umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura.
Chissà se questi versi bellissimi che Dante pone sulle labbra di San Bernardo al termine del suo viaggio nel Paradiso, avranno ispirato l’autore di questo antico affresco!
E’, infatti, dell’inizio del ‘400, realizzato da un certo Antonio d’Alatri ed era, quasi certamente, nell’altare di destra della nostra antica chiesa parrocchiale su al Castello.
Esso mostra la Vergine seduta in trono che allatta il Bambino, affiancata da San Giovanni Battista che col dito indica Gesù e da Santa Caterina d’Alessandria con la palma del suo martirio. In alto un volo di angeli (malamente ridipinti in tempi successivi) e un tondo con la Crocifissione.
L’affresco, salvatosi dalla demolizione voluta da Ugo Boncompagni che nel 1630 trasferì la parrocchia nella parte bassa del paese, fu reincorniciato e posto sull’unico altare dell’attuale Cappella voluta da Ippolita Ludovisi, moglie di Gregorio II.
Fu poi coperto dalla tela seicentesca (foto a ds) che eravamo abituati a vedere, raffigurante la Vergine col Bambino insieme a San Domenico di Guzman e a San Tommaso d’Aquino, ora spostata sulla parete di sinistra.
Si sapeva della sua esistenza e tanta era la curiosità. Ora, grazie alla famiglia Viscogliosi, attuali proprietari del Castello, abbiamo la possibilità di godere di ambedue i “tesori” d’arte e di fede.
E lo facciamo in questi giorni di festa, che coincidono anche con la chiusura del ciclo di incontri che la nostra Parrocchia ha voluto dedicare a Dante Alighieri, proprio nella Corte del Castello con un momento di preghiera, di musica e di riflessione sull’Inno alla Vergine.
Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra ‘ mortali, se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ ali.
La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fïate liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate.
Canto XXXIII Paradiso vv 1-21
don Alfredo Di Stefano
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