Il Martirio di San lorenzo, racchiuso in questo splendidi scatti della Fotografa Rosalba Rosati:
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Tesoro: parola magica, parola da innamora, da favole, ma anche da Vangelo, uno dei nomi più belli di Dio. Il regno dei cieli è simile a un tesoro. Accade per il regno ciò che accade a chi trova un tesoro o una perla: un capovolgimento totale e gioioso che travolge l’esistenza. Un tesoro è una rivoluzione della vita.
Anche il Vangelo osa annunciare tesori. Osa dire che l’esito della storia sarà nonostante tuo felice. Perché nel mondo sono in gioco forze più grandi di noi, che non verranno meno, alle quali possiamo sempre a2ngere, perché il regno è di Dio, ma è per l’uomo.
Un uomo trova un tesoro e pieno di gioia va. La gioia è il primo tesoro che il Vangelo regala. Entrarvi è respirare un’aria fresca. Dio instaura con noi la pedagogia della gioia! È l’invito affettuoso del Padre ai suoi figli, il volto di un Dio attraente, bello, solare, il cui obbiettivo non è essere finalmente obbedito o pregato da ques figli sempre ribelli che noi siamo, ma che adopera tua la sua pedagogia per crescere figli felici. Come ogni padre e madre. Figlio non privar di un giorno felice! Prima che chie-dere preghiere, Dio offre tesori. E il vangelo ne possiede la via.
Quell’uomo va e vende quello che ha. Il contadino e il mercante vendono tuo, ma per guadagnare tuo. Niente viene buttato via, non perdono niente, lo investono. Fanno un affare. Così sono i crisani: scel-gono e scegliendo bene guadagnano. Non sono più buoni degli altri, ma più ricchi: hanno un tesoro di speranze, di coraggio, di libertà, di cuore, di Dio.
Don Alfredo
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Echi Di Vita N°30 – DIO FISSA IL SUO SGUARDO SUL BENE
Il nostro cuore è un pugno di terra, seminato di buon seme e assediato da erbacce.“ Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania?” domandano i servi. La risposta è perentoria: «No, perché rischiate di strappare il buon grano!».
L’uomo violento che è in me dice: “Strappa subito tutto ciò che è immaturo, sbagliato, puerile, cattivo”.
Il Signore dice: “Abbi pazienza, non agire con violenza, perché il tuo spirito è capace di grandi cose solo se ha grandi motivazioni positive, non se ha grandi reazioni immediate”.
Mettiamoci sulla strada su cui Dio agisce, adottiamo il suo sole: per vincere la notte Lui accende il ma no,
per far fiorire la steppa Lui getta infiniti semi di vita, per far lievitare la massa immobile Lui immette un pizzico di lievito.
Questa è l’attività solare, positiva, vitale che dobbiamo avere verso noi stessi. Dobbiamo liberarci dai falsi esami di coscienza negativi, centrati sul male. La nostra coscienza
chiara, illuminata e sincera deve scoprire prima di tutto ciò che di vitale, bello, buono, promettente, Dio ha seminato in noi. E far sì che porti frutto.
La parabola racconta due modi di guardare: i servi vedono soprattutto le erbacce, il negativo, il pericolo. Il Padrone, invece, fissa il suo sguardo sul buon grano, la zizzania è secondaria. Dobbiamo conquistare lo sguardo positivo di Dio innanzitutto verso noi stessi: io non sono le mie debolezze, ma le mie maturazioni. Nessun uomo coincide con il suo peccato o con le sue ombre. Ma se non vedo la luce in me, non la vedrò in nessuno. Davanti a Dio una spiga di buon grano conta più di tutta la zizzania del campo, il bene è più importante del male, il peso specifico del bene è superiore, il bene vale di più. E la spiga di domani, il bene possibile è più importante del male presente, del peccato di ieri. Il male non revoca il bene della tua vita, anzi, è il bene che revoca il male.
Non preoccupiamoci prima di tutto della zizzania, dei difetti, delle debolezze, ma di coltivare una venerazione profonda per le forze di bontà, di generosità, di attenzione, di accoglienza, di libertà che Dio ci consegna. Facciamo che queste erompano in tutta la loro forza, in tutta la loro bellezza, in tutta la loro potenza e vedremo le tenebre scomparire. Rispetta la vita che Dio ha posto in te, proteggila, porta avanti ciò che hai di positivo e la zizzania avrà sempre meno terreno. Tu pensa al buon grano, ama i tuoi germi di vita, custodisci ogni germoglio buono, sii indulgente con tutte le creature. E anche con te stesso.
E tutto il tuo essere fiorirà!
Echi Di Vita N°29 – UN DIO CONTADINO CHE DIFFONDE VITA
Ecco, il seminatore uscì a seminare.
Ed è subito profezia di estate, di pane, di fame finita.
Gesù guarda un seminatore e nel suo gesto intuisce qualcosa di Dio. La gioia di immaginare Dio come lo rivela Gesù: un Dio contadino che diffonde i suoi germi di vita a piene mani, fecondatore infaticabile delle nostre vite, ostinato nella fiducia, un Dio seminatore. Ogni cuore è una zolla di terra buona, adatta a dare vita ai semi di Dio. Ma quante volte ho fermato il miracolo! Io che sono strada, via calpestata, campo di pietre e sassi, io che coltivo spine nel cuore…
Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono.
Il primo errore lo compio quando sono strada, uno che non si ferma mai. La parola di Dio chiede un minuto di sosta, un minuto di passione: chi corre sempre è derubato di senso, derubato della fame di infinito che costituisce la nostra dignità.
Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra…
Il secondo errore è il cuore poco profondo, un cuore che non conserva, non custodisce, non medita. Così fa il cristiano adolescente che è in me, che si accontenta di sensazioni e non approfondisce.
Un’altra parte cadde sui rovi e i rovi crebbero e la soffocarono.
Il terzo errore è l’ansia delle ricchezze e del benessere; e poi la spina del quotidiano, dovuta alla fatica di conciliare lavoro e famiglia, di resistere allo sconforto, alla solitudine, all’insicurezza per il domani… Spina che soffoca la fiducia e ti fa credere che in te non ci sia spazio per far germogliare un seme divino, un sogno grande.
Ma il centro della parabola non è negli errori dell’uomo, il protagonista è un Dio generoso, che non priva nessuno dei suoi doni. Nasce allora la gioia e la fiducia che per quanto io sia arido, spento, sterile, Dio continua a seminare in me, senza sosta. Contro tutti i rovi e le spine, contro tutti i sassi e le strade, vede una terra capace di accogliere e fiorire, dove il piccolo germoglio alla fine vincerà.
Commuove questo Dio che in me ha seminato così tanto per tirar su così poco. Lui sa che per tre volte, dice la parabola, per infinite volte, dice la mia esperienza, non rispondo, poi però una volta rispondo, ed è il trenta, il sessanta, forse il cento per uno.
Amiamo questo Dio contadino, pieno di fiducia nella forza del seme e nella bontà del pugno di terra che sono io, al tempo stesso campo di spine e terra capace di far fiorire i semi di Dio.
Echi Di Vita N°28 – DAL CROCIFISSO UN INVITO: IMPARATE DA ME!
Un momento di profonda riflessione di Gesù davanti ai piccoli, ai suoi:
Ti rendo lode, Padre, perché queste cose le hai rivelate ai piccoli. I piccoli di cui è pieno il vangelo, gli ultimi della fila che sono i preferiti di Dio.
Gesù è il primo dei piccoli, viene come figlio di povera gente, nasce in una stalla, non ha in mano nessun potere e la sua rivoluzione si compie su di una Croce.
«Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro».
Gesù non viene con obblighi e divieti. Viene recando una coppa colma di pace. Gesù non porta precetti nuovi, ma una promessa: il regno di Dio è iniziato ed è pace e gioia nello Spirito.
«Imparate da me, che sono mite e umile di cuore». Imparate dal mio cuore. Cristo si impara accogliendo il Suo cuore, cioè il modo di amare. Il maestro è il cuore.
La pace si impara. La pienezza della vita si impara! A vivere si impara, imparando il cuore di Dio. E la scuola è la vita di Gesù, quest’uomo senza poteri, liber
come il vento, leggero come la luce, dignitoso e alto, che nulla e nessuno ha mai potuto piegare. Imparate dal mio modo di amare: umile, senza arroganza e mite, senza violenza.
Cosa ristora la nostra esistenza? Un amore umile e mite, una relazione di pace, serenità diffusa nell’arsura del vivere.
Dal Crocifisso una grande lezione per tutti, bambini e anziani, donne e uomini, preti e religiosi, per coloro che ci sentono intelligenti, ma che corrono il rischio di restare degli analfabeti del cuore.
«Prendete su di voi il mio giogo. Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero». Nel linguaggio della Bibbia «giogo» indica la legge: «Prendete su di voi la mia legge». Prendete su di voi l’amore, è un peso leggero, è una presenza amabile, che non ferisce il cuore, non colpisce ciò che è al cuore dell’uomo, ma è instancabile nel generare, partorire, curare, confortare, dare ristoro.
Dal Crocifisso per noi: prendetevi cura, con tenerezza e serietà, di voi stessi, degli altri e del creato, diffondete la combattiva tenerezza di Dio …
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San Lorenzo Parrocchia – Riposizionamento SS Crocifisso – [Le Foto]
Riportiamo l’album fotografico pubblicato sul nostro profilo FaceBook, ritratti del momento importante della riposizione del Crocifisso
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Echi Di Vita N°27 – UN EVENTO IMPORTANTE …
Eccoci a celebrare la festa del Crocifisso 2017!
Seguiamo così i passi dei padri che hanno tracciato il cammino di questa Città e ci hanno consegnato questa devozione come una perla da custodire e far brillare.
E ciò dimostra che il popolo di Isola del Liri non vuole dimenticare, desidera ancora porsi sotto la protezione del Salvatore, sentendo viva nel suo cuore la promessa di benedizione e di amorevole cura: “Proteggerò questa città”. Isola del Liri continua a fare memoria e a ringraziare! Il nostro popolo -senza alcuna distinzione di ceto e di condizione- si è sempre rivolto con fede al Crocifisso, contemplando questa immagine di sofferenza e amore! Quante volte essa ha comunicato perdono, tenerezza e consolazione a cuori distrutti, oppressi dal peccato, affranti dagli eventi della guerra, impauriti dalle scosse del terremoto!
Quella immagine dice quanto Dio ha fatto per noi!
Quella immagine dice fino a che punto può arrivare l’amore!
Quella immagine desta la nostra attenzione e chiede ad ognuno di noi cosa possiamo fare nella quotidianità terrena del tempo che il Signore ci concede di vivere!
Ancora una volta, come nel passato, le braccia di Gesù distese sul legno della Croce ci accolgono tutti.
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Echi Di Vita N°26 – Il PADRE TIENE IL CONTO ANCHE DEI NOSTRI CAPELLI
Non abbiate paura: voi valete più di molti passeri.
Ogni volta, di fronte a queste parole proviamo
commozione. La commozione di immagini che mi parlano
dell’impensato di Dio, che fa per te ciò che nessuno ha fatto, ciò
che nessuno farà. Per dire che tu vali per Lui, che ha cura di te,
di ogni fibra del corpo, di ogni cellula del cuore: innamorato di
ogni tuo dettaglio.
Nemmeno un passero cadrà a terra senza il volere del
Padre vostro.
Eppure i passeri continuano a cadere, gli innocenti a morire, i bambini ad essere venduti a poco più di
un soldo o gettati via appena spiccato il loro breve volo.
Nulla accade senza il Padre, è la traduzione letterale, e non di certo senza che Dio lo voglia. Infatti
molte cose, troppe accadono nel mondo contro il volere di Dio. Ogni odio, ogni guerra, ogni violenza
accade contro la volontà del Padre e tuttavia nulla avviene senza che Dio ne sia coinvolto, nessuno muore
senza che Lui non ne patisca l’agonia, nessuno è rifiutato senza che non lo sia anche Lui, nessuno è
crocifisso senza che Cristo non sia ancora crocifisso.
Quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo sulle terrazze, sul posto di lavoro, nella scuola,
negli incontri di ogni giorno annunciate che Dio si prende cura di ognuno dei suoi figli, che nulla vi è di
autenticamente umano che non trovi eco nel cuore di Dio.
Temete piuttosto chi ha il potere di far perire l’anima, l’anima è vulnerabile, l’anima è una fiamma
che può languire: muore di superficialità, di indifferenza, di disamore, di ipocrisia. Muore quando ti lasci
corrompere, quando disanimi gli altri e togli loro coraggio, quando lavori a demolire, a calunniare, a
deridere gli ideali, a diffondere la paura.
Per tre volte Gesù ci rassicura: Non abbiate paura, voi valete!
Che bello questo verbo! Per Dio, io valgo. Valgo di più, di più di molti passeri, di più di tutti i fiori del
campo, di più di quanto osavo sperare. E se una vita vale poco, niente comunque vale quanto una vita.
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Echi Di Vita N°25 – NELLA FRAGILITA’ DI DIO LA PIENEZZA DELLA VITA
Una parola scorre sotto tutte le parole di Gesù,
come una corrente sotterranea: «vita».
La risposta è una pretesa perfino eccessiva, perfino
sconcertante: io faccio vivere!
La sorpresa è che Gesù non dice: «Prendete di me la
mia sapienza». Non dice: «Bevete la mia innocenza,
mangiate la santità, la divinità, la giustizia assoluta,
la potenza illimitata».
Dice invece: «Prendete la fragilità, la debolezza, la precarietà, il dolore, l’intensità di questa mia vita».
Il mio Dio è così, conosce i sentimenti, sa la paura e il desiderio, ha pianto, ha gridato i suoi ‘perché’ al
cielo, è stato rifiutato dalla terra. Per questa sua fragilità è il Dio per l’uomo, con il suo dolore è il Dio per la
vita mia fatta di germogli amari.
Quasi un Dio minore, ma è solo così che diventa il «mio» Dio. Non si può giungere alla divinità di Cristo
se non passando per la sua umanità, carne e sangue, corpo in cui è detto il cuore, mani che impastano
polvere e saliva sugli occhi del cieco, lacrime per l’amico, passioni e abbracci, i piedi intrisi di nardo, la casa
che si riempie di profumo e di amicizia, e la croce di sangue.
I verbi ripetuti quasi in una incantatoria monotonia – mangiare, bere – sono innanzitutto il linguaggio
della liturgia del vivere, di una Eucaristia esistenziale, della comunione totale con Cristo.
E tu sei fatto vangelo. E se sei fatto vangelo, senti la certezza che l’amore è più vero dell’egoismo, la
pietà più umana del potere, il dono più divino dell’accumulo.
Io mangio e bevo il mio Signore, quando assimilo il nocciolo vivo e appassionato della esistenza di Gesù
e mi innesto sul suo tronco, che è il suo modo di vivere. Chi fa proprio il segreto di Cristo, costui trova il
segreto della vita.
A questo mi conduce l’Eucaristia domenicale, dove il sublime confina con il quotidiano, l’infinito con il
perimetro fragile del pane e del vino, là Dio è vicino a me che temo la solitudine e il dolore. Se solo lo
accolgo, trovo il segreto della vita.
Viviamo questo giorno, arricchito dalla processione Eucaristica, dalla gioia di una comunità che riscopre
tale segreto e lo comunica testimoniando la sua fede.
Scarica in formato PDF il Giornalino: ® – 2017 06 18 – Echi di VITA – N 25
Echi Di Vita N°24 – CREDIAMO ALL’AMORE DI DIO PER NOI
Un solo Dio in tre persone: Dio non è in se stesso solitudine ma comunione, l’oceano della sua essenza vibra di un infinito movimento d’amore, reciprocità, scambio, incontro, famiglia, festa.
Per questo, l’uomo è creato a immagine della Trinità. E la relazione è il cuore dell’essenza di Dio e dell’uomo. Ecco perché la solitudine ci pesa e ci fa paura, perché è contro la nostra natura. Ecco perché quando amo o trovo amicizia sto così bene, perché è secondo la mia vocazione.
Se mi domandano: tu cristiano a che cosa credi? Giovanni indica una risposta: il cristiano crede all’amore. Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. Amare equivale a dare. «Dio ha tanto amato». Dio è amore! Noi abbiamo creduto all’amore: ogni uomo, ogni donna, anche il non credente può credere all’amore. Può fidarsi e affidarsi all’amore come sapienza del vivere. È lo stesso amore interno alla Trinità che da lì si espande, ci raggiunge, ciabbraccia e poi dilaga.
Dio ha tanto amato il mondo. Non solo l’uomo, è il mondo che è amato, la terra e gli animali e le piante e la creazione intera. E se Lui ha amato, anch’io devo amare questa terra, i suoi spazi, i suoi figli, il suo verde, i suoi fiori, la sua bellezza. Terra amata.
La festa della Trinità è specchio del mio cuore profondo e del senso ultimo dell’universo. Incamminato verso un Padre che è la fonte della vita, verso un Figlio che mi innamora, verso uno Spirito che accende di comunione le mie solitudini, io mi sento piccolo e tuttavia abbracciato dal suo mistero di amore!
Scarica in formato PDF il Giornalino: © – ECHI DI VITA 2017 N°24