Author : E. Redazione

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San Lorenzo Martire ® - 2017 02 05 - Echi di VITA - N 06 - Splash

Echi Di Vita N°06 – IL SALE E LA LUCE: DUE BELLE DEFINIZIONI DELL’UOMO!

Dio è luce: una delle più belle definizioni di Dio. Ma il Vangelo oggi rilancia: anche voi siete luce. Una delle più belle definizioni dell’uomo.

E non dice: voi dovete essere, sforzatevi di diventare, ma voi siete già luce. La luce non è un dovere, ma il frutto naturale in chi ha respirato Dio. La Parola mi assicura che in qualche modo misterioso e grande, grande ed emozionante, noi tutti, con Dio in cuore, siamo luce da luce, proprio come proclamiamo di Gesù nella professione di fede: Dio da Dio, luce da luce.
Io non sono né luce né sale, lo so bene, per lunga esperienza.

Eppure il Vangelo parla di me a me, e dice di non fermarsi alla superficie, cercare in profondità; là, al centro di te, troverai una lucerna accesa, una manciata di sale. Per pura grazia. Non un vanto, ma una responsabilità.

Voi siete la luce, non io o tu, ma voi. Quando un io e un tu s’incontrano generando un noi, quando due sulla terra si amano, nel noi della famiglia dove ci si vuol bene, nella comunità accogliente, nel gruppo solidale è conservato senso e sale del vivere.

Voi siete il sale, che ascende dalla massa del mare rispondendo al luminoso appello del sole. Ma poi discende sulla mensa, perché se resta chiuso in sé, non serve a niente: deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi.

E accade quando Cristo, come sale, è disciolto dentro di me; quando, come pane, penetra in tutte le fibre della vita e diventa mia parola, mio gesto, mio cuore. Il sale conserva. Gesù non dice «voi siete il miele del mondo», un generico buonismo che rende tutto accettabile, ma il sale, qualcosa che è una forza, un istinto di vita che penetra le scelte e si oppone al degrado di ogni cosa, degrado ambientale e morale.

 

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San Lorenzo Martire ® - 2017 01 29 - Echi di VITA - N 05 - Splash

Echi Di Vita N°05 – L’ATTENZIONE AI PIU’ DEBOLI

È un Vangelo che ogni volta ci fa pensosi e ci lascia disarmati. Non c’è prova o garanzia per queste affermazioni, sono come una nuvola di canto che seduce e riaccende la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà, di sincerità, di giustizia.

Un tutt’altro modo di essere uomini. Hanno, in qualche modo, conquistato la nostra fiducia: le sentiamo vere e affidabili, difficili eppure amiche. Non sanciscono nuovi precetti, ma sono l’annuncio gioioso che Dio regala vita achi produce amore. Che se uno si fa carico della felicità di qualcuno, il Padre si fa carico della sua felicità.

Se accogli le beatitudini, la loro logica ti cambia il cuore, sulla misura di quello di Dio. Che non è imparziale, ha un debole per i deboli, incomincia dalle periferie della storia, ha scelto ciò che nel mondo è povero e malato per cambiare radicalmente il mondo, per fare una storia che avanzi non per le vittorie della forza, ma per seminagioni di giustizia e raccolti di pace.

Sono detti beati i poveri, non la povertà. Sono beati gli uomini, non le situazioni. Dio è con i poveri contro la povertà. Beati quelli che sono nel pianto: Dio è dalla parte di chi piange, ma non dalla parte del dolore. È la beatitudine più paradossale: felice chi non è felice. Ma non perché la felicità si trovi nel piangere, ma perché accade una cosa nuova: «In piedi, voi che piangete, avanti: Dio cammina con voi, asciuga lacrime, fascia il cuore, apre futuro». Un angelo misterioso annuncia a chiunque piange: «Il Signore è con te».

Dio è con te, nel riflesso più profondo delle tue lacrime, per moltiplicare il coraggio. Nella tempesta è al tuo fianco, forza della tua forza. Come per i discepoli, colti di notte dalla burrasca sul lago: lui è lì, nella forza dei rematori che non si arrendono, nelle braccia salde del timoniere, negli occhi della vedetta che scruta la riva e cerca l’aurora. Beati i misericordiosi: sono gli unici che nel futuro troveranno ciò che hanno già, la misericordia. Essa è qualcosa che si porta con sé per sempre, bagaglio per il viaggio eterno, equipaggiamento e sigillo d’eternità posto su tutta la lunghezza del tempo.

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San Lorenzo Martire ® - 2017 01 21 - Echi di VITA - N 04 - Splash

Echi Di Vita N°04 – L’AMORE DI DIO E’ LA CURA DELLA NOSTRA TRISTEZZA

Eccoci dinanzi alle parole inaugurali del Vangelo: Convertitevi.

E’ l’invito a rivoluzionare la vita: cambiare logica.

E’ l’offerta di un’opportunità: venite con me, riceverete la vita più vera.

E subito aggiunge il motivo, il perché della conversione: il regno si è fatto vicino.

Che cos’è il regno dei cieli o di Dio? È la vita che fiorisce in tutte le sue forme. Il regno è “di” Dio, ma è “per” gli uomini, per una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani.

Questo regno si è fatto vicino.
È come se Gesù dicesse: tenete gli occhi bene aperti, perché è successo qualcosa di importantissimo. Giratevi verso la luce, perché la luce è già qui.
Dio è qui, come una forza che non sta ferma, come un lievito, un seme, un fermento.
Il Vangelo termina con la chiamata dei quattro pescatori e la promessa: vi farò pescatori di uomini.

Con che cosa, con quale rete pescheranno gli uomini?
Qualcuno ha una cosa bellissima da dirti, così bella che appare incredibile, così affascinante che i pescatori ne sono sedotti: abbandonano tutto, come chi trova un
tesoro.

La notizia bellissima è questa: la felicità è possibile e vicina. E’ possibile vivere meglio, per tutti, perché la sua parola risponde alle necessità più profonde delle persone. Perché quando è narrato adeguatamente e con bellezza, sicuramente il Vangelo risponde ai bisogni più profondi dei cuori e mette a disposizione un tesoro di vita e di amore, che non inganna, che non delude.

La conclusione del brano di oggi è una sintesi affascinante della vita di Gesù: camminava e annunciava la buona novella, camminava e guariva la vita. Gesù cammina verso di noi. E questa è l’unica cosa che guarisce la vita.

Questo dovrà essere anche il nostro annuncio, a ciascuno: Dio è con te, con amore.

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San Lorenzo Martire ® - 2017 01 14 - Echi di VITA - N 03

Echi Di Vita N°03 – GESU’ NON PRETENDE LA NOSTRA VITA, OFFRE LA SUA

Giovanni, vedendo Gesù venirgli incontro, dice: Ecco l’agnello di Dio.

Parole diventate così consuete nella nostra liturgia che quasi non sentiamo più il loro significato.

Un agnello non può fare paura, non ha nessun potere, è inerme, rappresenta il Dio mite e umile. Ecco l’agnello di Dio, che rende più vera la vita di tutti attraverso lo scandalo della mitezza.

Gesù-agnello, introduce qualcosa che capovolge e rivoluziona il volto di Dio: il Signore non chiede più sacrifici all’uomo, ma sacrifica se stesso; non pretende la tua vita, offre la sua; non spezza nessuno, spezza se stesso; non prende niente, dona tutto.

Ecco l’agnello che toglie il peccato del mondo. Non «i peccati», al plurale, ma «il peccato» al singolare; non i singoli atti sbagliati che continueranno a ferirci, ma una condizione, una struttura profonda della cultura umana, fatta di violenza e di accecamento, una logica distruttiva, di morte. In una parola, il disamore.

Noi, i discepoli, siamo, allora, coloro che seguono l’agnello. Questo seguirlo non in un’ottica sacrificale, il cristianesimo non è solo immolazione, diminuzione, sofferenza. Seguirlo è amare quelli che lui amava, desiderare ciò che lui desiderava, rifiutare ciò che lui rifiutava, toccare quelli che lui toccava e come lui li toccava, con la sua delicatezza, concretezza, amorevolezza, e non avere paura, e non fare paura, e liberare dalla paura.

Allora, sì, lo seguiamo davvero, impegnati con lui a togliere via il peccato del mondo, a togliere respiro e terreno al male, ad opporci alla logica sbagliata del mondo.

Ecco vi mando come agnelli… vi mando a togliere, con mitezza, il male: braccia aperte donate da Dio al mondo, braccia di un Dio agnello, inerme eppure forte.

 

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Echi Di Vita N°02 – Il cielo si apre e nessuno lo richiuderà di più!

Gesù, ricevuto il Battesimo, stava in preghiera ed ecco il cielo si aprì. Il Battesimo è raccontato come un semplice inciso, al centro è posto l’aprirsi del cielo. Il cielo si apre perché la vita esca, perché la vita entri. Si apre sotto l’urgenza dell’amore di Dio e nessuno lo richiuderà mai più. E venne dal cielo una voce che diceva: questi è il figlio mio, l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento.
Tre affermazioni, dentro le quali sento pulsare il cuore vivo del cristianesimo e, assieme a quello di Gesù, il mio vero nome.

Figlio è la prima parola. Dio genera figli. E i generati hanno il cromosoma del genitore nelle cellule; c’è il DNA divino in noi, l’uomo ha Dio nel sangue.

Amato è la seconda parola. Prima che tu agisca, prima della tua risposta, che tu lo sappia o no, ogni giorno, ad ogni risveglio, il tuo nome per Dio è “amato”. Di un amore immeritato, che ti previene, che ti anticipa, che ti avvolge da subito, a prescindere.

La terza parola: mio compiacimento. Termine inconsueto eppure bellissimo, che nella sua radice letterale si dovrebbe tradurre: in te io provo piacere. La Voce grida dall’alto del cielo, grida sul
mondo e in mezzo al cuore, la gioia di Dio: è bello stare con te. Tu, figlio, mi piaci. E quanta gioia sai darmi! Io che non l’ho ascoltato, io che me ne sono andato, io che l’ho anche tradito sento dirmi: tu mi piaci. Eppure è così, è Parola di Dio.

La scena grandiosa del battesimo di Gesù, con il cielo squarciato, con il volo ad ali aperte dello Spirito, con la dichiarazione d’amore di Dio sulle acque, è anche la scena del battesimo di ciascuno di
noi, quello del primo giorno e quello esistenziale, quotidiano.

Ad ogni cuore una voce ripete le tre parole del Giordano, e più forte ancora nei momenti difficili e in quelli di prova: figlio mio, mio amore, mia gioia.

Quale riserva di coraggio apre le ali sopra ciascuno di noi, ci aiuta a spingere verso l’alto, con tutta la forza, qualsiasi cielo oscuro sovrasti i nostri giorni!

Don Alfredo Di Stefano

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Echi Di Vita N°01 – Riscoprire un Dio dalle grandi braccia e dal cuore di luce…

“Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette dai pastori”. Riscoprire lo stupore della fede. Lasciarci incantare almeno da una parola del Signore, stupirci ancora della mangiatoia
e della Croce, di questo mistero di un Dio che sa di stelle e di latte, di infinito e di casa.

E impariamo da Maria, che “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”, Da lei, che salvaguarda come in uno scrigno emozioni e domande, angeli e stalla, un bambino “caduto da una stella fra le sue braccia e che cerca l’infinito perduto e lo trova nel suo petto”; da lei che medita nel cuore fatti e parole, fino a che non si dipani il filo d’oro che tutto legherà insieme, da lei impariamo a prenderci del tempo per aver cura dei nostri sogni. ” E impariamo il Natale anche dai pastori, che non ce la fanno a trattenere per sé la gioia e lo stupore, come non si può trattenere il respiro, ma ritornano cantando, e contagiano di sorrisi chi li incontra, dicendo a tutti: è nato l’Amore!

In questo giorno di auguri, le prime parole che la Bibbia ci rivolge sono: Il Signore parlò a Mosè, ad Aronne, ai suoi figli e disse: Voi benedirete i vostri fratelli. Per prima cosa, che lo meritino o no, voi benedirete.

Dio ci chiede di imparare a benedire: uomini e storie, il blu del cielo e il giro degli anni, il cuore dell’uomo e il volto di Dio. Se non impara a benedire, l’uomo non potrà mai essere felice.

Benedire è invocare dal cielo una forza che faccia crescere la vita, e ripartire e risorgere; significa cercare, trovare, proclamare il bene che c’è in ogni fratello. E continua: Il Signore faccia brillare per te il suo volto. Scopri che Dio è luminoso, ritrova nell’anno che viene un Dio solare, ricco non di troni, di leggi, di dichiarazioni, ma il cui più vero tabernacolo è un volto luminoso. Scopri un Dio dalle grandi braccia e dal cuore di luce.

Don Alfredo Di Stefano

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Echi Di Vita N°70 – VI AUGURO UN BUON NATALE DI GIOIA

Carissimi, celebriamo il Natale del Signore. E’ il secondo Natale che con voi mi trovo a fare festa intorno al “grande Mistero dell’Incarnazione e Nascita di Gesù”.
Il Natale è la festa del “nuovo che prorompe”. Ogni nascita è novità. Lo sanno bene i genitori quando arriva un nuovo “bebè”. La vita di coppia non è più la stessa, neppure il ménage familiare che si era riusciti a stabilire: tutto diventa nuovo, diverso, cambiano gli orari, gli stili di vita, gli impegni.
Una sola cosa è certa: che se si vuole continuare lo stile di vita di prima, le cose certamente non potranno andare bene. Allora l’intera famiglia, di fronte a questo evento, deve organizzarsi, deve ricercare nuove vie di convivenza, deve collaborare in un modo nuovo.
La liturgia ci ripropone ogni anno questa celebrazione che, per noi cristiani, non è soltanto “ricordo”, ma è “memoriale”: ci invita cioè a rivivere in prima persona questo momento celebrativo della nostra salvezza che è la “Nascita di Gesù”.
Ogni anno, quindi, siamo invitati ad immergerci in questa “novità” e a cambiare i nostri modi di vita, a rivedere i nostri interessi, le nostre scelte, in prospettiva con quanto ci è capitato. Se siamo indifferenti a questo aspetto, se ci accontentiamo dell’apparato formale ed esteriore, se proviamo solo tenerezza e commozione davanti al presepe, allora anche questo Natale passerà invano. Se ci interroghiamo su cosa succede, se ci sentiamo provocati dalla Parola di Dio, se ci sentiamo spinti ad andare avanti, se facciamo di tutto per dare del nostro il meglio, allora vuol dire che Gesù, fattosi per noi bambino, ancora dice qualcosa di importante per la nostra vita.
Come Parrocchia ci troveremo impegnati ad essere una Comunità che riscopre la propria identità, che ascolta, che prega, che celebra, che annuncia, che condivide e che dona se stessa a chi ha bisogno. Viviamo in un periodo molto particolare per la nostra città, per il nostro Paese, per il Mondo intero: il discernimento è l’unico strumento da attuare insieme per capire e vivere, oggi, dentro la nostra realtà complessa.
Ed allora, auguriamoci di vero cuore un “Buon Natale” che possa essere per ciascuno un grande momento di gioia e di conversione.
Il Signore Gesù possa portare serenità e pace in modo particolare nelle situazioni di sofferenza e di solitudine sapendo che, per questo, si servirà soprattutto delle nostre mani, del nostro sorriso, delle nostre parole, delle nostre persone.

Don Alfredo Di Stefano

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Echi Di Vita N°69 – che il Signore renda il tuo cuore più grande, spazioso!

Prima che andassero a vivere insieme (passava un anno tra il matrimonio e la convivenza)
Maria si trovò incinta.
Qualcosa che però strazia il cuore di Giuseppe,
che si sente tradito, con i progetti di vita
andati in frantumi. E l’uomo giusto, entra in crisi: non volendo accusarla pubblicamente
(denunciare Maria come adultera e farla lapidare) pensò di ripudiarla in segreto. Giuseppe
non si dà pace, è innamorato, continua a pensare a lei, a sognarla di notte. Un conflitto emotivo
e spirituale: da un lato l’osservanza della legge (l’obbligo di denunciare Maria) e
dall’altro il suo amore.
Ma basta che la corazza della legge venga appena scalfita dall’amore, che lo Spirito irrompe
e agisce. Sotto l’immagine di un angelo Dio gli dice: non temere di prendere con te Maria,
tua sposa. Non temere, la parola preferita con cui Dio apre il dialogo con l’uomo. Non temere,
Dio interviene sempre in favore della vita.
Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù! Egli salverà
il popolo. Gesù salverà: allargherà, accrescerà, espanderà
lo spazio della tua umanità, renderà
più grande la vita.
Giuseppe fece come gli aveva detto l’angelo e prese con sé la
sua sposa. Maria lascia la casa del sì detto a Dio e va nella casa
del sì detto al suo uomo, ci va da donna innamorata. Povera
di tutto, Dio non ha voluto che Maria fosse povera d’amore,
sarebbe stata povera di Dio.
Dio si è fatto uomo, e più gli uomini cresceranno in umanità,
più scopriranno la divinità che ha messo la sua tenda in ciascuno
di noi.

 

Don Alfredo Di Stefano

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san-lorenzo-martire-2016-12-16-echi-di-vita-n-68

Echi Di Vita N°68 – DOVE IL SIGNORE VIENE, FIORISCE LA VITA

Sei tu o no quello che il mondo attende? Giovanni è colto dal dubbio, eppure Gesù non perde
niente della stima immensa che nutre per lui: È il più grande! I dubbi non diminuiscono la
fede del profeta. Così è per noi: non esiste fede senza dubbi; io credo e dubito, e Dio continua a
volermi bene; mescolo fede e dubbi e la sua fiducia resta intatta.
Sei tu? Gesù non risponde con argomentazioni, ma con un elenco di fatti: ciechi, storpi, sordi,
lebbrosi, guariscono, si rimettono in cammino hanno una seconda opportunità, la loro vita
cambia. La risposta ai nostri dubbi è semplice: se l’incontro con Lui ha cambiato qualcosa, ha
prodotto gioia, coraggio, fiducia, apertura del cuore, generosità, bellezza del vivere, se vivo meglio
allora è lui quello che deve venire.
Gesù non ha mai promesso di risolvere i problemi della
storia con i suoi miracoli. Ha promesso qualcosa di
molto più grande: il miracolo del seme, il lavoro oscuro
ma inarrestabile del seme che fiorirà. Non ci ha fornito
pane già pronto, ma un lievito che non si spegne.
La fede è fatta di due cose: di occhi che vedono il sogno
di Dio e di mani pazienti e fiduciose come quelle del
contadino che «aspetta con costanza il prezioso frutto
della terra» (Giacomo 5,7).
Beato chi non si scandalizza di me. Gesù portava
scandalo e lo porta oggi, a meno che non ci facciamo un
Cristo a nostra misura e addomestichiamo il suo messaggio:
non stava con la maggioranza, ha cambiato il volto
di Dio e del potere, ha messo pubblicani e prostitute prima
dei sacerdoti, ha fatto dei poveri i principi del suo regno.
Gesù, colui che opera nel cuore di ciascuno di noi.

Don Alfredo Di Stefano