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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 015 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°15 – CANTI ANCORA IL GALLO

Signore Gesù,

come l’amato Giovanni

possa anch’ io nei momenti di stanchezza

reclinare il mio capo sul tuo petto

e come lui ascoltare i battiti del tuo cuore

per imparare ad amare come sai amare Tu.

 

Signore Gesù,

nel dubbio della fede

accoglimi come l’incredulo Tommaso.

Insegnami a scorgere la tua presenza

in tutto ciò che mi circonda

e a riconoscerti unico Signore mio e Dio mio.

 

Signore Gesù,

nel dolore che disorienta

fa’ che non mi dimentichi mai di te

come Pietro che per paura ti ha rinnegato.

Canti ancora il gallo per me

e mi ricordi ogni tuo gesto, ogni tua parola.

 

Signore Gesù,

se il mio passo vacilla

e il mio sguardo non ti riconosce,

chiamami per nome come nel giardino

chiamasti Maria di Magdala, tua prima apostola,

per annunciare ancora in questo tempo oscuro

la sfolgorante luce della tua Resurrezione. Amen.

 

La luce di Cristo risorto abiti nei vostri cuori, sempre.

Il parroco
don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 014 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°14 – DECIDERE COSA DIVENTARE, QUALE VITA SCEGLIERE!

La bella liturgia di stamane, le grandi liturgie del triduo pasquale, quest’anno nascoste ai nostri occhi, ci sono donate per ricordarci che la Chiesa vive di questo e che in questi giorni ci mette più profondamente le proprie radici. Con nostalgia, allora, le ricorderemo e vi partecipiamo attraverso la televisione o per via streaming.

Non si tratta soltanto di avvenimenti del passato che possiamo contemplare con animo pio, ma senza sostanziale influenza sul nostro presente. No, pur riconoscendo la loro reale portata storica, noi sappiamo che, in forza della resurrezione di Gesù e per il dono dello Spirito, quei fatti hanno un peso decisivo sulla nostra storia presente, sull’oggi della nostra vita.

Dalla lettura della Passione un dato: la fede che salva è legata al Risorto, ma per nascere deve passare attraverso l’accoglienza del Crocifisso. La croce è la porta che conduce alla resurrezione.

La parola di Dio ci aiuta a comprendere il senso del patire e del soffrire. Infatti il patire di Cristo illumina la nostra sofferenza, la rende degna di uno speciale accesso al regno dei cieli. Se la vita si colora del sangue della croce, non possiamo non accettare questa sfida che ci porta a camminare con Cristo sulla via del dolore, che è via di liberazione.

Ciò che ognuno di noi però può fare a casa è decidere di avere un po’ di più sentimenti di umanità, di umiltà, di generosità, di dono di sé, senza tristezza, senza quella pesantezza che talvolta ci prende quando dalla vita ci sentiamo chiamati ad assumere impegni, che spesso sopportiamo e basta.

No, dentro questo modo di vivere c’è un seme di vita che poi diventa quello che noi doniamo agli altri: ai nostri cari, alla Chiesa, a questo mondo, che è così com’è, ma nel quale siamo chiamati ad essere testimoni di come crediamo e di come viviamo della vita di Gesù.

Rivolgiamo il nostro osanna a Colui che nella fede già contempliamo come nostro vero ed unico Re e Signore, come redentore nostro e come colui che da trionfatore ci precede nella gloria. Le nostre acclamazioni non cesseranno perciò in questa domenica, ma diventeranno il nostro perenne rendimento di grazie, la nostra lode senza fine, che esploderanno in un gioioso Alleluia pasquale.

L’augurio è che ciascuno di noi a partire da questo momento difficile, possa sperimentare la  gioia di  questa vittoria.  E’ la vittoria della risurrezione.

 

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 013 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°13 – LE LACRIME DI DIO, FONTE D’AMORE

Lazzaro, vieni fuori! Liberatelo e lasciatelo andare. Tre parole per risorgere, tre ordini che risuonano per me: esci, liberati e vai. Con passo libero e glorioso, per sentieri nel sole, in un mondo abitato ormai dalla più alta speranza: qualcuno è più forte della morte. Questo sarà l’evento della Pasqua e ci auguriamo anche la gioia di riabbracciarci.

Gesù è faccia a faccia con l’amicizia e con la morte, con l’amore e il dolore, le due forze che reggono ogni cuore; lo vediamo coinvolto fino a fremere, piangere, commuoversi, gridare come in nessun’altra pagina del Vangelo. Di Lazzaro sappiamo solo che era fratello di Marta e Maria e che Gesù era suo amico: perché amico è un nome di Dio.

Per lui l’Amico pronuncia due tra le parole più importanti del Vangelo: «Io sono la risurrezione e la vita». Noi siamo già risorti nel Signore; risorti da tutte le vite spente e im­mobili, risorti dal non senso e dal disamore, che sono la malattia mortale dell’uomo. Prima viene questa liberazione, e da qui una vita capace di superare la morte.

Risuscitati perché amati: il vero nemico della morte non è la vita, ma l’amore. Noi tutti risorgiamo perché Qualcuno ci ama, come accade a Lazzaro riconsegnato alla vita dall’amore fino alle lacrime di Gesù.

Io invidio Lazzaro, e non perché esce dalla grotta di morte, ma perché è circondato da una folla di persone che gli vogliono bene. La sua fortuna è l’amicizia, la sua santità è essere circondato dall’amore.

Lazzaro, vieni fuori! e Lazzaro esce avvolto in bende come un neonato. Morirà una seconda volta, è vero, ma ormai gli si spalanca davanti un’altissima speranza: Qualcuno è più forte della morte.

Liberatelo e lasciatelo andare! Parole che ripete anche a ciascuno di noi: vieni fuori dal tuo piccolo angolo; liberati come si liberano le vele, come si sciolgono i nodi della paura. Liberati da ciò che ti impedisce di camminare in questo giardino che sa di primavera. Com’è attuale per questo nostro momento!

Gesù mette in fila i tre imperativi di ogni ripartenza: esci, liberati e vai! Quante volte sono morto, quante volte mi sono addormentato, mi sono chiuso in me: era finito l’olio nella lampada, era finita la voglia di amare e di vivere. In qualche grotta oscura dell’a­nima una voce diceva: non mi interessa più niente, né Dio, né amori, né altro; non vale la pena vivere.

E poi un seme ha cominciato a germogliare, non so da dove, non so perché. Una pietra si è smossa, è filtrato un raggio di sole, un grido di amico ha spezzato il silenzio, delle lacrime hanno bagnato le mie bende. E ciò è accaduto per vie misteriose.

Le attendiamo queste vie, per percorrerle e poter dire, anzi, gridare:

Dio amore

è più forte

della morte!

 

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 008 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°08 – RINUNCIARE AL RANCORE, ALLA RABBIA… BENEFICIARE DELL’AMORE DI DIO

Una serie di situazioni molto concrete: schiaffo, tunica, miglio. E soluzioni in sintonia: l’altra guancia, il mantello, due miglia.

La semplicità del vangelo!

Gesù parla della vita con le parole proprie della vita. Niente che un bambino non possa capire, nessuna teoria astratta e complicata, ma la proposta di gesti quotidiani, la santità di ogni giorno, che sa di abiti, di strade, di gesti, di polvere. E di rischio.

E poi apre feritoie sull’infinito: siate perfetti come il Padre, siate figli del Padre che fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni. Fare ciò che Dio fa, essere come il Padre, qui è tutta l’etica biblica.

E che cosa fa il Padre? Fa sorgere il sole.

Mi piace questo Dio solare, luminoso, splendente di vita, il Dio che presiede alla nascita di ogni nostro mattino. Il sole, come Dio, non si merita, si accoglie. E Dio, come il sole, si trasforma in un mistero gaudioso, da godere prima che da capire.

Fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni.

Addirittura Gesù inizia dai cattivi, forse perché i loro occhi sono più in debito di luce, più in ansia.

Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra.

Cristo degli uomini liberi, padroni delle proprie scelte anche davanti al male, capaci di disinnescare la spirale della vendetta e di inventarsi qualcosa, un gesto, una parola, che faccia saltare i piani e che disarmi.

Così semplice il suo modo di amare e così rischioso.

E tuttavia il cristianesimo non è una religione di battuti e sottomessi, di umiliati che non reagiscono. Come non lo era Gesù che, colpito, reagisce chiedendo ragione dello schiaffo. E lo vediamo indignarsi, e quante volte, per un’ingiustizia, per un bambino scacciato, per il tempio fatto mercato, per il cuore di pietra dei pii e dei devoti.

Non passività, non sottomissione debole, quello che Gesù propone è una presa di posizione coraggiosa: tu porgi, fai tu il primo passo, cercando spiegazioni, disarmando la vendetta, ricominciando, rammendando tenacemente il tessuto continuamente lacerato dalla violenza. Credendo all’incredibile: amate i vostri nemici. Gesù intende eliminare il concetto stesso di nemico. Amatevi, altrimenti vi distruggerete.

È tutto qui il Vangelo.

Violenza produce violenza, in una catena infinita. Io scelgo di spezzarla. Di non replicare su altri ciò che ho subito, di non far proliferare il male. Ed è così che inizio a liberare me nella storia.

Allora siate perfetti come il Padre… con il suo stile fatto di tenerezza, di combattiva tenerezza.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 007 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°07 – GUARIRE IL CUORE PER GUARIRE LA VITA

Avete inteso che fu detto, ma io vi dico…” Gesù non annuncia una nuova morale più esigente e impegnativa. Queste, che sono tra le pagine più radicali del Vangelo, sono anche le più umane, perché qui ritroviamo la radice della vita buona.

Il discorso della montagna vuole condurci alla radice, lungo una doppia direttrice: la linea del cuore e la linea della persona e della comunità.

Il grande principio di Gesù è il ritorno al cuore, che è il laboratorio dove si forma ciò che poi uscirà fuori e prenderà figura di parola, gesto, atto. È necessario guarire il cuore per guarire la vita.

Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adira, chiunque alimenta dentro di sé rabbie e rancori, è già omicida.

Gesù risale alla radice prima, a ciò che genera la morte o la vita. E che san Giovanni esprimerà in un’affermazione colossale: «Chi non ama suo fratello è omicida». Cioè: chi non ama uccide. Non amare qualcuno è togliergli vita; non amare è un lento morire.

Ma io vi dico: non giurate affatto; il vostro dire sia sì, sì; no, no. Dal divieto del giuramento, Gesù arriva al divieto della menzogna. Di’ la verità sempre, e non servirà più giurare. Così porta a compimento, sulla linea del cuore, le conseguenze già implicite nella legge antica.

E poi la linea della persona: Se tu guardi una donna per desiderarla, sei già adultero. Non dice: se tu, uomo, desideri una donna; se tu, donna, desideri un uomo. Il desiderio è un servitore indocile, ma importante. Dice: Chi guarda per desiderare, e vuol dire: se tu guardi solo per il tuo desiderio, se guardi il suo corpo per il tuo piacere, allora tu pecchi contro la sua persona. Tu allora sei un adultero, nel senso originario di adulterare: tu falsifichi, tu inquini, tu impoverisci la persona. Perché riduci a oggetto per te, a corpo “usa e getta” la persona, che invece è abisso, oceano, cielo, angelo, profondità, vertigine.

Pecchi non tanto contro la legge, ma contro la profondità e la dignità della persona, che è icona di Dio. Perché la legge è sempre rivelazione dei comportamenti che fanno crescere l’uomo in umanità, o che ne diminuiscono l’umanità e la grandezza, che è come dire rivelazione di ciò che rende felice l’uomo.

È un unico salto di qualità quello che Gesù propone, la svolta fondamentale: passare dalla legge alla persona, dalla persona alla comunità, (se tuo fratello..), dall’esterno all’interno, dalla religione del fare a quella dell’essere. Il ritorno al cuore, là dove nascono i grandi «perché» delle azioni.

Allora il vangelo è facile, umanissimo, anche quando dice parole come queste, che danno le vertigini.

don Alfredo Si Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 012 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°12 – CHIAMATI ALLA LUCE DELLA GIOIA DI DIO

Gesù tocca e illumina gli occhi di un mendicante che ci rappresenta tutti. Una carezza di luce che diventa carezza di libertà. Prima deve appoggiarsi agli altri, a muri, a un bastone, ai genitori, ai farisei. Finalmente, ora, senza dipendere da altri, libero, guarito, è diventato forte, non ha più paura, tiene te­sta a tutti, bada ai fatti concreti e non alle parole.

Una carezza di libertà che diventa carezza di gioia. Perché vedere è godere i volti, la bellezza, i colori. La luce è un tocco di allegria che si posa sulle cose. Come ne abbiamo bisogno in questi giorni!

Così è la fede ricevuta dal Battesimo e ravvivata in ogni Eucaristia domenicale -apprezzata in questi giorni di digiuno e di lontananza- è visione nuova delle cose, crea uno sguardo lucente che porta luce là dove si posa.

I farisei, quelli che sanno tutte le regole, non provano gioia per gli occhi nuovi del cieco perché a loro interessa la Legge e non la felicità dell’uomo: mai miracoli di sabato! Non capiscono che Dio preferisce la felicità dei suoi figli alla fedeltà alla legge, che parla il linguaggio della gioia e per questo seduce ancora.

Mettono Dio contro l’uomo ed è il peggio che possa capitare alla nostra fede. Dicono, in qualche modo, i poveri restino pure poveri, i mendicanti continuino a mendicare, i cie­chi si accontentino, purché si osservi il sabato! E invece no, gloria di Dio è un uomo che torna a vedere. E il suo lucente sguardo dà lode a Dio più di tutti i sabati.

Ed è una dura lezione: i farisei mostrano che si può essere credenti senza essere buoni; che si può essere uomini di Chiesa e non avere pietà; è possibile operare in nome di Dio e andare contro Dio. Se da una parte il cieco guarito ringrazia e loda Dio per il dono ricevuto, nei discepoli, il termine che ricorre più spesso è «peccato».

Quale la mentalità? «Sappiamo che sei peccatore; sei nato tutto nei peccati; se uno è peccatore non può fare queste cose». Avevano chiesto: «Chi ha peccato? Lui o i suoi genitori?». Il peccato è innalzato a teoria che spiega il mondo, che interpreta l’uomo e Dio.

Gesù non ci sta: «Né lui ha peccato, né i suoi genitori». Si allontana subito, immediatamente, con la prima parola, da questa visione per dichiarare come essa renda ciechi su Dio e sugli uomini. Parlerà del peccato solo per dire che è perdonato, cancellato.

Il peccato non spiega Dio. Dio è compassione, mano viva che tocca il cuore e lo apre, amore che fa nascere e ripartire la vita, che porta luce. Ascoltiamo in questi giorni il nostro cuore e capiremo che sarà il cuore stesso a dirci che siamo fatti per la luce.

don Alfredo Di Stefano

 

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 011 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°11 – DIVENTARE SORGENTE, PROGETTO DI VITA

Una brocca, un pozzo, una sorgente. Tre immagini d’acqua che si intrecciano come un crescendo, una spirale di vita che sale.

«Dammi da bere». Il Signore ha sete d’acqua in quel mezzogiorno accaldato, ma so­prattutto ha sete della nostra sete. Ha sete che noi abbiamo sete di Lui. Ha desiderio del nostro desiderio, di questa povera brocca che è il nostro cuore assetato.

«Se tu conoscessi il dono di Dio!». Donna, non vivere solo per i tuoi bisogni, fame, sete, amori, un po’ di religione, perché quando avrai soddisfatto questi tuoi bisogni fondamentali non avrai che un po’ d’acqua in una brocca, presto finita, sempre insufficiente. Non vivere senza mistero. Senza dono.

Il dono di Dio è «un’acqua viva che diventa sorgente di vita eterna». Non una brocca più grande, non un pozzo più profondo, Gesù dona alla Samaritana di ricongiungersi alla sua sorgente.

Una immagine bellissima, con l’eternità che già freme dentro quest’acqua, che tracima, che dilaga, che va, che è più di ciò che serve alla sete.

La sorgente è acqua per la sete degli altri. La sorgente non è possesso, è fecondità. La donna che prendeva quanta acqua serviva alla sua sete, diventa colei che dona. Capisce che non placherà la sete bevendo a sazietà, ma placando la sete d’altri; che si illuminerà illuminando altri, che riceverà gioia donando gioia.

Diventare sorgente: bellissimo progetto per ogni cuore assetato di più vita.

Ricevimi, donami, donandomi mi otterrai di nuovo: la donna abbandona la brocca e il pozzo, corre, chiama, annuncia, testimonia: «C’è uno che dice tutto, che interroga il cuore!». Nulla rivela il mistero dell’uomo quanto il mistero dei suoi amori. Al segreto di una persona si accede attraverso la rivelazione dell’amore.

Passando proprio per il suo mistero di donna -hai avuto cinque mariti-, Gesù fa nascere nella samaritana il mistero di Dio. Al cui spazio si accede per la porta del cuore. Lì si adora.

Gesù è colui che dice tutto di me, che non mi chiude nei miei fallimenti, numerosi quanto gli uomini della Samaritana, ma indica futuro, affinché anch’io, giunto al pozzo come mendicante d’acqua, me ne ritorni con coraggio e fiducia, ciò di cui abbiamo, oggi, più bisogno.

 

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 009 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°09 – GLI ANGELI INVIATI DAL SIGNORE PER PROTEGGERCI

Gesù deve scegliere che tipo di Messia diventare, la scelta decisiva di tutta la sua vita.

La prima scelta riguarda il corpo e le cose: sazia la fame, dì che queste pietre diventino pane. Pietre o pane, piccola alternativa che Gesù spalanca. E dice: vuoi diventare più uomo, vivere meglio? Non inaridire la vita a ricerca di beni, di roba. Sogna, ma non ridurre mai i tuoi sogni a cose e denaro.

«Non di solo pane vivrà l’uomo». C’è dentro di noi un di più, creature, affetti, un pezzetto di Dio. Il pane è buono ma più buona è la parola di Dio, il pane è vita ma più vita viene dalla bocca di Dio. Dalla bocca di Dio, dalla sua parola è venuta la luce, il cosmo con sua bellezza e le creature. Dalla bocca di Dio è venuto il soffio che ci fa vivi.

La seconda proposta tocca la relazione con Dio. Buttati giù, provoca un miracolo! è una sfida, attraverso ciò che sembra il massimo della fede e invece ne è la caricatura, è la ricerca di un Dio magico a proprio servizio. Mostra un miracolo, la gente ama i miracoli, e ti verranno dietro. Il diavolo è seduttivo, si presenta come un amico che vuole aiutare Gesù a fare meglio il messia. Gesù risponde: non metterai alla prova Dio. Ed è la mia fede: io credo che Dio è con me, ogni giorno, mia forza e mio canto.

La terza posta in gioco è il potere sugli altri: prostrati davanti a me e avrai il mondo ai tuoi piedi. Il diavolo fa un mercato, al contrario di Dio, che non fa mai mercato dei suoi doni. E quanti lo hanno ascoltato, facendo mercato di se stessi, in cambio di carriera, una poltrona, denaro facile. Il Satana dice: vuoi cambiare il mondo con l’amore? Sei un illuso! Assicura agli uomini pane, miracoli e un leader, e li avrai in mano. Ma Gesù non cerca uomini da do­minare, vuole figli liberi e amanti. Per Gesù ogni potere è idolatria.

Il diavolo allora si allontana e angeli si avvicinano e lo servono. Avvicinarsi e servire, le azioni da cui si riconoscono gli angeli.

Se in questa Quaresima ognuno si avvicina ad una persona che ha bisogno, ascoltando, accarezzando, servendo, allora vedremmo la nostra terra assomigliare ad un nido di angeli.

Il Signore manda angeli ancora, in ogni casa, a chiunque non voglia accumulare e dominare: sono quelli che sanno inventare una nuova carezza, hanno occhi di luce, e non scappano. Sono quelli che mi sorreggeranno con le loro mani, instancabili e leggere, tutte le volte che inciamperò.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 006 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°06 – IL SALE E LA LUCE: RADICI DI VERO FUTURO

Dio è luce: una delle più belle definizioni di Dio.

Ma il Vangelo oggi rilancia: anche voi siete luce. Una delle più belle definizioni dell’uomo.

E non dice: voi dovete essere, sforzatevi di diventare, ma voi siete già luce.

La luce non è un dovere, ma il frutto naturale in chi ha respirato Dio.

La Parola mi assicura che in qualche modo misterioso e grande, grande ed emozionante, noi tutti, con Dio in cuore, siamo luce da luce, proprio come proclamiamo di Gesù nella professione di fede: Dio da Dio, luce da luce.

Io non sono né luce né sale, lo so bene, per lunga esperienza. Eppure il Vangelo parla di me a me, e dice: Non fermarti alla superficie, cerca in profondità, verso la cella segreta del cuore; là, al centro di te, troverai una lucerna accesa, una manciata di sale. Per pura grazia. Non un vanto, ma una responsabilità.

Voi siete la luce, non io o tu, ma voi. Quando un io e un tu s’incontrano generando un noi, quando due sulla terra si amano, nel noi della famiglia dove ci si vuol bene, nella comunità accogliente, nel gruppo solidale è conservato senso e sale del vivere.

Come mettere la lampada sul candelabro? Tutto un incalzare di azioni: non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, ma occupati della città e della tua gente, illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri e guarirà la tua vita.

Voi siete il sale, che ascende dalla massa del mare rispondendo al luminoso appello del sole. Allo stesso modo il discepolo ascende, rispondendo all’attrazione dell’infinita luce divina. Ma poi discende sulla mensa, perché se resta chiuso in sé non serve a niente: deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi.

Il sale dà sapore. «Sapere» è molto più che «conoscere»: è avere il sapore di Cristo. E accade quando Cristo, come sale, è disciolto dentro di me; quando, come pane, penetra in tutte le fibre della vita e diventa mia parola, mio gesto, mio cuore.

Il sale conserva. Gesù non dice voi siete il miele del mondo, un generico buonismo che rende tutto accettabile, ma il sale, qualcosa che è una forza, un istinto di vita che penetra le scelte, si oppone al degrado delle cose, e rilancia ciò che merita futuro.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 005 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°05 – GESU’, LA LUCE PREPARATA PER I POPOLI

Maria e Giuseppe portano Gesù al tempio per presentarlo al Signore, ma non fanno nemmeno in tempo a entrare che subito le braccia di un uomo e di una donna se lo con-tendono: Gesù non appartiene al tempio, egli appartiene all’uomo.
È nostro, di tutti gli uomini e le donne as-setati, di quelli che non smettono di cercare e sognare mai, come Simeone; di quelli che sanno vedere oltre, come Anna, e incantarsi davanti a un neonato, perché sentono Dio come futuro.
Gesù non è accolto dai sacerdoti, ma da un anziano e un’anziana senza ruolo, due in-namorati di Dio che hanno occhi velati dalla vecchiaia ma ancora accesi dal desiderio.
È la vecchiaia del mondo che accoglie fra le sue braccia l’eterna giovinezza di Dio.
Lo Spirito aveva rivelato a Simeone che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia. Parole che lo Spirito ha con-servato nella Bibbia perché io le conservassi nel cuore: tu non morirai senza aver visto il Signore. La tua vita non si spegnerà senza risposte, senza incontri, senza luce.
Verrà anche per me il Signore, verrà come aiuto in ciò che fa soffrire, come forza di ciò che fa partire. Io non morirò senza aver visto l’offensiva di Dio, l’offensiva del bene, già in atto, di un Dio all’opera tra noi, lievito nel nostro pane.
Simeone aspettava la consolazione di Israele. Lui sapeva aspettare, come chi ha speranza. Come lui il cristiano è il contrario di chi non si aspetta più niente, ma crede tena-cemente che qualcosa può accadere.
Se aspetti, gli occhi si fanno attenti, penetranti, vigili e vedono: ho visto la luce prepa-rata per i popoli. Ma quale luce emana da questo piccolo figlio della terra?
La luce è Gesù, luce incarnata, carne illu-minata, storia fecondata. La salvezza non è un opera particolare, ma Dio che è venuto, si lascia abbracciare dall’uomo, mescola la sua vita alle nostre. E a quella di tutti i popoli, di tutte le genti…
La salvezza non è un fatto individuale, che riguarda solo la mia vita: o ci salveremo tutti insieme o periremo tutti.
Simeone dice poi tre parole immense a Maria, e che sono per noi: egli è qui come caduta e risurrezione, come segno di contrad-dizione.
Cristo come caduta e contraddizione.
Caduta dei nostri piccoli o grandi idoli, che fa cadere in rovina il nostro mondo di ma-schere e bugie, che contraddice la quieta me-diocrità, il disamore e le idee false di Dio.
Cristo come risurrezione: forza che mi ha fatto ripartire quando avevo il vuoto dentro e il nero davanti agli occhi. Risurrezione della nobiltà che è in ogni uomo, anche il più per-duto e disperato.
Il rito della luce saprà far vedere che ogni cosa è illuminata da Cristo.

don Alfredo Di Stefano

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