La durezza è caratteristica di chi non ha fede, di chi non crede.
È il popolo dalla “dura cervice”, è il cuore di pietra che necessita di essere trasformato in un cuore di carne.
Ma chi è irrigidito nella propria incredulità, tende a non riconoscere ciò che riguarda se stesso -il che sarebbe già un passaggio di umiltà, e quindi un intenerimento del cuore- e ad attribuire la responsabilità a chi sta fuori.
Così, la Parola di vita che Gesù dona ai suoi discepoli è per i giudei ‘inascoltabile’.
Lo diciamo anche noi, comunemente: ‘non si può sentire!‘, e ci riferiamo a cosa inverosimile, da non credere, poco realistica se non addirittura paradossale.
Così sembra risuonare agli orecchi di questi uomini il discorso di Gesù.
È un momento cruciale, è un passaggio decisivo, non solo per la vita del Maestro, ma soprattutto per la scelta di chi vuol essere discepolo.
“Volete andarvene anche voi?” è l’appello accorato del Signore ai suoi.
Perché? Cosa rende non ascoltabile la Parola di salvezza?
Per considerarsi prossimi al Dio della vita, non basta più una vita apparentemente fedele segnata da riti e pratiche esteriori, da conoscenze intellettuali ed esercizi moralistici di pietà.
Non possiamo accontentarci più di un vissuto legato al culto e al sacro, come se fosse gradito a Dio, allontanando dal nostro impegno una seria conversione di vita e un autentico rapporto di dialogo e fiducia con Gesù stesso.
È il suo sangue a farci diventare membra del suo Corpo, che è la Chiesa.
Ogni atteggiamento apparentemente neutrale e distaccato, ogni frattura tra il vissuto e il celebrato, ogni postura interiore di superiorità e di giudizio sono definitivamente denunciati come falsi, ipocriti e soprattutto estranei all’agire di Dio.
È dura, quindi, la parola.
Ma lo è anche perché tutto questo si radica nella realtà di un Dio che non combacia più con le immagini a cui i giudei sono abituati.
È duro un Dio così, per questo è dura la sua parola!
Chi mangia con un altro allo stesso tavolo, ne condivide ideali e sorte.
Chi mangia ‘con’ Gesù e addirittura ‘di’ Gesù, che con il pane di vita si identifica senza esitazione, assume in sé la stessa passione, ed è assunto in Dio verso la stessa condizione di servo donato e resuscitato.
don Alfredo Di Stefano
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