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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 39 - Copertina

2023 – Echi di Vita N°39 – LA GIUSTIZIA DI DIO E’ DARE A CIASCUNO IL MEGLIO

Per tre domeniche di seguito Gesù ci racconta parabole di vigne. È una delle immagini che ama di più, al punto che arriva a definire se stesso come vite e noi come tralci, per dire che il progetto di Dio per il mondo, sua vigna, è una vendemmia profumata, un vino di festa, una promessa di felicità.

   Il proprietario terriero esce di casa all’alba, si reca sulla piazza del paese e assolda operai per la sua vigna: c’è un lavoro da compiere, molto lavoro, al punto che esce ancora per altre quattro volte e ogni volta assume nuovi operai. A questo punto però qualcosa non torna: che senso ha assumere lavoratori quando manca un’ora soltanto al tramonto? Il tempo di arrivare alla vigna, di prendere gli ordini dal fattore, e sarà subito sera. Di quale utilità saranno, a quanto potrà ammontare la giusta paga?

Allora nasce il sospetto che il padrone non assuma operai per le necessità della sua azienda, ma per un altro motivo. Nessuno ha pensato a questi ultimi, allora ci penserà lui, non per il suo ma per il loro interesse, preoccupandosi non dei suoi affari, ma del loro bisogno: non lavorare significa infatti non mangiare.

Questo padrone spiazza di nuovo tutti al momento della paga: gli ultimi sono pagati per primi, e ricevono per un’ora sola di lavoro la paga di un giorno intero. Non è una paga, ma un regalo.

Mi commuove il Dio presentato da Gesù, un Dio che con quel denaro, che giunge insperato e benedetto a quattro quinti dei lavoratori, intende alimentare le loro vite e le loro famiglie. È il Dio della bontà senza perché, vertigine nei normali pensieri, che trasgredisce tutte le regole dell’economia, che sa ancora saziarci di sorprese.

Nessun padrone farebbe così. Ma Dio non è un padrone, neanche il migliore dei padroni. Dio non è il contabile del cosmo. Un Dio ragioniere non converte nessuno. Quel denaro regalato ha lo scopo di assicurare il pane per oggi e la speranza per domani a tutte le case.

Gli operai della prima ora quando ricevono il denaro pattuito, sono delusi: non è giusto, dicono, noi meritiamo di più degli altri. Ma il padrone: Amico, non ti faccio torto. Il padrone non è stato ingiusto, ma generoso. Non toglie nulla ai primi, aggiunge agli altri. E lancia tutti in un’avventura sconosciuta: quella della bontà. Che non è giusta, è oltre, è molto di più.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 38 - Copertina

2023 – Echi di Vita N°38 – LA MISURA DEL PERDONO NON E’ MAI COLMA

“Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”. Cioè, sempre.

L’unica misura del perdono è perdonare senza misura. Ma perché farlo? La risposta è semplice e alta: perché così fa Dio.

Gesù lo spiega con la parabola dei due debitori. Il primo doveva una cifra iperbolica al suo re, qualcosa che non sarebbe mai riuscito a pagare: allora, gettatosi a terra, lo supplicava. E il re provò compassione. Sente come sua l’angoscia del servo, essa conta più dei suoi diritti, pesa più di diecimila talenti, allarga il cuore del re.

C’è un modo regale di stare nel mondo, un modo divino, e risiede nella larghezza di cuore: sa perdonare chi è più grande e più forte.

E in opposizione a questo cuore regale ecco il cuore servile: appena uscito quel servo trovò un altro servo…

Appena uscito, non una settimana dopo, non il giorno dopo, non un’ora dopo. Appena uscito, ancora immerso in una gioia insperata, appena liberato, appena restituito al futuro e alla famiglia, appena fatta l’esperienza di un cuore regale, preso il suo compagno per il collo lo strangolava, gridando: ridammi le mie mille lire, lui, perdonato di miliardi.

Il servo perdonato non agisce contro il diritto o la giustizia. È giusto e spietato. È onesto e al tempo stesso cattivo. Quanto è facile essere giusti e spietati, onesti e cattivi! Perché non basta essere giusti per essere uomini, tanto meno per essere di Dio.

Giustizia e diritto da soli non bastano a fare nuovo il mondo. Anzi, l’estrema giustizia, ridammi le mie mille lire, può contenere la massima offesa all’uomo: presolo per il collo lo strangolava.

Gesù propone l’illogica pietà: non dovevi anche tu avere pietà di lui, come io ho avuto pietà di te? Perché avere pietà e perdonare? Per acquisire il cuore di Dio, immettere il suo divino disordine dentro l’equilibrio apparente del mondo. Perché niente vale quanto una vita. E allora occorre una dismisura, il perdono fino a settanta volte sette, un eccesso di pietà.

Occorre il perdono di cuore. È difficilissimo perdonare di cuore. Comporta un atto di fede, non d’intelligenza. Nell’uomo. Un atto di speranza, non di spontaneità. Nell’uomo.

Dio perdona come un liberatore. Ti lancia in avanti. Ti fa salpare ancora verso albe intatte, come vento che gonfia le vele, supplemento d’energia. Ti perdona come atto di fede in te, cuore largo verso il tuo futuro.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 37 - Copertina

2023 – Echi di Vita N°37 – FAR CRESCERE LA FRATERNITA’ E’ IL TESORO DELLA STORIA

Tutto comincia quando ci sentiamo debitori, dice Paolo, quando ci sentiamo custodi dell’altro, dice il Profeta. Debitori senza pretese e custodi attenti: sono i due nomi belli di ogni persona in relazione. E il terzo è offerto dal Vangelo: restauratori di legami, coloro che incessantemente rammendano il tessuto continuamente lacerato delle relazioni.

Se tuo fratello commetterà una colpa contro di te, vai e ammoniscilo. Tu fa il primo passo, ricomincia il dialogo, sospinto dal vento di comunione che è Dio. Quando un io e un tu ricompongono un noi, quando riparano l’alleanza, il legame che si ri-crea è il mattone elementare della casa comune, il sentiero del Regno, la porta di Dio.

Ma che cosa mi autorizza a intervenire nella vita di una persona? Nient’altro che la parola ‘fratello’, percepire l’altro come fratello o sorella, non l’impalcarsi a difesa della verità, non il credersi i raddrizzatori dei torti del mondo, ciò che ci autorizza è la custodia, direbbe Ezechiele, è l’I care di don Milani.

Mi stai a cuore e mi prendo cura. Solo chi ci ama sa prendersi cura e ammonirci nel modo giusto, gli altri sanno solo ferire o adulare. Dopo aver così interrogato il tuo cuore, tu va’ e parla, tu fa il primo passo, prova tu a riallacciare la relazione. Lontano dalle apparenze, nel cuore della vita, tutto inizia dal mattoncino elementare della realtà, il rapporto io-tu.

Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello. Verbo stupendo: guadagnare un fratello. C’è gente che accumula denaro, gente che guadagna prestigio o potere, e poi c’è gente che guadagna fratelli.

Il crescere della fraternità è il tesoro della storia, dobbiamo investire tutto nel capitale relazionale, l’unico investimento che produce vera crescita. E alla fine del percorso di ricomposizione tracciato da Gesù, il Vangelo riporta una frase da capire bene: se non ascolta neppure i testimoni, neppure la comunità, quel fratello sia per te come il pagano e il pubblicano.

Lo considererai un escluso, uno scarto, un rifiuto? No. Con lui ti comporterai come Gesù, che siede a mensa con Matteo e i pubblicani di Cafarnao, che discute di figli, di briciole e cagnolini con una donna pagana.

Questo percorso mi fa sentir bene dentro la prima espressione del Vangelo di oggi: quando due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro. Parola che scavalca la liturgia. Il Signore respira meglio quando è catturato dentro quei nostri abbracci che, qualche volta almeno, ci hanno fatto meravigliosamente perdere il fiato.

don Alfredo Di Stefano

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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 36 - Copertina

2023 – Echi di Vita N°36 – LO SCANDALO DELL’AMORE DISARMATO

Gesù incominciò a dire che doveva molto soffrire e venire ucciso!

Questo è lo scandalo del cristianesimo, un Dio che entra nel dolore e nella morte perché nel dolore e nella morte entra ogni suo figlio.

   È la sorpresa di Pietro: Dio non voglia, questo mai!

Tu vuoi salvare questo mondo che ha problemi immensi, lasciandoti uccidere?

Sei un illuso, il mondo non sarà salvo per un crocifisso in più. Usa altri mezzi: il potere, il miracolo, l’autorità.

Ed è proprio questo che Gesù rifiuta. Sceglie invece i mezzi più poveri: l’amore disarmato, il cuore limpido, il non fare violenza mai, il perdono fino alla fine, l’abbraccio al lebbroso.

Se uno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

Se uno vuol venire… Ma perché dovrei voler questo? Qual è la molla?

Lo rivela Gesù stesso poco oltre: se uno vuol salvare la propria vita…

L’energia della sequela è un istinto di vita, bello e originario.

Rinneghi se stesso. Parole pericolose se capite male. Rinnegarsi non significa annullarsi, diventare sbiadito e incolore.

Gesù non vuole dei frustrati al suo seguito, ma gente che ha fruttificato appieno i suoi talenti.

Vuol dire: non sei tu il centro dell’universo, non sei tu la misura del tutto. Sei dentro una forza più grande. Il tuo segreto è oltre te.

Prenda la sua croce. E l’abbiamo interpretato come: soffri con pazienza, accetta, sopporta. Una esortazione alla rassegnazione. Ma non occorreva certo Gesù per dire questo. La croce nel Vangelo è l’impensabile di Dio, è la prova che Dio ama me più della propria vita.

Per capire basta sostituire la parola Croce con la parola amore: «Se qualcuno vuole venire con me, prenda su di sé tutto l’amore di cui è capace».

Prendi la tua porzione di amore, altrimenti non vivi; prendi la porzione di croce che ogni amore comporta, altrimenti non ami. Tutti, io per primo, abbiamo paura del dolore.

Ci sia concessa, però, la grazia di non aver paura di amare: sarebbe paura di vivere.

don Alfredo Di Stefano

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