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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 39

2021 – Echi di Vita N°39 – TUTTO IL VANGELO IN UN BICCHIERE D’ACQUA

Maestro, quell’uomo guariva e liberava, ma non era dei nostri, non era in regola, e noi glielo abbiamo impedito.

Come se dicessero: i malati non sono un problema nostro, si arrangino, prima le regole. I miracoli, la salute, la libertà, il dolore dell’uomo possono attendere.

Non era, non sono dei nostri. Tutti lo ripetono: gli apostoli di allora, i partiti, le chiese, le nazioni, i sovranisti. Separano. Invece noi vogliamo seguire Gesù, l’uomo senza barriere, il cui progetto si riassume in una sola parola, comunione con tutto ciò che vive: non glielo impedite, perché chi non è contro di noi è per noi.

Chiunque aiuta il mondo a fiorire è dei nostri. Chiunque trasmette libertà è mio discepolo. Si può essere uomini che incarnano sogni di Vangelo senza essere cristiani, perché il regno di Dio è più vasto e più profondo di tutte le nostre istituzioni messe insieme.

Gesù invita i suoi a passare dalla contrapposizione ideologica alla proposta gioiosa, disarmata, fidente del Vangelo. A imparare a godere del bene del mondo, da chiunque sia fatto; a gustare le buone notizie, bellezza e giustizia, da dovunque vengano. A sentire come dato a noi il sorso di vita regalato a qualcuno: chiunque vi darà un bicchiere d’acqua non perderà la sua ricompensa. Chiunque, e non ci sono clausole, appartenenze, condizioni.

La vera distinzione non è tra chi va in chiesa e chi non ci va, ma tra chi si ferma accanto all’uomo bastonato dai briganti, si china, versa olio e vino, e chi invece tira dritto.

Un bicchiere d’acqua, il quasi niente, una cosa così povera che tutti hanno in casa.

Gesù semplifica la vita: tutto il Vangelo in un bicchiere d’acqua.

Di fronte all’invasività del male, Gesù conforta: al male contrapponi il tuo bicchiere d’acqua; e poi fidati: il peggio non prevarrà.

Se il tuo occhio, se la tua mano ti scandalizzano, tagliali… metafore incisive per dire la serietà con cui si deve aver cura di non sbagliare la vita e per riproporre il sogno di un mondo dove le mani sanno solo donare e i piedi andare incontro al fratello.

Un mondo dove fioriscono occhi più luminosi del giorno, dove tutti sono dei nostri, tutti amici della vita, e, proprio per questo, tutti secondo il cuore di Dio.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 38

2021 – Echi di Vita N°38 – VERGINE MADRE, FIGLIA DEL TUO FIGLIO…

umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura.

Chissà se questi versi bellissimi che Dante pone sulle labbra di San Bernardo al termine del suo viaggio nel Paradiso, avranno ispirato l’autore di questo antico affresco!

E’, infatti, dell’inizio del ‘400, realizzato da un certo Antonio d’Alatri ed era, quasi certamente, nell’altare di destra della nostra antica chiesa parrocchiale su al Castello.

Esso mostra la Vergine seduta in trono che allatta il Bambino, affiancata da San Giovanni Battista che col dito indica Gesù e da Santa Caterina d’Alessandria con la palma del suo martirio. In alto un volo di angeli (malamente ridipinti in tempi successivi) e un tondo con la Crocifissione.

L’affresco, salvatosi dalla demolizione voluta da Ugo Boncompagni che nel 1630 trasferì la parrocchia nella parte bassa del paese, fu reincorniciato e posto sull’unico altare dell’attuale Cappella voluta da Ippolita Ludovisi, moglie di Gregorio II.

Fu poi coperto dalla tela seicentesca (foto a ds) che eravamo abituati a vedere, raffigurante la Vergine col Bambino insieme a San Domenico di Guzman e a San Tommaso d’Aquino, ora spostata sulla parete di sinistra.

Si sapeva della sua esistenza e tanta era la curiosità. Ora, grazie alla famiglia Viscogliosi, attuali proprietari del Castello, abbiamo la possibilità di godere di ambedue i “tesori” d’arte e di fede.

E lo facciamo in questi giorni di festa, che coincidono anche con la chiusura del ciclo di incontri che la nostra Parrocchia ha voluto dedicare a Dante Alighieri, proprio nella Corte del Castello con un momento di preghiera, di musica e di riflessione sull’Inno alla Vergine.

Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra ‘ mortali, se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ ali.

La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fïate liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate.

Canto XXXIII Paradiso vv 1-21

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 37

2021 – Echi di Vita N°37 – QUELLA DOMANDA: CHI SONO PER TE?

La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo? Dicono che sei un profeta: una creatura di fuoco e roccia, di fuoco e luce, come Elia, come il Battista; dicono che sei voce di Dio e suo respiro. Gesù non si sofferma oltre su ciò che dice la gente. Lui sa che la verità non risiede nei sondaggi d’opinione.

E pone la grande domanda, quella che fa vivere la fede: E voi, chi dite che io sia?

Una domanda da custodire e amare, perché il Signore ci educa alla fede attraverso domande: tu, con il tuo cuore, la tua storia, il tuo peccato e la tua gioia, tu, cosa dici di Gesù?

Ora non servono più libri o formule di catechismo; ognuno uscito dalle mani di Dio, ognuno caduto e risorto, affamato e incamminato deve dare la sua risposta. La Bibbia è piena di nomi di Dio -pastore, sorgente, fuoco, rugiada, vino, amante, braccio forte, carezza-

A Dio si addicono tutti i nomi.

Un salmo lo chiama «roccia e nido» (84,4); un altro «sole e scudo» (5,13), ma è ancora «ciò che la gente dice», anche se con parole sante.

C’è un ultimo nome, il nome che gli dà il mio patire e il mio gioire, che contiene il mio sapore di Dio, che viene dall’averlo molto cercato, qualche volta sentito, in qualche modo sfiorato con le dita dell’anima: tu sei il Cristo. Non una persona di ieri, come Elia o il Battista, non un ricordo, niente sei tra le cose passate.

Ma Cristo cos’è «per me»?

Per me vivere è Cristo, ha detto Paolo. Perme, adesso, Cristo significa vivere. Già solo nominarlo equivale a confortare e intensificare la vita: più Cristo equivale a più io.

E cominciò a insegnare loro che il figlio dell’uomo doveva molto soffrire.

Pietro si ribella, come mi ribello anch’io. Un Dio di molto patire non è ciò che mi attendevo. Posso seguire le indicazioni spirituali di Gesù, le sue regole morali mi convincono, mi seduce un Gesù guaritore e camminatore, accogliente e amicale, libero come nessuno, posso avere gli stessi suoi sentimenti.  Ma la croce!

La croce è l’impensabile di Dio, il mezzo più scandalosamente povero, ma è anche l’abisso dove Dio diviene l’amante, amore fino alla fine, senza inganno alcuno, Dio affidabile.

Solo allora i discepoli capiranno chi è Gesù: disarmato amore, crocifisso amore, e per questo vincente.

Se qualcuno vuol venire dietro di me, prenda su di sé una vita che sia simile alla mia, che sia croce e dono, non per patire di più, ma per far fiorire di più la zolla di terra del cuore, e poi essere nella vita datore di vita. Come Lui.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 36

2021 – Echi di Vita N°36 – LA BELLEZZA DI APRIRSI A DIO E AGLI ALTRI

Portarono a Gesù un sordomuto.

Un uomo imprigionato nel silenzio, che non può comunicare, chiuso. Eppure privilegiato: non ha nessun merito per ciò che gli sta per accadere, ma ha degli amici, una piccola comunità di gente che gli vuol bene e lo porta davanti a Gesù.

Il sordomuto, icona di ognuno che venga alla fede, racconta così il percorso di guarigione per ogni credente.

Allora Gesù lo prese in disparte, lontano dalla folla. È la prima azione. Io e te soli, sembra dire. Ora sono totalmente per te, ora conti solo tu. Li immagino occhi negli occhi, e Gesù che prende quel volto fra le sue mani.

E seguono gesti molto corporei e delicati: Gesù pose le dita sugli orecchi del sordo. Non il braccio o la mano, ma le dita, come l’artista che modella delicatamente il volto che ha plasmato. Come una carezza.

Poi con la saliva toccò la sua lingua. Gesto intimo, coinvolgente: ti dò qualcosa di mio, qualcosa che sta nella bocca dell’uomo, insieme al respiro e alla parola, simboli dello Spirito.

Gesù, all’opera con il corpo dell’uomo, mostra che i nostri corpi sono laboratorio del Regno, luogo santo di incontro con il Signore.

Guardando quindi verso il cielo… gli disse: Effatà, cioè: Apriti! Come si apre una porta all’ospite, una finestra al sole, le braccia all’amore.

Apriti, come si apre uno scrigno prezioso. Apriti agli altri e a Dio, anche con le tue ferite, che possano diventare feritoie, attraverso le quali passi il vento della vita.

Il primo passo per guarire, è abbandonare le chiusure, le rigidità, i blocchi, aprirsi: Effatà. Esci dalla tua solitudine, dove ti pare di essere al sicuro, e che invece non solo è pericolosa, è molto di più, è mortale.

E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

Prima gli orecchi. Simbolo eloquente: sa parlare solo chi sa ascoltare. Gli altri parlano, ma mentre lo fanno innalzano barriere di incomprensione. Primo servizio da rendere a Dio e all’uomo è l’ascolto. Senza, non c’è parola vera.

Nella Bibbia leggiamo di una preghiera così bella da incantare il Signore. Di questa sola è detto che il Signore rimane affascinato.

Nella notte che precede l’incoronazione, il giovane Salomone chiede a Dio: «Donami un cuore docile, un cuore che ascolta!»

E Dio risponde, felice: «Poiché non mi hai chiesto ricchezza, né potenza, né lunga vita, tutto questo avrai insieme al dono di un cuore che ascolta!»

Dono da chiedere sempre. Instancabilmente, per il sordomuto che è in noi: donaci, Signore un cuore che ascolta. Perché è solo con il cuore che si ascolta, e nasceranno parole profumate di vita e di cielo.

don Alfredo Di Stefano

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