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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 046

2024 – Echi di Vita N°46 – Il tesoro di bontà del nostro tempo: LA SPERANZA!

Un Vangelo sulla crisi e contemporaneamente sulla speranza, che non profetizza la fine del mondo, ma il significato del mondo.

La prima verità è che il mondo è fragile: in quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo… Non solo il sole, la luna, le stelle, ma anche le istituzioni, la società, l’economia, la famiglia e la nostra stessa vita sono molto fragili.

Ma la seconda verità è che ogni giorno c’è un mondo che muore, ma ogni giorno c’è un mondo che nasce. Cadono molti punti di riferimento, vecchie cose vanno in frantumi: costumi, linguaggi, comportamenti, ma ci sono anche sentori di nuove primavere. La speranza ha l’immagine della prima fogliolina di fico: Dalla pianta di fico imparate: quando spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina.

Allora dentro la fragilità drammatica della storia possiamo intuire come le doglie di un parto, come il passaggio dall’inverno alla primavera, come un uscire dalla notte alla luce. Ben vengano certe scosse di pri­mavera a smantellare ciò che merita di essere cancellato.

Due punti di forza. Il primo: quando vedrete accadere queste cose sappiate che Egli è vicino, il Signore è alle porte. La nostra forza è che Dio non ha chiuso il suo cuore e la sua strada passa ancora sul nostro mare d’Esodo, mare inquieto, mare profondo, anche se non ne vediamo le orme. A noi spetta assecondare la sua creazione. Come una nave che non è in ansia per la rotta, perché ha su di sé il suo Vento di vita.

Il secondo punto di forza è la nostra stessa fragilità. Per la sua fragilità l’uomo cerca appoggi, cerca legami e amore. Io sono tanto fragile da aver sempre bisogno degli altri. Ed è appoggiando una fragilità sull’altra che sosteniamo il mondo. Dio è dentro la nostra ricerca di legami, viene attraverso le persone che amiamo. I nostri familiari sono il linguaggio di Dio, la sua quotidiana catechesi, il tocco della sua presenza, sacramento della sua grazia.

Il profeta Daniele allarga la visione: «Uomini giusti e santi salgono nella casa delle luci, dove risplenderanno come stelle», vicino a me, lontano da me, da mille luoghi salgono nella casa della luce: sono coloro che inducono me e tutto il mondo a essere più giusto, più libero e santo.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 045

2024 – Echi di Vita N°45 – E’ NEL CUORE LA VERA BILANCIA DI DIO

C’è un luogo nel tempio dove tutti passano.
Gesù siede lì, davanti ai tredici piccoli forzieri delle offerte, di fronte al sacerdote che controlla la validità delle monete e dichiara a voce alta, per la folla, l’importo dell’offerta.
In quel luogo, dove il denaro è proclamato, benedetto, invidiato, esibito, Gesù osserva invece le persone, e nota tra la folla una vedova, povera e sola: non ha più nessuno, non è più di nessuno, e perciò è di Dio.

«L’uomo guarda le apparenze, Dio guarda il cuore» (1 Sam 16,7), ed ecco che il denaro si dissolve, è pura apparenza, il tesoro è la persona.
Nel Vangelo di norma i poveri chiedono e supplicano, ora un povero non chiede nulla per sé, ma è capace di dare tutto.
Allora Gesù chiama i discepoli, è l’ultima volta in Marco, e indica un maestro della fede in una donna povera e sola, capace di dare anche l’ultimo sorso, gli ultimi spiccioli di vita.

Tutti danno del loro superfluo e i loro beni restano intatti; lei invece dà ciò che ha per vivere e le rimane solo Dio.
D’ora in poi, se vivrà, lo farà perché quotidianamente dipendente dal cielo.
Ma chi ha il coraggio di dare tutto, non si meraviglierà di ricevere tutto.

Beati i poveri che non hanno cose da dare, e perciò hanno se stessi da dare.
Come un povero, puoi donare ciò che hai per vivere, ma ancor più ciò che ti fa vivere: le spinte, le sorgenti, le passioni vitali.
Non c’è vita insignificante o troppo piccola, nessuno è così povero o debole, nessuno così vuoto o cattivo da non poter donare la ricchezza delle esperienze, le intuizioni, le forze del cuore, le energie della mente, il segreto della bellezza che ha visto e goduto, i motivi della sua gioia, i perché della sua fede.

E ricominciamo, con il magistero di una donna, a misurare il mondo non con il criterio della quantità, ma con quello del cuore.
Non c’è nessun capitalismo nella carità, agli occhi di Colui che guarda il cuore, la quantità non è che apparenza. Ciò che conta non è il denaro, ma quanto amore vi è stato messo, quanta vita contiene.

Talvolta tutto il Vangelo è racchiuso in un bicchiere d’acqua fresca, dato solo per amore.
Tutta la fede è in due spiccioli, dati con tutto il cuore.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 044

2024 – Echi di Vita N°44 – AMARE DIO PER AMARE L’UMANITA’

Amerai Dio con tutto il tuo cuore. Amerai il prossimo tuo come te stesso.

Che cosa c’è al centro della fede? Ciò che più di ogni cosa dona felicità all’uomo: amare.

Non obbedire a regole né celebrare riti, ma semplicemente, meravigliosamente: amare.

Gesù non aggiunge nulla di nuovo rispetto alla legge antica: il primo e il secondo comandamento sono già nel Libro. Eppure il suo è un comando nuovo.

La novità sta nel fatto che le due parole fanno insieme una sola parola, l’unico comandamento. L’averli separati è l’origine dei nostri mali.

La risposta di Gesù inizia con la formula: “Shemà Israel” = ascolta popolo mio.

Fa tenerezza un Dio che chiede:

«Ascoltami, per favore. Voglimi bene, perché io ti amo. Amami!»

Invocazione, desiderio di Dio. Cuore del comandamento, sua radice è un’invocazione accorata, non una ingiunzione. Dio prega di essere amato.

Amare è desiderio di fare felice qualcuno, coprirlo di un bene che si espande oltre lui, va verso gli altri, inonda il mondo… Amare è avere un fuoco nel cuore.

Ma amare che cosa? Amare l’Amore stesso. Se amo Dio, amo ciò che lui è: vita, compassione, perdono, bellezza. Amerò ogni briciola di cosa bella che scoprirò vicino a me, un atto di coraggio, un abbraccio rassicurante, un’intuizione illuminante. Amerò ciò che Lui più ama: l’uomo, di cui è orgoglioso.

Ma amare come? Mettendosi in gioco interamente, cuore, mente, anima, forza. Gesù sa che fare questo è già la guarigione dell’uomo. Perché chi ama così ritrova l’unità di se stesso, la sua pienezza felice.  Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perché tu sia felice. Non c’è altra risposta al desiderio profondo di felicità dell’uomo, nessun’altra risposta al male del mondo che questa soltanto: amare.

Ama il tuo prossimo come te stesso. Quasi un terzo comandamento: ama anche te stesso, insieme a Dio e al prossimo. Come per te ami libertà e giustizia, così le amerai anche per tuo fratel­lo, sono le orme di Dio. Come per te desideri amicizia e dignità, e vuoi che fioriscano talenti e germogli di luce, questo vorrai anche per il tuo prossimo.

Ama questa polifonia della vita, e farai risplendere l’immagine di Lui che è dentro di te. Perché l’amore trasforma, ognuno diventa ciò che ama. Amerai, perché l’amore genera vita sul mondo.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 043

2024 – Echi di Vita N°43 – IL TEMPO DELLA SINCERA COMPASSIONE

Un mendicante cieco: l’ultimo della fila, seduto lungo la strada come chi si è fermato e si è arreso. E improvvisamente passa Gesù, uno che non permette all’uomo di arrendersi, ed ecco che tutto sembra mettersi di nuovo in moto.

Bartimeo comincia a gridare: Gesù abbi pietà di me! La folla fa muro e lo sgrida, perché i poveri disturbano, sempre: ci fanno un po’ paura, sono là dove noi non vorremmo mai essere, sono il lato doloroso della vita, ciò che temiamo di più.

Ma è proprio sulla povertà dell’uomo ciò su cui si posa sempre il primo sguardo di Gesù, non sulla moralità di una persona, ma sul suo dolore: «Coraggio, alzati, ti chiama». E subito, tutto sembra eccessivo, esagerato: il cieco non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza in piedi, ma ‘balza’ in piedi.

La fede è questo: un eccesso, un di più illogico e bello, una dinamica nuova in tutto ciò che fai. La fede è qualcosa che moltiplica la vita. Credere fa bene, la fede produce una vita buona, il rapporto con Cristo è l’avvio della guarigione di tutta l’esistenza.

Il cieco comincia a guarire già nell’accoglienza e nella compassione di Gesù. Ha bisogno, come tutti, che per prima cosa qualcuno lo ascolti: ascolti le sue ferite, la sua speranza, la sua fame, il suono vero delle sue parole, uno che gli voglia bene! Guarisce nella voce che lo accarezza. Guarisce come uomo, prima che come cieco, l’ultimo comincia a riscoprirsi uno come gli altri perché chiamato con amore.

«Balza in piedi» e lascia ogni sostegno, per precipitarsi, senza vedere, verso quella voce che lo chiama, orientandosi solo sulla parola di Cristo, che ancora vibra nell’aria. Come lui, ogni cristiano si orienta nella vita senza vedere, solo sull’eco della parola di Dio ascoltata con fiducia, là dove risuona: nel vangelo, nella coscienza, negli eventi della storia, nel gemito e nel giubilo del creato.

Che bella questa espressione amorevole di Gesù: «Cosa vuoi che io ti faccia?». Se un giorno io sentissi, con un brivido, queste stesse parole rivolte a me, che cosa chiederei al Signore? Una domanda che è come una sfida, una prova per vedere che cosa portiamo nel cuore.

Gesù insegna instancabilmente qualcosa che viene prima di ogni miracolo, insegna la compassione, che rimane l’unica forza capace di far compiere miracoli ancora oggi, di riempire di speranza il dolore del mondo. Noi saremo come Cristo non se faremo miracoli, ma se sapremo far sorgere nel mondo il tempo della divina compassione.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 42

2024 – Echi di Vita N°42 – SERVIZIO, IL NOME DIFFICILE DELL’AMORE GRANDE

Giovanni, il discepolo preferito, il migliore, il fine teologo, si mette di fronte a Gesù e gli chiede, con il fare proprio di un bambino:

«Voglio che tu mi dia quello che chiedo. A me e a mio fratello».

Eppure Gesù lo ascolta e rilancia con una bellissima domanda:

«Cosa vuoi che io faccia per voi?». «Vogliamo i primi posti!»

Dopo tre anni di strade, di malati guariti, di uomini e donne sfamati, dopo tre annunci della morte in croce, è come se non avessero ancora capito niente.

Ed ecco ancora una volta tutta la pedagogia di Gesù, paziente e luminosa. Invece di arrabbiarsi o di scoraggiarsi, il Maestro riprende ad argomentare, a spiegare il suo sogno di un mondo nuovo.

Non sapete quello che chiedete! E la dimostrazione arriva immediatamente: gli altri dieci apostoli hanno sentito e si indignano, si ribellano, unanimi nella gelosia, accomunati dalla stessa competizione per essere i primi.

Adesso non solo i due figli di Zebedeo (i Boanerghes, i figli del tuono, irruenti e autoritari come indica il loro soprannome), ma tutti e dodici vengono chiamati di nuovo da Gesù, chiamati vicino.

E spalanca loro l’alternativa cristiana: tra voi non sia così. I grandi della terra dominano sugli altri, si impongono… Tra voi non così! Credono di governare con la forza… tra voi non è così!

Gesù prende le radici del potere e le capovolge:

chi vuole diventare grande tra voi sia il servitore di tutti.

Servizio, il nome difficile dell’amore grande. Ma che è anche il nome nuovo, il nome segreto della civiltà. Anzi, è il nome di Dio. Come assicura Gesù: Non sono venuto per procurarmi dei servi, ma per essere io il servo. La più sorprendente, la più rivoluzionaria di tutte le auto-definizioni di Gesù. Parole che fanno pensare: Dio mio servitore!

Vanno a pezzi le vecchie idee su Dio e sull’uomo: Dio non è il padrone e signore dell’universo al cui trono inginocchiarsi tremando, ma è Lui che si inginocchia ai piedi di ogni suo figlio, si cinge un asciugamano e lava i piedi, e fascia le ferite.

Se Dio è nostro servitore, chi sarà nostro padrone?

L’unico modo perché non ci siano più padroni è essere tutti a servizio di tutti.

Nella giornata missionaria questo è l’orizzonte da accogliere e da vivere.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 41

2024 – Echi di Vita N°41 – SARAI FELICE SE RENDERAI FELICE QUALCUNO

Gesù è sulla strada, il luogo che più amava: la strada, che è di tutti, collega i lontani, è libera e aperta,
una breccia nelle mura, ama gli orizzonti.
Ed ecco un tale, uno senza nome, ma ricco, gli corre incontro. Corre, come uno che ha fretta, fretta di
vivere, di vivere davvero. L’uomo senza nome sta per affrontare un grande rischio: interroga Gesù per sapere
la verità su se stesso. «Maestro buono, è vita o no la mia? Cosa devo fare per essere vivo davvero?».
Domanda universale! Gesù risponde elencando cinque comandamenti e un precetto. «Maestro, tutto
questo io l’ho già fatto, da sempre. Eppure…»
Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò. Lo amò per quel “eppure”, che racconta fame e sete d’altro:
osservare la legge non ha riempito la vita.
Gesù lo fissa. Quell’uomo sente su di sé lo sguardo di Gesù, incrocia i suoi occhi, è preso dal fascino del
Signore, non resiste. Invece la conclusione cammina nella direzione che non ti
aspetti: «Una cosa ti manca, va’, vendi, dona ai poveri…».
Dona. Sarai felice se farai felice qualcuno. Tu non sei ciò che hai, ma ciò che
dai. Dare: verbo pauroso. Noi vogliamo prendere, trattenere, accumulare. Dare ai
poveri. Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con il verbo dare.
Ma l’uomo ricco se ne va triste.
Noi tutti abbiamo due vite in tensione tra loro: una è fatta di cose e di quotidiano
e la seconda si nutre di richiami e appelli, di vocazione e sogno.
L’uomo ricco cammina triste: hanno vinto le cose e il denaro; non seguirà più la
vita come appello, ma solo la vita come esistenza ordinaria, ostaggio delle cose.
Per tre volte oggi si dice che Gesù “guardò”: con amore, con preoccupazione,
con incoraggiamento.
La fede altro non è che la mia risposta al corteggiamento di Dio, un’avventura che nasce da un incontro,
quando Dio entra in te e io gli do’ tempo e cuore.
Ecco allora una delle parole più belle di Gesù: tutto è possibile presso Dio. Egli è capace di far passare un
cammello per la cruna di un ago. Dio ha la passione dell’impossibile. Dieci cammelli passeranno. Cosa avremo
in cambio? Avrai in cambio cento fratelli e un cuore moltiplicato.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 040

2024 – Echi di Vita N°40 – ESSERE DI CRISTO: OFFRIRE IL SUO BICCHIERE D’ACQUA

Alcuni farisei si avvicinarono a Gesù per metterlo alla prova: «E’ lecito a un marito ripudiare la moglie?». Chiaro che sì, è pacifico, non solo la tradizione religiosa, ma la stessa Parola di Dio lo legittimava.

Gesù invece prende le distanze dalla legge biblica: «per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma».

Gesù afferma una cosa enorme: non tutta la legge, che noi diciamo di Dio, ha origine divina, talvolta essa è il riflesso di un cuore duro. Qualcosa vale più della lettera scritta.

E per questo Gesù, infedele alla lettera per essere fedele allo spirito, ci insegna ad usare la nostra libertà per custodire il fuoco e non per adorare la cenere.

Gesù non intende redigere altre norme, piantare nuovi paletti. Non vuole regolamentare meglio la vita, ma ispirarla, accenderla, rinnovarla. E allora ci prende per mano e ci accompagna dentro il sogno di Dio, a guardare la vita non dal punto di vista degli uomini, ma del Dio della creazione.

Il sogno di Dio è che nessuno sia solo, nessuno senza sicurezza, più che di padre, senza tenerezza, più che di madre. Gesù ci porta a respirare l’aria degli inizi: l’uomo non separi quello che Dio ha congiunto.

Il nome di Dio è dal principio “colui-che-congiunge”, la sua opera è creare comunione.

La risposta di Gesù provoca la reazione non dei farisei, ma dei discepoli che trovano incomprensibile questo linguaggio e lo interrogano di nuovo sullo stesso argomento.

«Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei». Gesù risponde con un’altra presa di distanza dalla legislazione giudaica: «E se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

Nella legge non c’era parità di diritti; alla donna, la parte più debole, non era riconosciuta la possibilità di ripudiare il marito. E Gesù, come al suo solito, si schiera dalla parte dei più deboli, e innalza la donna a uguale dignità, senza distinzioni di genere. Perché l’adulterio sta nel cuore, e il cuore è uguale per tutti.

Il peccato vero più che nel trasgredire una norma, consiste nel trasgredire il sogno di Dio.

Se non ti impegni a fondo, se non ricuci e ricongiungi, se il tuo amore è duro e aggressivo invece che dolce e umile, tu  stai ripudiando il sogno di Dio, sei già adultero nel cuore.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 039

2024 – Echi di Vita N°39 – ESSERE DI CRISTO: OFFRIRE IL SUO BICCHIERE D’ACQUA

Maestro, c’era uno che scacciava demoni e volevamo impedirglielo, perché non era dei nostri.

Un uomo, che liberava altri dal male e li restituiva alla vita, viene bloccato dai seguaci di Gesù. Mettono quindi l’istituzione prima della persona, la loro idea prima dell’uomo: il malato può aspettare, la felicità può attendere.

Ma la bella notizia” di Gesù non è un nuovo sistema di pensiero, è la risposta alla fame di più grande vita. Il Vangelo non è una morale, ma una sconvolgente liberazione.

Infatti Gesù sorprende i suoi: chiunque aiuta il mondo a liberarsi e fiorire è dei nostri.

Semini amore, curi le piaghe del mondo, custodisci il creato? Allora sei dei nostri.

Sei amico della vita? Allora sei di Cristo.

Quanti seguono il Vangelo autentico, senza neppure saperlo, perché seguono l’amore.

Si può essere di Cristo, senza appartenere al gruppo dei dodici. Si può essere uomini e donne di Cristo, senza essere uomini e donne della chiesa, perché il regno di Dio è più vasto della chiesa, non coincide con nessun gruppo. Allora impariamo a godere e a ringraziare del bene, da chiunque sia fatto.

Quelli non sono dei nostri. Tutti lo ripetono: gli apostoli di allora e i partiti di oggi, le chiese e le nazioni davanti ai migranti. Invece Gesù era l’uomo senza barriere, uomo senza confini, il cui progetto è uno solo: voi siete tutti fratelli.

Tante volte ci sentiamo frustrati, impotenti, il male è troppo forte.

Gesù dice: tu porta il tuo bicchiere d’acqua, fidati, il peggio non prevarrà.

Se tutti i miliardi di persone portassero il loro bicchiere d’acqua, quale oceano d’amore si stenderebbe a coprire il mondo. Basta un sorso d’acqua per essere di Cristo.

Il Vangelo termina con parole dure: se la tua mano, il tuo piede, il tuo occhio ti scandalizzano, tagliali.

Gesù ripete un aggettivo: il tuo occhio, la tua mano, il tuo piede.

Non dare sempre la colpa del male agli altri, alla società, all’infanzia, alle circostanze. Il male si è annidato dentro di te: è nel tuo occhio, nella tua mano, nel tuo cuore. Cerca il tuo mistero d’ombra e convertilo.

La soluzione non è una mano tagliata, ma una mano convertita e offrire il suo bicchiere d’acqua.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 038

2024 – Echi di Vita N°38 – LA CHIESA NON PUO’ CHE ACCOGLIERE

Il Vangelo riferisce uno dei momenti di crisi tra Gesù e i discepoli. Per paura non lo interrogano, per vergogna non gli rispondono, si isolano da lui. Nei Dodici si esprime la mentalità che si dirama ovunque in tutte le vene del mondo: competere, primeggiare, imporsi, «chi è il più grande?».

A questa voglia di potere, che è principio di distruzione della convivenza umana, Gesù contrappone il suo mondo nuovo: «Se uno vuol essere il primo, sia il servitore di tutti».

Servo non per rinuncia, ma per coraggio!

Servire: verbo dolce e pauroso insieme, perché il nostro piacere è prendere, accumulare, comandare, non certo essere servi. Invece servizio è il nome nuovo, il nome segreto della civiltà.

Ma questo non basta, c’è un secondo passaggio: «Servitore di tutti» dice Gesù, senza limiti di gruppo, di famiglia, di chi lo meriti o non lo meriti, senza porre condizioni.

Ma non basta ancora, c’è un terzo gradino: «prese un bambino e lo mise in mezzo», il più inerme e disarmato, il più indifeso e senza diritti, il più debole tra gli ultimi!

Se non sarete così… parole mai dette prima, ma parole finalmente liberate a raggiungere i confini del cuore. Diventate come bambini, che vivono solo perché sono amati! Gesù abbraccia il più piccolo perché nessuno sia perduto.

«Neppure un capello del vostro capo andrà perduto, neppure un passero cade a terra» e come potrebbe andare perduto un bambino? Anche se ultimamente i neonati vengono seppelliti.

Da lì parte il Signore Gesù, dall’infinitamente piccolo inizia la sua cura perché nessuno si senta escluso. Dio e l’uomo hanno oggi questi nomi: servitore, bambino, ultimo! Il servitore di tutti, il bambino per il solo fatto di esistere, l’ultimo.

Il mondo nuovo, il mondo «altro» nasce da un verbo ripetuto quattro volte nell’ultima riga del Vangelo: «Chi accoglie uno solo di questi bambini, accoglie me; chi accoglie me non accoglie me, ma Colui che mi ha mandato». La Chiesa o è accogliente o non è.

Accogliere un bambino è accogliere Dio. Il volto di Dio inizia dal volto dell’altro.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2024 N 037

2024 – Echi di Vita N°37 – LA DOMANDA DI GESU’ INTERROGA IL MIO CUORE

Gesù e le sue domande, Gesù e il suo interrogare per strada, Gesù e il suo interpellarci ogni giorno.

Gesù non è la risposta, lui è la domanda! La fede non è mai un punto fermo o di arrivo, ma è la forza che dona alla vita la sua originale esperienza nel rinnovare-smontare-purificare certezze, permettendo, proprio attraverso questo dialogo, il nostro incontro con Lui.

Non è mai scontato il rapporto con Gesù, mai superficiale e definitivo. Sempre aperto.

La gente chi dice che io sia?

Non un sondaggio per capire la sua popolarità, ma una verifica per capire se il suo messaggio ha raggiunto il cuore. Gesù sa che non tutto funziona nella comunicazione, ognuno comprende secondo le sue prospettive, accoglie solo qualcosa e nelle crisi il messaggio, anche il più bello, viene deformato.

Gesù, allora e oggi, per alcuni è un maestro di costumi, di morale; per altri è una forza che abbatte gli idoli e i falsi profeti; per altri ancora è solo un’eco di messaggi vecchi, già ascoltati e ripetitivi.

Ma Gesù non è niente di tutto questo. Lui è novità in cammino!

Nel cuore degli uomini abita sempre l’ambiguità e Gesù mette in discussione se stesso e le proprie idee. Si sottopone alla valutazione degli altri e questo non è facile. Ci vuole umiltà e libertà. Per questo chiede: cosa pensate di me? E’ una prospettiva nuova, perché Gesù è senza maschere e senza paure.

“Tu sei il Cristo”, risponde Pietro, sei Tu il senso della mia vita.

Pietro parla con il cuore, non è disposto ad accettare un Messia sofferente o perdente, perciò lo contesta. Viene allora preso da parte e rimproverato, in un dialogo teso, quasi conflittuale, con parole durissime.

Pietro è la voce di ogni ambiguità della vita: ci sono in noi macchie di luce e zone d’ombra, in noi c’è verità e menzogna. Il pensiero del mondo, che è il pensiero del male, ci condiziona.

La soluzione? “Va dietro a me”. Gesù indica a me e a tutti di camminare dietro a lui. Impareremo ad attraversare le nostre contraddizioni e approderemo alla luce e alla verità del cuore del Vangelo.

Buon cammino!

don Alfredo Di Stefano

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