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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2022 N 28

2022 – Echi di Vita N°28 – UMANITA’ IMPOSSIBILE SENZA COMPASSIONE…

Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico. Uno dei racconti più belli al mondo. Solo poche righe, di sangue, polvere e splendore.

Il mondo intero scende da Gerusalemme a Gerico. Nessuno può dire: io faccio un’altra strada, io non c’entro. Siamo tutti sulla medesima strada. E ci salveremo insieme o non ci sarà salvezza.

Un sacerdote scendeva per quella stessa strada. Il primo che passa è un prete, un rappresentante di Dio e del potere, vede l’uomo ferito ma passa oltre. Non passare oltre il sangue di Abele. Oltre non c’è nulla, tantomeno Dio, solo una religione sterile come la polvere.

Invece un samaritano, che era in viaggio, vide, ne ebbe compassione, si fece vicino. Un samaritano, gente ostile e disprezzata, che non frequenta il tempio, si ferma, si commuove, si fa prossimo.

Tutti termini di una carica infinita, bellissima, che grondano umanità. Non c’è umanità possibile senza compassione, il meno sentimentale dei sentimenti, senza prossimità, il meno zuccheroso, il più concreto. Il samaritano si avvicina. Non è spontaneo fermarsi, i briganti possono essere ancora nei dintorni. Avvicinarsi non è un istinto, è una conquista; la fraternità non è un dato ma un compito.

I primi tre gesti concreti: vedere, fermarsi, toccare, tracciano i primi tre passi della risposta a “chi è il mio prossimo?”.

Vedere e lasciarsi ferire dalle ferite dell’altro. Il mondo è un immenso pianto, e Dio naviga in questo fiume di lacrime, invisibili però a chi ha perduto gli occhi del cuore, come il sacerdote e il levita.

Fermarsi addosso alla vita che geme e si sta perdendo nella polvere della strada. Io ho fatto molto per questo mondo ogni volta che semplicemente sospendo la mia corsa per dire «eccomi, sono qui».

Toccare: il samaritano versa olio e vino, fascia le ferite dell’uomo, lo solleva, lo carica, lo porta. Toccare l’altro è parlargli silenziosamente con il proprio corpo, con la mano: «Non ho paura e non sono nemico». Toccare l’altro è la massima vicinanza, dirgli: «Sono qui per te»; accettare ciò che lui è, così com’è; toccare l’altro è un atto di riverenza, di riconoscimento, di venerazione per la bontà dell’intera sua persona.

Il racconto di Luca poi si muove rapido, mettendo in fila dieci verbi per descrivere l’amore fattivo: vide, ebbe compassione, si avvicinò, versò, fasciò, caricò, portò, si prese cura, pagò… fino al decimo verbo: al mio ritorno salderò

Questo è il nuovo decalogo, perché l’uomo sia promosso a uomo, perché la terra sia abitata da “prossimi” e non da briganti o nemici.

Al centro del messaggio di Gesù una parabola; al centro della parabola un uomo; un Crocifisso e quel verbo: Tu ameraiFa così, e troverai la vita.

don Alfredo Di Stefano

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