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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 26

2021 – Echi di Vita N°26 – GESU’ CI PRENDE PER MANO E CI DICE “ALZATI”

Gesù cammina verso una casa dove una bambina di 12 anni è morta, cammina accanto al dolore del padre. Ed ecco una donna che aveva molto sofferto, ma così tenace che non vuole saperne di arrendersi, si avvicina a Gesù e sceglie come strumento di guarigione un gesto commovente: un tocco della mano.

L’emoroissa, la donna impura, condannata a non essere toccata da nessuno -mai una carezza, mai un abbraccio- decide di toccare; scardina la regola con il gesto più tenero e umano: un tocco, una carezza, un dire: ci sono anch’io! L’esclusa scavalca la legge perché crede in una forza più grande della legge.

Gesù approva il gesto trasgressivo della donna e le rivolge parole bellissime, parole per ognuno di noi, dolce terapia del vivere: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”. Le dona non solo guarigione fisica, ma anche salvezza e pace e la tenerezza di sentirsi figlia amata, lei, l’esclusa.

Giunsero alla casa del capo della sinagoga e c’era gente che piangeva e gridava forte. Entrato, disse loro: “Perché piangete? Non è morta questa bambina, ma dorme”.. Dorme. Verbo entrato nella fede e nel linguaggio comune: infatti la parola cimitero deriva dal verbo greco che designa il dormire.

Lo deridono, allora, con la stessa derisione con cui dicono anche a noi: tu credi nella vita dopo la morte? Sei un illuso: “finito io, finito tutto”. E Gesù a ripetere: “tu abbi fede”, lascia che la Parola della fede riprenda a mormorare in cuore, che salga alle labbra con un’ostinazione da innamorati: Dio è il Dio dei vivi e non dei morti.

Gesù cacciati fuori tutti, prende con sé il padre e la madre, ricompone il cerchio vitale degli affetti, il cerchio dell’amore che dà la vita. Poi prende per mano la piccola bambina, perché bisogna toccare la disperazione delle persone per poterle rialzare.

Chi è Gesù? una mano che ti prende per mano. Bellissima immagine: la sua mano nella mia mano, concretamente, dolcemente, si intreccia con la mia vita, il suo respiro nel mio, le sue forze con le mie forze. E le disse: “Talità kum. Bambina alzati”. Lui può aiutarla, sostenerla, ma è lei, è solo lei che può risollevarsi: alzati. E lei si alza e si mette a camminare.

Su ciascuno di noi qualunque sia la porzione di dolore che portiamo dentro, qualunque sia la nostra porzione di morte, su ciascuno il Signore fa scendere la benedizione di quelle antiche parole: Talità kum.

Giovane vita, alzati, risorgi, riprendi la fede, la lotta, la scoperta, la vita, torna a ricevere e a restituire amore.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 25

2021 – Echi di Vita N°25 – LUI E’ ACCANTO ALLE NOSTRE PAURE!

La barca sta per affondare e Gesù dorme. Il mondo geme, lotta contro la malattia e la disperazione e Dio dorme. L’angoscia lo contesta: non ti importa niente di noi? Perché dormi? Svegliati!

Perché così tanta pau­ra?

C’è tanto da attraversare, tanta paura motivata. Ma troppo spesso la religione si è ridotta a una gestione della paura. Dio non vuole entrare in questo gioco.

Egli non è estraneo e non dorme, sta nel riflesso più profondo delle tue lacrime. Sta nelle braccia dei marinai forti sui remi, sta nella presa sicura del timoniere, nelle mani che svuotano l’acqua, negli occhi che scrutano la riva, che forzano il venire dell’aurora.

Dio è presente, ma non come vorrei io, bensì come vuole lui: è sulla mia barca e vuole salvarmi, ma insieme a tutta la mia libertà. Non interviene al posto mio ma insieme a me; non mi esenta dalla tempesta ma mi precede, come il pastore nella valle oscura.

Vorrei che non sorgessero mai tempeste e invece la morte è allevata dentro di noi con il nostro stesso respiro e sangue. Vorrei che il Signore gridasse subito all’uragano: taci, che rimproverasse subito le onde: calmatevi, e che alla mia angoscia ripetesse: è finita. Vorrei essere esentato dalla lotta, e invece Dio risponde dandomi forza, tanta forza quanta ne basta per il primo colpo di remo, tanta luce quanta ne serve al primo passo.

Non ti importa che moriamo? La risposta è senza parole ma ha la voce forte dei “mi importa di te, mi importa la tua vita, tu sei importante”.

Tu mi importi al punto che ti ho contato i capelli in capo e tutta la paura che porti nel cuore.

E sono qui a farmi argine e confine alla tua paura. Mi troverai dentro di essa, nel ri­flesso più profondo delle tue lacrime. Solo così l’attraversata diventa possibile, con lui accanto a noi. In questo tempo di pandemia questa esperienza l’abbiamo condivisa, ora approdiamo finalmente a terra: abbiamo sconfitte le nostre paure?

Da quelle del mare ecco ora quelle della terra, esse sono dentro di noi, ma Lui è con noi, basta svegliarlo, basta risvegliare la nostra fede.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 24

2021 – Echi di Vita N°24 – SI QUAERIS MIRACULA…

Se cerchi miracoli…”.

   Inizia così l’antica preghiera composta da Fra Giuliano da Spira nel 1233. Incisa nel libro su cui poggia il piccolo Gesù, è tornata ben visibile durante la recente operazione di restauro del “nostroSanto.

  1. Antonio è definito il Taumaturgo, cioè colui che opera  prodigi. Tanti ne ha compiuti in vita suscitando meraviglia e convertendo i cuori.

Ne ricordiamo solo qualcuno, come la mula affamata che si inginocchia davanti all’ostia consacrata anziché davanti alla biada, o quando lui bambino chiede ai passeri, che stavano divorando il grano maturo, di andare nel granaio mentre lui va in chiesa a pregare. Grande è la meraviglia del padre e dei contadini accorsi per salvare il campo! Per questo Antonio è protettore delle messi.

O ancora i pesci che a Rimini accorrono sulla riva ad ascoltare la sua predica disprezzata dagli eretici, che prima si sorprendono e poi si convertono.

Anche i bambini sono protagonisti degli interventi prodigiosi di Antonio, come il neonato di Ferrara che sospettato di essere frutto di un tradimento, parla e indica il proprio padre legittimo: a lui il Santo dice: Prendi tuo figlio, e ama tua moglie, che è intemerata e merita tutta la tua riconoscenza”.

O Tommasino, un bimbo di pochi mesi che annega in un mastello e la madre disperata invoca l’aiuto del Santo promettendo di donare ai poveri ogni anno tanto pane quanto era il peso del suo bambino.

Nasce da qui la tradizione del  “pane di S. Antonio”.

Ogni volta che compie un miracolo, Antonio lo giustifica con la forte fede di chi glielo chiede e non vuole che si sappia in giro.

Antonio ha operato miracoli ovunque: in Francia un giovane, pentito di aver dato un calcio alla madre, si taglia il piede con un’ascia e il Santo, chiamato dalla donna disperata, glielo riattacca, guarendolo. Mentre si trova a Firenze, Antonio vede passare il corteo funebre di un ricco usuraio e rimprovera i presenti perché vanno a seppellire in un luogo sacro un uomo la cui anima è già  all’inferno e ricorda loro il passo del Vangelo che dice “Dov’è il tuo tesoro, là è anche il tuo cuore”. La gente corre a casa dell’usuraio, apre gli scrigni colmi di monete e in uno di essi trova un cuore umano ancora caldo e palpitante. Aperto il petto del defunto, viene trovato senza cuore.

Se ha avuto l’onore e la grazia di stringere teneramente tra le sue braccia Gesù Bambino, Antonio più  volte ha messo in fuga il demonio chiamando in suo aiuto la misericordia di Dio e invocando il nome della gloriosa Vergine Maria

Il giorno in cui gli viene trafugato da un giovane novizio il salterio scritto di sua mano, che utilizzava per le lezioni e le prediche, uno strumento prezioso da lui custodito con cura, Antonio si mette a pregare e, riavutolo, perdona il ladro.  Da qui la tradizione di invocarlo per ritrovare ciò che si è perduto.

Anche dall’alto del noce di Camposampiero il frate intercede perché Dio ridoni la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, la parola ai muti, la salute ai malati… Di lì a poco morirà. E’ il 1231 e Antonio ha 36 anni. Quando l’8 Aprile 1263 il corpo del Santo viene trasferito nella nuova grande chiesa eretta a Padova in suo onore, il ministro generale dei francescani Bonaventura da Bagnoregio effettua la ricognizione dei resti mortali: la lingua del Santo è intatta, di un colore come se fosse ancora viva, mentre il resto del corpo è solo ossa! Allora, commosso, indicandola ai fedeli, esclama: “O lingua benedetta, che sempre hai lodato il Signore e lo hai fatto conoscere e amare agli altri, ora ci appare chiaro quanti meriti hai acquisito presso Dio”.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 23

2021 – Echi di Vita N°23 – CI VORREBBE UN… MIRACOLO! per fugare dubbi e incredulità

E il miracolo c’è stato davvero. Parliamo dei “MIRACOLI EUCARISTICI”, avvenuti in tempi e luoghi diversi, 22 quelli riconosciuti in Italia e oltre 100 all’estero. Nella varietà delle situazioni e nella diversità della manifestazione, ci sono elementi che li accomunano: il dubbio del celebrante o del fedele oppure l’atto sacrilego nei confronti dell’Ostia consacrata, che è il Corpo di Cristo, vivo e vero.

Per rimanere in Italia, il più antico, forse, è quello avvenuto a Roma nel 595 tra le mani di S. Gregorio Magno che si rifiutò di fare la Comunione ad una donna che rideva perché assalita dal dubbio circa la reale presenza di Cristo in quell’ostia, che si tramutò all’istante in carne e sangue.

Il più recente da noi è avvenuto nel 1969 a S. Mauro La Bruca (Salerno), dove le Ostie trafugate da ignoti ladri furono ritrovate la mattina seguente e ancora oggi si mantengono intatte, mentre è accertato che già dopo sei mesi la farina azzima si rovina gravemente e, nel giro massimo di un paio d’anni, si riduce a poltiglia e poi a polvere. Lo stesso è avvenuto a Siena con 223 ostie consacrate nel 1730 e tuttora incorrotte: “fenomeno singolare” che va oltre ogni legge fisica e biologica. In alcuni casi il fuoco ha bruciato l’altare, sciolto la pisside ma non le ostie. Santa Chiara nel 1240 ad Assisi mise in fuga i Saraceni mostrando l’Ostensorio con il Santissimo Sacramento e nel 1223 S. Antonio a Rimini riuscì a fare inginocchiare una mula affamata non davanti al fieno ma all’Ostia consacrata. Molto più spesso è accaduto che ne sgorgasse sangue vivo del gruppo AB (lo stesso della Sindone) o si trasformasse in carne costituita dal tessuto muscolare striato del miocardio, come a Lanciano nel 750.

Nel Lazio miracoli eucaristici sono avvenuti a Veroli nel 1570 con il volto di Gesù Bambino apparso nell’Ostia che operò molti miracoli e ad Alatri nel 1228, quando una giovane, per riconquistare l’amore del suo fidanzato, si rivolse ad una fattucchiera che le ordinò di rubare un’Ostia consacrata per farne un filtro d’amore ma, giunta a casa, quell’ostia era già divenuta carne sanguinante.

Così era già avvenuto a Trani intorno all’anno 1000 per una donna ebrea che, incredula, si fece portare da un’amica cristiana un’ostia consacrata e la buttò in padella nell’olio bollente trasformato subito in un fiume di sangue. Dal miracolo di Bolsena nel 1264, di cui furono attenti esaminatori S. Tommaso d’Aquino e Papa Urbano IV, la festa del Corpus Domini si estese dalla diocesi di Liegi dov’era nata a tutta la Chiesa universale.

don Alfredo Di Stefano

 

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