Author : E. Redazione

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 29 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°29 – LA ‘SEMINA’ DIVINA NON ESCLUDE NESSUNO

Come immaginiamo la vita e il mondo?

Tutto ha origine da una grande semina, tutto ha origine dall’amore che semina, tutto ha origine dal germinare, dal crescere, dal maturare.

Tutta la vita è una primavera continua una speranza che non esclude nessuno; a ogni cosa è seminata una sillaba della Parola di Dio. Un seminatore sprovveduto? Semina tra i sassi, i rovi, sulla strada, perché?

Nessuno deve essere discriminato! Nessuno escluso dalla semina divina! Tutti siamo imperfetti, ma ognuno ha una zolla di terra buona. Siamo un po’ tutti duri, spinosi, feriti, opachi, eppure in questo contrasto, la vita nasce e cresce.

Il Seminatore, così è raccontato dalla parabola, è fiducioso: infatti, la sua fiducia, alla fine,  non viene tradita e ciò è spiegato dal verbo e diede frutto, fino al cento per uno”.

Il Vangelo non cerca campi perfetti, ma fecondi. Lo sguardo del Seminatore non è sui difetti, sui sassi e sui rovi, ma sulla potenza della sua Parola, che può rendere ogni zolla di terra, capace di accoglienza.

I germi divini, a contatto con la terra del mio cuore, la renderanno capace di portare frutto. I germi divini rovesciano le zolle sassose, si curano dei germogli nuovi, contrastano ogni forma di durezza e di sterilità.

Ma anche io, quando ‘cammino’, sono chiamato a seminare, cioè a pensare, riflettere. Chi corre, perde il senso e la fame di infinito. La Parola di Dio cammina con noi e ci chiede di sostare. Seminare è allora una forma alta di pensare e discernere. Noi siamo chiamati ad essere ‘contadini’ della Parola, che non tornerà a Dio senza i suoi frutti.

Oggi, Egli ancora esce e mi aspetta. Perché ogni strada fiorisca, perché ogni seme non vada perduto.

E allora, Dio aspettami! Sto uscendo con Te. Voglio uscire, ogni giorno. con Te.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 28 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°28 – ASCENSIONE, FESTA DELLA FIDUCIA

Andare dietro a Gesù significa intraprendere un’avventura impegnativa: bisogna incidere nella propria carne, nei propri desideri e gusti, nei propri sentimenti, nei propri modi di fare e di vivere. Bisogna esistere, non per dare soddisfazione a se stessi, ma per mettersi al servizio del Regno di Dio.

Dalla Croce di Cristo impariamo l’amore, non l’odio; impariamo la compassione, non l’indifferenza; impariamo il perdono, non la vendetta.

Le braccia allargate di Gesù sono l’abbraccio di tenerezza con cui Dio vuole accoglierci e ci mostrano la fraternità che siamo chiamati a vivere tra di noi e con tutti. Ci indicano la via, la via cristiana: non quella dell’imposizione e della costrizione, della potenza e della rilevanza, mai quella che impugna la croce di Cristo contro altri fratelli e sorelle per i quali Egli ha dato la vita!

La via di Gesù è ‘altra': è la via dell’amore umile, gratuito e universale, senza “se” e senza “ma”. Sì, perché sul legno della croce Cristo ha tolto il veleno al serpente del male, ed essere cristiani significa vivere senza veleni: non morderci tra di noi, non mormorare, non accusare, non chiacchierare, non spargere opere di male, non inquinare il mondo con il peccato e con la sfiducia che viene dal Maligno.

Siamo rinati dal costato aperto di Gesù sulla croce: non ci sia in noi alcun veleno di morte. Preghiamo, invece, perché per grazia di Dio possiamo diventare sempre più cristiani: testimoni gioiosi di vita nuova, di amore, di pace.

Con lo spirito di sempre ringrazio quanti, anche quest’anno, si sono impegnati nel pro-muovere la nostra festa, dall’Amministrazione Comunale al Comitato del Crocifisso, dalla Confraternita alla Parrocchia, dagli sponsor ai volontari, ognuno di voi.

A tutti la mia benedizione, il mio saluto, perché da ogni impegno possiamo raccogliere i frutti, attraverso giorni di bella festa, in onore del SS. Crocifisso, nella gioia del convenire, per una rinnovata esperienza di comunità civile e cristiana.

don Alfredo Di Stefano
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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 27 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°27 – LA LEGGE DELL’AMORE IN UN BICCHIERE D’ACQUA

Un Dio che pretende di essere amato più di padre e madre, più di figli e fratelli, che sembra andare contro le leggi del cuore. Non è degno di me.

Per tre volte rimbalza dalla pagina questa affermazione dura del Vangelo. Ma chi è degno del Signore? Nessuno, perché il suo è amore incondizionato, amore che anticipa, senza clausole. Un amore così non si merita, si accoglie.

Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà!

Perdere la vita per causa mia non significa affrontare il martirio. Una vita si perde come si spende un tesoro: investendola, spendendola per una causa grande.

Chi avrà perduto, troverà. Noi possediamo veramente solo ciò che abbiamo donato ad altri, come la donna di Sunem della Prima Lettura, che dona al profeta Eliseo piccole porzioni di vita, piccole cose: un letto, un tavolo, una sedia, una lampada e riceverà in cambio una vita intera, un figlio. E la capacità di amare di più.

Il dare tutta la vita o anche solo una piccola cosa, la croce e il bicchiere d’acqua sono i due estremi di uno stesso movimento: dare qualcosa, un po’, tutto, perché nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con il verbo dare.

Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio. Non c’è amore più grande che dare la vita!

Un bicchiere d’acqua, dice Gesù, un gesto così piccolo che anche l’ultimo di noi, anche il più povero può permettersi. E tuttavia un gesto non banale, un gesto vivo, significato da quell’aggettivo che Gesù aggiunge, così evangelico e fragrante: acqua fresca.

Acqua fresca deve essere, vale a dire l’acqua buona per la grande calura, l’acqua attenta alla sete dell’altro, procurata con cura, l’acqua migliore che hai, quasi un’acqua affettuosa con dentro l’eco del cuore.

Dare la vita, dare un bicchiere d’acqua fresca, ecco la stupenda pedagogia di Cristo. Un bicchiere d’acqua fresca, se dato con tutto il cuore, ha dentro la Croce. Tutto il Vangelo è nella Croce, ma tutto il Vangelo è anche in un bicchiere d’acqua.

Amare nel Vangelo non equivale ad emozionarsi, a tremare o trepidare per una creatura, ma si traduce sempre con un altro verbo molto semplice, molto concreto, un verbo fattivo, di mani, il verbo dare.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 26 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°26 – DIO E L’UOMO: SPERANZA INTRECCIATA

Non abbiate paura: voi valete più di molti passeri!

Un Dio che si prende cura dei passeri e poi si perde amoroso a contarmi i capelli in capo. Eppure i passeri continuano a cadere, gli innocenti a morire, i bambini a essere venduti. E Dio a ras­sicurare i suoi: «Non temete, neppure un passero cadrà a terra senza il volere del Padre vostro». Ma allora è Dio che fa cadere? È lui che spezza le ali, è suo volere la morte?

No. Il Vangelo non dice questo. Assicura invece che neppure un passero cadrà a terra, letteralmente «al di fuori, all’insaputa di Dio», di un Signore coinvolto nel dolore delle sue creature.

Nulla accadrà nell’assenza di Dio, ma nel mondo troppi cadono a terra senza che Dio lo voglia, troppe cose accadono contro il volere di Dio: ogni odio, ogni guerra, ogni ingiustizia. Ma nulla accade «al di fuori di Dio».

Egli si china su di me. Intreccia la sua speranza con la mia, il suo respiro con il respiro dell’uomo, sta nel riflesso più profondo delle nostre lacrime per moltiplicare il coraggio.

Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo: il corpo non è la vita, tu non sei il tuo corpo. Eppure lo ritroverai: neanche un capello andrà perduto.

Io che desidero essere salvato, voglio esserlo con il mio cuore e le mie emozioni, con tutte le persone che costituiscono il mio mondo di affetti e di forza. E lo sarò, perché nulla c’è in me di autenticamente umano che non trovi eco nel cuore di Dio.

Ma l’immagine dei passeri e dei capelli contati, di queste creature effimere e fragili, mi riporta ai più fragili tra i fratelli, agli anziani, agli ammalati, agli handicappati, a quanti non possono più la­vorare e produrre, e si sentono inutili e impotenti. Proprio a loro Gesù dice: «Non temere: tu vali di più. Anche se la tua vita fosse leggera come quella di un passero o fragile come un capello, tu vali di più, perché esisti, vivi, sei amato, e Dio si intreccia con la tua vita».

Signore, ho combinato poco nella mia esistenza e adesso non riesco più a combinare niente. E lui risponde: Tu vali di più, non perché produci, lavori, ti affermi o hai successo, ma perché esisti, gratuitamente come i passeri, debolmente come i capelli, nelle mani di Dio.

Su te è la sua cura, in te è il suo respiro. Dove tu finisci, comincia Dio.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 25 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°25 – IL CREDENTE, OPERAIO DELLA COMPASSIONE

“Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione”.

Termine di una carica infinita, bellissima. Gesù prova dolore per il dolore del mondo. Infatti: ”La messe è abbondante”, ma non per la quantità delle persone, ma perché germina nel mondo un grande raccolto di stanchezze, di lacrime, una messe di paure come di pecore che non hanno padrone.

Nei campi è ormai tempo di mietiture: il grano ha raggiunto il colore del pane. Così il patire dell’uomo ha raggiunto l’altezza del cuore di Cristo. Ed ecco la risposta: un sentimento di compassione, il ministero della pietà.

Ed è questo suo stesso apostolato che Gesù affida ai suoi discepoli. Li fa operai di un lavoro che descrive con sei verbi: predicate, guarite, risuscitate, sanate, liberate e donate.

C’è il ministero della predicazione apostolica, al primo posto, ma subito unito al ministero della pietà divina, e in un rapporto sbilanciato, di uno a cinque.

Il lavoro nel campo del Signore si esprime in gesti concreti, in cinque opere che mostrano “come il Regno dei cieli si fa vicino” a chi ha il cuore ferito. Il discepolo è chiamato a prendersi cura della causa di Dio insieme alla causa dell’uomo, ad aver cura di greggi e di messi, di dolori e di ali, di un mondo barbaro e magnifico.

“Pregate il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe”.

Noi interpretiamo subito queste parole come un invito a pregare per le vocazioni sacerdotali. Ma l’invito di Gesù dice molto di più: è offrirmi a Dio perché mandi me come operaio della compassione, mandi me come lavoratore della pietà, mandi me con un cuore di carne a mangiare pane di pianto con chi piange, a bere il calice di  sofferenza con chi soffre, a lottare contro il male. Mandi me, con mani che sanno sorreggere e accarezzare, asciugare lacrime e trasmettere forza, e dire così Dio.

La messe è abbondante. Lo sguardo positivo del Signore sorprende ancora il nostro pessimismo: “la messe è scarsa, le chiese semivuote”.

Lui vede altro; molto grano che cresce e matura, vede che il seme è buono, il terreno e la stagione e l’uomo sono buoni; la storia è positiva.

Dio guarda e vede che ogni cuore è una zolla di terra ancora atta a dare vita ai suoi semi divini che in noi crescono, dolcemente e tenacemente, come il grano che matura nel sole.

don Alfredo Di Stefano

 

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 24 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°24 – CON IL SUO “PANE VIVO” IL SIGNORE VIVE IN NOI

Nella sinagoga di Cafarnao, il discorso più dirompente di Gesù: mangiate la mia carne e bevete il mio sangue.

Un invito che sconcerta amici e avversari, che Gesù ostinatamente ribadisce per otto volte, incidendone la motivazione sempre più chiara: per vivere, semplicemente vivere, per vivere davvero.

Mentre la nostra esperienza attesta che la vita scivola inesorabile verso la morte, Gesù capovolge questo piano inclinato mostrando che la nostra vita scivola verso Dio. Anzi, che è la vita di Dio a scorrere, a entrare, a perdersi dentro la nostra.

Qui è racchiusa la genialità del cristianesimo: Dio viene dentro le sue creature, come lievito dentro il pane, come pane dentro il corpo, come corpo dentro l’abbraccio. Dentro l’amore.

Il nostro pensiero corre all’Eucaristia. È lì la risposta? Ma a Cafarnao Gesù non sta indicando un rito liturgico; lui non è venuto nel mondo per inventare liturgie, ma fratelli liberi e amanti. Gesù sta parlando della grande liturgia dell’esistenza, di persona, realtà e storia.

Le parole «carne», «sangue», «pane di cielo» indicano l’intera sua esistenza, la sua vicenda umana e divino, le sue lacrime, le sue passioni, la polvere delle strade, i piedi intrisi di nardo e la casa che si riempie di profumo e di amicizia. E poi come accoglieva, come liberava, come piangeva, come abbracciava.

Allora il suo invito incalzante significa: mangia e bevi ogni goccia e ogni fibra di me. Prendi la mia vita come misura alta del vivere, come lievito del tuo pane, seme della tua spiga, sangue delle tue vene, allora conoscerai cos’è vivere davvero.

Cristo vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l’esistenza come l’ha vissuta lui. Dio si è fatto uomo perché ogni uomo si faccia come Dio. E allora vivi due vite, la tua e quella di Cristo, è lui che ti fa capace di cose che non pensavi, cose che meritano di non morire, gesti capaci di attraversare il tempo, la morte e l’eternità: una vita che non va perduta mai e che non finisce mai.

Mangiate di me! Parole che mi sorprendono ogni volta, come una dichiarazione d’amore. Qui è il miracolo, il batticuore, lo stupore: Dio in me, il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 23 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°23 – LA TRINITA’, SPECCHIO DEL NOSTRO CUORE PROFONDO

I termini che Gesù sceglie per raccontare la Trinità, sono nomi di famiglia, di affetto: Padre e Figlio, nomi che abbracciano, che si abbracciano.

Spirito è nome che dice respiro: ogni vita riprende a respirare quando si sa accolta, presa in carico, abbracciata.

In principio a tutto è posta una relazione; in principio, il legame. E se noi siamo fatti a sua immagine e somiglianza, allora il racconto di Dio è al tempo stesso racconto dell’uomo e il dogma non rimane fredda dottrina, ma mi porta tutta una sapienza del vivere.

Cuore di Dio e dell’uomo è la relazione: ecco perché la solitudine mi pesa e mi fa paura, perché è contro la mia natura. Ecco perché quando amo o trovo amicizia, sto così bene, perché allora sono di nuovo a immagine della Trinità.

Nella Trinità è posto lo specchio del nostro cuore profondo e del senso ultimo dell’universo. Nel principio e nella fine, origine e vertice dell’umano e del divino, è il legame di comunione.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio…

In queste parole Giovanni racchiude il perché ultimo dell’incarnazione, della croce, della salvezza: ci assicura che Dio in eterno altro non fa’ che considerare ogni uomo e ogni donna più importanti di se stesso, da dare il suo Figlio.

Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo concreto, pratico, forte, il verbo dare:non c’è amore più grande che dare la propria vita…”. Amare non è un fatto sentimentale, non equivale a emozionarsi o a intenerirsi, ma a dare, un verbo di mani e di gesti.

Dio non ha mandato il Figlio per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato. Salvato dall’unico grande peccato: il disamore. Quello che spiega tutta la storia di Gesù, quello che giustifica la croce e la Pasqua non è il peccato dell’uomo, ma l’amore per l’uomo; non qualcosa da togliere alla nostra vita, ma qualcosa da aggiungere: perché chiunque crede abbia più vita.

Dio ha tanto amato il mondo… E non soltanto gli uomini, ma il mondo intero, terra e messi, piante e animali. E se lui lo ha amato, anch’io voglio amarlo, custodirlo e coltivarlo, con tutta la sua ricchezza e bellezza, e lavorare perché la vita fiorisca in tutte le sue forme e racconti Dio come frammento della sua Parola.

Il mondo è il grande giardino di Dio. Davanti alla Trinità, io mi sento piccolo, ma abbracciato, come un bambino: abbracciato dentro un vento in cui naviga l’intero creato e che ha nome amore.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 22 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°22 – LO SPIRITO SANTO E’ IL RESPIRO DEL SIGNORE

Mentre erano chiuse le porte del luogo per paura dei Giudei…

   Accade sempre così quando agisci seguendo le tue paure: la vita si chiude. La paura è la paralisi della vita. I discepoli hanno paura anche di se stessi, di come lo hanno rinnegato. E tuttavia Gesù viene.

   È una comunità dalle porte e finestre sbarrate, dove manca l’aria e si respira dolore, una comunità che si sta ammalando. E tuttavia Gesù viene. Viene in mezzo ai suoi, prende contatto con le loro paure, con i loro limiti, senza temerli. Sa gestire la nostra imperfezione.

   Mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».

L’abbandonato ritorna e sceglie proprio coloro che lo avevano abbandonato e li manda. Lui avvia processi di vita, non accuse; gestisce la fragilità e la fatica dei suoi con un metodo umanissimo: quello del primo passo.

Noi non saremo giudicati se avremo raggiunto l’ideale, ma se avremo camminato nella buona direzione, senza arrenderci, con cadute e infinite riprese, con gli occhi fissi ad una stella polare.

Gestire l’imperfezione significa questo: avviare processi di vita e cercare di ottenere il miglior risultato possibile ogni giorno. Molti ti sbandierano in faccia la loro idea di perfezione. Sono i più, convinti inoltre di esprimere la vera sapienza, ma con loro le cose non cambiano mai, i perfetti il più delle volte sono immobili.

Detto questo, soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo.

Soffiò… Lo Spirito è il respiro di Dio. In quella stanza chiusa, in quella situazione che era senza respiro, asfittica, ora si respira il respiro di Cristo, quel principio vitale e luminoso, quella intensità che lo faceva diverso, che faceva unico il suo modo di amare e spalancava orizzonti.

A coloro cui perdonerete i peccati saranno perdonati, a coloro cui non perdonerete non saranno perdonati. Il perdono dei peccati non è una missione riservata ai preti, è un impegno affidato a tutti i credenti che hanno ricevuto lo Spirito, donne e uomini, piccoli e grandi. Il perdono non è un sentimento, ma una decisione: piantare attorno a noi oasi di riconciliazione, aprire porte, riaccendere calore, riannodare fiducia nelle persone, inventare sistemi di pace.

Per questo noi lo invochiamo: vieni, Spirito Santo.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 21 - Evidenza

2023 – Echi di Vita N°21 – ASCENSIONE, FESTA DELLA FIDUCIA

Il termine «forza» lega insieme, come un filo rosso, le tre letture:

«Avrete forza dallo Spirito Santo» (prima lettura);

«Possiate cogliere l’efficacia della sua forza» (seconda lettura);

«Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra» (Vangelo).

Forza per vivere, energia per andare e ancora andare: la mia vita dipende da una fonte che non viene mai meno; la mia esistenza è attraversata da una forza più grande di me, che non si esaurirà mai e che fa la vita più forte delle sue ferite.

   È il flusso di vita di Cristo, che viene come forza ascensionale verso più luminosa vita, che mi fa crescere a più libertà, a più consapevolezza, a più amore, fonte di nuove nascite per altri.

   L’Ascensione è una festa difficile: come si può far festa per uno che se ne va? Il Signore non è andato in una zona lontana del cosmo, ma nel profondo, non oltre le nubi ma oltre le forme: se prima era insieme con i discepoli, ora sarà dentro di loro.

   Sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del tempo.

Ascensione non è un percorso cosmico geografico, ma è la navigazione spaziale del cuore che ti conduce dalla chiusura in te all’amore che abbraccia l’universo.

Gesù lascia sulla terra il quasi niente: un gruppetto di uomini impauriti e confusi, che dubitano ancora, sottolinea Matteo; un piccolo nucleo di donne coraggiose e fedeli. E a loro che dubitano ancora, a noi, alle nostre paure e infedeltà, affida il mondo. Li spinge a pensare in grande, a guardare lontano: il mondo è vostro.

Gesù se ne va con un atto di enorme fiducia nell’uomo. Ha fiducia in me, più di quanta ne abbia io stesso. Sa che riuscirò a essere lievito e forse perfino fuoco; a contagiare di Spirito.

Ascensione è la festa del nostro destino che si intreccia con la nostra missione: «Battezzate e insegnate a vivere ciò che ho comandato». «Battezzare» non significa versare un po’ d’acqua sul capo delle persone, ma immergere! Immergete ogni uomo in Dio, fatelo entrare, che si lasci sommergere dentro la vita di Dio, in quella linfa vitale.

Insegnate a osservare. Che cosa ha comandato Cristo, se non l’amore? Il suo comando è: immergete l’uomo in Dio e insegnategli ad amare. A lasciarsi amare, prima, e poi a donare amore.

Qui è tutto il Vangelo, tutto l’uomo.

don Alfredo di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 20

2023 – Echi di Vita N°20 – IL SOGNO DI GESU’ E’ ABITARE NELL’UOMO

Se mi amate osserverete i miei comandamenti.

Nessuna minaccia, nessuna costrizione, puoi aderire e puoi rifiutarti in totale libertà: Gesù, uomo libero, parola liberante.

   Se mi amate osserverete…

Gesù non impone: «Dovete osservare».

Non si tratta di una ingiunzione, ma di una constatazione: quando ami, accadono cose, lo sappiamo per esperienza: tutte le azioni si caricano di gioiosa forza, di calore nuovo, di intensità inattesa. Lavori con slancio, con pienezza, con facilità, come il fiorire di un fiore spontaneo.

Osserverete i comandamenti miei. La costruzione della frase pone l’accento su ‘miei’. E miei non tanto perché dettati da me, ma perché da me vissuti, perché mia vita. Non si tratta di osservare i 10 comandamenti, ma la sua vita!

«Se mi ami, osservi la mia vita. Se mi ami, diventi come me!»

Amare trasforma, uno diventa ciò che ama, le passioni modificano la vita. Se ami Cristo, lo prendi come misura alta del vivere, per acquisire quel suo sapore di libertà, di mitezza, di pace, di nemici perdonati, di tavole imbandite, di piccoli abbracciati, di relazioni buone che sono la bellezza del vivere.

Per sette volte nei sette versetti di cui è composto il brano, Gesù ribadisce un concetto, anzi un sogno: unirsi a me, abitare in me.

Lo fa adoperando parole che dicono unione, compagnia, incontro, in una specie di suadente monotonia: sarò con voi, verrò presso di voi, in voi, a voi, voi in me, io in voi.

Uno diventa ciò che lo abita! Gesù cerca spazi, spazi nel cuore, spazi di relazione. Cerca amore. E il Vangelo racconta la passione di unirsi di Gesù a me usando una parola di due sole lettere ‘in’: io nel Padre, voi in me, io in voi.

Gesù ribadisce che l’amore suo è passione di unirsi a me. E questo mi conforta: che io sia amato dipende da Lui, non da me; l’uomo può anche dire di no a Dio, ma Dio non può dire di no all’uomo. Tu puoi negarlo, lui non potrà mai rinnegarti.

Infatti: non vi lascerò orfani. Non lo siete ora e non lo sarete mai, mai orfani, mai se­parati. La presenza di Cristo in me non è da conquistare, non è da raggiungere, non è lontana. È già data, è dentro, è indissolubile.

don Alfredo Di Stefano

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