Author : E. Redazione

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 007 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°07 – GUARIRE IL CUORE PER GUARIRE LA VITA

Avete inteso che fu detto, ma io vi dico…” Gesù non annuncia una nuova morale più esigente e impegnativa. Queste, che sono tra le pagine più radicali del Vangelo, sono anche le più umane, perché qui ritroviamo la radice della vita buona.

Il discorso della montagna vuole condurci alla radice, lungo una doppia direttrice: la linea del cuore e la linea della persona e della comunità.

Il grande principio di Gesù è il ritorno al cuore, che è il laboratorio dove si forma ciò che poi uscirà fuori e prenderà figura di parola, gesto, atto. È necessario guarire il cuore per guarire la vita.

Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adira, chiunque alimenta dentro di sé rabbie e rancori, è già omicida.

Gesù risale alla radice prima, a ciò che genera la morte o la vita. E che san Giovanni esprimerà in un’affermazione colossale: «Chi non ama suo fratello è omicida». Cioè: chi non ama uccide. Non amare qualcuno è togliergli vita; non amare è un lento morire.

Ma io vi dico: non giurate affatto; il vostro dire sia sì, sì; no, no. Dal divieto del giuramento, Gesù arriva al divieto della menzogna. Di’ la verità sempre, e non servirà più giurare. Così porta a compimento, sulla linea del cuore, le conseguenze già implicite nella legge antica.

E poi la linea della persona: Se tu guardi una donna per desiderarla, sei già adultero. Non dice: se tu, uomo, desideri una donna; se tu, donna, desideri un uomo. Il desiderio è un servitore indocile, ma importante. Dice: Chi guarda per desiderare, e vuol dire: se tu guardi solo per il tuo desiderio, se guardi il suo corpo per il tuo piacere, allora tu pecchi contro la sua persona. Tu allora sei un adultero, nel senso originario di adulterare: tu falsifichi, tu inquini, tu impoverisci la persona. Perché riduci a oggetto per te, a corpo “usa e getta” la persona, che invece è abisso, oceano, cielo, angelo, profondità, vertigine.

Pecchi non tanto contro la legge, ma contro la profondità e la dignità della persona, che è icona di Dio. Perché la legge è sempre rivelazione dei comportamenti che fanno crescere l’uomo in umanità, o che ne diminuiscono l’umanità e la grandezza, che è come dire rivelazione di ciò che rende felice l’uomo.

È un unico salto di qualità quello che Gesù propone, la svolta fondamentale: passare dalla legge alla persona, dalla persona alla comunità, (se tuo fratello..), dall’esterno all’interno, dalla religione del fare a quella dell’essere. Il ritorno al cuore, là dove nascono i grandi «perché» delle azioni.

Allora il vangelo è facile, umanissimo, anche quando dice parole come queste, che danno le vertigini.

don Alfredo Si Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 012 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°12 – CHIAMATI ALLA LUCE DELLA GIOIA DI DIO

Gesù tocca e illumina gli occhi di un mendicante che ci rappresenta tutti. Una carezza di luce che diventa carezza di libertà. Prima deve appoggiarsi agli altri, a muri, a un bastone, ai genitori, ai farisei. Finalmente, ora, senza dipendere da altri, libero, guarito, è diventato forte, non ha più paura, tiene te­sta a tutti, bada ai fatti concreti e non alle parole.

Una carezza di libertà che diventa carezza di gioia. Perché vedere è godere i volti, la bellezza, i colori. La luce è un tocco di allegria che si posa sulle cose. Come ne abbiamo bisogno in questi giorni!

Così è la fede ricevuta dal Battesimo e ravvivata in ogni Eucaristia domenicale -apprezzata in questi giorni di digiuno e di lontananza- è visione nuova delle cose, crea uno sguardo lucente che porta luce là dove si posa.

I farisei, quelli che sanno tutte le regole, non provano gioia per gli occhi nuovi del cieco perché a loro interessa la Legge e non la felicità dell’uomo: mai miracoli di sabato! Non capiscono che Dio preferisce la felicità dei suoi figli alla fedeltà alla legge, che parla il linguaggio della gioia e per questo seduce ancora.

Mettono Dio contro l’uomo ed è il peggio che possa capitare alla nostra fede. Dicono, in qualche modo, i poveri restino pure poveri, i mendicanti continuino a mendicare, i cie­chi si accontentino, purché si osservi il sabato! E invece no, gloria di Dio è un uomo che torna a vedere. E il suo lucente sguardo dà lode a Dio più di tutti i sabati.

Ed è una dura lezione: i farisei mostrano che si può essere credenti senza essere buoni; che si può essere uomini di Chiesa e non avere pietà; è possibile operare in nome di Dio e andare contro Dio. Se da una parte il cieco guarito ringrazia e loda Dio per il dono ricevuto, nei discepoli, il termine che ricorre più spesso è «peccato».

Quale la mentalità? «Sappiamo che sei peccatore; sei nato tutto nei peccati; se uno è peccatore non può fare queste cose». Avevano chiesto: «Chi ha peccato? Lui o i suoi genitori?». Il peccato è innalzato a teoria che spiega il mondo, che interpreta l’uomo e Dio.

Gesù non ci sta: «Né lui ha peccato, né i suoi genitori». Si allontana subito, immediatamente, con la prima parola, da questa visione per dichiarare come essa renda ciechi su Dio e sugli uomini. Parlerà del peccato solo per dire che è perdonato, cancellato.

Il peccato non spiega Dio. Dio è compassione, mano viva che tocca il cuore e lo apre, amore che fa nascere e ripartire la vita, che porta luce. Ascoltiamo in questi giorni il nostro cuore e capiremo che sarà il cuore stesso a dirci che siamo fatti per la luce.

don Alfredo Di Stefano

 

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 011 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°11 – DIVENTARE SORGENTE, PROGETTO DI VITA

Una brocca, un pozzo, una sorgente. Tre immagini d’acqua che si intrecciano come un crescendo, una spirale di vita che sale.

«Dammi da bere». Il Signore ha sete d’acqua in quel mezzogiorno accaldato, ma so­prattutto ha sete della nostra sete. Ha sete che noi abbiamo sete di Lui. Ha desiderio del nostro desiderio, di questa povera brocca che è il nostro cuore assetato.

«Se tu conoscessi il dono di Dio!». Donna, non vivere solo per i tuoi bisogni, fame, sete, amori, un po’ di religione, perché quando avrai soddisfatto questi tuoi bisogni fondamentali non avrai che un po’ d’acqua in una brocca, presto finita, sempre insufficiente. Non vivere senza mistero. Senza dono.

Il dono di Dio è «un’acqua viva che diventa sorgente di vita eterna». Non una brocca più grande, non un pozzo più profondo, Gesù dona alla Samaritana di ricongiungersi alla sua sorgente.

Una immagine bellissima, con l’eternità che già freme dentro quest’acqua, che tracima, che dilaga, che va, che è più di ciò che serve alla sete.

La sorgente è acqua per la sete degli altri. La sorgente non è possesso, è fecondità. La donna che prendeva quanta acqua serviva alla sua sete, diventa colei che dona. Capisce che non placherà la sete bevendo a sazietà, ma placando la sete d’altri; che si illuminerà illuminando altri, che riceverà gioia donando gioia.

Diventare sorgente: bellissimo progetto per ogni cuore assetato di più vita.

Ricevimi, donami, donandomi mi otterrai di nuovo: la donna abbandona la brocca e il pozzo, corre, chiama, annuncia, testimonia: «C’è uno che dice tutto, che interroga il cuore!». Nulla rivela il mistero dell’uomo quanto il mistero dei suoi amori. Al segreto di una persona si accede attraverso la rivelazione dell’amore.

Passando proprio per il suo mistero di donna -hai avuto cinque mariti-, Gesù fa nascere nella samaritana il mistero di Dio. Al cui spazio si accede per la porta del cuore. Lì si adora.

Gesù è colui che dice tutto di me, che non mi chiude nei miei fallimenti, numerosi quanto gli uomini della Samaritana, ma indica futuro, affinché anch’io, giunto al pozzo come mendicante d’acqua, me ne ritorni con coraggio e fiducia, ciò di cui abbiamo, oggi, più bisogno.

 

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 010 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°10 – VIVERE E’ LA FATICA DI LIBERARE LA BELLEZZA

Un fiore di luce nel nostro deserto, così appare il volto di Cristo sul Tabor. Il volto è come la grafia del cuore, la sua scrittura.

Quel volto di sole ci assicura che a ogni figlio di Adamo è stato dato non un cuore d’ombra, ma un seme di luce, come nostro volto segreto. Ogni uomo abita la terra come un’icona ancora incompiuta, scritta come le icone autentiche, su un fondo d’oro che è la nostra somiglianza con Dio.

Gesù prende con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, i primi chiamati, e li conduce su un alto monte, là dove la terra s’innalza nella luce, dove il celeste si condensa nel candore della neve, nascita delle acque che fecondano ogni vita. Là appare un volto, Totalmente Altro, affinché anche il volto dell’uomo diventi tutt’altro da quello che è. Il volto «alto» dell’uomo è comprensibile solo a partire da Gesù.

È bello che noi siamo qui. Stare qui, davanti a questo volto, dove tutto converge: la legge, i profeti, il sole; l’unico luogo dove possiamo vivere e sostare.

Qui siamo di casa, altrove siamo sempre fuori posto; altrove non è bello, e possiamo solo camminare, non stare.

Qui è la nostra identità, la fine del viaggio, di un esule il ritorno a casa.

Trovare Cristo è trovare senso e bellezza del vivere.

Ma come tutte le cose belle la visione non fu che la freccia di un attimo: una nube li coprì e venne una voce: Ascoltate lui.

Il Padre prende la parola, ma per scomparire dietro la parola di suo Figlio: «ascoltate Lui».

La fede biblica è una religione non della visione, ma dell’ascolto.

Sali sul monte per vedere, e sei rimandato all’ascolto.

Scendi dal monte, e ti rimane nella memoria l’eco dell’ultima parola: Ascoltatelo.

La visione del volto cede all’ascolto del volto. Il mistero di Dio e il mistero dell’uomo sono ormai tutti dentro Gesù.

Quel volto parla, e nell’ascolto di Gesù, ascoltatore perfetto del Padre, anche noi diventiamo, come lui, figli e volto del Padre.

Ecco la bellezza da liberare: il Cristo in noi e nelle nostre Celebrazioni, il Cristo tra di noi e nella nostra Vita, il Cristo per noi e nella nostra Storia.

don Alfredo Di Stefano

 

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 009 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°09 – GLI ANGELI INVIATI DAL SIGNORE PER PROTEGGERCI

Gesù deve scegliere che tipo di Messia diventare, la scelta decisiva di tutta la sua vita.

La prima scelta riguarda il corpo e le cose: sazia la fame, dì che queste pietre diventino pane. Pietre o pane, piccola alternativa che Gesù spalanca. E dice: vuoi diventare più uomo, vivere meglio? Non inaridire la vita a ricerca di beni, di roba. Sogna, ma non ridurre mai i tuoi sogni a cose e denaro.

«Non di solo pane vivrà l’uomo». C’è dentro di noi un di più, creature, affetti, un pezzetto di Dio. Il pane è buono ma più buona è la parola di Dio, il pane è vita ma più vita viene dalla bocca di Dio. Dalla bocca di Dio, dalla sua parola è venuta la luce, il cosmo con sua bellezza e le creature. Dalla bocca di Dio è venuto il soffio che ci fa vivi.

La seconda proposta tocca la relazione con Dio. Buttati giù, provoca un miracolo! è una sfida, attraverso ciò che sembra il massimo della fede e invece ne è la caricatura, è la ricerca di un Dio magico a proprio servizio. Mostra un miracolo, la gente ama i miracoli, e ti verranno dietro. Il diavolo è seduttivo, si presenta come un amico che vuole aiutare Gesù a fare meglio il messia. Gesù risponde: non metterai alla prova Dio. Ed è la mia fede: io credo che Dio è con me, ogni giorno, mia forza e mio canto.

La terza posta in gioco è il potere sugli altri: prostrati davanti a me e avrai il mondo ai tuoi piedi. Il diavolo fa un mercato, al contrario di Dio, che non fa mai mercato dei suoi doni. E quanti lo hanno ascoltato, facendo mercato di se stessi, in cambio di carriera, una poltrona, denaro facile. Il Satana dice: vuoi cambiare il mondo con l’amore? Sei un illuso! Assicura agli uomini pane, miracoli e un leader, e li avrai in mano. Ma Gesù non cerca uomini da do­minare, vuole figli liberi e amanti. Per Gesù ogni potere è idolatria.

Il diavolo allora si allontana e angeli si avvicinano e lo servono. Avvicinarsi e servire, le azioni da cui si riconoscono gli angeli.

Se in questa Quaresima ognuno si avvicina ad una persona che ha bisogno, ascoltando, accarezzando, servendo, allora vedremmo la nostra terra assomigliare ad un nido di angeli.

Il Signore manda angeli ancora, in ogni casa, a chiunque non voglia accumulare e dominare: sono quelli che sanno inventare una nuova carezza, hanno occhi di luce, e non scappano. Sono quelli che mi sorreggeranno con le loro mani, instancabili e leggere, tutte le volte che inciamperò.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 006 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°06 – IL SALE E LA LUCE: RADICI DI VERO FUTURO

Dio è luce: una delle più belle definizioni di Dio.

Ma il Vangelo oggi rilancia: anche voi siete luce. Una delle più belle definizioni dell’uomo.

E non dice: voi dovete essere, sforzatevi di diventare, ma voi siete già luce.

La luce non è un dovere, ma il frutto naturale in chi ha respirato Dio.

La Parola mi assicura che in qualche modo misterioso e grande, grande ed emozionante, noi tutti, con Dio in cuore, siamo luce da luce, proprio come proclamiamo di Gesù nella professione di fede: Dio da Dio, luce da luce.

Io non sono né luce né sale, lo so bene, per lunga esperienza. Eppure il Vangelo parla di me a me, e dice: Non fermarti alla superficie, cerca in profondità, verso la cella segreta del cuore; là, al centro di te, troverai una lucerna accesa, una manciata di sale. Per pura grazia. Non un vanto, ma una responsabilità.

Voi siete la luce, non io o tu, ma voi. Quando un io e un tu s’incontrano generando un noi, quando due sulla terra si amano, nel noi della famiglia dove ci si vuol bene, nella comunità accogliente, nel gruppo solidale è conservato senso e sale del vivere.

Come mettere la lampada sul candelabro? Tutto un incalzare di azioni: non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, ma occupati della città e della tua gente, illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri e guarirà la tua vita.

Voi siete il sale, che ascende dalla massa del mare rispondendo al luminoso appello del sole. Allo stesso modo il discepolo ascende, rispondendo all’attrazione dell’infinita luce divina. Ma poi discende sulla mensa, perché se resta chiuso in sé non serve a niente: deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi.

Il sale dà sapore. «Sapere» è molto più che «conoscere»: è avere il sapore di Cristo. E accade quando Cristo, come sale, è disciolto dentro di me; quando, come pane, penetra in tutte le fibre della vita e diventa mia parola, mio gesto, mio cuore.

Il sale conserva. Gesù non dice voi siete il miele del mondo, un generico buonismo che rende tutto accettabile, ma il sale, qualcosa che è una forza, un istinto di vita che penetra le scelte, si oppone al degrado delle cose, e rilancia ciò che merita futuro.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 005 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°05 – GESU’, LA LUCE PREPARATA PER I POPOLI

Maria e Giuseppe portano Gesù al tempio per presentarlo al Signore, ma non fanno nemmeno in tempo a entrare che subito le braccia di un uomo e di una donna se lo con-tendono: Gesù non appartiene al tempio, egli appartiene all’uomo.
È nostro, di tutti gli uomini e le donne as-setati, di quelli che non smettono di cercare e sognare mai, come Simeone; di quelli che sanno vedere oltre, come Anna, e incantarsi davanti a un neonato, perché sentono Dio come futuro.
Gesù non è accolto dai sacerdoti, ma da un anziano e un’anziana senza ruolo, due in-namorati di Dio che hanno occhi velati dalla vecchiaia ma ancora accesi dal desiderio.
È la vecchiaia del mondo che accoglie fra le sue braccia l’eterna giovinezza di Dio.
Lo Spirito aveva rivelato a Simeone che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia. Parole che lo Spirito ha con-servato nella Bibbia perché io le conservassi nel cuore: tu non morirai senza aver visto il Signore. La tua vita non si spegnerà senza risposte, senza incontri, senza luce.
Verrà anche per me il Signore, verrà come aiuto in ciò che fa soffrire, come forza di ciò che fa partire. Io non morirò senza aver visto l’offensiva di Dio, l’offensiva del bene, già in atto, di un Dio all’opera tra noi, lievito nel nostro pane.
Simeone aspettava la consolazione di Israele. Lui sapeva aspettare, come chi ha speranza. Come lui il cristiano è il contrario di chi non si aspetta più niente, ma crede tena-cemente che qualcosa può accadere.
Se aspetti, gli occhi si fanno attenti, penetranti, vigili e vedono: ho visto la luce prepa-rata per i popoli. Ma quale luce emana da questo piccolo figlio della terra?
La luce è Gesù, luce incarnata, carne illu-minata, storia fecondata. La salvezza non è un opera particolare, ma Dio che è venuto, si lascia abbracciare dall’uomo, mescola la sua vita alle nostre. E a quella di tutti i popoli, di tutte le genti…
La salvezza non è un fatto individuale, che riguarda solo la mia vita: o ci salveremo tutti insieme o periremo tutti.
Simeone dice poi tre parole immense a Maria, e che sono per noi: egli è qui come caduta e risurrezione, come segno di contrad-dizione.
Cristo come caduta e contraddizione.
Caduta dei nostri piccoli o grandi idoli, che fa cadere in rovina il nostro mondo di ma-schere e bugie, che contraddice la quieta me-diocrità, il disamore e le idee false di Dio.
Cristo come risurrezione: forza che mi ha fatto ripartire quando avevo il vuoto dentro e il nero davanti agli occhi. Risurrezione della nobiltà che è in ogni uomo, anche il più per-duto e disperato.
Il rito della luce saprà far vedere che ogni cosa è illuminata da Cristo.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 004 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°04 – L’AMORE DI DIO GUARISCE LA VITA

Giovanni il Battista è stato appena arrestato, è accaduto qualcosa di minaccioso che, anziché impaurire e rendere prudente Gesù, lo fa uscire allo scoperto, a dare il cambio a Giovanni. Abbandona famiglia, casa, lavoro, lascia Nazaret per Cafarnao, non porta niente con sé, solo un annuncio. Convertitevi.

Noi interpretiamo come «pentitevi», mentre è l’invito a rivoluzionare la vita: cambiate logica, spostatevi, non vedete dove vi porta questa strada?

È l’offerta di un’opportunità: venite con me, di qua il cielo è più azzurro, il sole più caldo, le persone sono più sane, la vita più vera.

E subito aggiunge il motivo, il perché della conversione: il regno si è fatto vicino.

Che cos’è il regno dei cieli o di Dio?

È la vita che fiorisce in tutte le sue forme, un’offerta di solarità. Il regno è ‘di’ Dio, ma è ‘per’ gli uomini, per una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani, per una terra come Dio la sogna. Questo regno si è fatto vicino. È come se Gesù dicesse: tenete gli oc­chi bene aperti perché è successo qualcosa di importantissimo: giratevi verso la luce, perché la luce è già qui.

Gesù passando vide… Due coppie di fratelli, due barche, un lavoro?

No, vede molto di più: in Simone, vede Kefa’, Pietro, la roccia su cui fondare la sua chiesa; Andrea è il fratello, compagnia, sostegno, forza; in Giovanni intuisce il discepolo dalla più folgorante definizione di Dio: Dio è amore; Giacomo sarà «figlio del tuono», uno che ha dentro la vibrazione e la potenza del tuono.

Lo sguardo di Gesù è uno sguardo creatore, una profezia. Mi guarda, e vede in me un tesoro sepolto, nel mio inverno vede grano che matura, una generosità che non sapevo di avere, strade nel sole. Nel suo sguardo vedo per me la luce di orizzonti più grandi.

Venite dietro a me: vi farò pescatori di uomini. Raccoglieremo uomini per la vita. Li porteremo dalla vita sepolta alla vita nel sole. Risponderemo alla loro fame di libertà, amore, felicità.

I quattro pescatori lo seguono subito, senza sapere dove li condurrà, senza neppure domandarselo: hanno dentro ormai le strade del mondo e il cuore di Dio.

Gesù camminava per la Galilea e annunciava la buona novella, camminava e guariva la vita.

La bella notizia è che Dio cammina con te, senza condizioni, per guarire ogni male, per curare le ferite che la vita ti ha inferto, e i tuoi sbagli d’amore.

Dio è con te e guarisce. Dio è con te, con amore: la sola cosa che guarisce la vita.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 003 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°03 – IL SALUTO E IL RINGRAZIAMENTO DEL PARROCO

“Il Vescovo non raduna il popolo intorno alla propria persona o alle proprie idee, ma intorno a Cristo presente nella sua Parola e nel Sacramento del Suo Corpo e del Suo Sangue”.

Con queste parole di Papa Francesco, don Alfredo domenica mattina, al termine della Messa, si è rivolto al Vescovo per salutarlo e ringraziarlo per la Visita Pastorale, che stava per concludersi.

Ed ha proseguito così:

Il Vangelo odierno ci ha fatto incontrare Giovanni il Battista, il quale di fronte a Gesù, che ingrossa le file dei peccatori per ricevere il battesimo, usa una espressione di grande meraviglia: “E tu vieni da me!”.

Giovanni si sente così inadeguato e così piccolo di fronte alla grandezza del Figlio di Dio che gli chiede il dono del Battesimo da voler rifiutare tale richiesta.

“E tu vieni da me!” è l’espressione che tanti in questi giorni hanno ripetuto. Penso agli anziani, ai malati, ai bambini del catechismo, agli operai delle fabbriche, agli operatori parrocchiali. Tanti sono rimasti stupiti della sua affabilità, della sua vicinanza, della sua presenza in mezzo al popolo santo di Dio: “E tu vieni da me!”.

Grazie, Eccellenza, perché ci ha fatto sperimentare l’unità nella preghiera e l’unità nella Chiesa.

Le tre parole che Dio rivolge al Figlio nel Battesimo, squarciando i cieli, sono le tre parole che oggi sentiamo risuonare nel nostro cuore.

La prima parola è Figlio. Il Figlio è Colui che compie le stesse cose del Padre, fa ciò che il Padre fa, gli assomiglia in tutto.

Eccellenza, lei ci ha fatto sentire figli di una Chiesa, proprio perché il Vescovo è segno dell’unità e anche il segno della paternità nella Chiesa.

La seconda parola è “Amato”, rivolta da Dio al Figlio e credo che sia cosa bella e importante che ogni cristiano si senta figlio  amato da Dio.

Il suo è un amore fortemente misericordioso e Lei, Eccellenza, in questi giorni, ci ha ricordato questo amore, buono e misericordioso, lento all’ira e ricco di grazia che il Signore, a piene mani, dona a ciascuno di noi.

L’ultima parola è “mio compiacimento”. Un termine un po’ inusuale, ma così bello, che deriva dal verbo “piacere”: tu mi piaci, mi rendi felice ed è bello stare con te.

A noi è piaciuto stare con Lei, Eccellenza, e ci auguriamo che lei abbia provato con noi lo stesso piacere.

“Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunciato la parola del Signore, per vedere come stanno”, sono le belle parole dell’apostolo Paolo negli Atti degli Apostoli (15,36).

Noi l’aspettiamo, Eccellenza, perché ritorni a visitarci ancora e a stare con noi, .

Qui in questi giorni è scesa la parola del Signore, qui in questi giorni abbiamo celebrato la Pasqua di fraternità e di comunione, ci siamo sentiti Chiesa amata da Dio e dal Pastore, che Dio ci ha donato.

Grazie di cuore!.

don Alfredo Di Stefano

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Parrocchia San Lorenzo - Echi di Vita 002 _ 2020

2020 – Echi di Vita N°02 – IL RESOCONTO DELLA VISITA PASTORALE

E’ bastato quel tocco e si è sciolta la tensione, che per giorni ha stretto il cuore un po’ a tutti, parroco compreso. Non l’ansia dettata dalla voglia di fare bella figura, né il timore dello scolaretto (di una volta!) dinanzi al suo Direttore, ma quella sana coscienza di essere protagonisti di un evento spirituale di grossa portata. E’ così è stato.

Al momento di andare in stampa, la Visita Pastorale del nostro Vescovo Gerardo ha già compiuto il giro di boa e si avvia alla conclusione. Sono stati giorni intensi di incontri, di dialogo, di preghiera, di confidenze dell’anima e non sarà facile riportarne contenuti e sentimenti su queste pagine, ma ci proviamo.

Con le parole e con le immagini.

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