Author : E. Redazione

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 27

Echi Di Vita N°27 – È LA VITA ORDINARIA LA LITURGIA DI DIO: IL CROCIFISSO IN MEZZO A NOI!

A Nazaret va in scena il conflitto perenne tra quotidiano e profezia. All’inizio parole e prodigi di Gesù stupiscono, immettono un «di più» dentro la normalità della vita. Poi l’ordinario instaura di nuovo pregiudizi e chiusura.
A Nazaret pensano: «Il figlio di Dio non può venire in questo modo, con mani da carpentiere, con i problemi di tutti, non c’è nulla di sublime, nulla di divino. Se sceglie questi mezzi poveri non è Dio».
Ma lo Spirito scende proprio nel quotidiano, fa delle case un tempio, entra dove la vita celebra la sua mite e solenne liturgia. Noi cerchiamo Dio, il pastore di costellazioni, nell’infinito dei cieli, quando invece è inginocchiato a terra con le mani nel catino per lavarci i piedi.
Ed era per loro motivo di scandalo. Che cosa li scandalizza? Scandalizza l’umanità, la prossimità. Eppure è proprio questa la buona notizia del Vangelo: che Dio si incarna dentro l’ordinarietà della vita. Gesù cresce nella bottega di un artigiano, le sue mani diventano forti a forza di stringere manici, il suo naso fiuta le colle, la resina, il sudore di chi lavora, sa riconoscere il legno al profumo e al tatto.
Dinanzi al Crocifisso, la nostra festa, possiamo riscoprire ogni frammento, ogni fremito di umanità nel Vangelo, cercare tutte le molecole di umanità di Gesù: il suo rapporto con i bambini, con gli amici, con le donne, con il sole, con il vento, con gli uccelli, con i fiori, con il pane e con il vino.
Amare l’umanità di Gesù, questo dice il Crocifisso, perché il Vangelo rivela proprio questo: che il divino è rivelato dall’umano, che Dio ha il volto di un uomo.
Gesù al rifiuto dei compaesani mostra il suo candore, il suo bellissimo cuore fanciullo: «Non vi poté operare nessun prodigio» scrive Marco, ma subito si corregge: «Solo impose le mani a pochi malati e li guarì».
Il Dio rifiutato si fa ancora guarigione, anche di pochi, anche di uno solo. L’amante respinto continua ad amare anche pochi, anche uno solo.

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 26

Echi Di Vita N°26 – GESU’ CI PRENDE PER MANO E CI DICE “ALZATI”

Gesù cammina verso una casa dove una bambina di 12 anni è morta. Cammina accanto al dolore del padre. Ed ecco una donna che aveva molto sofferto, ma così tenace che non vuole saperne di arrendersi, si avvicina a Gesù e sceglie come strumento di guarigione un gesto commovente: un tocco della mano.
L’emoroissa, la donna impura, condannata a non essere toccata da nessuno -mai una carezza, mai un abbraccio- decide di toccare; scardina la regola con il gesto più tenero e umano: un tocco, una carezza, un dire: ci sono anch’io!
Gesù approva il gesto della donna e le rivolge parole bellissime, parole per ognuno di noi, dolce terapia del vivere: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”. Le dona non solo guarigione fisica, ma anche salvezza e pace e la tenerezza di sentirsi figlia amata, lei, l’esclusa.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga e c’era gente che piangeva e gridava forte.
Entrato, disse loro: “Perché piangete? Non è morta questa bambina, ma dorme”. Dorme.
Lo deridono e Gesù ripete: “tu abbi fede”, lascia che la Parola della fede riprenda a mormorare in cuore: Dio è il Dio dei vivi e non dei morti.
Gesù, cacciati fuori tutti, prende con sé il padre e la madre, ricompone il cerchio vitale degli affetti, il cerchio dell’amore che dà la vita. Poi prende per mano la piccola bambina, perché bisogna toccare la disperazione delle persone per poterle rialzare.
Chi è Gesù? una mano che ti prende per mano.
Bellissima immagine: la sua mano nella mia mano, concretamente, dolcemente, si intreccia con la mia vita, il suo respiro nel mio, le sue forze con le mie forze.
E le disse: “Talità kum. Bambina alzati”.
Lui può aiutarla, sostenerla, ma è lei, è solo lei che può risollevarsi: alzati.
E lei si alza e si mette a camminare.
Su ciascuno di noi, qualunque sia la porzione di dolore che portiamo dentro, qualunque sia la nostra porzione di morte, su ciascuno il Signore fa scendere la benedizione di quelle antiche parole: Talità kum.
Giovane vita, alzati, risorgi, riprendi la fede, la lotta, la scoperta, la vita.
Torna a ricevere e a restituire amore. Sia così per tutti noi!

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 25

Echi Di Vita N°25 – GIOVANNI, IL BATTISTA, DONO DI DIO

Per Elisabetta si compì il tempo e diede alla luce un figlio. I figli vengono alla luce come compimento di un progetto, vengono da Dio. Caduta da una stella nelle braccia della madre, portano
con sé scintille d’infinito: gioia. Non nascono per caso, ma per profezia. Nel loro vecchio cuore i genitori sentono che il piccolo appartene ad una storia più grande, che i figli non sono nostri: appartengono a Dio, a se stessi, alla loro vocazione, al mondo. Il genitore è solo l’arco che scocca la freccia, per farla volare lontano.

Un rivoluzionario rovesciamento delle parte. Il sacerdote tace ed è la donna a prendere la parola: si chiamerà Giovanni, che in ebraico significa “dono di Dio”. Elisabetta ha capito che la vita, l’amore che sente fremere dentro di sé, sono un pezzetto di Dio; che l’identità del suo bambino è di essere dono. E questa è anche l’identità profonda di noi tu,: il nome di ogni bambino è «dono perfetto».

Zaccaria era rimasto muto perché non aveva creduto all’annuncio dell’angelo. Ha chiuso l’orecchio del cuore e da allora ha perso la parola. Non ha ascoltato e ora non ha più niente da dire. Indicazione che mi fa pensoso: quando noi credente smarriamo il riferimento alla Parola di Dio e alla vita, diventiamo afoni, insignificanti, non mandiamo più nessun messaggio a nessuno.

Eppure il dubitare del vecchio sacerdote non ferma l’azione di Dio. Qualcosa di grande e di consolante: i miei difetti, la mia poca fede non arrestano il fiume di Dio. Zaccaria incide il nome del figlio: «Dono-di-Dio», e subito riprende a fiorire la parola e benedice Dio. Bene-dire subito, dire-bene come il Creatore all’origine (crescete e moltiplicatevi): la benedizione è una energia di vita, una forza di crescita e di nascita che scende dall’alto, ci raggiunge, ci avvolge, e ci fa vivere la vita come un debito d’amore che si estingue solo ridonando vita.

Che sarà mai questo bambino? Grande domanda da ripetere, con venerazione, davanti al mistero di ogni culla. Cosa sarà, oltre ad essere dono che viene dall’alto? Cosa porterà al mondo? Un dono unico e irriducibile: lo spazio della sua gioia e la profezia di una parola unica che Dio ha pronunciato e che non ripeterà mai più.

Sarà «voce», proprio come il Battista, la Parola sarà un Altro.

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 24

Echi Di Vita N°24 – NEL CUORE DI TUTTI IL SEME DI DIO.

Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno. Gesù parla delle cose più grandi con una semplicità disarmante. Non
fa ragionamento, apre il libro della vita; racconta Dio con la freschezza di un germoglio di grano, spiega l’infinito attraverso il minuscolo seme di senape Accade nel regno di Dio come quando un uomo semina. Dio è il seminatore infaticato della nostra terra, continuamente immette in noi e nel cosmo le sue energie in forme germinali: il nostro compito è portarle a maturazione. Siamo un pugno di terra in cui Dio ha deposto i suoi germi vitali. Nessuno ne è privo, nessuno è vuoto, perché la mano di Dio continua a creare.

La prima parabola sottolinea un miracolo di cui non ci stupiamo più: alla sera vedi un bocciolo, il giorno dopo si è aperto un fiore. Senza alcun intervento esterno. Ecco: che tu dorma o vegli, di no#e o di giorno, il seme germoglia e cresce. Com’è pacificante questo!

Le cose di Dio fioriscono per una misteriosa forza interna, per la straordinaria energia segreta che hanno le cose buone, vere e belle. In tu#e le persone, nel mondo e nel cuore, nonostante i nostri dubbi, Dio matura. E nessuno può sapere di quanta esposizione al sole, al sole della vita, abbia bisogno il buon grano di Dio per maturare nelle persone, nei figli, nei giovani, in coloro che mi appaiono distratti, che a volte giudico vuoto o senza germogli.

La seconda parabola mostra la sproporzione tra il granello di senape, il più piccolo di tutti i semi, e il grande albero che ne nascerà. Il granello non salverà il mondo. Noi non salveremo il mondo. Ma, assicura Gesù, un altro è il nostro compito: gli uccelli verranno e vi faranno il nido. All’ombra del tuo albero, dei fratelli troveranno riposo e conforto. Guardi un piccolo seme accolto nel cavo della mano, lo diresti un grumo di materia inerte. Ma nella sua realtà nascosta quel granello è un piccolo vulcano di vita, pronto a esplodere, se appena il sole e l’acqua e la terra…

Il seme ci convoca ad avere occhi profondi e a compiere i gesti propri di Dio. Mentre il nemico semina morte, noi come contadini pazienti e intelligenti, contadini del Regno dei cieli, seminiamo buon grano: semi di pace, giustizia, coraggio, fiducia.

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San Lorenzo Parrocchia Martire Isola del Liri - 2018 06 15 - Rosalba Rosati - Festa Sant'Antonio di Padova - 031

FESTA DI S’ANTONIO DI PADOVA

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Foto di Rosalba Rosati

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 23

Echi Di Vita N°23 – SCONFIGGERE IL MALE CON IL BENE

Siamo di fronte a un brano davvero singolare del Vangelo: Gesù viene accusato di essere posseduto da Beelzebul e di scacciare i demoni per virtù del loro capo.

Malgrado abbia fatto miracoli, è accusato di essere un indemoniato e un pazzo. È stato e sarà sempre così: su Cristo si dicono solo menzogne per accusarlo.

Eppure, con estrema calma, cerca di rettificare il falso modo di ragionare dei presenti: “Come può Satana scacciare Satana?”. Il suo regno sarebbe distrutto dato che ogni regno non può sussistere se c’è discordia in esso.

C’è una malizia in chi gli sta intorno tipica di chi ha occhi e non vuol vedere al punto da paragonare le malefatte del demonio con le opere miracolose di Gesù. Avere gli occhi e non vedere è peccare contro le evidenze rivelate dallo Spirito Santo al punto che il Salvatore pronuncia quella sentenza che a molti dovette apparire oscura, come del resto anche oggi, anche se rivelava tutta la forza della sua persona e della sua missione: “In verità vi dico: ai figli degli uomini saranno perdonati tutti i peccati e tutte le bestemmie che avranno detto; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà perdono in eterno”. È il peccato contro la verità e il suo rifiuto cosciente e consapevole, rifiuto della misericordia di Dio.

La folla che gli stava intorno cresceva e questo dava fastidio a scribi e farisei. Gli dissero, forse per distoglierlo, “ecco tua madre e i tuoi fratelli sono fuori e ti cercano”. Gesù, come tante volte, più che rispondere, rovescia la domanda: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Si sarà sicuramente creato un imbarazzante silenzio dato che, come sempre alle sue domande, nessuno osa dare risposte e contraddire.

Il Signore dovette guardarli ripetutamente prima di rispondere al loro posto: “Chiunque, infatti, fa la volontà di Dio, questi mi è fratello e sorella e madre”. Un nuovo criterio di familiarità e di fraternità si impone nella storia dell’umanità, vincolo nuovo per tutti i credenti.. È questa la fonte del nostro
coraggio interiore che “si rinnova di giorno in giorno”.

Da questa convinzione traiamo la forza per affrontare la tribolazione quotidiana ben sapendo che essa è “momentanea e di lieve peso, procura a noi, assolutamente al di sopra di ogni misura, un peso di gloria eterna”. Per far questo dobbiamo mirare alla gloria futura e alle realtà invisibili che restano, dato
che “le cose visibili sono effimere, le invisibili, invece, sono eterne”.

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 22

Echi Di Vita N°22 – FESTA DELLE COMUNIONE, DIO DONA SE STESSO.

Nella cornice di una cena, la novità di Gesù: Dio non si propone più di governare l’uomo attraverso un codice di leggi esterne, ma di trasformare l’uomo immettendogli la sua stessa vita. La novità di un Dio che non spezza nessuno, spezza se stesso; non chiede sacrifici, sacrifica se stesso; non versa la sua ira, ma versa “sui molti” il proprio sangue, santuario della vita.

In quella sera, cibo vita e festa sono uniti da un legame strettissimo. Spesso trasformiamo l’ultima Cena in un’anticipazione triste della passione che incombe, mentre Gesù fa esattamente il contrario: trasforma la cronaca di una morte annunciata in una festa, una celebrazione della vita.

Quella cena prefigura la resurrezione, mostra il modo di agire di Dio: dentro la sofferenza e la morte, Dio suscita vita. E mi sorprende ogni volta come una dichiarazione d’amore: “io voglio stare nelle tue mani come dono, nella tua bocca come pane, nell’intimo tuo come sangue, farmi cellula, respiro, pensiero di te.

Tua vita”. Qui è il miracolo: Dio in me, il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola.

Con il suo corpo Gesù ci consegna la sua storia: mangiatoia, strade, lago, volti, il duro della Croce, il sepolcro vuoto e la vita che fioriva al suo passaggio. Con il suo sangue, ci comunica il rosso della passione, la fedeltà fino all’estremo. Vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l’esistenza umana come l’ha vissuta lui.

Corpo e sangue, donati: ogni volta che anche noi doniamo qualcosa, si squarciano i cieli. Corpo e sangue, presi: ogni volta che ne prendo e mangio è la mia piccola vita che si squarcia, si trasforma e sconfina per grazia.

Festa della comunione: a riportare nel mondo questa verità, a riscoprire questo immenso vocabolo è stato Gesù. Senso definitivo del nostro andare e lottare, del nostro piangere e costruire, in un rapporto non più alterato dal verbo prendere o possedere, ma illuminato dal più generoso dei verbi: donare.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2018 N 21

Echi Di Vita N°21 – Un Dio che si fa vicino per non allontanarsi mai più.

Ci sono andati tutti all’ultimo appuntamento sul monte di Galilea. Sono andati tutti, anche quelli che dubitavano ancora, portando la loro fede dentro vasi d’argilla: sono una comunità ferita che ha conosciuto il tradimento, l’abbandono, la sorte tragica di Giuda; una comunità che crede e che dubita. Come noi oggi! E ci riconosciamo tutti in questa fede vulnerabile.

«Gesù si avvicinò e disse loro…». Neppure il dubbio è in grado di fermarlo. Ancora non è stanco di tenerezza, di avvicinarsi, di farsi incontro. È il nostro Dio “in uscita”, pellegrino eterno in cerca del santuario che sono le sue creature. Che fino all’ultimo non molla i suoi e la sua pedagogia vincente è “stare con”, la dolcezza del farsi vicino, e non allontanarsi mai più: «ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Il primo dovere di chi ama è di essere insieme con l’amato. «E disse loro: andate in tutto il mondo e annunciate».

Affida ai dubitanti il Vangelo, la bella notizia, la parola di felicità, per farla dilagare in ogni paesaggio del mondo come fresca acqua chiara, in ruscelli splendenti di riverberi di luce, a dissetare ogni filo d’erba, a portare vita a ogni vita che langue.

Andate, immergetevi in questo fiume, raggiungete tutti e gioite della diversità delle creature di Dio, «battezzando», immergendo ogni vita nell’oceano di Dio, e sia sommersa, e sia intrisa e sia sollevata dalla sua onda mite e possente!

Accompagnate ogni vita all’incontro con la vita di Dio.

Fatelo «nel nome del Padre»: cuore che pulsa nel cuore del mondo; «nel nome del Figlio»: nella fragilità del Figlio di Maria morto nella carne; «nel nome dello Spirito»: del vento santo che porta pollini di primavera e «non lascia dormire la polvere» .

«E io sarò con voi tutti i giorni». Sarò con voi senza condizioni. Nei giorni della fede e in quelli del dubbio; sarò con voi fino alla fine del tempo, senza vincoli né clausole, come seme che cresce, come inizio di guarigione. Accogliamo tale speranza.

Don Alfredo Di Stefano

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PENTECOSTE 2018 05 23 - Le Foto della Cerimonia - San Lorenzo Martire Parrocchia - Copertina

DOMENICA DI PENTECOSTE – [Le Foto]

Domenica di Pentecoste: quel vento di libertà che scuote i nostri schemi. Ogni gruppo del catechismo manda in cielo un “cuore” con le proprie intenzioni.

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