Author : E. Redazione

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 29

2019 – Echi di Vita N°29 – MARTA E MARIA, IL SIGNORE NON CERCA SERVITORI, MA AMICI

Mentre erano in cammino, una donna di nome Marta lo accolse nella sua casa. Ha la stanchezza del viaggio nei piedi, il dolore della gente negli occhi. Allora riposare nella frescura amica di una casa, mangiare in compagnia sorridente, è un dono, e Gesù lo accoglie con gioia.

Quando una mano gli apre una porta, lui sa che lì dentro c’è un cuore che si è schiuso. Ha una meta, Gerusalemme, ma lui non “passa oltre” quando incontra qualcuno, si ferma. Per lui, come per il buon Samaritano, ogni incontro diventa una meta, ogni persona un obiettivo importante.

A Betania il maestro è accolto da donne che non venivano accolte come discepole dai maestri del tempo. Entra nella loro casa: la casa è scuola di vita, il luogo dove la vita nasce e si conclude, dove celebra le sue feste più belle, dove Dio parla nel quotidiano, nei giorni delle lacrime e in quella della danza dei cuori.

E il Vangelo deve diventare vero non ai margini della vita, ma nel cuore di essa.

Maria, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Sapienza del cuore di donna, intuito che sceglie ciò che fa bene alla vita, ciò che regala pace, libertà, orizzonti e sogni: la Parola di Dio.

A Maria doveva bruciare il cuore quel giorno. Da quel momento la sua vita è cambiata. Maria è diventata feconda, grembo dove si custodisce il seme della Parola, apostola: inviata a donare, ad ogni incontro, ciò che Gesù le aveva seminato nel cuore.

Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose.

Gesù, affettuosamente, rimprovera Marta. E lo fa contraddicendo non il servizio, ma l’affanno; non contestando il cuore generoso, ma l’agitazione.

Quelle parole ripetono a tutti noi: attento a un troppo che è in agguato, a un troppo che può sorgere e ingoiarti, che affanna, che toglie libertà e distoglie dal volto degli altri.

Marta -sembra dirle Gesù- prima le persone, poi le cose.

Non sopporta che sia confinata in un ruolo di servizio, affogata nei troppi impegni: tu, le dice, sei molto di più; tu puoi stare con me in una relazione diversa. Tu puoi condividere con me pensieri, sogni, emozioni, conoscenza, sapienza, Dio.

«Maria ha scelto la parte migliore», si è liberata e ha iniziato dalla parte giusta il cammino che porta al cuore di Dio, dall’ascolto. Perché Dio non cerca servitori, ma amici; non cerca delle persone che facciano delle cose per lui, ma gente che gli lasci fare delle cose, che lo lasci essere Dio.

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San Lorenzo Parrocchia - Isola del Liri - Festa del SS. Crocifisso 2019 - 026

FESTA DEL SS. CROCIFISSO 2019 – [Le Foto di Rosalba Rosati]

Pubblichiamo alcuni scatti, di Rosalba Rosati, della Processione in onore della festa del ‘SS. CROCIFISSO':

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 28

2019 – Echi di Vita N°28 – IL SALUTO E L’AUGURIO DEL PARROCO PER LA FESTA DEL SS. CROCIFISSO

Bentornata, seconda Domenica di Luglio! Tu ci rechi la gioia della festa del Crocifisso e ci inviti ad esserne parte viva come cristiani e come cittadini. Nel silenzio e nell’ascolto, nella contemplazione e nella preghiera noi ci poniamo ai piedi del nostro Cristo in croce, consapevoli e convinti che siamo cristiani non perché noi amiamo Dio ma perché Dio ci ama.

L’evangelista Giovanni, nell’affascinante dialogo notturno fra Gesù e Nicodemo, afferma: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. Amare è donare, è dare generosamente, illogicamente, dissennatamente. E Dio non può dare nulla di meno di se stesso: la croce ne è il segno tangibile.

Dio ha mandato il Figlio tra noi non per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui. In Gesù noi comprendiamo l’infinitezza dell’amore di Dio. L’umanità non è da Lui giudicata, ma perdonata; il mondo non è da Lui condannato, ma salvato.

E Il Crocifisso è strumento di salvezza, cifra di un amore di cui solo Dio è artefice. Per conoscere Dio dobbiamo inginocchiarci ai piedi della croce, volgere lo sguardo a Colui che hanno trafitto e, come San Francesco nella chiesetta di San Damiano dialogò misticamente col Crocifisso, parliamoGli anche noi, cittadini credenti di Isola del Liri, e chiedamoGli cosa può volere da ciascuno di noi.

Il poverello di Assisi capì che il suo servizio consisteva nel “riparare la casa”, cioè la Chiesa. A noi il Crocifisso dirà di “riparare la nostra città”, fragile nelle relazioni umane, ferita da mille problemi, in alcuni casi sola e indifesa.  Per questo, come vostro Pastore, consegno a tutti voi un programma in tre sole parole per promuovere un cambiamento personale e comunitario: accoglienza, fraternità, speranza.

Accoglienza: Isola del Liri sia una città dove l’accoglienza si fa prossimità e vicinanza, carità e solidarietà. Davanti all’emergenza umanitaria ci attende uno scatto di responsabilità collettiva, capace di inclusione, di reciprocità pur nelle contraddizioni. Continuiamo a scrivere la storia di Isola del Liri, stando tutti insieme accanto agli ultimi e frenando l’impoverimento progressivo con azioni di soccorso per chi sta scivolando nella disperazione o ci è già dentro. Aprire cantieri di carità e di giustizia è la strada per riprendere il volto di comunità civile. Senza accoglienza la nostra Città sarà condannata alla sterilità.

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 27

2019 – Echi di Vita N°27 – NON LA FORZA, MA UN “DI PIU’” DI BENE PER OPPORCI AL MALE

La messe è abbondante, ma sono pochi quelli che vi lavorano.

Gesù insegna uno sguardo nuovo sull’uomo di sempre: esso è come un campo fertile, lieto di frutti abbondanti. Noi abbiamo sempre interpretato questo brano come un lamento sulla scarsità di vocazioni sacerdotali o religiose. Ma Gesù intona la sua lode per l’umanità: il mondo è buono. C’è tanto bene sulla terra, tanto buon grano. Il seminatore ha seminato buon seme nei cuori degli uomini: molti di essi vivono una vita buona, tanti cuori inquieti cercano solo un piccolo spiraglio per aprirsi verso la luce, tanti dolori solitari attendono una carezza per sbocciare alla fiducia.

Gesù manda discepoli, ma non a intonare lamenti sopra un mondo distratto e lontano, bensì ad annunciare un capovolgimento: il Regno di Dio si è fatto vicino, Dio è vicino.

Guardati attorno, il mondo che a noi sembra avvitato in una crisi senza uscita, è anche un immenso laboratorio di idee nuove, di progetti, esperienze di giustizia e pace.

Questo mondo porta un altro mondo nel grembo, che cresce verso più consapevolezza, più libertà, più amore e più cura verso il creato. Di tutto questo lui ha gettato il seme, nessuno lo potrà sradicare dalla terra. Manca però qualcosa, manca chi lavori al buono di oggi. Mancano operai del bello, mietitori del buono, contadini che sappiano far crescere i germogli di un mondo più giusto, di una mentalità più positiva, più umana. A questi lui dice: Andate: non portate borsa né sacca né sandali… Vi mando disarmati. Decisivi non sono i mezzi, decisive non sono le cose. Solo se l’annunciatore sarà infinitamente piccolo, l’annuncio sarà infinitamente grande.

 

I messaggeri vengono portando un pezzetto di Dio in sé. Se hanno Vangelo dentro, lo irradieranno tutto attorno a loro. Per questo non hanno bisogno di cose. Non hanno nulla da dimostrare, hanno da mostrare il Regno iniziato, Dio dentro. Come non ha nulla da dimostrare una donna incinta: ha un bambino in sé ed è evidente a tutti che vive due vite, che porta una vita nuova. Così accade per il credente: egli vive due vite, nella sua porta la vita di Dio. Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. E non vuol dire: vi mando al macello. Perché ci sono i lupi, è vero, ma non vinceranno. Forse sono più numerosi degli agnelli, ma non sono più forti.  Vi mando come presenza disarmata, a combattere la violenza, ad opporvi al male, non attraverso un di più” di forza, ma con un “di più” di bontà.

La bontà che non è soltanto la risposta al male, ma è anche la risposta al non-senso della vita.

Mons. Alfredo Di Stefano

 

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 26

2019 – Echi di Vita N°26 – PER IL SIGNORE OGNI UOMO VIENE PRIMA DELLE SUE IDEE

È la svolta decisiva del Vangelo di Luca. Il volto trasfigurato sul Tabor, il volto bello diventa il volto forte di Gesù, in cammino verso Gerusalemme. «E indurì il suo volto» è scritto letteralmente, lo rese forte, deciso, risoluto.

Con il volto bello del Tabor termina la catechesi dell’ascolto: “ascoltate Lui” aveva detto la voce dalla nube; con il volto in cammino inizia la catechesi della sequela: “tu, seguimi”.

E per dieci capitoli Luca racconterà il grande viaggio di Gesù verso la Croce. Il primo tratto del volto in cammino lo delinea dietro la storia di un villaggio di Samaria che rifiuta di accoglierlo. Allora Giacomo e Giovanni, i migliori, i più vicini, scelti a vedere il volto bello del Tabor: «Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li bruci tutti?».

Gesù spalanca le menti dei suoi amici: mostra che non ha nulla da spartire con chi invoca fuoco e fiamme sugli altri, fossero pure eretici o nemici, che Dio non si vendica mai.

È l’icona della libertà: difende perfino quella di chi non la pensa come lui. Difende quel villaggio per difenderci tutti. Per lui l’uomo viene prima della sua fede, l’uomo conta più delle sue idee. È l’uomo, e guai se ci fosse un aggettivo: samaritano o giudeo, giusto o ingiusto; il suo obiettivo è l’uomo, ogni uomo.

«Andiamo in un altro villaggio!». Ha il mondo davanti, Lui pellegrino senza frontiere, un mondo di incontri; alla svolta di ogni sentiero di Samaria c’è sempre una creatura da ascoltare, una casa cui augurare pace; ancora un cieco da guarire, un altro peccatore da perdonare, un cuore da fasciare, un povero cui annunciare che è il principe del Regno di Dio. Il volto in cammino fa trasparire la sua fiducia totale, indomabile nella creatura umana; se non qui, appena oltre, un cuore è pronto per il sogno di Dio.

Nella seconda parte del vangelo entrano in scena tre personaggi che ci rappresentano tutti. Le volpi hanno tane, gli uccelli nidi, ma io non ho dove posare il capo. Eppure non era esattamente così. Gesù aveva cento case di amici e amiche felici di accoglierlo a condividere pane e sogni. Con la metafora delle volpi e degli uccelli traccia il ritratto della sua esistenza minacciata dall’istituzione, esposta.

Chi vuole vivere tranquillo e in pace nel suo nido non potrà essere suo discepolo. Chi ha messo mano all’aratro… Un aratore è ciascun discepolo, chiamato a dissodare una minima porzione di terra, a non guardare sempre a se stesso, ma ai grandi campi del mondo. Traccia un solco e nient’altro, forse perfino poco profondo, forse poco diritto, ma sa che poi passerà il Signore a seminare di vita i campi della vita.

Mons. Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 25

2019 – Echi di Vita N°25 – IL MIRACOLO DEL PANE CONDIVISO: AMARE SIGNIFICA DARE

Festa della vita donata, del Corpo e del Sangue dati a noi: partecipare al Corpo e al Sangue di Cristo non tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo. Dio è in noi: il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore e diventiamo una cosa sola.

Gesù parlava alle folle del Regno e guariva quanti avevano bisogno di cure. Parlava del Regno, annunciava la buona notizia che Dio è vicino, con amore. E guariva. Il Vangelo trabocca di miracoli. Gesù tocca la carne dei poveri, ed ecco che la carne guarita, occhi nuovi che si incantano di luce, un paralitico che danza nel sole con il suo lettuccio, diventano come il laboratorio del regno di Dio, il collaudo di un mondo nuovo, guarito, liberato, respirante. E i cinquemila a loro volta si incantano davanti a questo sogno, e devono intervenire i Dodici: “Mandali via, tra poco è buio, e siamo in un luogo deserto”. Si preoccupano della gente, ma adottano la soluzione più meschina: “Mandali via”. Gesù non ha mai mandato via nessuno.

Il primo passo verso il miracolo, condivisione piuttosto che moltiplicazione, è una improvvisa inversione che Gesù imprime alla direzione del racconto: “Date loro voi stessi da mangiare”. Un verbo semplice, asciutto, pratico: date. Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo concreto, fattivo, di mani: dare.

Gli apostoli non possono, non sono in grado, hanno soltanto cinque pani, un pane per ogni mille persone: è poco, quasi niente. Ma la sorpresa di quella sera è che poco pane condiviso, che passa di mano in mano, diventa sufficiente; che la fine della fame non consiste nel mangiare da solo, voracemente, il proprio pane, ma nel condividerlo, spartendo il poco che hai: due pesci, il bicchiere d’acqua fresca, olio e vino sulle ferite, un po’ di tempo e un po’ di cuore. La vita vive di vita donata.

Tutti mangiarono a sazietà. Quel ‘tutti’ è importante. Sono bambini, donne, uomini. Sono santi e peccatori, sinceri o bugiardi, nessuno escluso, donne di Samaria con cinque mariti e altrettanti divorzi. Nessuno escluso. È volontà di Dio che la Chiesa sia così: capace di insegnare, guarire, dare, saziare, accogliere senza escludere nessuno, capace come gli apostoli di accettare la sfida di mettere in comune quello che ha, di mettere in gioco i suoi beni.

Se facessimo così ci accorgeremmo che il miracolo è già accaduto, è in una prodigiosa moltiplicazione: non del pane ma del cuore.

Mons. Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 24

2019 – Echi di Vita N°24 – LA TRINITA’, INFINITA SAPIENZA DEL VIVERE

Trinità: un solo Dio in tre persone. Dogma che non si capisce, eppure liberante, perché ci assicura che Dio non è in se stesso solitudine, che l’oceano della sua essenza vibra di un infinito movimento d’amore. C’è in Dio reciprocità, scambio, superamento di sé, incontro, abbraccio. L’essenza di Dio è comunione. Se Dio si realizza solo nella comunione, così sarà anche per l’uomo. I dogmi non sono astrazioni ma indicazioni esistenziali.

In principio aveva detto: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza».

L’uomo è creato non solo a immagine di Dio, ma ancor meglio ad immagine della Trinità. Ad immagine e somiglianza quindi della comunione, del legame d’amore. In principio a tutto, per Dio e per me, c’è la relazione. In principio a tutto, qualcosa che mi lega a qualcuno.

«Ho ancora molte cose da dirvi, ma ora non potete portarne il peso».

Gesù se ne va senza aver detto e risolto tutto. Ha fiducia in noi, ci inserisce in un sistema aperto e non in un sistema chiuso: lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera. La gioia di sapere, dalla bocca di Gesù, che non siamo dei semplici esecutori di ordini, ma -con lo Spirito- inventori di strade.

La verità tutta intera di cui parla Gesù non consiste in formule o concetti più precisi, ma in una sapienza del vivere custodita nella vicenda terrena di Gesù. Una sapienza sulla nascita, la vita, la morte, l’amore, su me e sugli altri, che gli fa dire: «io sono la verità» e, con questo suggeritore meraviglioso, lo Spirito, ci insegna il segreto per una vita autentica.

 

In principio a tutto ciò che esiste c’è un legame d’amore. L’uomo è relazione oppure non è. Allora capisco perché la solitudine ci pesa tanto e ci fa paura: perché è contro la nostra natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi vuole bene, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione.

La festa della Trinità è come uno specchio: del mio cuore profondo, e del senso ultimo dell’universo. Davanti alla Trinità mi sento piccolo e tuttavia abbracciato dal mistero. Abbracciato, come un bambino. Abbracciato dentro un vento in cui naviga l’intero creato e che ha nome comunione.

Don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 23

2019 – Echi di Vita N°23 – RIMANERE, INSEGNARE, RICORDARE!!!

Il Padre vi darà un altro ‘Paràclito: nome che significa ‘Colui che è chiamato accanto‘, ‘Uno accanto a noi‘, a nostro favore, non ‘contro’ di noi; perché quando anche il cuore ci accusi, ci sia qualcuno più grande del nostro cuore: nostro Difensore. Perché quando siamo sterili e tristi, sia accanto come vento che porta pollini di primavera, come fuoco che illumina la notte: Creatore e Consolatore. Perché quando siamo soli, di solitudine nemica, sia colui che riempie la casa, il Dio vicino, che avvolge, penetra, fa volare ad altezze nuove i pensieri, dà slancio a gesti e parole, sulla misura di quelli di Cristo.

Rimarrà con voi per sempre, vi insegnerà ogni cosa, vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Tre verbi pieni di bellissimi significati profetici: «rimanere, insegnare e ricordare». Che rimanga con voi, per sempre. Lo Spirito è già qui, ha riempito la casa. Se anche io non sono con Lui, Lui rimane con me. Se anche lo dimenticassi, Lui non mi dimenticherà. Nessuno è solo, in nessuno dei giorni.

Vi insegnerà ogni cosa: lo Spirito ama insegnare, accompagnare oltre verso paesaggi inesplorati, dentro pensieri e conoscenze nuovi; sospingere avanti e insieme: con lui la verità diventa co­munitaria, non individuale.

Vi ricorderà tutto: vi riporterà al cuore gesti e parole di Ge­sù, di quando passava e guariva la vita e diceva parole di cui non si vedeva il fondo.

Il racconto degli Atti degli Apostoli lo sottolinea con annotazioni precise: venne dal cielo d’improvviso un vento impetuoso e riempì tutta la casa.

La casa dove gli amici erano insieme. Lo Spirito non si lascia sequestrare in luoghi particolari che noi diciamo riservati alle cose del sacro. Qui sacra diventa la casa. La mia, la tua, tutte le case sono ora il cielo di Dio.

Venne d’improvviso, e i discepoli sono colti di sorpresa, non erano preparati, non era programmato. Lo Spirito non sopporta schemi, è un vento di libertà, fonte di libere vite. Apparvero lingue di fuoco che si posavano su ciascuno. Su ciascuno, su ciascuno di noi. Nessuno escluso, nessuna distinzione da fare. Tocca ogni vita, è creatore e vuole creatori; è fuoco e vuole per la sua Chiesa coscienze accese e non intorpidite o acquiescenti.

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San Lorenzo Parrocchia - ECHI DI VITA 2019 N 22

2019 – Echi di Vita N°22 – GESU’ ENTRA NEL PROFONDO DI TUTTE LE VITE

Ascensione, alla ricerca con Cristo di un crocevia tra terra e cielo, di una fessura aperta sull’oltre, su ciò che dura al di là tramonto del giorno: sapere che il nostro amare non è inutile, ma sarà raccolto goccia a goccia e vissuto per sempre; che il nostro lottare non è inutile; che non va perduta nessuna generosa fatica, nessuna dolorosa pazienza.

Il Vangelo ci pone in bilico tra cielo e terra, in una perenne ascensione, sospinge in avanti e verso l’alto. Guardiamo i tre gesti ultimi di Gesù: invia, benedice, scompare.

Inizia su quell’altura la “Chiesa in uscita“. Inizia con l’invio che chiede agli apostoli, un cambio di sguardo. Devono passare da una comunità, da una Chiesa che mette se stessa al centro, che accende i riflettori su di sé, da una Chiesa centripeta ad una Chiesa che si mette al servizio del cammino ascensionale del mondo, al servizio dell’avvenire dell’uomo, della vita, della cultura, della casa comune, delle nuove generazioni.

Così la Chiesa, sapendo che il suo annuncio è già preceduto dalla presenza discreta di Dio, dall’azione mite e possente dello Spirito, è inviata al servizio dei germi santi che sono in ciascuno.

Per ridestarli.

Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.

Una lunga benedizione sospesa, in eterno, tra cielo e terra veglia sul mondo. La maledizione non appartiene a Dio, lo dobbiamo testimoniare. Il gesto definitivo di Gesù è benedire. Il mondo lo ha rifiutato e ucciso e lui lo benedice. Benedice me, così come sono, nelle mie amarezze e nelle mie povertà, in tutti i miei dubbi benedetto, nelle mie fatiche benedetto.

Mentre li benediceva si staccò da loro.

La Chiesa nasce da quel corpo assente. Ma Gesù non abbandona i suoi, non se ne va altrove nel cosmo, ma entra nel profondo di tutte le vite. Non è andato oltre le nubi ma oltre le forme: se prima era insieme con i discepoli, ora sarà dentro di loro, forza ascensionale dell’intero cosmo verso più luminosa vita.

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