Monthly Archives : marzo 2024

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San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 03 31 _Anno XLI _Numero 13 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°13 – CRISTO E’ LA RISURREZIONE E LA VITA

Maria di Magdala esce di casa quando è ancora notte, buio nel cielo e buio nel cuore.

Non ha niente tra le mani, non porta aromi come le altre donne, ha soltanto il suo amore che si ribella all’assenza di Gesù. E vede che la pietra è stata tolta dal sepolcro.

Il sepolcro è spalancato, vuoto e risplendente, nel fresco dell’alba. E fuori è primavera. Il sepolcro è aperto come il guscio di un seme.

Il segno è un corpo assente dalla tomba.

Manca un ucciso alla contabilità della violenza, e questo vuol dire che il carnefice non avrà ragione della sua vittima in eterno.

Il Signore Gesù non è semplicemente il Risorto, l’attore di un evento che si è consumato una volta per tutte nel giardino fuori Gerusalemme, in quell’alba del primo giorno dopo il sabato.

Un evento concluso? No. Se noi tutti insieme formiamo il corpo di Cristo, allora contemporanea a me è la Croce, e contempora-nea a me è anche la Risurrezione.

Chi vive in lui, chi è in lui compreso, è preso da lui nel suo risorgere.

Cristo è il Risorgente, adesso. Sorge in questo momento dal fondo del mio essere, dal fondo di ogni uomo, dal fondo della storia, continua a risorgere, a immettere con la mano viva del creatore germi di speranza e di fiducia, di coraggio e libertà.

Cristo Gesù risorge oggi, energia che ascende, vita che germina, masso che rotola via dall’imboccatura del cuore. E mi indica la strada della pasqua, che vuol dire passaggio ininterrotto dall’odio all’amore, dalla paura alla libertà, dall’effimero all’eterno.

Pasqua è la festa dei macigni rotolanti via, adesso.

Cristo non è semplicemente il Risorto, non è solo il Risorgente, egli è la Risurrezione stessa. L’ha detto a Marta: io sono la Risurrezione e la vita. In quest’ordine preciso: prima la risurrezione e poi la vita.

Ci saremmo aspettati il contrario. Invece no: prima viene la risurrezione, da tutte le nostre tombe, dal nostro respiro insufficiente, dalla vita chiusa e bloccata, dal cuore spento, dal gelo delle relazioni.

La sua Risurrezione non riposerà finché non sia spezzata la tomba dell’ultima anima, e le sue forze non arrivino all’ultimo ramo della creazione.

Un augurio sincero e fraterno di una santa PASQUA!

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 03 24 _Anno XLI _Numero 12 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°12 – QUELLA MORTE CHE RIVELA IL CUORE DI DIO

Ecco l’uomo! Appare al balcone dell’universo il volto di Gesù intriso di sangue.

Il dolore sotto cui vacilla è il dolore di tutti gli uomini: molte volte abbiamo visto il volto di Dio cosparso di sangue lungo le strade della vita sempre uguale, nei sentieri indifesi della storia dell’uomo, e non ho saputo avvicinarmi.

Ecco il Figlio di Dio! Ciò che appare non è lo splendore dell’eterno, ma il patire di un Dio appassionato. Dio prima patì e poi si incarnò. Patì vedendo la condizione dell’uomo. Patì perché l’amore è passione. Amare significa patire e appassionarsi. E chi ama di più si prepari a patire di più.

Lo vedo in Cristo, come le donne al Calvario, che stavano ad osservare da lontano. Gesù non ha avuto nemici tra le donne, solo fra loro non aveva nemici. Le donne, ultimo nucleo fedele, sono con Gesù, non possono staccare gli occhi da lui, si immergono in lui. Primo nucleo di Chiesa, guardano Gesù con Io stesso sguardo di passione con cui Dio guarda l’uomo. La Chiesa nasce, oggi come allora, dalla contemplazione del volto del crocifisso. A fare il cristiano non sono i riti religiosi, ma il partecipare alla sofferenza di Dio.

Veramente quest’uomo era Figlio di Dio! Quando la Parola di Dio è diventata grido, poi è diventata muta, ecco la prima parola di un uomo, un soldato esperto di morte. Che cosa ha visto nell’agonia di un morente da fargli pronunciare il primo atto di fede cristiano?

L’esperto di morte in quella morte ha visto Dio. L’ha visto nella morte, non nella risurrezione.

Morire così è cosa da Dio, rivelazione del cuore di Dio. Scendi dalla croce, gridavano. Ma se scende non è Dio, è ancora la logica umana che vince, quella del più forte. Solo un Dio non scende dal legno.

Si consegna alla Notte, si abbandona all’Altro per gli altri, e passa dall’abbandono di Dio (perché mi hai abbandonato?) all’abbandono a Dio (nelle tue mani), rappresentandoci tutti nei nostri abbandoni, nelle desolazioni, nelle notti.

lo so che non capirò mai la croce, l’uomo non regge questo amore, è troppo limpido, ma Cristo non è venuto perché lo comprendessimo, ma perché ci aggrappassimo alla sua croce, lasciandoci semplicemente sollevare da lui. La fede è abbandonarsi all’abbandonato amore.

Ogni grido, ogni abbandono, può sembrare una sconfitta. Ma se è affidato al Padre, ha il potere, senza che noi lo sappiamo, di far tremare la pietra di ogni nostro sepolcro.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 011

2024 – Echi di Vita N°11 – MORIRE A SE STESSI MOLTIPLICA LA VITA

Vogliamo vedere Gesù. Grande domanda dei cercatori di sempre, domanda che sento mia.

La risposta di Gesù dona occhi profondi: se volete capire me, guardate il chicco di grano; se volete vedermi, guardate la croce.

Il chicco di grano e la croce, due immagini come sintesi ardente dell’evento Gesù.

Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

Una frase difficile e anche pericolosa se capita male, perché può legittimare una visione doloristica e infelice della religione.

Un verbo balza subito in evidenza per la sua presa emotiva: morire, non morire.

L’azione principale, lo scopo verso cui tutto converge, il verbo che regge l’intera costruzione è «produrre»: il chicco produce molto frutto. L’accento non è sulla morte, ma sulla vita.

Osserviamo un granello di frumento, un qualsiasi seme: nessun segno di vita, un guscio spento e inerte, che in realtà è un forziere, un piccolo vulcano di vita. Caduto in terra, il seme muore alla sua forma ma rinasce in forma di germe.

Ogni uomo e donna sono chicco di grano, seminato nei solchi della storia, della famiglia, dell’ambiente di lavoro e chiamato al molto frutto. Se sei generoso di te, di tempo cuore intelligenza; se ti dedichi, come un atleta, uno scienziato o un innamorato al tuo scopo, allora produci molto frutto. Se sei generoso, non perdi ma moltiplichi la vita.

La seconda icona è la croce, l’immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso.

Dio entra nella morte perché là va ogni suo figlio. Ma dalla morte risorge come un germe di vita indistruttibile, e ci trascina fuori, in alto, con sé.

Gesù è così: un chicco di grano, che si consuma e fiorisce; una croce, dove già respira la risurrezione.

Io sono cristiano per attrazione: attirerò tutti a me. E la mia fede è contemplazione del volto del Dio crocifisso.

«La Croce non ci fu data per capirla ma perché ci aggrappassimo ad essa» (Bonhoeffer): attratto da qualcosa che non capisco ma che mi seduce, mi aggrappo alla sua Croce, cammino dietro a Cristo, morente in eterno, in eterno risorgente.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - Echi di Vita 2024 03 10 _Anno XLI _Numero 10 _Evidenza

2024 – Echi di Vita N°10 – DIO CI AMA TANTO DA MANDARE IL FIGLIO

In questo brano Giovanni ci consegna il nucleo incandescente del suo Vangelo: Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio.

È il versetto centrale del quarto Vangelo, il versetto dello stupore che rinasce ogni volta, ad ogni ascolto. Il versetto dal quale scaturisce la storia di Dio con noi. Tra Dio e il mondo, due realtà che tutto dice lontanissime e divergenti, queste parole tracciano il punto di convergenza, il ponte su cui si incontrano e si abbracciano finito ed infinito: l’amore, divino nell’uomo, umano in Dio.

Dio ha amato: un verbo al passato, per indicare un’azione che è da sempre, che continua nel presente. Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama. Tanto da dare suo Figlio: Dio ha considerato ogni nostra persona, questo niente cui ha donato un cuore, più importante di se stesso.

Ha amato me quanto ha amato Gesù. E questo sarà per sempre: io amato come Cristo.

E non solo l’uomo, è il mondo intero che è amato, dice Gesù, la terra è amata, e gli animali e le piante e la creazione tutta. E se Egli ha amato il mondo, anch’io devo amare questa terra, i suoi spazi, i suoi figli, il suo verde, i suoi fiori, la sua bellezza. Terra amata.

Dio ha tanto amato, e noi come lui: abbiamo bisogno di tanto amore per vivere bene. Quando amo in me si raddoppia la vita, aumenta la forza, sono felice. Ogni mio gesto di cura, di tenerezza, di amicizia porta in me la forza di Dio, spalanca una finestra sull’infinito. È l’amore che fa esistere.

A queste parole la notte di Nicodemo si illumina. Lui, il fariseo pauroso, troverà il coraggio, prima impensabile, di reclamare da Pilato il corpo del crocifisso.

Dio non ha mandato il Figlio per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato, perché chi crede abbia la vita.

Cristo, venuto come intenzione di bene, sta dentro la vita come datore di vita e ci chiama ad escludere dall’immagine che abbiamo di Lui, a escludere per sempre, qualsiasi intenzione punitiva, qualsiasi paura. L’amore non fa mai paura, e non conosce altra punizione che punire se stesso.

Dio ha tanto amato, e noi come Lui: ci impegniamo non per salvare il mondo, l’ha già salvato Lui, ma per amarlo; ci impegniamo non per convertire le persone, ma per amarle. Se non per sempre, almeno per oggi; se non tanto, almeno un po’. E fare così perché così fa Dio.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 9

2024 – Echi di Vita N°09 – OGNI VITA E’ UN TEMPIO, CASA DIO

Un gesto inatteso, quasi imprevedibile: Gesù che prepara una frusta, la brandisce e attraversa l’atrio del tempio come un torrente impetuoso, che travolge uomini, animali, tavoli e monete.

La cosa che più mi colpisce e commuove in Gesù è vedere che in lui c’erano insieme la tenerezza, la dolcezza di una donna innamorata e la determinazione, la forza, il coraggio di un eroe sul campo di battaglia.

All’avvicinarsi della Pasqua, questo gesto, e le parole che lo interpretano, risuonano carichi di profezia: “Non fate della casa del Padre mio un mercato!” Del tempio di Gerusalemme, di ogni chiesa, ma soprattutto del cuore. A ogni credente Gesù ripete il suo monito: non fare mercato della fede!

Non adottare con Dio la legge scadente della compravendita di favori, dove tu dai qualcosa a Dio, perché lui dia qualcosa a te. Se facciamo così, se crediamo di coinvolgere Dio in questo giuoco mercantile, siamo solo dei cambiamonete, e Gesù rovescia il nostro tavolo: Dio non si compra ed è di tutti. Non si compra neanche a prezzo della moneta più pura. Noi siamo salvi perché riceviamo.

Casa di Dio è l’uomo: non fare mercato della vita!

Non immiserirla alle leggi dell’economia e del denaro. Non vendere dignità e libertà in cambio di cose, non sacrificare la tua famiglia sull’altare di mammona, non sprecare il cuore riducendo i suoi sogni a oro e argento. La triste evidenza che oggi determina il bene e il male, la nuova etica sostiene: più denaro è bene, meno denaro è male.

Non fare mercato del cuore!

Non sottometterlo alla legge del più ricco, né ad altre leggi: quella del più forte, o del più astuto, o del più violento. Leggi sbagliate che stanno dentro la vita come le pecore e i buoi dentro il tempio di Gerusalemme: la sporcano, la profanano. Fuori devono stare, fuori dalla casa di Dio, che è l’uomo.

Profanare l’uomo è il peggior sacrilegio che si possa commettere, soprattutto se debole, se bambino, il suo tempio più santo.

I Giudei presero la parola: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Gesù risponde portando gli uditori su di un altro piano: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò.

Non per una sfida a colpi di miracolo, ma perché tutt’altro è il tempio di Dio: è lui crocifisso e risorto, e in lui ogni fratello.

Casa di Dio è la vita, tempio fragile, bellissimo e infinito. E se una vita vale poco, niente comunque vale quanto una vita. Perché Lui sulla mia pietra ha posato la sua luce, il suo amore, la sua pace.

don Alfredo Di Stefano

 

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