Vangelo dei paradossi perenni, della più sorprendente autodefinizione di Gesù: «venuto per servire».
Tutto nasce dal fatto che Giovanni il teologo, il discepolo amato, chiede di essere al primo posto: la ricerca del primo posto è una passione così forte che penetra e avvolge il cuore di tutti. Pericolosamente: «Non sapete quello che chiedete!».
Non avete capito ancora a cosa andate incontro, quali argine rompete con questa domanda, che cosa scatenate con questa fame di potere.
Per il Vangelo, invece, essere alla destra e alla sinistra di Cristo, vuol dire occupare due posti sul Golgota, quell’ultimo venerdì; vuol dire essere con Gesù lungo tutta la sua vita, quando è voce di Dio e bocca dei poveri, e fa dei piccoli i principi del suo Regno, quando è disarmato amore.
Stare a destra e a sinistra di questa vita vuol dire bere alla coppa di chi ama per primo, ama in perdita, ama senza contare e calcolare.
Con Gesù, tutto ciò che sappiamo dell’amore è che l’amore è tutto.
«Sono venuto per essere servo». La più spiazzante di tutte le definizioni di Dio. Parole da vertigine: Dio mio servitore!
Dio non tiene il mondo ai suoi piedi, è inginocchiato Lui ai piedi delle sue creature.
I grandi della storia erigono troni al proprio ego smisurato, Dio non ha troni, cinge un asciugamano e vorrebbe fasciare le ferite della terra con bende di luce.
Non cercarlo al di sopra dei cieli: è disceso e si dirama nelle vene del mondo, non sopra di te ma in basso, il più vicino possibile alla tua piccolezza.
Perché essere sopra l’altro è la massima distanza dall’altro.
L’Onnipotente può solo ciò che l’amore può: servire ogni respiro, invece di mietere le nostre povere messi, seminare ancora ad ogni stagione.
Capovolgimento, punto di rottura dei vecchi pensieri su Dio e sull’uomo. Appare un tutt’altro modo di essere da cui germina la parola di Gesù: «Tra voi non sia così!».
Tra voi una storia altra, un altro cuore! E farai così, perché così fa Dio.
Ma quale pensiero se pensiamo alla brocca e all’asciugamano!
È così duro servire ogni giorno, custodire germogli, vegliare sui primi passi della luce, benedire ciò che nasce. Il cuore è subito stanco. Non resta che lasciarsi abitare da lui, irradiare di vangelo.
Se Dio è nostro servitore, servizio è il nome nuovo della storia, il nome segreto della civiltà.
don Alfredo Di Stefano
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