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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 05

2023 – Echi di Vita N°05 – FELICITA’, PAROLA-CHIAVE DELLE BEATITUDINI

Le nove Beatitudini sono il cuore del Vangelo.

Al cuore del Vangelo c’è per nove volte la parola felicità, c’è un Dio che si prende cura della gioia dell’uomo, tracciandogli i sentieri. Come al solito, inattesi, controcorrente, e restiamo senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole.

Sono la nostalgia prepotente di un tutt’altro modo di essere uomini, il sogno di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori puri.

Queste nove parole sono la bella notizia, l’annuncio gioioso che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.

Le beatitudini sono il più grande atto di speranza del cristiano.

Quando vengono proclamate sanno ancora affascinarci, poi usciamo di chiesa e ci accorgiamo che per abitare la terra, questo mondo aggressivo e duro, ci siamo scelti il manifesto più difficile, incredibile, stravolgente e contromano che l’uomo possa pensare.

La prima dice: beati voi poveri.

E ci saremmo aspettati: perché ci sarà un capovolgimento, perché diventerete ricchi.

No. Il progetto di Dio è più profondo e vasto.

Beati voi poveri, perché vostro è il Regno, già adesso, non nell’altra vita!

Beati, perché c’è più Dio in voi, c’è più libertà, meno attaccamento all’io e alle cose.

Beati perché custodite la speranza di tutti. In questo mondo dove si fronteggiano nazioni ricche fino allo spreco e popoli poverissimi, un esercito silenzioso di uomini e donne preparano un futuro buono: costruiscono pace, nel lavoro, in famiglia, nelle istituzioni; sono ostinati nel proporsi la giustizia, onesti anche nelle piccole cose.

La seconda è la beatitudine più paradossale: Beati quelli che sono nel pianto.

Felicità e lacrime mescolate insieme, forse indissolubili. Dio è dalla parte di chi piange ma non dalla parte del dolore!

Un angelo misterioso annuncia a chiunque piange: il Signore è con te.

Dio non ama il dolore, è con te nel riflesso più profondo delle tue lacrime per moltiplicare il coraggio, per fasciare il cuore ferito, nella tempesta è al tuo fianco, forza della tua forza.

La parola chiave delle beatitudini è felicità.

Dio non solo è amore, non solo misericordia, Dio è anche felicità.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 04

2023 – Echi di Vita N°04 – L’AMORE DI DIO E’ LA CURA DELLA NOSTRA TRISTEZZA

Giovanni il Battista è stato appena arrestato, è accaduto qualcosa di minaccioso che, anziché impaurire e rendere prudente Gesù, lo fa uscire allo scoperto, a dare il cambio a Giovanni.

Gesù abbandona famiglia, casa, lavoro, lascia Nazaret per Cafarnao, non porta niente con sé, solo un annuncio. Che riparte da là dove Giovanni si era fermato: convertitevi perché il regno dei cieli è vicino.

Sono le parole inaugurali del Vangelo, generative di tutto il resto.

Convertitevi. Noi interpretiamo come «pentitevi», mentre è l’invito a rivoluzionare la vita: cambiate logica, spostatevi, non vedete dove vi porta questa strada?

È l’offerta di un’opportunità: venite con me.

Questo regno si è fatto vicino. È come se Gesù dicesse: tenete gli occhi bene aperti perché è successo qualcosa di importantissimo! Giratevi verso la luce, perché la luce è già qui. Dio è qui, come una forza che circola ormai, che non sta ferma, come un lievito, un seme, un fermento.

Il Vangelo termina con la chiamata dei quattro pescatori e la promessa: vi farò pescatori di uomini.

Con che cosa, con quale rete pescheranno gli uomini?

   Il Vangelo è la chiave: è possibile vivere meglio, per tutti, perché la sua parola risponde alle necessità più profonde delle persone. Perché quando è narrato adeguatamente e con bellezza, sicuramente il Vangelo risponde ai bisogni più profondi dei cuori e mette a disposizione un tesoro di vita e di amore, che non inganna, che non delude.

La conclusione del brano di oggi è una sintesi affascinante della vita di Gesù.

Camminava e annunciava la buona novella, camminava e guariva la vita.

Gesù cammina verso di noi, gente delle strade, incontro a noi, gente dalla vita ordinaria e mostra con ogni suo gesto che Dio è qui, con amore. E questa è l’unica cosa che guarisce la vita.

Questo sarà anche il nostro annuncio, a ciascuno dire: Dio è con te, con amore.

don Alfredo Di Stefano

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2023 – Echi di Vita N°03 – UN AGNELLO CHE PORTA LA TENEREZZA DIVINA

Giovanni vedendo Gesù venire…

Poter avere, come lui, occhi di profeta e so che non è impossibile perché vi è un pizzico di profeta nei recessi di ogni esistenza umana; vedere Gesù mentre viene, eternamente incamminato lungo il fiume dei giorni; mentre viene negli occhi dei fratelli uccisi come agnelli; mentre viene lungo il confine tra bene e male dove si gioca il tuo e, in te, il destino del mondo.

Vederlo venire (come ci è stato concesso a Natale) pellegrino dell’eternità, nella polvere dei nostri sentieri di guerra, sparpagliato per tutta la terra, da dove non se ne andrà mai più.

Ecco l’agnello, il piccolo del gregge, l’ultimo nato che ha ancora bisogno della madre e si affida al pastore, che vuole crescere con noi e in mezzo a noi.

Non è il «leone di Giuda», che viene a sistemare i malvagi e i prepotenti, ma un piccolo Dio che non può e non vuole far paura a nessuno; che non si impone, ma si propone e domanda solo di essere accolto.

Accolto come il racconto della tenerezza di Dio. Viene e porta la rivoluzione della tenerezza, porta un altro modo possibile di abitare la terra, vivendo una vita libera da inganno e da violenza.

Amatevi, dirà, altrimenti vi distruggerete, è tutto qui il Vangelo.

Ecco l’agnello, inerme e più forte di tutti gli Erodi della terra. Una sfida a viso aperto alla violenza, alla sua logica, al disamore che è la radice di ogni peccato. Viene l’Agnello di Dio, e porta molto di più del perdono, porta se stesso: Dio nella carne, il suo cuore dentro il nostro cuore, respiro dentro il respiro, per sempre.

E toglie il peccato del mondo.

Il verbo è al declinato al presente: ecco Colui che instancabilmente, infallibilmente, giorno per giorno, continua a togliere, a raschiare via, adesso ancora, il male dell’uomo. E in che modo toglie il male? Con la minaccia e il castigo? No, ma con lo stesso metodo vitale, positivo con cui opera nella creazione.

Per vincere il buio della notte Dio incomincia a soffiare sulla luce del giorno; per vincere il gelo accende il suo sole; per vincere la zizzania del campo si prende cura del buon grano; per demolire la menzogna Lui passa libero, disarmato, amorevole fra le creature.

Il peccato è tolto: nel Vangelo il peccato è presente e tuttavia è assente.

Gesù ne parla solo per dirci: è tolto, è perdonabile sempre!

E come Lui, il discepolo non condanna, ma annuncia un Dio che dimentica se stesso dietro una pecora smarrita, un bambino, un’adultera. Che muore per loro e tutti li catturerà dentro la sua risurrezione.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - ECHI DI VITA 2023 N 02 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°02 – SPIRITO E ACQUA PER LA VITA CHE SORGE

Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli, e vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba sopra di lui.

   Lo Spirito e l’acqua sono le più antiche presenze della Bibbia.

 

Il primo movimento della vita nella Bibbia è una danza dello Spirito sulle acque. Come una colomba che cerca il suo nido, che cova la vita che sta per nascere.

Da allora sempre lo Spirito e l’acqua sono legati al sorgere della vita. Per questo sono presenti nel Battesimo di Gesù e nel nostro Battesimo: come vita sorgente.

 

Di quale vita si tratta?

Lo spiega la Voce dal cielo: Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento.

 

Figlio è la prima parola. Ogni figlio vive della vita del padre, non ha in se stesso la propria sorgente, viene da un altro.

Battesimo significa immersione: siamo stati immersi dentro la Sorgente, ma non come due cose separate ed in fondo estranee, come il vestito e il corpo, ma per diventare un’unica cosa, come l’acqua e la Sorgente, come il tralcio e la Vite.

Il nostro abitare in Dio dopo che Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi, il mio Natale dopo il suo Natale.

 

Amato è la seconda parola.

Prima che tu agisca, prima di ogni merito, che tu lo sappia o no, ogni giorno appena ti svegli, il tuo nome per Dio è «amato». Immeritato amore, che precede ogni risposta, lucente pregiudizio di Dio su ogni creatura.

 

Mio compiacimento è la terza parola.

Termine raro e prezioso che significa: tu – figlio – mi piaci.

C’è dentro una gioia, un’esultanza, una soddisfazione, c’è un Dio che trova piacere a stare con me e mi dice: tu, gioia mia!

E mi domando quale gioia posso regalare al Padre, io che l’ho ascoltato e non mi sono mosso, che non l’ho mai raggiunto e già perduto, e qualche volta l’ho perfino tradito.

Solo un amore immotivato spiega queste parole. E un giorno quando arriverò davanti a Dio ed Egli mi guarderà, so che vedrà un pover’uomo, nient’altro che una canna incrinata, il fumo di uno stoppino smorto.

Eppure so che ripeterà proprio a me quelle tre parole: Figlio mio, amore mio, gioia mia.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - ECHI DI VITA 2023 N 01 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°01 – MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

La prima lettura biblica del nuovo anno fa scendere su di noi una benedizione colma di luce, in cui prendere respiro per l’avvio del nuovo anno. Il Signore parlò a Mosè, ad Aronne, ai suoi figli e disse: Voi benedirete i vostri fratelli. Voi benedirete: per prima cosa, che lo meritino o no, voi li benedirete.

Dio ci raggiunge non proclamando dogmi o impartendo divieti, ma benedicendo. La sua benedizione è una energia, una forza, una fecondità di vita che scende su di noi, ci avvolge, ci penetra, ci alimenta. Dio chiede anche a noi, figli di Aronne nella fede, di benedire uomini e storie, il blu del cielo e il giro degli anni, il cuore dell’uomo e il volto di Dio.

Mio e tuo compito per l’anno che viene: benedire i fratelli! Se non impara a benedire, l’uomo non potrà mai essere felice. E come si fa a benedire?

Dio stesso ordina le parole: Il Signore faccia risplendere per te il suo volto.

Che cosa è un volto che risplende? Forse poca cosa, eppure è l’essenziale. Perché il volto è la finestra del cuore, racconta cosa ti abita. Brilli il volto di Dio, scopri nell’anno che viene un Dio luminoso, un Dio solare, ricco non di troni, di leggi, di dichiarazioni, ma il cui più vero tabernacolo è la luminosità di un volto.

Un Dio dalle grandi braccia e dal cuore di luce.

La benedizione di Dio non è salute, denaro, fortuna, prestigio, lunga vita ma, molto semplicemente, è la luce. La luce è tante cose, lo capiamo guardando le persone che hanno luce e che emanano bontà, generosità, bellezza, pace.

Dio ci benedice ponendoci accanto persone dal volto e dal cuore luminosi.

Continua la Bibbia: Il Signore ti faccia grazia. Cosa ci riserverà l’anno che viene?

Io non lo so, ma di una cosa sono certo: Il Signore mi farà grazia, che vuol dire: il Signore si rivolgerà verso di me, si chinerà su di me, mi farà grazia di tutti gli sbagli, di tutti gli abbandoni; camminerà con me, nelle mie prove si abbasserà su di me, mio confine di cielo, perché non gli sfugga un solo sospiro, una sola lacrima.

Qualunque cosa accadrà quest’anno, Dio sarà chino su di me e mi farà grazia.

Otto giorni dopo Natale ritorna lo stesso racconto di quella notte: Natale non è facile da capire. Facciamoci guidare allora da Maria, che custodiva e meditava tutte queste cose nel suo cuore; che cercava il filo d’oro che tenesse insieme gli opposti: una stalla e «una moltitudine di angeli», una mangiatoia e un «Regno che non avrà fine». Come lei, come i pastori, anche noi salviamo almeno lo stupore: a Natale il Verbo è un neonato che non sa parlare, l’Eterno è appena il mattino di una vita, l’Onnipotente è un bimbo capace solo di piangere. Dio ricomincia sempre così, con piccole cose e in alto silenzio.

Benedetti da Dio, auguri di un anno di pace!

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - ECHI DI VITA 2022 N 52 - Evidenza

2022 – Echi di Vita N°52 – UN AUGURIO PER UNA CULLA PIENA DI SORRISI E DI PACE!

Accadde che una giovane coppia giunge a Betlemme, la città che ha visto nascere il re Davide. È un censimento ad averli portati laggiù, forse un censimento regionale, un modo che, da sempre, i potenti hanno di manifestare la loro autorità per imporre i tributi.

Un gruppo di pastori, persone poco raccomandabili indurite dal lavoro, che rabbini del tempo paragonano ai pubblicani, considerati bugiardi e inaffidabili, ricevono l’annuncio: gli sconfitti, i perdenti, i condannati.

La ragazza partorisce, lava il bambino, lo avvolge nelle fasce, lo depone nella mangiatoia. Nessuna lucina misteriosa, nessun prodigio, nessun effetto speciale.

Dio nasce come ogni bambino, la salvezza ci giunge nel più banale dei modi. E i pastori cercheranno una mangiatoia per riconoscere il Messia. E gli astronomi una stella.

Dio si fa incontrare là dove siamo, parla ai nostri cuori con il linguaggio che conosciamo. È il nostro sguardo che cambia, è la luce del nostro cuore che sa vedere al di là dell’apparenza.

Ecco il nostro Dio: è un neonato con i pugni chiusi e la pelle arrossata, gli occhi che mal sopportano la luce e la piccola bocca che cerca l’acerbo seno della madre.

È un bambino impotente, fragile, che va lavato e scaldato, cambiato e baciato, ed è tenuto a contatto della pelle ruvida del padre, Giuseppe, che lascia l’emozione inumidirgli gli occhi per poi tornare alla concretezza di una situazione problematica. Non dona, chiede, non ha deliri di onnipotenza, ha svestito i panni della regalità, li ha deposti ai piedi della nostra inquieta umanità. Non gli angeli, ma una ragazza inesperta e generosa si occupa di lui.

Se preso sul serio, il Natale ci mette in crisi.    Ci interroga.

Dio che si fa accessibile, incontrabile, neonato fragile e indifeso, demolisce i nostri infiniti pregiudizi su Dio.

Dio non è lontano.

Dio è diventato uomo esattamente per cambiare la nostra vita. Per svelarci chi è lui. Perché vedendo lui, capiamo chi siamo noi.  Eppure Dio è diventato uomo esattamente per cambiare la nostra vita. Per svelarci chi è lui. Perché vedendo lui, capiamo chi siamo noi.

Dio diventa uomo perché l’uomo diventi come Dio, come hanno scritto i padri della Chiesa d’Oriente.

Dio diventa uomo, aggiungo, perché, l’uomo, finalmente, impari a diventare uomo. Dov’è Dio? ci chiedono in tanti, inseguiti dalla loro paura, dal dubbio, dall’incertezza.

Perché non sorridere, come eravamo piccoli, mentre preghiamo davanti al nostro piccolo presepe, perché non partecipare, con gioia, alla celebrazione eucaristica in parrocchia e sorridere con la semplicità degli auguri, mentre con stupore guardiamo i bei presepi, che sono lì per noi ?

Eccolo, Dio. Nello sguardo e nel cuore di tanti, la culla dove Egli continua a nascere.

don Alfredo di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - ECHI DI VITA 2022 N 51 - Evidenza

2022 – Echi di Vita N°51 – IL SOGNO DI GIUSEPPE, UN GESTO D’AMORE

Secondo il Vangelo di Luca l’Annunciazione è fatta a Maria. Secondo Matteo, invece,  l’angelo parla a Giuseppe.

Chi ha ragione?

Sovrapponiamo i due Vangeli e scopriamo che l’annuncio è fatto alla coppia, allo sposo e alla sposa insieme, al giusto e alla vergine innamorati.

Dio non ruba spazio alla famiglia, la coinvolge tutta; non ferisce l’armonia, cerca invece un sì plurale, che diventa creativo perché è la somma di due cuori, di molti sogni e moltissima fede.

Dio è all’opera nelle nostre relazioni, parla dentro le famiglie, dentro le nostre case, nel dialogo, nel dramma, nella crisi, nei dubbi, negli slanci, nelle oasi di verità e di amore che sottraggono il cuore al deserto.

Maria si trovò incinta, dice Matteo.

Sorpresa assoluta della creatura che arriva a concepire l’inconcepibile, il proprio Creatore.

Qualcosa però strazia il cuore di Giuseppe: non volendo accusarla pubblicamente, pensa di ripudiarla in segreto. Ma è insoddisfatto della decisione presa, perché è innamorato di Maria, e continua a pensare a lei, presente fin dentro i suoi sogni.

Giuseppe, l’uomo dei sogni, non parla mai, ma sa ascoltare il proprio profondo, i sogni che lo abitano: anzi, l’uomo giusto ha gli stessi sogni di Dio.

Non temere di prendere con te Maria, tua sposa.

Non temere, non avere paura, sono le prime parole con cui nella Bibbia Dio apre il dialogo con gli uomini: la paura è il contrario della fede, della paternità, del futuro, della libertà. Perché Dio non fa paura; se hai paura, non è da Dio.

Giuseppe prende con sé la madre e il bambino, preferisce l’amore per Maria, e per Dio, al suo amor proprio. La sua grandezza è amare qualcuno più di se stesso, il primato dell’amore.

Per amore di Maria, scava spazio nel suo cuore e accoglie quel bambino non suo. E diventa vero padre di Gesù, anche se non è il genitore.

Generare un figlio è facile, ma essergli padre e madre, amarlo, farlo crescere, farlo felice, insegnargli il mestiere di uomo, è tutta un’altra avventura.

Padri e madri si diventa nel corso di tutta la vita. Ogni giorno di vita offerto è una annunciazione quotidiana. Ogni figlio che nasce ci guarda con uno sguardo in cui ci attende tutta l’eternità.

Dio ci benedice ponendoci accanto persone come angeli, annunciatori dell’infinito, e talvolta -per i più forti tra noi- ponendoci accanto persone che hanno bisogno, un enorme bisogno di noi.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 50

2022 – Echi di Vita N°50 – IL MONDO HA BISOGNO DI CREDENTI CREDIBILI

Sei tu, o ci siamo sbagliati?

Giovanni, il profeta granitico, il più grande, non capisce. Troppo diverso quel cugino di Nazaret da ciò che la gente, e lui per primo, si aspettano dal Messia. Dov’è la scure tagliente? E il fuoco per bruciare i corrotti?

Il dubbio, però, non toglie nulla alla grandezza di Giovanni e alla stima che Gesù ha per lui. Perché non esiste una fede che non allevi dei dubbi: io credo e dubito al tempo stesso, e Dio gode che io mi ponga e gli ponga domande.

Io credo e non credo, e lui si fida.

Sei tu? Ma se anche dovessi aspettare ancora, sappi che io non mi arrendo, continuerò ad attendere. La risposta di Gesù non è una affermazione assertiva, non pronuncia un “sì” o un “no”, prendere o lasciare.

La sua pedagogia consiste nel far nascere in ciascuno risposte libere e coinvolgenti.

Infatti dice: guardate, osservate, aprite lo sguardo; ascoltate, fate attenzione, tendete l’orecchio.

Rimane la vecchia realtà, eppure nasce qualcosa di nuovo; si fa strada, dentro i vecchi discorsi, una parola ancora inaudita.

Dio crea storia partendo non da una legge, fosse pure la migliore, non da pratiche religiose, ma dall’ascolto del dolore della gente: ciechi, storpi, sordi, lebbrosi guariscono, ritornano uomini pieni, totali.

Dio comincia dagli ultimi. È vero, è una questione di germogli. Per qualche cieco guarito, legioni d’altri sono rimasti nella notte. È una questione di lievito, un pizzico nella pasta; eppure quei piccoli segni possono bastare a farci credere che il mondo non è un malato inguaribile.

Gesù non ha mai promesso di risolvere i problemi della terra con un pacchetto di miracoli. L’ha fatto con l’Incarnazione, perdendo se stesso in mezzo al dolore dell’uomo, intrecciando il suo respiro con il nostro. E poi ha detto: voi farete miracoli più grandi dei miei. Se vi impastate con i dolenti della terra. La fede è fatta di due cose: di occhi che sanno vedere il sogno di Dio, e di mani operose come quelle del contadino che aspetta il prezioso frutto della terra.

Cosa siete andati a vedere nel deserto? Un bravo oratore? Un trascinatore di folle? No, Giovanni è uno che dice ciò che è, ed è ciò che dice; in lui messaggio e messaggero coincidono.

Questo è il solo miracolo di cui la terra ha bisogno, di credenti credibili.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 49

2022 – Echi di Vita N°49 – IL NUOVO BATTESIMO E’ L’IMMERSIONE NEL MARE DI DIO

Giovanni il Battista predicava nel deserto della Giudea dicendo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.

Gesù cominciò a predicare lo stesso annuncio: “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino”.

Tutti i profeti hanno gli occhi fissi nel sogno, nel regno dei cieli che è un mondo nuovo intessuto di rapporti buoni e felici. Ne percepiscono il respiro vicino: è possibile, è ormai iniziato. Su quel sogno ci chiedono di osare la vita, ed è la conversione.

Si tratta di tre annunci in uno, e tra tutte la parola più calda di speranza è l’aggettivo «vicino».

Dio è vicino, è qui, prima buona notizia: il grande Pellegrino ha camminato, ha consumato distanze, è vicinissimo a te.

Dio è accanto, a fianco, si stringe a tutto ciò che vive, rete che raccoglie insieme, in armonia, il lupo e l’agnello, il leone e il bue, il bambino e il serpente, uomo e donna, arabo ed ebreo, musulmano e cristiano, bianco e nero, per una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani.

Il regno dei cieli e la terra come Dio la sogna. Non si è ancora realizzata? Non importa, il sogno di Dio è più vero della realtà, è il nostro futuro che ci porta, la forza che fa partire.

Gesù è l’incarnazione di un Dio che si fa intimo come un pane nella bocca, una parola detta sul cuore, un respiro: infatti vi battezzerà nello Spirito Santo, vi immergerà dentro il mare di Dio, sarete avvolti, intrisi, impregnati della vita stessa di Dio, in ogni vostra fibra.

Convertitevi, ossia osate la vita, mettetela in cammino, e non per eseguire un comando, ma per una bellezza; non per una imposizione da fuori, ma per una seduzione.

Ciò che converte il freddo in calore non è un ordine dall’alto, ma la vicinanza del fuoco; ciò che toglie le ombre dal cuore non è un obbligo o un divieto, ma una lampada che si accende, un raggio, una stella, uno sguardo.

Convertitevi: giratevi verso la luce, perché la luce è già qui. Conversione, non comando ma opportunità: cambiate lo sguardo con cui vedete gli uomini e le cose, cambiate strada, sopra i miei sentieri il cielo è più vicino e più azzurro, il sole più caldo, il suolo più fertile e ci sono cento fratelli, e alberi fecondi, e miele.

Conversione significa anche abbandonare tutto ciò che fa male all’uomo, scegliere sempre l’umano contro il disumano. Come fa Gesù: per lui l’unico peccato è il disamore, non la trasgressione di una o molte regole, ma il trasgredire un sogno, il sogno grande di Dio per noi.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 48

2022 – Echi di Vita N°48 – VEGLIATE DUNQUE!

Inizia oggi un nuovo anno liturgico: l’Avvento, tempo di attesa, periodo particolare che ci invita a ripercorrere e a rivivere la storia della nostra salvezza. In queste quattro domeniche la liturgia ci solleciterà a ravvivare la nostra attesa nel Signore che «verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti».

Gesù è il «veniente» e a lui dobbiamo andare incontro con le buone opere.

Questo andare con gioia incontro al Signore è l’atteggiamento da coltivare specialmente nell’Avvento: tutti siamo invitati ad andare con gioia, con esultanza, con consapevolezza e senza indugi incontro a Lui.

La vigilanza richiede una grande capacità di preghiera e di lotta interiore per non essere intontiti, in balìa di falsi affanni, preda dello stordimento. In altre parole, il credente è chiamato a «comportarsi onestamente, come in pieno giorno». Per questo Gesù ci dà un comando: «Vegliate», cioè state attenti, camminate nella strada giusta.

Nel vangelo, l’immagine del Signore paragonato a un ladro che sopraggiunge nel cuore della notte, esprime in modo fortemente significativo la necessità di questa continua vigilanza, perché la Chiesa e i cristiani corrono continuamente il rischio di non sentire i passi di Gesù che viene e che bussa alle loro porte.

Le vie che Gesù ci ha indicato e ci indica ancora oggi sono le beatitudini, le vie della pace e della riconciliazione.

Il profeta Isaia ci ricorda: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra».

Sembra un sogno ciò che dice Isaia. Infatti la realtà quotidiana sono le guerre, le armi, le stragi. Però, in questo mondo sconvolto che sembra senza speranza, noi dobbiamo continuare a sperare ed essere tenaci operatori di pace, come lo furono i profeti, come lo fu soprattutto Gesù, nostra pace.

Chiediamo a Dio nostro Padre che risvegli in noi uno spirito vigilante, affinché ci aiuti a camminare sulle sue vie secondo la sua volontà.

don Alfredo di Stefano

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