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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 43

2021 – Echi di Vita N°43 – CREDERE FA BENE, CRISTO GUARISCE TUTTA L’ESISTENZA

Un ritratto tracciato con tre drammatiche pennellate: cieco, mendicante, solo.

Un mendicante cieco: l’ultimo della fila, un relitto inchiodato nel buio sul ciglio di una strada di Gerico. Poi improvvisamente tutto si mette in moto: passa Gesù e si riaccende il motore della vita, soffia un vento di futuro. Con il Signore c’è sempre un “dopo“.

E Bartimèo comincia a gridare: Gesù, abbi pietà. Non c’è grido più evangelico, non preghiera più umana e bruciante: pietà dei miei occhi spenti, di questa vita perduta. Sèntiti padre, sèntiti madre, ridammi vita.

Ma la folla fa muro al suo grido: taci!

Il grido di dolore è fuori luogo. Terribile pensare che davanti a Dio la sofferenza sia fuori luogo, che il dolore sia fuori programma.

Eppure per tanti di noi è così, da sempre, perché i poveri disturbano, ci mostrano la faccia oscura e dura della vita, quel luogo dove non vorremmo mai essere e dove temiamo di cadere. Invece il cieco sente che un altro mondo è possibile, e che Gesù ne possiede la chiave. Infatti il rabbi ascolta e risponde, ascolta e rilancia.

E si libera tutta l’energia della vita. Notiamo come ogni gesto da qui in avanti sembra eccessivo, esagerato: Bartimèo non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza da terra, ma balza in piedi.

La fede è questo: un eccesso, un’eccedenza, un di più illogico e bello. Qualcosa che moltiplica la vita: «Sono venuto perché abbiate il centuplo in questa vita». Credere fa bene. Cristo guarisce tutta l’esistenza.

Anzi il cieco comincia a guarire prima di tutto nella compassione di Gesù, nella voce che lo accarezza.

Guarisce come uomo, prima che come cieco. Perché qualcuno si è accorto di lui.

Qualcuno lo tocca, anche solo con la voce. Ed egli esce dal suo naufragio umano: l’ultimo comincia a riscoprirsi uno come gli altri, inizia a vivere perché chiamato con amore.

La guarigione di Bartimèo prende avvio quando «balza in piedi» e lascia ogni sostegno, per precipitarsi, senza vedere, verso quella voce che lo chiama: guidato, orientato solo dalla parola di Cristo, che ancora vibra nell’aria.

Anche noi cristiani ci orientiamo nella vita come il cieco di Gerico, senza vedere, solo sull’eco della Parola di Dio, che continua a seminare occhi nuovi, occhi di luce, sulla terra.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 42

2021 – Echi di Vita N°42 – UN DIO VENUTO PER SERVIRE L’UOMO

Vangelo dei paradossi perenni, della più sorprendente auto­definizione di Gesù: «venuto per servire».

Tutto nasce dal fatto che Giovanni il teologo, il discepolo amato, chiede di essere al primo posto: la ricerca del primo posto è una passione così forte che penetra e avvolge il cuore di tutti. Pericolosamente: «Non sapete quello che chiedete!».

Non avete capito ancora a cosa andate incontro, quali argine rompete con questa domanda, che cosa scatenate con questa fame di potere.

Per il Vangelo, invece, essere alla destra e alla sinistra di Cristo, vuol dire occupare due posti sul Golgota, quell’ultimo venerdì; vuol dire essere con Gesù lungo tutta la sua vita, quando è voce di Dio e bocca dei poveri, e fa dei piccoli i principi del suo Regno, quando è disarmato amore.

Stare a destra e a sinistra di questa vita vuol di­re bere alla coppa di chi ama per primo, ama in perdita, ama senza contare e calcolare.

Con Gesù, tutto ciò che sappiamo dell’amore è che l’amore è tutto.

«Sono venuto per essere servo». La più spiazzante di tutte le definizioni di Dio. Parole da vertigine: Dio mio servitore!

Dio non tiene il mondo ai suoi piedi, è inginocchiato Lui ai piedi delle sue creature.

I grandi della storia erigono troni al proprio ego smisurato, Dio non ha troni, cinge un asciugamano e vorrebbe fasciare le ferite della terra con bende di luce.

Non cercarlo al di sopra dei cieli: è disceso e si dirama nelle vene del mondo, non sopra di te ma in basso, il più vicino possibile alla tua piccolezza.

Perché essere sopra l’altro è la massima distanza dall’altro.

L’Onnipotente può solo ciò che l’amore può: servire ogni respiro, invece di mietere le nostre povere messi, seminare ancora ad ogni stagione.

Capovolgimento, punto di rottura dei vecchi pensieri su Dio e sull’uomo. Appare un tutt’altro modo di essere da cui germina la parola di Gesù: «Tra voi non sia così!».

Tra voi una storia altra, un altro cuore! E farai così, perché così fa Dio.

Ma quale pensiero se pensiamo alla brocca e all’asciugamano!

È così duro servire ogni giorno, custodire germogli, vegliare sui primi passi della luce, benedire ciò che nasce. Il cuore è subito stanco. Non resta che lasciarsi abitare da lui, irradiare di vangelo.

Se Dio è nostro servitore, servizio è il nome nuovo della storia, il nome segreto della civiltà.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 41

2021 – Echi di Vita N°41 – LA LIBERTA’ CHE IL GIOVANE RICCO NON HA CAPITO

Un tale corre incontro al Signore.

Corre, con un gesto bello, pieno di slancio e desiderio. Ha grandi domande e grandi attese. Vuole sapere se è vita o no la sua. E alla fine se ne andrà spento e deluso. Triste, perché ha un sogno ma non il coraggio di trasformarlo in realtà.

Che cosa ha cambiato tutto?

Le parole di Gesù: Vendi quello che hai, dallo ai poveri, e poi vieni.

I veri beni, il vero tesoro non sono le cose ma le persone. Per arrivarci, il percorso passa per i comandamenti, che sono i guardiani, gli angeli custodi della vita: non uccidere, non tradire, non rubare. Ma tutto questo l’ho sempre fatto. Eppure non mi basta. Che cosa mi manca ancora?

Il ricco vive la beatitudine degli insoddisfatti, cui manca sempre qualcosa, e per questo possono diventare cercatori di tesori.

Allora Gesù guardandolo, lo amò.

Lo ama per quell’eppure, per quella inquietudine che apre futuro e che ci fa creature di domanda e di ricerca. Una cosa ti manca, va’, vendi, dona…

Quell’uomo non ha un nome, è un tale, di cui sappiamo solo che è molto ricco. Il denaro si è mangiato il suo nome, per tutti è semplicemente il giovane ricco. Nel Vangelo altri ricchi hanno incontrato Gesù: Zaccheo, Levi, Lazzaro, Susanna, Giovanna. E hanno un nome perché il denaro non era la loro identità. Che cosa hanno fatto di diverso questi, che Gesù amava, cui si appoggiava con i dodici?

Hanno smesso di cercare sicurezza nel denaro e l’hanno impiegato per accrescere la vita attorno a sé. È questo che Gesù intende: tutto ciò che hai dallo ai poveri!

Più ancora che la povertà, la condivisione. Più della sobrietà, la solidarietà. Il problema è che Dio ci ha dato le cose per servircene e gli uomini per amarli. E noi abbiamo amato le cose e ci siamo serviti degli uomini…

Quello che Gesù propone non è tanto un uomo spoglio di tutto, quanto un uomo libero e pieno di relazioni.

Libero, e con cento legami. Come nella risposta a Pietro: Signore, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio? Avrai in cambio una vita moltiplicata. Che si riempie di volti: avrai cento fratelli e sorelle e madri e figli…

Seguire Cristo non è un discorso di sacrifici, ma di moltiplicazione: lasciare tutto ma per avere tutto. Il Vangelo chiede la rinuncia, ma solo di ciò che è zavorra che impedisce il volo.

Messaggio attualissimo: la scoperta che il vivere semplice e sobrio spalanca possibilità inimmaginabili.

Allora capiamo che Dio è gioia, libertà e pienezza, che «il Regno verrà con il fiorire della vita in tutte le sue forme» (Vannucci).

Che ogni discepolo può dire: «con gli occhi nel sole/ a ogni alba io so/ che rinunciare per te/ è uguale a fiorire» (Marcolini).

 

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 40

2021 – Echi di Vita N°40 – NON RIPUDIAMO IL SOGNO DI FIO

Una domanda trabocchetto: è lecito o no a un marito ripudiare la moglie?

I farisei conoscono bene la legge di Mosè; sanno però che esiste un conflitto tra norma e vita, e molto dolore tra le donne ripudiate, e mettono alla prova Gesù in questa strettoia tra la regola e la vita, tra il sabato e l’uomo: starà con la legge o con la persona?

Gesù risponde rilanciando in alto, ci porta subito oltre lecito e illecito, oltre le strettoie di una vita immaginata come esecuzione di ordini, come ob­bedienza a norme. Ci porta a respirare un sogno, l’aria degli inizi: in principio, prima della durezza del cuore, non fu così: non è bene che l’uomo sia solo!

Nel regno della bellezza e della gratuità, nel cuore dell’Eden, Dio scopre un non­bene, una mancanza che precede la colpa originale, un male più antico del peccato: la solitudine, il primo nemico della vita.

A Lui interessa che nessuno sia soffocato dalle spire della solitudine: «gli voglio fare un aiuto che gli sia simile».

«Aiuto» è parola bellissima che riempie i salmi, che deborda dalle profezie, gridata nel pericolo, invocata nel pianto, molto più di un supplemento di forza o di speranza, indica una salvezza possibile e vicina.

Eva e Adamo sono l’uno per l’altro «aiuto simi­le», salvezza che cammina a fianco, una carne sola. In principio, prima della durezza del cuore, era così.

L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto. Non contaminare il sogno di Dio, ecco l’imperativo.

Ma questo non avviene a causa di una sanzione giuridica che ratifica la fine di un patto nuziale, ma accade a monte, per cento eventi, per quei comportamenti che producono l’indurimento del cuore e  non  sanno  mantenere  vivo  l’amore: l’infedeltà,

la mancanza di rispetto, l’offesa alla dignità, l’essere l’uno per l’altro non causa di vita ma di morte quotidiana.

Un matrimonio che non si divide non è una norma difficile da osservare, è «vangelo», lieta notizia che l’amore è possibile, che può durare oltre, che il cuore tenero è capace di un sogno che non svanisce all’alba, e che è secondo il cuore di Dio.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 39

2021 – Echi di Vita N°39 – TUTTO IL VANGELO IN UN BICCHIERE D’ACQUA

Maestro, quell’uomo guariva e liberava, ma non era dei nostri, non era in regola, e noi glielo abbiamo impedito.

Come se dicessero: i malati non sono un problema nostro, si arrangino, prima le regole. I miracoli, la salute, la libertà, il dolore dell’uomo possono attendere.

Non era, non sono dei nostri. Tutti lo ripetono: gli apostoli di allora, i partiti, le chiese, le nazioni, i sovranisti. Separano. Invece noi vogliamo seguire Gesù, l’uomo senza barriere, il cui progetto si riassume in una sola parola, comunione con tutto ciò che vive: non glielo impedite, perché chi non è contro di noi è per noi.

Chiunque aiuta il mondo a fiorire è dei nostri. Chiunque trasmette libertà è mio discepolo. Si può essere uomini che incarnano sogni di Vangelo senza essere cristiani, perché il regno di Dio è più vasto e più profondo di tutte le nostre istituzioni messe insieme.

Gesù invita i suoi a passare dalla contrapposizione ideologica alla proposta gioiosa, disarmata, fidente del Vangelo. A imparare a godere del bene del mondo, da chiunque sia fatto; a gustare le buone notizie, bellezza e giustizia, da dovunque vengano. A sentire come dato a noi il sorso di vita regalato a qualcuno: chiunque vi darà un bicchiere d’acqua non perderà la sua ricompensa. Chiunque, e non ci sono clausole, appartenenze, condizioni.

La vera distinzione non è tra chi va in chiesa e chi non ci va, ma tra chi si ferma accanto all’uomo bastonato dai briganti, si china, versa olio e vino, e chi invece tira dritto.

Un bicchiere d’acqua, il quasi niente, una cosa così povera che tutti hanno in casa.

Gesù semplifica la vita: tutto il Vangelo in un bicchiere d’acqua.

Di fronte all’invasività del male, Gesù conforta: al male contrapponi il tuo bicchiere d’acqua; e poi fidati: il peggio non prevarrà.

Se il tuo occhio, se la tua mano ti scandalizzano, tagliali… metafore incisive per dire la serietà con cui si deve aver cura di non sbagliare la vita e per riproporre il sogno di un mondo dove le mani sanno solo donare e i piedi andare incontro al fratello.

Un mondo dove fioriscono occhi più luminosi del giorno, dove tutti sono dei nostri, tutti amici della vita, e, proprio per questo, tutti secondo il cuore di Dio.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 38

2021 – Echi di Vita N°38 – VERGINE MADRE, FIGLIA DEL TUO FIGLIO…

umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura.

Chissà se questi versi bellissimi che Dante pone sulle labbra di San Bernardo al termine del suo viaggio nel Paradiso, avranno ispirato l’autore di questo antico affresco!

E’, infatti, dell’inizio del ‘400, realizzato da un certo Antonio d’Alatri ed era, quasi certamente, nell’altare di destra della nostra antica chiesa parrocchiale su al Castello.

Esso mostra la Vergine seduta in trono che allatta il Bambino, affiancata da San Giovanni Battista che col dito indica Gesù e da Santa Caterina d’Alessandria con la palma del suo martirio. In alto un volo di angeli (malamente ridipinti in tempi successivi) e un tondo con la Crocifissione.

L’affresco, salvatosi dalla demolizione voluta da Ugo Boncompagni che nel 1630 trasferì la parrocchia nella parte bassa del paese, fu reincorniciato e posto sull’unico altare dell’attuale Cappella voluta da Ippolita Ludovisi, moglie di Gregorio II.

Fu poi coperto dalla tela seicentesca (foto a ds) che eravamo abituati a vedere, raffigurante la Vergine col Bambino insieme a San Domenico di Guzman e a San Tommaso d’Aquino, ora spostata sulla parete di sinistra.

Si sapeva della sua esistenza e tanta era la curiosità. Ora, grazie alla famiglia Viscogliosi, attuali proprietari del Castello, abbiamo la possibilità di godere di ambedue i “tesori” d’arte e di fede.

E lo facciamo in questi giorni di festa, che coincidono anche con la chiusura del ciclo di incontri che la nostra Parrocchia ha voluto dedicare a Dante Alighieri, proprio nella Corte del Castello con un momento di preghiera, di musica e di riflessione sull’Inno alla Vergine.

Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra ‘ mortali, se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ ali.

La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fïate liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate.

Canto XXXIII Paradiso vv 1-21

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 37

2021 – Echi di Vita N°37 – QUELLA DOMANDA: CHI SONO PER TE?

La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo? Dicono che sei un profeta: una creatura di fuoco e roccia, di fuoco e luce, come Elia, come il Battista; dicono che sei voce di Dio e suo respiro. Gesù non si sofferma oltre su ciò che dice la gente. Lui sa che la verità non risiede nei sondaggi d’opinione.

E pone la grande domanda, quella che fa vivere la fede: E voi, chi dite che io sia?

Una domanda da custodire e amare, perché il Signore ci educa alla fede attraverso domande: tu, con il tuo cuore, la tua storia, il tuo peccato e la tua gioia, tu, cosa dici di Gesù?

Ora non servono più libri o formule di catechismo; ognuno uscito dalle mani di Dio, ognuno caduto e risorto, affamato e incamminato deve dare la sua risposta. La Bibbia è piena di nomi di Dio -pastore, sorgente, fuoco, rugiada, vino, amante, braccio forte, carezza-

A Dio si addicono tutti i nomi.

Un salmo lo chiama «roccia e nido» (84,4); un altro «sole e scudo» (5,13), ma è ancora «ciò che la gente dice», anche se con parole sante.

C’è un ultimo nome, il nome che gli dà il mio patire e il mio gioire, che contiene il mio sapore di Dio, che viene dall’averlo molto cercato, qualche volta sentito, in qualche modo sfiorato con le dita dell’anima: tu sei il Cristo. Non una persona di ieri, come Elia o il Battista, non un ricordo, niente sei tra le cose passate.

Ma Cristo cos’è «per me»?

Per me vivere è Cristo, ha detto Paolo. Perme, adesso, Cristo significa vivere. Già solo nominarlo equivale a confortare e intensificare la vita: più Cristo equivale a più io.

E cominciò a insegnare loro che il figlio dell’uomo doveva molto soffrire.

Pietro si ribella, come mi ribello anch’io. Un Dio di molto patire non è ciò che mi attendevo. Posso seguire le indicazioni spirituali di Gesù, le sue regole morali mi convincono, mi seduce un Gesù guaritore e camminatore, accogliente e amicale, libero come nessuno, posso avere gli stessi suoi sentimenti.  Ma la croce!

La croce è l’impensabile di Dio, il mezzo più scandalosamente povero, ma è anche l’abisso dove Dio diviene l’amante, amore fino alla fine, senza inganno alcuno, Dio affidabile.

Solo allora i discepoli capiranno chi è Gesù: disarmato amore, crocifisso amore, e per questo vincente.

Se qualcuno vuol venire dietro di me, prenda su di sé una vita che sia simile alla mia, che sia croce e dono, non per patire di più, ma per far fiorire di più la zolla di terra del cuore, e poi essere nella vita datore di vita. Come Lui.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 36

2021 – Echi di Vita N°36 – LA BELLEZZA DI APRIRSI A DIO E AGLI ALTRI

Portarono a Gesù un sordomuto.

Un uomo imprigionato nel silenzio, che non può comunicare, chiuso. Eppure privilegiato: non ha nessun merito per ciò che gli sta per accadere, ma ha degli amici, una piccola comunità di gente che gli vuol bene e lo porta davanti a Gesù.

Il sordomuto, icona di ognuno che venga alla fede, racconta così il percorso di guarigione per ogni credente.

Allora Gesù lo prese in disparte, lontano dalla folla. È la prima azione. Io e te soli, sembra dire. Ora sono totalmente per te, ora conti solo tu. Li immagino occhi negli occhi, e Gesù che prende quel volto fra le sue mani.

E seguono gesti molto corporei e delicati: Gesù pose le dita sugli orecchi del sordo. Non il braccio o la mano, ma le dita, come l’artista che modella delicatamente il volto che ha plasmato. Come una carezza.

Poi con la saliva toccò la sua lingua. Gesto intimo, coinvolgente: ti dò qualcosa di mio, qualcosa che sta nella bocca dell’uomo, insieme al respiro e alla parola, simboli dello Spirito.

Gesù, all’opera con il corpo dell’uomo, mostra che i nostri corpi sono laboratorio del Regno, luogo santo di incontro con il Signore.

Guardando quindi verso il cielo… gli disse: Effatà, cioè: Apriti! Come si apre una porta all’ospite, una finestra al sole, le braccia all’amore.

Apriti, come si apre uno scrigno prezioso. Apriti agli altri e a Dio, anche con le tue ferite, che possano diventare feritoie, attraverso le quali passi il vento della vita.

Il primo passo per guarire, è abbandonare le chiusure, le rigidità, i blocchi, aprirsi: Effatà. Esci dalla tua solitudine, dove ti pare di essere al sicuro, e che invece non solo è pericolosa, è molto di più, è mortale.

E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

Prima gli orecchi. Simbolo eloquente: sa parlare solo chi sa ascoltare. Gli altri parlano, ma mentre lo fanno innalzano barriere di incomprensione. Primo servizio da rendere a Dio e all’uomo è l’ascolto. Senza, non c’è parola vera.

Nella Bibbia leggiamo di una preghiera così bella da incantare il Signore. Di questa sola è detto che il Signore rimane affascinato.

Nella notte che precede l’incoronazione, il giovane Salomone chiede a Dio: «Donami un cuore docile, un cuore che ascolta!»

E Dio risponde, felice: «Poiché non mi hai chiesto ricchezza, né potenza, né lunga vita, tutto questo avrai insieme al dono di un cuore che ascolta!»

Dono da chiedere sempre. Instancabilmente, per il sordomuto che è in noi: donaci, Signore un cuore che ascolta. Perché è solo con il cuore che si ascolta, e nasceranno parole profumate di vita e di cielo.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 35

2021 – Echi di Vita N°35 – IL CUORE DI PIETRA, LA MALATTIA MENO DIAGNOSTICATA

Gesù, eri sicuro di trovarlo sui problemi di frontiera dell’uomo, in ascolto del grido della terra, all’incontro con gli ultimi, attraversando con loro i territori delle lacrime e della malattia: dove giungeva, in villaggi o città o campagne, gli portavano i malati e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccavano venivano salvati.

Da qui veniva Gesù, portava negli occhi il dolore dei corpi e delle anime, l’esultanza incontenibile dei guariti, e ora farisei e scribi vorrebbero rinchiuderlo dentro piccolezze come mani lavate o no, questioni di stoviglie e di oggetti!

Si capisce come la replica di Gesù sia dura: ipocriti! Voi avete il cuore lontano! Lontano da Dio e dall’uomo.

Il grande pericolo, per i credenti di ogni tempo, è di vivere una religione dal cuore lontano e assente, nutrita di pratiche esteriori, di formule e riti; che si compiace dell’incenso, della musica, degli ori delle liturgie, ma non sa soccorrere gli orfani e le vedove.

Il cuore di pietra, il cuore lontano insensibile all’uomo, è la malattia che il Signore più teme e combatte. Il vero peccato per Gesù è innanzitutto il rifiuto di partecipare al dolore dell’altro.

Quello che lui propone è il ritorno al cuore, una religione dell’interiorità:

Non c’è nulla fuori dall’uomo che entrando in lui possa renderlo impuro, sono invece le cose che escono dal cuore dell’uomo.

Gesù scardina ogni pregiudizio circa il puro e l’impuro, quei pregiudizi così duri a morire. Ogni cosa è pura: il cielo, la terra, ogni cibo, il corpo dell’uomo e della donna. Come è scritto “Dio vide e tutto era cosa buona”. Ogni cosa è illuminata, al cuore, la possibilità di rendere pure o impure le cose, di sporcarle o di illuminarle.

Via le sovrastrutture, i formalismi vuoti, che lui chiama «tradizione di uomini». Libero e nuovo ritorni il Vangelo, liberante e rinnovatore.

Che respiro di libertà con Gesù!

Apri il Vangelo ed è come una boccata d’aria fresca dentro l’afa pesante dei soliti, ovvii discorsi.

Scorri il Vangelo e ti sfiora il tocco di una perenne freschezza, un vento creatore che ti rigenera, perché sei arrivato, sei ritornato al cuore felice della vita.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 34

2021 – Echi di Vita N°34 – LE PAROLE DI GESU’ ? FANNO VIVA LA VITA

«Forse volete andarvene anche voi?».

Affiora tristezza nelle parole di Gesù, la consapevolezza di una crisi tra i suoi. Ma anche fierezza e sfida, e soprattutto un appello alla libertà di ciascuno: siete liberi, andate o restate, ma scegliete!

Gesù non dice quello che devi fare, quello che devi essere, ma ti pone le domande che guariscono dentro: che cosa accade nel tuo cuore? cosa vive in te? Che cosa vuoi per davvero?

Pietro a nome nostro risponde: «Tu solo hai parole di vita eterna». Tu solo. Ed esclude un mondo intero di illusioni, di seduzioni. Nessun altro c’è al centro della speranza, a fondamento del cuore. Tu sei stato l’affare migliore della mia vita.

Hai parole: non solo le pronunci, ma le hai, sono tue, sei tu la loro sorgente. Ed è una cosa povera e splendida la parola: solo una vibrazione nel vento, un soffio leggero, ma che sa spalancare la pietra del sepolcro, che apre strade e nuvole e incontri, porta carezze e incendi, che dall’inizio crea.

«Tu solo hai parole di vita». Parole che fanno viva finalmente la vita. Intuisco che qui è la perla, il tesoro: Cristo è un incremento di umano in noi, intensificazione di vita.

L’uomo non vive di solo pane, ma di ciò che viene dalla bocca di Dio.

Vengono Parole che danno vita al cuore, che allargano, dilatano, purificano il cuore, ne sciolgono la durezza. Che danno vita alla mente, perché la mente vive di verità altrimenti si ammala, vive di libertà altrimenti appassisce, sincere e libere come nessuno. Parole che danno vita allo spirito, a questa anima assetata.

Dio è spirito ed è Lui che viene quando viene la sua Parola. Parole che danno vita anche al corpo perché in Lui siamo, viviamo e respiriamo: togli il tuo respiro e siamo subito polvere.

La Parola che crea universi, che disegna mondi, che semina futuri, la Parola di Dio opera in voi che credete. Orienta, illumina, traccia strade, chiama, seduce, semina, abbatte le chiusure.

E sono parole di vita eterna: Cristo dona eternità a tutto ciò che di più bello l’uomo porta nel cuore.

Da chi mai potremmo andare? Pietro poteva tornare alla sua barca. Betsaida è lì accanto, ma quello era appena sopravvivere, non era vivere davvero e per sempre, non c’è barca che valga o trasporti l’eternità del cuore.

«Tu solo hai parole che fanno viva la vita!» Dichiarazione di amore geloso ed esclusivo come un seme di fuoco, geloso ed esultante come un seme di eternità.

don Alfredo Di Stefano

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