Monthly Archives : ottobre 2024

Home2024ottobre
Read More
SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 043

2024 – Echi di Vita N°43 – IL TEMPO DELLA SINCERA COMPASSIONE

Un mendicante cieco: l’ultimo della fila, seduto lungo la strada come chi si è fermato e si è arreso. E improvvisamente passa Gesù, uno che non permette all’uomo di arrendersi, ed ecco che tutto sembra mettersi di nuovo in moto.

Bartimeo comincia a gridare: Gesù abbi pietà di me! La folla fa muro e lo sgrida, perché i poveri disturbano, sempre: ci fanno un po’ paura, sono là dove noi non vorremmo mai essere, sono il lato doloroso della vita, ciò che temiamo di più.

Ma è proprio sulla povertà dell’uomo ciò su cui si posa sempre il primo sguardo di Gesù, non sulla moralità di una persona, ma sul suo dolore: «Coraggio, alzati, ti chiama». E subito, tutto sembra eccessivo, esagerato: il cieco non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza in piedi, ma ‘balza’ in piedi.

La fede è questo: un eccesso, un di più illogico e bello, una dinamica nuova in tutto ciò che fai. La fede è qualcosa che moltiplica la vita. Credere fa bene, la fede produce una vita buona, il rapporto con Cristo è l’avvio della guarigione di tutta l’esistenza.

Il cieco comincia a guarire già nell’accoglienza e nella compassione di Gesù. Ha bisogno, come tutti, che per prima cosa qualcuno lo ascolti: ascolti le sue ferite, la sua speranza, la sua fame, il suono vero delle sue parole, uno che gli voglia bene! Guarisce nella voce che lo accarezza. Guarisce come uomo, prima che come cieco, l’ultimo comincia a riscoprirsi uno come gli altri perché chiamato con amore.

«Balza in piedi» e lascia ogni sostegno, per precipitarsi, senza vedere, verso quella voce che lo chiama, orientandosi solo sulla parola di Cristo, che ancora vibra nell’aria. Come lui, ogni cristiano si orienta nella vita senza vedere, solo sull’eco della parola di Dio ascoltata con fiducia, là dove risuona: nel vangelo, nella coscienza, negli eventi della storia, nel gemito e nel giubilo del creato.

Che bella questa espressione amorevole di Gesù: «Cosa vuoi che io ti faccia?». Se un giorno io sentissi, con un brivido, queste stesse parole rivolte a me, che cosa chiederei al Signore? Una domanda che è come una sfida, una prova per vedere che cosa portiamo nel cuore.

Gesù insegna instancabilmente qualcosa che viene prima di ogni miracolo, insegna la compassione, che rimane l’unica forza capace di far compiere miracoli ancora oggi, di riempire di speranza il dolore del mondo. Noi saremo come Cristo non se faremo miracoli, ma se sapremo far sorgere nel mondo il tempo della divina compassione.

don Alfredo Di Stefano

Scarica il giornalino in formato PDF >> Clicca Qui <<

Read More
SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 42

2024 – Echi di Vita N°42 – SERVIZIO, IL NOME DIFFICILE DELL’AMORE GRANDE

Giovanni, il discepolo preferito, il migliore, il fine teologo, si mette di fronte a Gesù e gli chiede, con il fare proprio di un bambino:

«Voglio che tu mi dia quello che chiedo. A me e a mio fratello».

Eppure Gesù lo ascolta e rilancia con una bellissima domanda:

«Cosa vuoi che io faccia per voi?». «Vogliamo i primi posti!»

Dopo tre anni di strade, di malati guariti, di uomini e donne sfamati, dopo tre annunci della morte in croce, è come se non avessero ancora capito niente.

Ed ecco ancora una volta tutta la pedagogia di Gesù, paziente e luminosa. Invece di arrabbiarsi o di scoraggiarsi, il Maestro riprende ad argomentare, a spiegare il suo sogno di un mondo nuovo.

Non sapete quello che chiedete! E la dimostrazione arriva immediatamente: gli altri dieci apostoli hanno sentito e si indignano, si ribellano, unanimi nella gelosia, accomunati dalla stessa competizione per essere i primi.

Adesso non solo i due figli di Zebedeo (i Boanerghes, i figli del tuono, irruenti e autoritari come indica il loro soprannome), ma tutti e dodici vengono chiamati di nuovo da Gesù, chiamati vicino.

E spalanca loro l’alternativa cristiana: tra voi non sia così. I grandi della terra dominano sugli altri, si impongono… Tra voi non così! Credono di governare con la forza… tra voi non è così!

Gesù prende le radici del potere e le capovolge:

chi vuole diventare grande tra voi sia il servitore di tutti.

Servizio, il nome difficile dell’amore grande. Ma che è anche il nome nuovo, il nome segreto della civiltà. Anzi, è il nome di Dio. Come assicura Gesù: Non sono venuto per procurarmi dei servi, ma per essere io il servo. La più sorprendente, la più rivoluzionaria di tutte le auto-definizioni di Gesù. Parole che fanno pensare: Dio mio servitore!

Vanno a pezzi le vecchie idee su Dio e sull’uomo: Dio non è il padrone e signore dell’universo al cui trono inginocchiarsi tremando, ma è Lui che si inginocchia ai piedi di ogni suo figlio, si cinge un asciugamano e lava i piedi, e fascia le ferite.

Se Dio è nostro servitore, chi sarà nostro padrone?

L’unico modo perché non ci siano più padroni è essere tutti a servizio di tutti.

Nella giornata missionaria questo è l’orizzonte da accogliere e da vivere.

don Alfredo Di Stefano

Scarica il giornalino in formato PDF >> Clicca Qui <<

Read More
SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 41

2024 – Echi di Vita N°41 – SARAI FELICE SE RENDERAI FELICE QUALCUNO

Gesù è sulla strada, il luogo che più amava: la strada, che è di tutti, collega i lontani, è libera e aperta,
una breccia nelle mura, ama gli orizzonti.
Ed ecco un tale, uno senza nome, ma ricco, gli corre incontro. Corre, come uno che ha fretta, fretta di
vivere, di vivere davvero. L’uomo senza nome sta per affrontare un grande rischio: interroga Gesù per sapere
la verità su se stesso. «Maestro buono, è vita o no la mia? Cosa devo fare per essere vivo davvero?».
Domanda universale! Gesù risponde elencando cinque comandamenti e un precetto. «Maestro, tutto
questo io l’ho già fatto, da sempre. Eppure…»
Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò. Lo amò per quel “eppure”, che racconta fame e sete d’altro:
osservare la legge non ha riempito la vita.
Gesù lo fissa. Quell’uomo sente su di sé lo sguardo di Gesù, incrocia i suoi occhi, è preso dal fascino del
Signore, non resiste. Invece la conclusione cammina nella direzione che non ti
aspetti: «Una cosa ti manca, va’, vendi, dona ai poveri…».
Dona. Sarai felice se farai felice qualcuno. Tu non sei ciò che hai, ma ciò che
dai. Dare: verbo pauroso. Noi vogliamo prendere, trattenere, accumulare. Dare ai
poveri. Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con il verbo dare.
Ma l’uomo ricco se ne va triste.
Noi tutti abbiamo due vite in tensione tra loro: una è fatta di cose e di quotidiano
e la seconda si nutre di richiami e appelli, di vocazione e sogno.
L’uomo ricco cammina triste: hanno vinto le cose e il denaro; non seguirà più la
vita come appello, ma solo la vita come esistenza ordinaria, ostaggio delle cose.
Per tre volte oggi si dice che Gesù “guardò”: con amore, con preoccupazione,
con incoraggiamento.
La fede altro non è che la mia risposta al corteggiamento di Dio, un’avventura che nasce da un incontro,
quando Dio entra in te e io gli do’ tempo e cuore.
Ecco allora una delle parole più belle di Gesù: tutto è possibile presso Dio. Egli è capace di far passare un
cammello per la cruna di un ago. Dio ha la passione dell’impossibile. Dieci cammelli passeranno. Cosa avremo
in cambio? Avrai in cambio cento fratelli e un cuore moltiplicato.

don Alfredo Di Stefano

Scarica il giornalino in formato PDF >> Clicca Qui <<

Read More
SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 040

2024 – Echi di Vita N°40 – ESSERE DI CRISTO: OFFRIRE IL SUO BICCHIERE D’ACQUA

Alcuni farisei si avvicinarono a Gesù per metterlo alla prova: «E’ lecito a un marito ripudiare la moglie?». Chiaro che sì, è pacifico, non solo la tradizione religiosa, ma la stessa Parola di Dio lo legittimava.

Gesù invece prende le distanze dalla legge biblica: «per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma».

Gesù afferma una cosa enorme: non tutta la legge, che noi diciamo di Dio, ha origine divina, talvolta essa è il riflesso di un cuore duro. Qualcosa vale più della lettera scritta.

E per questo Gesù, infedele alla lettera per essere fedele allo spirito, ci insegna ad usare la nostra libertà per custodire il fuoco e non per adorare la cenere.

Gesù non intende redigere altre norme, piantare nuovi paletti. Non vuole regolamentare meglio la vita, ma ispirarla, accenderla, rinnovarla. E allora ci prende per mano e ci accompagna dentro il sogno di Dio, a guardare la vita non dal punto di vista degli uomini, ma del Dio della creazione.

Il sogno di Dio è che nessuno sia solo, nessuno senza sicurezza, più che di padre, senza tenerezza, più che di madre. Gesù ci porta a respirare l’aria degli inizi: l’uomo non separi quello che Dio ha congiunto.

Il nome di Dio è dal principio “colui-che-congiunge”, la sua opera è creare comunione.

La risposta di Gesù provoca la reazione non dei farisei, ma dei discepoli che trovano incomprensibile questo linguaggio e lo interrogano di nuovo sullo stesso argomento.

«Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei». Gesù risponde con un’altra presa di distanza dalla legislazione giudaica: «E se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

Nella legge non c’era parità di diritti; alla donna, la parte più debole, non era riconosciuta la possibilità di ripudiare il marito. E Gesù, come al suo solito, si schiera dalla parte dei più deboli, e innalza la donna a uguale dignità, senza distinzioni di genere. Perché l’adulterio sta nel cuore, e il cuore è uguale per tutti.

Il peccato vero più che nel trasgredire una norma, consiste nel trasgredire il sogno di Dio.

Se non ti impegni a fondo, se non ricuci e ricongiungi, se il tuo amore è duro e aggressivo invece che dolce e umile, tu  stai ripudiando il sogno di Dio, sei già adultero nel cuore.

don Alfredo Di Stefano

Scarica il giornalino in formato PDF >> Clicca Qui <<