Carissimi, celebriamo il Natale del Signore. E’ il secondo Natale che con voi mi trovo a fare festa intorno al “grande Mistero dell’Incarnazione e Nascita di Gesù”.
Il Natale è la festa del “nuovo che prorompe”. Ogni nascita è novità. Lo sanno bene i genitori quando arriva un nuovo “bebè”. La vita di coppia non è più la stessa, neppure il ménage familiare che si era riusciti a stabilire: tutto diventa nuovo, diverso, cambiano gli orari, gli stili di vita, gli impegni.
Una sola cosa è certa: che se si vuole continuare lo stile di vita di prima, le cose certamente non potranno andare bene. Allora l’intera famiglia, di fronte a questo evento, deve organizzarsi, deve ricercare nuove vie di convivenza, deve collaborare in un modo nuovo.
La liturgia ci ripropone ogni anno questa celebrazione che, per noi cristiani, non è soltanto “ricordo”, ma è “memoriale”: ci invita cioè a rivivere in prima persona questo momento celebrativo della nostra salvezza che è la “Nascita di Gesù”.
Ogni anno, quindi, siamo invitati ad immergerci in questa “novità” e a cambiare i nostri modi di vita, a rivedere i nostri interessi, le nostre scelte, in prospettiva con quanto ci è capitato. Se siamo indifferenti a questo aspetto, se ci accontentiamo dell’apparato formale ed esteriore, se proviamo solo tenerezza e commozione davanti al presepe, allora anche questo Natale passerà invano. Se ci interroghiamo su cosa succede, se ci sentiamo provocati dalla Parola di Dio, se ci sentiamo spinti ad andare avanti, se facciamo di tutto per dare del nostro il meglio, allora vuol dire che Gesù, fattosi per noi bambino, ancora dice qualcosa di importante per la nostra vita.
Come Parrocchia ci troveremo impegnati ad essere una Comunità che riscopre la propria identità, che ascolta, che prega, che celebra, che annuncia, che condivide e che dona se stessa a chi ha bisogno. Viviamo in un periodo molto particolare per la nostra città, per il nostro Paese, per il Mondo intero: il discernimento è l’unico strumento da attuare insieme per capire e vivere, oggi, dentro la nostra realtà complessa.
Ed allora, auguriamoci di vero cuore un “Buon Natale” che possa essere per ciascuno un grande momento di gioia e di conversione.
Il Signore Gesù possa portare serenità e pace in modo particolare nelle situazioni di sofferenza e di solitudine sapendo che, per questo, si servirà soprattutto delle nostre mani, del nostro sorriso, delle nostre parole, delle nostre persone.
Don Alfredo Di Stefano