Author : E. Redazione

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 09

2021 – Echi di Vita N°09 – COSI’ IL SIGNORE HA SOGNATO IL VOLTO DELL’UOMO

Dall’abisso di pietre al monte della luce, dalle tentazioni nel deserto alla trasfigurazione.

Le prime due domeniche di Quaresima offrono la sintesi del percorso che la vita spirituale di ciascuno deve affrontare: evangelizzare le nostre zone d’ombra e di durezza, liberare tutta la luce sepolta in noi.

In noi che siamo, assicura Gesù, luce del mondo. Guardate a lui e sarete raggianti e non avrete più volti oscuri, cantava il salmista.

Aveva iniziato in Galilea la sua predicazione con la bella notizia che il regno di Dio si è fatto vicino; convertitevi, diceva, e credete che Lui è qui e guarisce la vita.

Oggi il Vangelo mostra gli effetti della vicinanza di Dio: vedere il mondo in altra luce e reincantare la bellezza della vita.

Gesù porta i tre discepoli sopra un monte alto.

La montagna è la terra che penetra nel cielo, il luogo dove si posa il primo raggio di sole e indugia l’ultimo; i monti sono, nella Bibbia, le fondamenta della terra e la vicinanza del cielo, il luogo che Dio sceglie per parlare e rivelarsi.

E si trasfigurò davanti a loro. E le sue vesti divennero splendenti, bianchissime.

Anche la materia è travolta dalla luce. Pietro ne è sedotto, e prende la parola: che bello essere qui, Rabbì! Facciamo tre capanne.

L’entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita: che bello! ci fanno capire che la fede per essere pane nutriente, per essere vigorosa, deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un “che bello!” gridato a pieno cuore.

Avere fede è scoprire, insieme a Pietro, la bellezza del vivere, ridare gusto a ogni cosa che faccio, al mio svegliarmi al mattino, ai miei abbracci, al mio lavoro.

Tutta la vita prende senso, ogni cosa è illuminata: il male e il buio non vinceranno, il fine della storia sarà positivo. Dio vi ha messo mano e non si tirerà indietro.

Ciò che seduce Pietro non è lo splendore del miracolo o il fascino dell’onnipotenza, ma la bellezza del volto di Gesù, immagine alta e pura del volto dell’uomo, così come lo ha sognato il cuore di Dio.

Intuisce che la trasfigurazione non è un evento che riguarda Gesù solo, ma che si tratta di un paradigma che ci riguarda tutti e che anticipa il volto ultimo dell’uomo.

Infine il Padre prende la parola, ma per scomparire dietro la parola del Figlio: «Ascoltate Lui».

Sali sul monte per vedere e sei rimandato all’ascolto.

Scendi dal monte e ti rimane nella memoria l’eco dell’ultima parola: Ascoltate Lui.

Nostra vocazione è liberare, con gioiosa fatica, tutta la bellezza di Dio sepolta in noi.

E il primo strumento per la liberazione della luce è l’ascolto della Parola.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 08

2021 – Echi di Vita N°08 – PER CHI CREDE NELL’AMOREI: DAI SASSI EMERGE LA VITA!

Il deserto e il regno, la sterilità e la fioritura, la morte e la vita: i versetti di Marco dipingono nella prima pagina del suo vangelo i paesaggi del cuore dell’uomo.

 

Gesù inizia dal deserto: dalla sete, dalla solitudine, dall’angoscia delle interminabili notti. Sceglie di entrare da subito nel paesaggio della nostra fatica di vivere. Ci sta quaranta giorni, un tempo lungo e simbolico. Si fa umanità lungo le piste aride delle mie faticose traversate.

In questo luogo di morte Gesù gioca la partita decisiva, questione di vita o di morte. Il Messia è tentato di tradire la sua missione per l’uomo: preferire il suo successo personale alla mia guarigione. Resiste e in quei quaranta giorni la pietraia intorno a lui si popola.

Dai sassi emerge la vita. Una fioritura di creature selvatiche, sbucate da chissà dove, e presenze lucenti di angeli a rischiarare le notti. Da quando Gesù lo ha abitato, non c’è più deserto che non sia benedetto da Dio.

 

Il regno di Dio è simile a un deserto che germoglia la vita, un rimettere al mondo persone disgregate e ferite. Un’energia trasformativa risanante cova tra le pietre di ogni nostra tristezza, come una buona notizia: Dio è vicino, convertitevi e credete nel Vangelo.

Credete nell’amore.

 

All’inizio di Quaresima, come ai tornanti della vita, queste parole non sono una ingiunzione, ma una promessa. Perché ciò che converte il cuore dell’uomo è sempre una promessa di più gioia, un sogno di più vita. Che Gesù racchiude dentro la primavera di una parola nuova, la parola generatrice di tutto il suo messaggio: il regno di Dio è vicino.

Gesù non viene per denunciare, ma per annunciare, viene come il messaggero di una novità straordinariamente promettente.

Il suo annuncio è un ‘sì’, e non un ‘no': è possibile per tutti vivere meglio, vivere una vita buona bella beata come la sua.

Per raggiungerla non basta lo sforzo, devi prima conoscere la bellezza di ciò che sta succedendo, la grandezza di un dono che viene da fuori di noi.

 

E questo dono è Dio stesso, che è vicino, che è dentro di te, mite e possente energia, dentro il mondo come seme in grembo di donna.

E il suo scopo è farti diventare il meglio di ciò che puoi diventare.

 

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 07

2021 – Echi di Vita N°07 – IL NOSTRO E’ IL DIO DELLA COMPASSIONE

Non ha nome né volto il lebbroso, perché è ogni uomo, voce di ogni creatura. Con tutta la discrezione di cui è capace dice solo: se vuoi, puoi guarirmi.

Il suo futuro è appeso ad un “se” seminato nel cuore di Dio.

A nome nostro il lebbroso chiede: che cosa vuole Dio per me? Cosa vuole da questa carne sfatta, da questo corpo piagato, da questi anni di dolore?

Gli scribi di ogni epoca ripetono che il dolore è punizione per i peccati, o maestro di vita, o imperscrutabile volontà di Dio. Per loro Giobbe è un caso teologico. Ma in quella teologia Dio è assente. La fede del lebbroso invece palpita: Dio è il Dio della compassione o non è!

Cosa vuoi per me? Quello che dicono gli scribi o vuoi guarirmi? La svolta del racconto non è contenuta in una riflessione, ma in un verbo che dice di una mano che ti stringe le viscere: provò compassione.

Per i sacerdoti il lebbroso è un caso, per Gesù è una lama nella carne.

Per gli scribi è un teorema, per lui è un fremito, che muove e genera gesti, che fa quasi violenza alla mano, la fa stendere, la fa toccare.

La mano parla prima della voce, le dita sono più eloquenti delle parole: Gesù rompe i tabù, toccare il lebbroso è diventare impuro per la legge. Ma per lui l’uomo è sempre puro e vale più della legge. Una carezza più della legge.

È l’eloquenza di toccare il male tremendo: da troppo tempo nessuno toccava più il lebbroso, per paura, per ribrezzo, per obbedienza alla legge. E la sua carne moriva di solitudine, il suo cuore moriva di assenze.

La guarigione comincia quando qualcuno si avvicina e mi tocca con amore, mi parla da vicino, non ha paura, patisce con me.

Il dolore non domanda spiegazioni, vuole partecipazione. Sentirsi toccati è una delle esperienze più belle e vitali.

Chi sa toccarti davvero, chi sa sfiorare il tuo intimo di luce o di piaga, questi solo lascia tracce di vita, è il tuo guaritore.

La parola, una voce per esistere dentro il vuoto, viene dopo: lo voglio, guarisci! Eternamente Dio vuole figli guariti.

Dio è guarigione. Dal male di vivere. Non ne conosco tutti i modi concreti, ma so per certo che non accadrà moltiplicando interventi miracolosi. Non conosco i tempi, ma so che egli rinnoverà battito su battito il cuore, con la compassione, con un gesto, con una voce che toccano, come una carezza, ogni abisso di dolore.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 06

2021 – Echi di Vita N°06 – DIO SI AVVICINA CON AMORE E GUARISCE LA VITA

Marco presenta il resoconto della giornata-tipo di Gesù, una cronaca dettagliata delle sue fondamentali attività quotidiane: guarire, pregare, annunciare.

Guarire. E vediamo come il suo agire prenda avvio dal dolore del mondo: tocca, parla, prende per mano, guarisce. Come il primo sguardo di Gesù si posi sempre sulla sofferenza delle persone, e non sul loro peccato. E la porta della piccola Cafarnao scoppia di folla e di dolore e poi di vitalità ritrovata.

Il miracolo mostra che è possibile vivere meglio, per tutti, e Gesù ne possiede la chiave. Che un altro mondo è possibile e vicino. Che il regno di Dio viene con il fiorire della vita in tutte le sue forme.

La suocera di Simone era a letto con la febbre, e subito gli parlarono di lei.

È bello questo preoccuparsi degli apostoli per i problemi e le sofferenze delle persone care, e metterne a parte Gesù, come si fa con gli amici. Non solo la gratuità, quindi, ma anche tutto ciò che occupa e preoccupa il cuore dell’uomo può e deve entrare, a pieno titolo, nel dialogo con Dio nella preghiera.

Gesù ascolta e risponde: si avvicina, si accosta, va verso il dolore, non lo evita, non ha paura. E la prese per mano. Mano nella mano, come forza trasmessa a chi è stanco, come a dire “non sei più sola”, come un padre o una madre a dare fiducia al figlio bambino, come un desiderio di affetto. Chi soffre chiede questo: di non essere abbandonato da chi gli vuole bene, di non essere lasciato solo a lottare contro il male.

E la fece alzare. È il verbo della risurrezione. Gesù alza, eleva, fa sorgere la donna, la riaffida alla sua statura eretta, alla fierezza del fare, alla vita piena e al servizio: per stare bene l’uomo deve dare!

Pregare. Mentre era buio, uscì in un luogo deserto e là pregava. Gesù, pur assediato dalla gente, sa inventare spazi. Di notte! Quegli spazi segreti che danno salute all’anima, a tu per tu con Dio, a liberare le sorgenti della vita, così spesso insabbiate.

Annunciare. I discepoli infine lo rintracciano: tutti ti cercano! E lui: Andiamocene nei villaggi vicini, a predicare anche là.

Gesù non cerca il bagno di folla, non si esalta per il successo di Cafarnao, non si deprime per i fallimenti che incontra.

Lui avvia processi, inizia percorsi, cerca altri villaggi, altre donne da rialzare, orizzonti più larghi dove poter compiere il suo lavoro: essere nella vita datore di vita, predicare che il Regno è vicino, che Dio è vicino, con amore, e guarisce la vita.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 05

2021 – Echi di Vita N°05 – IL SIGNORE E’ VENUTO A LIBERARE L’UOMO

Questo Vangelo ci riporta la freschezza della sorgente, lo stupore e la freschezza dell’origine: la gente si stupiva del suo insegnamento.

Come la gente di Cafarnao, anche noi ci incantiamo ogni volta che abbiamo la ventura di incontrare qualcuno con parole che trasmettono la sapienza del vivere, una sa­pienza sulla vita e sulla morte, sull’amore, sulla paura e sulla gioia. Che aiutano a vivere meglio. Di fatto, sono autorevoli soltanto le parole che accrescono la vita.

Gesù insegnava come uno che ha autorità. Ha autorità chi non soltanto annuncia la buona notizia, ma la fa accadere. Lo vediamo dal seguito del racconto: C’era là un uomo posseduto da uno spirito impuro.

La buona notizia è un Dio che libera la vita.

 

Gesù ha autorità perché si misura con i nostri problemi di fondo, e il primo di tutti i problemi è «l’uomo posseduto», l’uomo che non è libero.

Volesse il cielo che tutti i cristiani fossero autorevoli. E il mezzo c’è: si tratta non di dire il Vangelo, ma di fare il Vangelo, non di predicare, ma di diventare Vangelo, tutt’uno con ciò che annunci: una buona notizia che libera la vita, fa vivere meglio, dove nominare Dio equivale a confortare la vita.

Mi ha sempre colpito l’espressione dell’uomo posseduto: che c’è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci?

Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l’uomo, a demolire ciò che lo imprigiona, è venuto a portare spada e fuoco, a rovinare tutto ciò che non è amore.

Per edificare il suo Regno deve mandare in rovina il regno ingannatore degli uomini genuflessi davanti agli idoli impuri: potere, denaro, successo, paure, depressioni, egoismi.

È a questi desideri sbagliati, padroni del cuore, che Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui.

Tace e se ne va questo mondo sbagliato. Va in rovina, come aveva sognato Isaia, van­no in rovina le spade e diventano falci, si spezza la conchiglia e appare la perla.

Perla della creazione è l’uomo libero e amante.

Questo Vangelo mi aiuta a valutare la serietà del mio cristianesimo da due criteri: se come Gesù, mi oppongo al male dell’uomo, in tutte le sue forme; se come lui porto aria di libertà, una briciola di liberazione da ciò che ci reprime dentro, da ciò che soffoca la nostra umanità, da tutte le maschere e le paure.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 04

2021 – Echi di Vita N°04 – CONVERTIRSI E’ GIRARSI VERSO LA LUCE

Siamo al momento fresco, sorgivo del Vangelo. C’è una bella notizia che inizia a correre per la Galilea ed è questa: il tempo è compiuto, il regno di Dio è qui.

Il tempo è compiuto, come quando si compiono per una donna i giorni del parto. E nasce, viene alla luce il Regno di Dio.

Gesù non spiega il Regno, lo mostra con il suo primo agire: libera, guarisce, perdona, toglie barriere, ridona pienezza di relazione a tutti, anche a quelli marchiati dall’esclusione. Il Regno è guarigione dal male di vivere, fioritura della vita in tutte le sue forme.

A questo movimento discendente, di pura grazia, Gesù chiede una risposta: convertitevi e credete nel Vangelo.

Immagino la conversione come il moto del girasole, che alza la corolla ogni mattina all’arrivo del sole e si muove verso la luce.

Credere nel Vangelo è un atto che posso compiere ogni mattino, ad ogni risveglio. Fare memoria di una bella notizia: Dio è più vicino oggi di ieri, è all’opera nel mondo, lo sta trasformando. E costruire la giornata non tenendo gli occhi bassi, chini sui problemi da affrontare, ma alzando il capo, sollevandolo verso la luce, verso il Signore che dice: sono con te, non ti lascio più, ti voglio bene.

Credete nel Vangelo. Non ‘al’ Vangelo, ma ‘nel’ Vangelo. Non solo ritenerlo vero, ma entrare e buttarsi dentro, costruirvi sopra la vita, con una fiducia che non darò più a nient’altro e a nessun altro.

Camminando lungo il mare di Galilea, Gesù vede Simone e in lui intuisce la Roccia. Vede Giovanni e in lui indovina il discepolo dalle più belle parole d’amore. Un giorno guarderà l’adultera e in lei vedrà la donna capace di amare bene. Il suo sguardo è creatore. Il maestro guarda anche me, e nonostante i miei inverni, vede grano che germina, una generosità che non sapevo di avere, capacità che non conoscevo.

È la totale fiducia di chi contempla le stelle prima ancora che sorgano.

Seguitemi, venite dietro a me. Non si dilunga in spiegazioni o motivazioni, perché il motivo è lui, che ti mette il Regno ap­pena nato fra le mani. E lo dice con una frase inedita, un po’ illogica: vi farò pescatori di uomini. Li tirerete fuori dall’oscurità, come pesci da sotto la superficie delle acque, come neonati dalle acque materne, come tesoro dissepolto dal campo. Li porterete dalla vita sommersa alla vita nel sole. Mostrerete che l’uomo, pur con la sua pesantezza, è fatto per un’altra respirazione, un’altra aria, un’altra luce.

Venite dietro a me, andate verso gli uomini. Avere passione per Cristo, che passa e si lascia dietro larghi sorsi di vita; avere passione per l’uomo e dilatare gli spazi che respira, questo il nostro cammino!

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 03

2021 – Echi di Vita N°03 – TROVARE LA CHIAVE DEL CUORE

Un Vangelo che profuma di libertà, di spazi e cuori aperti: Giovanni indica un altro cui guardare, e si ritrae.

Due discepoli lasciano il vecchio maestro e si mettono in cammino per sentieri sconosciuti dietro a un giovane rabbi di cui ignorano tutto, eccetto una immagine, una metafora folgorante: ecco, l’agnello di Dio!

Ma nelle parole di Giovanni sta la novità assoluta, il capovolgimento totale del nostro rapporto con Dio.

In tutte le religioni il sacrificio consiste nell’offrire qualcosa (un animale, del denaro, una rinuncia…) al Dio per ottenere in cambio il suo favore.

Con Gesù questo contratto religioso è svuotato: Dio non chiede più sacrifici, ora è Lui che viene e si fa agnello, vale a dire sacrifica se stesso; Gesù non prende nulla, dona tutto.

Gesù si voltò e disse loro: che cosa cercate? Sono le sue prime parole nel Vangelo di Giovanni.

Le prime parole del Risorto saranno del tutto simili: Donna, chi cerchi? Cosa cercate? Due domande, un unico verbo, dove troviamo la definizione stessa dell’uomo: l’uomo è un essere di ricerca, con un punto di domanda piantato nel cuore, cercatore mai arreso.

La prima cosa che Gesù chiede non è di aderire ad una dottrina, di osservare i comandamenti o di pregare, ma di rientrare in se stessi, di conoscere il desiderio profondo: che cosa desideri di più dalla vita?

Scrive san Giovanni Crisostomo: «trova la chiave del cuore. Questa chiave, lo vedrai, apre anche la porta del Regno».

Gesù, maestro del desiderio, fa capire che a noi manca qualcosa, che la ricerca nasce da una povertà, da una assenza che arde dentro: che cosa ti manca?

Salute, denaro, speranza, tempo per vivere, amore, senso alla vita, le opportunità per da­re il meglio di me?

Ti manca la pace dentro?

Rivolge quella domanda a noi, ricchi di cose, per insegnarci desideri più alti delle cose, e a non accontentarci di solo pane, di solo benessere.

Tutto intorno a noi grida: accontentati!

Invece il Vangelo ripete la beatitudine dimenticata: Beati gli insoddisfatti perché saranno cercatori di tesori. Beati voi che avete fame e sete, perché diventerete mercanti della perla preziosa.

Maestro, dove dimori? La richiesta di una casa, di un luogo dove sentirsi tranquilli, al sicuro.

La risposta di Gesù ad ogni discepolo è sempre: vieni e vedrai.

Vedrai che il mio cuore è a casa solo accanto al tuo.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 02

2021 – Echi di Vita N°02 – OGNUNO E’ IL PREDILETTO DI DIO

Gesù è il figlio che si fa fratello, che si immerge solidale non tanto nel Giordano, quanto nel fiume dell’umanità, che sempre scorre a rischio sul confine tra deserto e terra promessa, tra fallimento e fecondità del­la vita.

Lo fa perché ogni fratello possa diventare figlio.

Il cuore del Vangelo di Marco è in questa parola: «Tu sei mio figlio amato».

La lieta notizia è una calda voce di padre che ti chiama figlio. Sostanza di ogni battesimo: ognuno è il figlio prediletto di Dio.

Dio preferisce ciascuno.

Uscendo dall’acqua vide i cieli aprirsi. Questa immagine del cielo aperto continua a indicare la nostra vocazione: alzare gli occhi su pensieri altri, su vie alte che so­vrastano le nostre vie; sentire che nella nostra vita sono in gioco forze più grandi di noi; che dipendiamo da energie che ven­gono da altrove, da una fonte fedele e che non viene meno, che alimenta la nostra vita; che non abbiamo in noi la sorgente di ciò che siamo.

Con questa fede possiamo anche noi aprire spazi di cielo sereno, da cui si affacci la giustizia per la nostra terra, dono che diventa conquista.

Possiamo aprire speranza, abitare la terra con quella parte di cielo che la compone.

Allora ti prende come una nostalgia, un desiderio di fare qualcosa che assomigli a ciò che è detto di Gesù:

«Passò facendo del bene, guarendo la vita da ogni sorta di male»; sintesi ultima, essenziale, struggente e bellissima della vicenda di Gesù, ma anche di ognuna delle nostre vite.

Passare facendo del bene è il senso del nostro pellegrinaggio sulla terra.

Passare fra le cose e le persone senza prendere, solamente amando, donando, perdonando, accendendo, aprendo spazi di cielo sereno.

Lo farò ricordando che «Dio non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta»,  che a Lui basta un po’ di fumo, lo lavora, lo circonda di cure e di speranza, «gli alita so­pra» fino a che ne sgorghi di nuovo la fiamma. L’uomo non è mai finito per sempre.

Ricordando il Dio dell’umile presagio di fuoco, Dio della nostra fragilità, Signore della debole fiamma e della grande speranza!

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 01

2021 – Echi di Vita N°01 – E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI

Un Vangelo che toglie il fiato, che impedisce piccoli pensieri e spalanca su di noi le porte dell’infinito e dell’eterno.

Giovanni non inizia raccontando un episodio, ma componendo un poema, un volo d’aquila che proietta Gesù di Nazaret verso i confini del cosmo e del tempo.

In principio era il Verbo…

e il Verbo era Dio.

Un avvio di Vangelo grandioso che poi plana fra le tende dello sterminato accampamento umano:

e venne ad abitare in mezzo a noi.

 

Poi Giovanni apre di nuovo le ali e si lancia verso l’origine delle cose che sono:

tutto è stato fatto per mezzo di Lui.

Nulla di nulla, senza di lui.

«In principio», «tutto», «nulla», «Dio», parole assolute, che ci mettono in rapporto con la totalità e con l’eternità, con Dio e con tutte le creature del cosmo, tutti connessi insieme, nell’unico meraviglioso arazzo dell’essere. Senza di lui, nulla di nulla.

E la vita era la luce degli uomini.

 

Cerchi luce? Contempla la vita: è una grande parabola intrisa d’ombra e di luce, imbevuta di Dio.

Il Vangelo ci insegna a sorprendere perfino nelle pozzanghere della vita il riflesso del cielo, a intuire gli ultimi tempi già in un piccolo germoglio di fico a primavera.

Cerchi luce? Ama la vita, amala come l’ama Dio, con i suoi turbini e le sue tempeste, ma anche con il suo sole e le sue primule appena nate. Sii amico e abbine cura, perché è la tenda immensa del Verbo, le vene per le quali scorre nel mondo.

A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. L’abbiamo sentito dire così tante volte, che non ci pensiamo più. Dio viene nel mondo come figlio per renderci figli.

Oggi Dio ci meraviglia. Dice a ciascuno di noi: tu sei una meraviglia. Non sei inadeguato, non sei sbagliato; no, sei figlio di Dio.

Sentirsi figlio vuol dire sentire la sua voce che ti sussurra nel cuore: tu sei una meraviglia”! Figlio diventi quando spingi gli altri alla vita, come fa Dio.

E la domanda ultima sarà:

dopo di te, dove sei passato, è rimasta più vita o meno vita?

 

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2020 N 52

2020 – Echi di Vita N°52 – FIGLI CHE SCONVOLGONO I DISEGNI DEI PADRI

Portarono il bambino a Gerusalemme, per offrirlo al Signore. Il figlio è loro, eppure non è loro. Il figlio è dato, ma subito è offerto ad un altro sogno, ad un’altra strada. I genitori intrecciano così il destino di una famiglia e il destino del mondo.

I figli non sono nostri, appartengono a Dio, al cosmo, alla storia e all’umanità, ad una loro vocazione che noi non conosciamo. Devono realizzare non i nostri desideri, ma il desiderio di Dio.

Questa è la santità della famiglia. Se invece si chiude, vota i propri figli all’insignificanza e se stessa a un ben povero respiro.

Nel tempio incontrano due anziani straordinari, carichi d’anni, ma vivi dentro; non chiusi custodi di ricordi, ma profeti di futuro, aperti agli altri: Simeone guarda oltre, Anna parla agli altri. Simboli grandi di una vecchiaia aperta, sapiente e viva, che vede ciò che altri non vedono ancora.

Simeone dice tre parole immense a Maria, per spiegarle chi è suo Figlio: egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti, segno di contraddizione.

Egli è qui, adesso, in mezzo a noi, rovina, risurrezione, contraddizione.

Potremmo con la nostra preghiera dire così: sii per me rovina e risurrezione, Signore. Non lasciarmi mai nell’indifferenza, nella falsa pace, Cristo mia dolce rovina, che rovini la vita insufficiente, la vita morente, il mio mondo di maschere e bugie, che rovini la vita illusa. Contraddicimi, Signore, contraddici i miei pensieri con i tuoi pensieri, e questa amata mediocrità. Contraddici l’immagine incompleta o falsa che ho di te e questa guerra del cuore.

Sii mia risurrezione, quando credo che per me sia finita, quando ho il vuoto dentro e il buio davanti agli occhi. Sii risurrezione, vita che si dirama in ogni fibra dell’anima, dopo il fallimento facile, dopo una fedeltà mancata, dopo un’umiliazione bruciante. E poi risorgi con le cose che amavo e credevo finite.

Rovina, risurrezione, contraddizione. Tre parole che danno respiro alla vita. Contraddizione nel cuore della logica umana, rovina di idoli e illusioni, risurrezione di tutti i germi vitali e amorosi ai quali non riusciamo a dare respiro e terreno.

Anche a te una spada, Maria: Simeone lega Maria non solo alla croce del figlio, ma a tutta la messe di lacrime e di contraddizioni del Vangelo e dell’esistenza.

Anche a te, Maria. Non sei esente. La fede non produce l’anestesia del vivere. La fede e la santità non sono, per lei come per noi, un’assicurazione contro la sofferenza o i lutti o le disgrazie.

Anche a te, una spada. Il dolore ti legherà a tanti, a tutti i trafitti da spada, perché il dolore non vuole spiegazioni ma condivisione.

E se la spada sarà contraddizione alla vita, e sembrerà rovina, verrà nel terzo giorno la terza parola di Simeone: risurrezione.

don Alfredo Di Stefano

 

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