Negli otto versetti di questo Vangelo Gesù per otto volte ripete: Chi mangia la mia carne vivrà in eterno. E ogni volta ribadisce il perché di questo mangiare: per vivere, perché viviamo davvero.
È l’incalzante, martellante certezza da parte di Gesù di possedere qualcosa che capovolge la direzione della vita: non più avviata verso la morte, ma chiamata a fiorire in Dio.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna.
Ha la vita eterna, non avrà. La «vita eterna» non è una specie di liquidazione che accumulo con il mio lavoro e di cui potrò godere alla fine dell’esistenza. La vita eterna è già cominciata: una vita diversa, profonda, giusta, che ha in sé la vita stessa di Gesù, buona, bella e beata.
Ma la vita eterna interessa?
Domanda il salmo responsoriale: C’è qualcuno che desidera la vita? C’è qualcuno che vuole lunghi giorni felici, per gustarla? (Salmo 33,13).
Sì, io voglio per me e per i miei una vita che sia vera e piena. Voglio lunghi giorni e che siano felici.
Li voglio per me e per i miei.
Siamo cercatori di vita, affamati di vita, non rassegnati, non disertori: allora troveremo risposte.
Le troveremo nella vita di Gesù, nella sua carne e nel suo sangue, che non sono tanto il materiale fisiologico che componeva il suo corpo, ma includono la sua vita tutta intera, la sua vicenda umana, il suo respiro divino, le sue lacrime, le sue passioni, i suoi abbracci, la casa che si riempie del profumo di nardo e di amicizia. Su, fino alla carne inchiodata, fino al sangue versato. Fino al dono di sé, di tutto se stesso.
Mangiare e bere Cristo significa essere in comunione con il suo segreto vitale: l’amore. Cristo possiede il segreto della vita che non muore. E vuole trasmetterlo.
«Chi mangia la mia carne dimora in me e io in lui».
È molto bello questo dimorare insieme. Gli uomini quando amano dicono: vieni a vivere nella mia casa, la mia casa è la tua casa.
Dio lo dice a noi. E noi lo diciamo a Dio perché il nostro cuore è a casa solo accanto al suo.
E lascio che il mio cuore di due diventino finalmente una cosa sola.
Il fine della storia: Dio si è fatto uomo per questo, perché l’uomo si faccia come Dio.
Gesù Cristo entra in noi per produrre un cambiamento profondo: un pezzo di Dio in me perché io diventi un pezzo di Dio nel mondo.
don Alfredo Di Stefano
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