“Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione”.
Termine di una carica infinita, bellissima. Gesù prova dolore per il dolore del mondo. Infatti: ”La messe è abbondante”, ma non per la quantità delle persone, ma perché germina nel mondo un grande raccolto di stanchezze, di lacrime, una messe di paure come di pecore che non hanno padrone.
Nei campi è ormai tempo di mietiture: il grano ha raggiunto il colore del pane. Così il patire dell’uomo ha raggiunto l’altezza del cuore di Cristo. Ed ecco la risposta: un sentimento di compassione, il ministero della pietà.
Ed è questo suo stesso apostolato che Gesù affida ai suoi discepoli. Li fa operai di un lavoro che descrive con sei verbi: predicate, guarite, risuscitate, sanate, liberate e donate.
C’è il ministero della predicazione apostolica, al primo posto, ma subito unito al ministero della pietà divina, e in un rapporto sbilanciato, di uno a cinque.
Il lavoro nel campo del Signore si esprime in gesti concreti, in cinque opere che mostrano “come il Regno dei cieli si fa vicino” a chi ha il cuore ferito. Il discepolo è chiamato a prendersi cura della causa di Dio insieme alla causa dell’uomo, ad aver cura di greggi e di messi, di dolori e di ali, di un mondo barbaro e magnifico.
“Pregate il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe”.
Noi interpretiamo subito queste parole come un invito a pregare per le vocazioni sacerdotali. Ma l’invito di Gesù dice molto di più: è offrirmi a Dio perché mandi me come operaio della compassione, mandi me come lavoratore della pietà, mandi me con un cuore di carne a mangiare pane di pianto con chi piange, a bere il calice di sofferenza con chi soffre, a lottare contro il male. Mandi me, con mani che sanno sorreggere e accarezzare, asciugare lacrime e trasmettere forza, e dire così Dio.
La messe è abbondante. Lo sguardo positivo del Signore sorprende ancora il nostro pessimismo: “la messe è scarsa, le chiese semivuote”.
Lui vede altro; molto grano che cresce e matura, vede che il seme è buono, il terreno e la stagione e l’uomo sono buoni; la storia è positiva.
Dio guarda e vede che ogni cuore è una zolla di terra ancora atta a dare vita ai suoi semi divini che in noi crescono, dolcemente e tenacemente, come il grano che matura nel sole.
don Alfredo Di Stefano
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