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San Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 35 - Copertina

2023 – Echi di Vita N°35 – UN AMORE CHE SFUGGE ALLE PAROLE

La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo? La risposta bella e al tempo stesso sbagliata: dicono che sei un profeta.

Gesù pone la seconda domanda, preceduta da un ma: Ma voi – come se i Dodici fossero di un altro mondo, mai omologati al pensiero dominante – voi chi dite che io sia? La terza domanda è implicita, diretta a me: tu chi dici che io sia? Gesù non chiede: Cosa avete imparato? Che parola vi ha colpito? Qual è il centro del mio insegnamento? Ma: chi sono io per te? Tu con il tuo cuore, con la tua fatica, la tua gioia e il tuo peccato, tu cosa dici di Gesù Cristo?

Le parole più vere sono sempre al singolare, e mai parole d’altri. Non servono libri o catechismi, non studi, letture, o risposte imparate, ma ciascuno dissetato alle fonti di Dio, inciso un giorno dalla spada a due tagli della sua Parola, ciascuno, caduto e risorto, può dare la sua risposta.

Tu sei per me un “crocifisso amore”. L’amore ha scritto il suo racconto sul tuo corpo con l’alfabeto delle ferite, indelebili come l’amore. Tu sei per me un “disarmato amore”, che mai sei entrato nei palazzi dei re, mai hai radunato eserciti, e in questo mondo di arroganti hai detto. Tu sei per me un “inseparato amore”, perché nulla mai, né angeli né demoni, né cielo né abisso, nulla mai ci separerà dal tuo amore di Dio. Nulla, mai. Due parole assolute, perfette, totali: inseparabile sono dall’amore.

I due simboli di oggi sono la chiave e la roccia. Pietro è roccia nella misura in cui ancora trasmette Cristo, tesoro per l’intera umanità. E’ roccia nella misura in cui mostra che Dio è vivo fra noi, crocifisso amore, disarmato amore, inseparato amore. Ma ogni discepolo è roccia e chiave. Chiave che apre le porte belle di Dio, roccia su cui far conto per costruire la casa comune. Chiamato a legare e sciogliere, a creare nel mondo strutture di riconciliazione.

Voi chi dite che io sia? Non mi basta dire Dio; Cristo non è ciò che dico di lui, ma ciò che vivo di lui, come la vita non sta nelle mie parole sulla vita, ma nel mio patirla. Non una dottrina, non una morale, il cristianesimo è una Persona.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 34

2023 – Echi di Vita N°34 – IL DOLORE DI UNA MADRE E’ FONTE DELLA FEDE

Dalla donna delle ‘briciole’ un forte insegnamento di chi mai si arrende, ma riesce a cambiare perfino l’idea di Gesù.

Una donna cananea converte Gesù dal dolore di Israele al dolore del mondo: la splendida arroganza di una madre ottiene, attraverso le sue parole, un intervento speciale che le restituisce la figlia salva. Quali le sue parole?

Le parole non sono sempre un veicolo del cuore, ma solo quelle realizzano i desideri più importanti.

La prima parola è la semplice preghiera: Signore, pietà!

Perdono non per i suoi peccati, ma per il dolore che la sta distruggendo, per la situazione difficile che sta vivendo, per la consapevolezza che non ci sono vie da perseguire.

Ma il dolore ti fa ripetere le domande, non ti fa rassegnare, ti fa insistere anche dinanzi alle risposte brusche-negative di Gesù.

La seconda parola è piena di passione: Signore, aiutami!

“Il pane dei figli non si getta ai cani”. E’ qui tutta l’intelligenza, che ha il sapore della genialità: “anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola!”

Fai una briciola di miracolo per tutti i ‘cagnolini’ del mondo, che non hanno la fortuna di sedere alla tavola, che non sono stati invitati alla mensa, che non vivono della cordialità di un pasto fraterno. Un miracolo per il “mio cucciolo”, per mia figlia.

La parola ha sempre la sua potenza: non ci sono differenze tra uomini e cagnolini, ma solo persone da saziare ed ogni briciola sazia, perché l’amore di Dio che ci è donato in piccola quantità, in dosi giornaliere, contiene tutta la sua realtà di vita: sazia.

Gesù, commosso da tali parole, è una madre che ama come Dio e il Cristo ritrova nelle parole della donna la sua missione: Donna, grande è la tua fede!

La fede esiste sulla terra per l’amore di ogni madre che sa insistere nel chiedere con il cuore e sa attendere con fiducia l’intervento di Dio che non tarda a farsi sentire.

La fede esiste sulla terra per il dolore che diventa preghiera e offerta di sé, per tutte quelle madri che non disperano e sanno che il cuore di Dio è il cuore di una madre.

Salvare i figli è compito della Madre Chiesa che intercede, sempre, per il dolore del mondo. E’ compito di ogni cristiano che ama con generosità e cura le ferite dei suoi fratelli.

Ogni Domenica noi riceviamo le “briciole” dell’Eucaristia, amati e rigenerati dall’amore di Dio, in Gesù suo Figlio, che continua a commuoversi dinanzi al grido sincero di ognuno di noi:

Signore, aiutami! Signore, abbi pietà!

Signore, donami il tuo pane, che porteremo a chi sta male.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 33

2023 – Echi di Vita N°33 – LA MANO DI DIO TRA LE NOSTRE TEMPESTE

I discepoli si sentono abbandonati nel momento del pericolo, lasciati soli a lottare contro le onde per una lunga notte.  Come loro anche noi ci siamo sentiti alle volte abbandonati, e Dio era lontano, assente, era muto. Eppure un credente non può mai dire: io sono solo, perché non siamo mai soli, perché intrecciato al nostro respiro c’è sempre il respiro di Dio, annodata alla nostra forza è la forza di Dio.

   Infatti Dio è sul lago: è nelle braccia di chi rema, è negli occhi che cercano l’approdo. E la barca, simbolo della nostra vita fragile, intanto avanza nella notte e nel vento non perché cessa la tempesta, ma per il miracolo umile dei rematori che non si arrendono, e ciascuno sostiene il coraggio dell’altro.

Poi Pietro vede Gesù camminare sul mare: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». Pietro domanda due cose: una giusta e una sbagliata. Chiede di andare verso il Signore. Domanda bellissima, perfetta: che io venga da te. Ma chiede di andarci camminando sulle acque, e questo non serve. Non è sul mare dei miracoli che incontrerai il Signore, ma nei gesti quotidiani. «E venne da Gesù» dice il Vangelo. Pietro guarda a lui, non ha occhi che per quel volto, ha fede in lui, e la sua fede lo rende capace di ciò che sembrava impossibile.

Poi la svolta: ma vedendo che il vento era forte, si impaurì e cominciò ad affondare.  In pochi passi, dalla fede che è saldezza, alla paura che è palude dove sprofondi.  Cosa è accaduto? Pietro ha cambiato la direzione del suo sguardo, la sua attenzione non va più a Gesù ma al vento, non fissa più il Volto, ma la notte e le onde.

Quante volte anch’io, come Pietro, se guardo al Signore e alla sua forza, posso affrontare qualsiasi tempesta; se guardo invece alle difficoltà o ai miei limiti, mi paralizzo. Tuttavia dalla paura nasce un grido: Signore salvami! Un grido nel buio, nel vento. E dentro il grido c’è già un abbraccio: ho poca fede, credo e dubito, ma tu aiutami! Ed è proprio là che il Signore Gesù ci raggiunge, al centro della nostra debole fede. Ci raggiunge e non punta il dito per accusarci, ma tende la mano per afferrare la nostra e tramutare la paura in abbraccio.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2023 N 32

2023 – Echi di Vita N°32 – L’UOMO, ICONA DI CRISTO

Un fiore di luce nel nostro deserto, così appare il volto di Cristo sul Tabor. Ed è il volto ultimo e alto dell’uomo. In principio, in ogni uomo è stato posto non un cuore d’ombra, ma un seme di luce, sepolto in noi come nostro volto segreto.

Gesù prende con sé Pietro e Giovanni e Giacomo, i primi chiamati, e li porta con sé, su un alto monte. Li conduce là dove la terra s’innalza nella luce, dove è la nascita delle acque che fecondano ogni vita.

Il suo volto brillò come il sole: il volto è come la grafia del cuore, la sua espressione. Il volto alto dell’uomo è comprensibile solo a partire da Gesù. Ogni uomo abita la terra come un’icona di Cristo incompiuta, che viene dipinta progressivamente lungo l’intera esistenza su un fondo d’oro già presente dall’inizio e che è la somiglianza con Dio.

E le sue vesti divennero bianche come la luce: la gloria è così eccessiva che non si ferma al volto, neppure al corpo intero, ma tracima verso l’esterno e cattura la materia degli abiti e la trasfigura. Se la veste è luminosa sopra ogni possibilità umana, quale sarà la bellezza del corpo?

Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia: Mosè sceso dal Sinai con il volto imbevuto di luce e di vento, Elia rapito in un carro di fuoco e di luce.

Allora, Pietro, stordito e sedotto da ciò che vede, balbetta: è bello per noi essere qui. Stare qui, davanti a questo volto, che è l’unico luogo dove possiamo vivere e sostare. Qui siamo di casa, altrove siamo sempre fuori posto. Altrove non è bello, e possiamo solo pellegrinare, non stare. Qui è la nostra identità, abitare anche noi una luce, una luce che è dentro la nostra creta e che è il nostro futuro.

Ma come tutte le cose belle la visione non fu che la freccia di un attimo: e una nube luminosa li coprì con la sua ombra.

Venne una voce: quel Dio che non ha volto, ha invece una voce. Gesù è la Voce diventata Volto. Il Padre prende la parola, ma per scomparire dietro la parola di suo Figlio: ascoltate Lui.

Fede fatta d’ascolto: sali sul monte per vedere, e sei rimandato all’ascolto. Scendi dal monte, e ti rimane nella memoria l’eco dell’ultima parola: Ascoltatelo.

La visione del volto cede all’ascolto del volto. Il mistero di Dio è ormai tutto dentro Gesù. Così come anche il mistero dell’uomo.

Quel volto parla, e nell’ascolto diventiamo come lui, anche noi imbevuti di cielo.

don Alfredo Di Stefano

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