«Non sono un fantasma». Il lamento di Gesù giunge fino a me: chi sono io per te? Qualche idea vaga, la proiezione di un bisogno, un’emozione, un sogno troppo bello per essere vero?
Per aiutare la mia fede Gesù pronuncia allora i verbi più semplici e più familiari: «Guardate, toccate, mangiamo insieme!». Si fa umile e concreto, ci chiede di arrenderci a un vangelo concreto, di mani, di pane, di bicchieri d’acqua, di briciole; a un Dio che ha deciso di farsi carne e ossa, carezza e sudore, un Dio capace di piangere.
Il primo gesto del Signore è, sempre, una offerta di comunione: «toccatemi, guardate».
Ma dove oggi toccare il Signore? Forse lo tocco quando Lui mi tocca: con il bruciore del cuore, con una gioia eccessiva, con una gioia umilissima, con le piaghe della terra, con il dolore o la carezza di una creatura. La gente è il corpo di Dio, lì lo posso toccare.
«Avete qualcosa da mangiare?». Mangiare è il segno della vita; farlo insieme è il segno più eloquente di un legame rifatto, di una comunione ritrovata, il gesto quotidiano della vita che va e continua.
Lui è l’amico che dà sapore al pane. E mi assicura che la mia salvezza non sta nei miei digiuni per lui, ma nel suo mangiare con me pane e sogni; la sua vicinanza è un contagio di vita.
Lo conoscevano bene Gesù, dopo tre anni di strade, eppure ora non lo riconoscono. Perché la Risurrezione non è semplicemente ritornare alla vita di prima: è trasformazione. Gesù è lo stesso ed è diverso, è il medesimo ed è trasformato, è quello di prima ed è altro.
« Aprì loro la mente per comprendere le Scritture». E il respiro stretto del cuore entra nel respiro largo del cielo, se leggi con passione e intelligenza la Parola. Perché finora abbiamo capito solo ciò che ci faceva comodo. Siamo stati capaci di conciliare il Vangelo con tutto: con la logica della guerra, con l’idolo dell’economia, con gli istinti.
«Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono». Il perdono è la certezza che nulla e nessuno è definitivamente perduto, è il trionfo della vita, riaccensione del cuore spento, offerta mai revocata e irrevocabile di comunione.
Cristo non è un fantasma, è vestito di umanità, è sangue vivo dei giorni, è il sangue della primavera del mondo. Ha braccia anche per me, per toccare e farsi toccare; capace, tornando, di rendere la mia speranza amore.
don Alfredo Di Stefano
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