

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 15

2019 – Echi di Vita N°15 – DA UN CUORE SQUARCIATO LA SALVEZZA

Uomini vanno a Dio nella loro tribolazione, piangono per aiuto, chiedono pane.

Così fan tutti, tutti. Uomini vanno a Dio nella sua tribolazione.

Esigenza di ogni vera innamorata sequela non è ammirare il Signore, ma accompagnarlo, mentre si consegna alla Notte, mentre è l’Abbandonato che si abbandona all’Altro per gli altri: è il grande principio biblico della imitazione di Dio.

E so che non capirò mai del tutto, ma so anche che Cristo non è venuto nel mondo perché lo comprendessimo, ma perché ci aggrappassimo a lui, afferrandoci alla croce e lasciandoci semplicemente trasportare da lui, su in alto verso il grande Regno della vita.

«Tu che hai salvato gli altri, salva te stesso, se sei il Cristo».

Per ben tre volte queste parole aggrediscono il crocifisso. Sono il ritornello fascinoso e terribile che accompagna Gesù dai giorni del deserto: «se sei il Cristo, fai un miracolo, conquistaci, imponiti, sii il più forte, scendi dalla croce – lo dicono tutti, capi, soldati, malfattore – allora crederemo che sei tu il Messia».

Qualsiasi uomo, qualsiasi re, potendolo, scenderebbe dalla croce. Lui, no. Solo un Dio non scende dal legno, solo il nostro Dio. Il nostro è il Dio differente: è il Dio che entra nella tragedia umana, entra nella morte perché là va ogni suo amato figlio.

Sale sulla croce per essere con me e come me, perché io possa essere con lui e come lui. Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, deve all’uomo che è in croce. Perché l’amore conosce molti doveri, ma il primo di questi è di essere con l’amato. Qualsiasi altro gesto ci avrebbe confermato in una falsa idea di Dio. Solo la croce toglie ogni dubbio, è lo svelamento supremo di Dio. La croce è l’abisso dove Dio diviene l’amante.

«Ricordati di me», prega la paura dell’uomo. «Sarai con me», risponde l’amore. «Ricordati di me», supplica il malfattore. «Oggi sarai con me, in paradiso», assicura l’Innocente. E si preoccupa, fin dentro l’ultima agonia, non di sé, ma di una speranza per chi gli muore a fianco.

Lì, in quel malfattore giustiziato, è stato consacrato il mistero della persona umana: nel suo limite ultimo l’uomo è ancora amabile, ancora salvato. Nessuno è perduto per sempre, nessuno potrà andare così lontano da non poter essere raggiunto: sarai con me.

Le braccia di Gesù, distese e inchiodate in un abbraccio che non può rinnegarsi, dicono solo accoglienza che non esclude, porte dell’Eden spalancate per sempre, cuore dilatato fino a lacerarsi molto prima del colpo di lancia: genesi dell’uomo in Dio.

Sono i giorni del nostro destino: l’uomo nasce dal cuore trafitto del suo creatore.

Don Alfredo Di Stefano

 

 

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 14

2019 – Echi di Vita N°14 – IL SIGNORE APRE LE PORTE DEL NOSTRO CUORE

Una trappola ben congegnata: «che si schieri, il maestro, o contro Dio o contro l’uomo».

Gli condussero una donna… e la posero in mezzo. Donna senza nome, che per scribi e farisei non è una persona, è il suo peccato; anzi è una cosa, che si prende, si porta, si mette di qua o di là, dove a loro va bene. Si può anche mettere a morte.

Sono funzionari del sacro, diventati fondamentalisti di un Dio terribilmente sbagliato. «Maestro, secondo te, è giusto uccidere…?». Quella donna ha sbagliato, ma la sua uccisione sarebbe ben più grave del peccato che vogliono punire.

Gesù si chinò e scriveva col dito per terra…, mostrando così la strada: invita tutti a chinarsi, a tacere, a mettersi ai piedi non di un codice penale ma del mistero della persona.

«Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei».

Gesù butta all’aria tutto il vecchio ordinamento legale con una battuta sola, con parole definitive e così vere che nessuno può ribattere. E se ne andarono tutti.

Allora Gesù si alza, ad altezza del cuore della donna, ad altezza degli occhi, per esserle più vicino; si alza con tutto il rispetto dovuto, e la chiama “donna”, come farà con sua madre: Nessuno ti ha condannata? Neanch’io lo faccio.

Eccolo il maestro vero, che non s’impalca a giudice, che non condanna; ma fa’ un’altra cosa: libera il futuro di quella donna, cambiandole non il passato ma l’avvenire: Va’ e d’ora in poi non peccare più: poche parole che bastano a riaprire la vita.

Il Signore sa sorprendere ancora una volta il nostro cuore fariseo: non chiede alla donna di confessare il peccato, non le chiede di espiarlo, non le domanda neppure se è pentita. È una figlia a rischio della vita, e tanto basta a Colui che è venuto a salvare. E si rivolge alla luce profonda di quella creatura, le scrive nel cuore la parola “futuro”. Le dice: «Donna, tu sei capace di amare, tu puoi amare bene, amare molto. Questo tu farai…».

Gesù sa bene che solo uomini e donne perdonati e amati possono disseminare attorno a sé perdono e amore. I due soli doni che non ci faranno più vittime. Che non faranno più vittime né fuori né dentro di noi.

Don Alfredo Di Stefano

 

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 13

2019 – Echi di Vita N°13 – DIO PERDONA CON UNA CAREZZA, UN ABBRACCIO, UNA FESTA

Un padre aveva due figli. Ogni volta questo inizio, semplicissimo e favoloso, mi affascina, come se qualcosa di importante stesse di nuovo per accadere.

Nessuna pagina al mondo raggiunge come questa la struttura stessa del nostro vivere con Dio, con noi stessi, con gli altri. L’obiettivo di questa parabola è precisamente quello di farci cambiare l’opinione che nutriamo su Dio.

Se ne va, un giorno, il più giovane, in cerca di se stesso, in cerca di felicità. La casa non gli basta, il padre e il fratello non gli bastano. E forse la sua ribellione non è che un preludio ad una dichiarazione d’amore. Quante volte i ribelli in realtà sono solo dei richiedenti amore. Cerca la felicità nelle cose, ma si accorge che le cose hanno un fondo e che il fondo delle cose è vuoto. Il prodigo si ritrova un giorno a pascolare i porci: il libero ribelle è diventato un servo, a disputarsi il cibo con le bestie.

Allora ritorna in sé, dice il racconto, chiamato dalla sua casa e dalle cose perse stando a casa. Non torna per amore, torna per fame. Non torna perché pentito, ma perché ha paura e sente la morte addosso.

Ma a Dio non importa il motivo per cui ci mettiamo in viaggio. È sufficiente che compiamo un primo passo.

L’uomo cammina, Dio corre. L’uomo si avvia, Dio è già arrivato. Infatti: il padre, vistolo di lontano, gli corse incontro… E lo perdona prima ancora che apra bocca, di un amore che previene il pentimento. Il tempo della misericordia è l’anticipo.

Si era preparato delle scuse, il ragazzo, continuando a non capire niente di suo padre. Senza guardare più al passato, senza rivangare ciò che è stato, ma creando e proclamando un futuro nuovo. Dove il mondo dice “perduto“, Dio dice “ritrovato“; dove il mondo dice “finito“, Dio dice “rinato“.

E non ci sono rimproveri, rimorsi, rimpianti. Il Padre infine esce a pregare il figlio maggiore, alle prese con l’infelicità che deriva da un cuore non sincero, un cuore di servo e non di figlio, e tenta di spiegare e farsi capire, e alla fine non si sa se ci sia riuscito.

Un padre che non è giusto, è di più: è amore, esclusivamente amore.

 

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 12

2019 – Echi di Vita N°12 – DIO AMA PER PRIMO, SENZA CONDIZIONI

Che colpa avevano quei diciotto uccisi dalla della torre di Siloe? E i tremila delle Torri gemelle? E i siriani, le vittime e i malati, sono forse più peccatori degli altri?

La risposta di Gesù è netta: smettila di immaginare l’esistenza come un’aula di tribunale. Non c’è rapporto alcuno tra colpa e disgrazia, tra peccato e malattia. La mano di Dio non semina morte, non spreca la sua potenza in castighi.

 

Ma se non vi convertite, perirete tutti. È tutta una società che si deve salvare. Non serve fare la conta dei buoni e dei cattivi, bisogna riconoscere che è tutto un mondo che non va, se la convivenza non si edifica su altre fondamenta, e non la disonestà eretta a sistema, la violenza del più forte, la prepotenza del più ricco.

Su tutti scende l’appello accorato e totale di Gesù: Amatevi, altrimenti vi distruggerete.

 

Alla serietà di queste parole fa da contrappunto la fiducia nel futuro nella parabola del fico: da tre anni il padrone attende invano dei frutti, e allora farà tagliare l’albero. Invece il contadino sapiente, che è un “futuro di cuore“, dice: «Ancora un anno di lavoro e gusteremo il frutto».

Dio è così: ancora un anno, ancora un giorno, ancora sole pioggia cure perché quest’albero è buono; quest’albero, che sono io, darà frutto.

 

Dio contadino, chino su di me, su questo mio piccolo campo, in cui ha seminato così tanto per tirar su così poco. Eppure lascia un altro anno ai miei tre anni di inutilità. Per lui il frutto possibile domani conta più della mia inutilità di oggi.

«Vedremo, forse l’anno prossimo porterà frutto». In questo ‘forse’ c’è il miracolo della fede di Dio in noi. Lui crede in me prima ancora che io dica sì.

 

Il tempo di Dio è l’anticipo, il suo è amore preveniente, la sua misericordia anticipa il pentimento. Dio ama per primo, ama in perdita, ama senza condizioni.

La sua fiducia verso di me mi sospinge in avanti. Buon cammino!

Mons. Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 11

2019 – Echi di Vita N°11 – PREGARE CAMBIA IL CUORE, DIVENTI CIO’ CHE AMI

Dal deserto al Tabor; dalla domenica dell’ombra che ci minaccia, alla domenica della luce che ci abita. Ciò che è avvenuto in Cristo avverrà in ciascuno, lui è il volto ultimo e alto dell’uomo.

Il racconto della trasfigurazione è collocato in un contesto duro e difficile.

Gesù ha appena consegnato ai suoi il primo annuncio della passione: il figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato, venire ucciso. E subito, dentro quel momento di oscurità, il vangelo ci regala il volto di Cristo che gronda luce, su cui tenere fissi gli occhi per affrontare il momento in cui la vita gronda sangue, per tutti, come per Gesù nell’orto degli ulivi.

 

   Gesù salì su di un alto monte a pregare.

La preghiera è mettersi in viaggio: destinazione Tabor, un battesimo di luce e di silenzio; un futuro più buono; approdo è il cuore di luce di Dio.

Mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto. Pregare trasforma. Pregare cambia il cuore, tu diventi ciò che contempli, ciò che ascolti, ciò che ami, Colui che preghi.

 

E’ nel contatto con il Padre che la nostra realtà si illumina e appare in tutta la sua lucentezza e profondità.

In qualche momento privilegiato, toccàti dalla gioia, dalla dolcezza di Dio, forse ci è capitato di dire, come Pietro: “Signore, che bello! Vorrei che questo momento durasse per sempre. Facciamo qui tre tende?”

E una voce interiore ci dice: è bello stare su questa terra, gravida di luce. È bello essere uomini, dentro questa umanità che pian piano si libera, cresce, ascende. È bello vivere.

 

Le parole di Pietro trasmettono una esperienza precisa: Dio è bello.

Invece Dio spesso è stato relegato a rovistare nel passato e nel peccato dell’uomo. Ora sta a noi restituirgli il suo volto solare, testimoniare un Dio bello, desiderabile, interessante.

Come san Francesco quando prega: tu sei bellezza, tu sei bellezza.

Come sant’Agostino: tardi ti ho amato bellezza tanto antica e tanto nuova.

Sarà come bere alle sorgenti della luce.

 

Davvero il cristianesimo è la religione della penitenza, della mortificazione, del sacrificio, come molti pensano?

No, il Vangelo è la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore.

Mons. Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 10

2019 – Echi di Vita N°10 – LE TENTAZIONI? NON SI EVITANO, SONO DA «ATTRAVERSARE»

L

e tentazioni di Gesù sono le forze, che mettono ogni uomo davanti alle scelte di fondo della vita. Ognuno tentato di ridurre i suoi sogni a pane, a denaro, di trasformare tutto, anche la terra e la bellezza, in cose da consumare.

Ognuno tentatore di Dio: fammi, dammi, risolvi i miei problemi, manda angeli.

Buttarsi nel vuoto e aspettare un volo d’angeli, non è fede, ma la sua caricatura: cercare il Dio dei miracoli, colui che agisce al posto mio invece che insieme con me, forza della mia forza, luce sul mio cammino.

Ognuno tentato dal piacere di comandare, decidere, arrivare più in alto. Io so la strada, dice lo Spirito cattivo: vénditi! Vendi la tua dignità e la tua libertà, baratta l’amore e la famiglia…

Le tre tentazioni tracciano le relazioni fondamentali di ogni uomo: ognuno tentato verso se stesso, pietre o pane; verso gli altri, potere o servizio; verso Dio, lui a mia disposizione.

Le tentazioni non si evitano, si attraversano. Attraversare le tentazioni significa in realtà fare ordine nella propria fede.

La prima: che queste pietre diventino pane! Non di solo pane vive l’uomo…

Il pane è buono ma più buona è la parola di Dio. Il pane è indispensabile, eppure contano di più altre cose: le creature, gli affetti, le relazioni, l’eterno in noi.

L’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

La seconda tentazione è una sfida aperta a Dio. «Buttati giù, chiedi a Dio un miracolo».

I miracoli non servono per credere.

Nella terza tentazione il diavolo rilancia: venditi alla mia logica e avrai tutto. Il diavolo fa un mercato con l’uomo: io ti do, tu mi dai. Esattamente il contrario di Dio, che ama per primo, ama in perdita, ama senza contraccambio.

Vuoi avere le folle con te? Assicura pane, potere, successo e ti seguiranno. Ma Gesù non vuole “possedere” nessuno.

Lui vuole essere amato da questi splendidi e meschini figli. Non ossequiato da schiavi obbedienti, ma amato da figli liberi, generosi e felici.

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 09

2019 – Echi di Vita N°09 – UN CIECO NON PUO’GUIDARE UN ALTRO CIECO

Il testo evangelico mette in luce, facendolo in parabole, la condotta di chi si pone a guida dei propri fratelli. L’insegnamento dì Gesù verte su forti contrasti e si rivolge ai suoi uditori per metterli in guardia contro il pericolo della presunzione che conduce alla rovina, proprio sull’esempio dei farisei che, in fatto di presunzione, non conoscevano rivali.

Queste sue parole Gesù le rivolge ai discepoli: si tratta di una parabola la quale non ha certo bisogno di spiegazioni perché smantella chiaramente un possibile atteggiamento interiore in chi si trova a esercitare un ministero di guida verso i suoi fratelli.

In controluce emerge un forte invito di Gesù all’umiltà, quella vera, per la quale chi è guida non si pone come giudice dei fratelli, ma semmai si espone volentieri alla reciproca correzione fraterna.

Dal discorso parabolico Gesù passa gradualmente a un discorso propositivo: «Il discepolo non è da più del maestro», e a un discorso provocatorio: «Perché guardi la pagliuzza… Come puoi dire al tuo fratello… Ipocrita!», illuminato, infine, dal contrasto tra «l’albero buono» e l’«albero cattivo».

L’intendimento di Gesù è quello di suscitare atteggiamenti di vita comunitaria in coloro ai quali egli affida il suo vangelo, cioè la sua proposta di vita nuova. Non si dà vera spiritualità cristiana se non nella pratica dei comandamenti e, ancor più, nell’adesione totale alla novità evangelica.

L’insegnamento di Gesù va dunque dal cuore agli atti esterni e da questi all’intimo del cuore, cioè la condotta esteriore deve coincidere con l’intenzione interiore, che procede da un cuore rinnovato e buono.

Si tratta di tre temi: primo, un cieco non può guidare un altro cieco; secondo, è zelo sbagliato voler togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello quando si ha addirittura una trave nell’occhio proprio; terzo, ogni albero si riconosce dai frutti, cioè ogni uomo si riconosce per quello che è veramente, non dalle parole che dice, ma dalle opere che compie.

Gesù mostra di rivolgere, qui, ai suoi discepoli una serie di ammonimenti che, altrove, aveva rivolto, sotto forma di rimprovero, ai farisei. È contro i farisei che aveva esclamato: Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso! Ed ecco che oggi questa esclamazione «Ipocrita!» la ritroviamo in un discorso rivolto ai suoi discepoli e, quindi, anche a noi: Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 08

2019 – Echi di Vita N°08 – L’UNICA LEGGE CAPACE DI ALLARGARE IL CUORE

Amerai i tuoi nemici. Amerai, tu per primo, non per rispondere ad un amore, ma per anticiparlo. Amerai senza aspettarti null’altro che l’amore stesso. Amerai perfino l’inamabile. Come fa Dio.

Nell’equilibrio del dare e dell’avere, nell’illusorio pareggio contabile dell’amore, Gesù introduce il disequilibrio: «Date; magnificamente, dissennatamente date; pregate, porgete, benedite, prestate, fate, per primi, in perdita, ad amici e nemici».

Se tutti amassero i loro nemici, non ci sarebbero più nemici. Se tutti porgessero l’altra guancia non ci sarebbero più guance da colpire.

«Porgi l’altra guancia»: abbassa le difese, sii disarmato, non incutere paura, mostra che non hai nulla da difendere neppure te stesso, e l’altro capirà l’assurdo di esserti nemico.

«Porgi l’altra guancia». Non la passività morbosa di chi non sa reagire, ma una precisa iniziativa: non chiudere, riallaccia la relazione, fa’ tu per primo un primo passo, perdonando, ricominciando, amando senza aspettare d’essere riamato.

Amore fattivo, quello di Gesù, amore di mani, di tuniche, di prestiti, di verbi concreti. Amore non c’è senza un «fare».

Gesù non convoca eroi nel suo regno, non uomini di fuoco e roccia, ma ogni uomo vero.

Infatti: «ciò che volete per voi, fatelo voi agli altri». Prodigiosa semplificazione della legge: io imparerò ciò che devo fare, ascoltando il mio desiderio.

E ciò che desidero per me è questo: voglio essere amato e che qualcuno mi benedica e che si preghi per me; voglio che mi sia reso bene per male e poter contare sul mantello di un amico; voglio che si abbia fiducia in me e mi si perdoni ancora; che mi si incoraggi, si abbia in stima ciò che ho di buono e come cosa di poco conto ciò che ho di cattivo.

Questo voglio per me, questo cercherò di dare agli altri. Sarà il cammino della mia perfezione.

Legge che allarga il cuore, verità dell’uomo e verità di Dio.

Don Alfredo Di Stefano

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