Monthly Archives : marzo 2021

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 13

2021 – Echi di Vita N°13 – FESTE E TRADIZIONI CHE VENGONO DA LONTANO

La nostra Domenica delle Palme sembra avere legami forti con la gioiosa festa ebraica delle Capanne o Sukkot, che ricorda i 40 anni in cui l’antico popolo d’Israele, in fuga dall’Egitto verso la Terra promessa, aveva abitato nelle capanne (= sukka).

Ogni anno, quindi, gli Ebrei compivano un festoso pellegrinaggio a Gerusalemme e salivano al Tempio in processione, agitando un mazzetto composto da rami di palma, mirto e salice, legati con un filo d’erba.

Forse proprio in occasione di questa festa, Gesù entrò a Gerusalemme su un puledro d’asina, acclamato come un Re dalla folla festante che stese a terra mantelli e agitava rami verdi tagliati dagli alberi, quasi certamente palme e ulivi.

Ma la gioia di questa Domenica si tramutò presto in pianto e tristezza. Siamo alla vigilia della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù e  ci prepariamo a vivere con fede  la “grande settimana”.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 12

2021 – Echi di Vita N°12 – DAL NULLA IL FRUTTO DI UNA VITA NUOVA

Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto. Il centro della frase non è il morire, ma il molto frutto. Lo sguardo del Signore è sulla fecondità, non sul sacrificio.

Vivere è dare vita. Non dare, è già morire. Tuo è solo ciò che hai donato. Come accade per l’amore: è tuo solo se è per qualcuno.

Un chicco di grano, il quasi niente: io non ho cose importanti da dare, ma Lui prende questo quasi niente e lo salva, ne ricava molto frutto.

Sarò un chicco di grano, lontano dal clamore e dal rumore, caduto nel silenzio, seminato giorno per giorno, senza smania di visibilità e di grandezza, nella terra buona della mia famiglia, nella terra arida del mio lavoro, nella terra amara dei giorni delle lacrime. Così è ogni uomo: un quasi niente che però contiene invisibili e impensate energie.

Chi vuole lavorare con me, mi segua. Seguire Cristo, unico modo per vederlo. Per rispondere alla richiesta che interpella ogni discepolo: vogliamo vedere Gesù. L’unica visione che ci è concessa è la sequela. Come Mosè che vede Dio solo di spalle, mentre passa ed è già oltre, così noi vediamo Gesù solo camminando dietro a lui, rinnovando le sue opere, collaborando al suo compito: portare molto frutto.

Gesù, uomo esemplare, non propone una dottrina, realizza il disegno creatore del Padre: restaurare la pienezza, la gloria dell’umano. Gloria dell’uomo è il molto frutto di vita, gioia, libertà. Gloria di Dio è una terra che fiorisce, l’uomo che mette gemme di luce e di amore.

L’anima mia è turbata, Padre salvami. Mi possono togliere tutto il Vangelo, ma non i turbamenti di Gesù, il suo amore inerme e lucido, il suo amore inerme e virile insieme. Mi danno tanta forza come per uno trovare un tesoro. Perché mi dicono che ha avuto paura come un coraggioso, che ha amato la vita con tutte le sue fibre; che non è andato alla morte col sorriso sulle labbra, ma con un atto di fede. Poiché è uomo di carne e di paure, e ama a tal punto, in lui splende la gloria del Padre e la gloria dell’uomo.

Innalzato, attirerò tutti a me. Alto sui campi della morte, Gesù è amore fatto visibile. Alto sui campi della vita, è amore che seduce. E mi attira, dolce e implacabile, verso la mia casa, verso la mia gloria, verso il molto frutto.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 11

2021 – Echi di Vita N°11 – DIO CI AMA TANTO DA DARE SUO FIGLIO

In questo brano Giovanni ci consegna il nucleo incandescente del suo Vangelo: Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio.

È il versetto centrale del quarto Vangelo, il versetto dello stupore che rinasce ogni volta, ad ogni ascolto. Il versetto dal quale scaturisce la storia di Dio con noi. Tra Dio e il mondo, due realtà che tutto dice lontanissime e divergenti, queste parole tracciano il punto di convergenza, il ponte su cui si incontrano e si abbracciano finito ed infinito: l’amore, divino nell’uomo, umano in Dio.

Dio ha amato: un verbo al passato, per indicare un’azione che è da sempre, che continua nel presente, e il mondo ne è intriso.

Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama. Tanto da dare suo Figlio: Dio ha considerato ogni nostra persona, questo niente cui ha donato un cuore, più importante di se stesso.

Ha amato me quanto ha amato Gesù. E questo sarà per sempre: io amato come Cristo. E non solo l’uomo, è il mondo intero che è amato, dice Ge­sù, la terra è amata, e gli animali e le piante e la creazione tutta.

E se Egli ha amato il mondo, anch’io devo amare questa terra, i suoi spazi, i suoi figli, il suo verde, i suoi fiori, la sua bellezza. Terra amata.

Dio ha tanto amato, e noi come lui: abbiamo bisogno di tanto amore per vivere bene. Quando amo, in me si raddoppia la vita, aumenta la forza, sono felice. Ogni mio gesto di cura, di tenerezza, di amicizia porta in me la forza di Dio, spalanca una finestra sull’infinito. È l’amore che fa esistere.

A queste parole la notte di Nicodemo si illumina. Lui, il fariseo pauroso, troverà il coraggio, prima impensabile, di reclamare da Pilato il corpo del crocifisso.

Dio non ha mandato il Figlio per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato, perché chi crede abbia la vita.

A Dio non interessa istruire processi contro di noi, neppure per assolverci nell’ultimo giorno. La vita degli amati non è a misura di tribunale, ma a misura di fioritura e di abbraccio.

Cristo, venuto come intenzione di bene, sta dentro la vita come datore di vita e ci chiama ad escludere dall’immagine che abbiamo di Lui, a escludere per sempre qualsiasi intenzione punitiva, qualsiasi paura.

L’amore non fa mai paura, e non conosce altra punizione che punire se stesso.

Dio ha tanto amato, e noi come Lui: ci impegniamo non per salvare il mondo, l’ha già salvato Lui, ma per amarlo; ci impegniamo non per convertire le persone, ma per a­marle. Se non per sempre, almeno per oggi; se non tanto, almeno un po’.

don Alfredo Di Stefano

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 10

2021 – Echi di Vita N°10 – SEI CASA DEL PADRE, NON FARE MERCATO DEL TUO CUORE

E io, come vorrei il mondo, cosa sogno per la nostra casa grande che è la terra? Che sia Casa del Padre, dove tutti sono fratelli, o casa del mercato, dove tutti sono rivali?

È questa l’alternativa davanti alla quale oggi mi mette Gesù. E la sua scelta è così chiara e convinta da farlo agire con grande forza e decisione: si prepara una frusta e attraversa l’atrio del tempio come un torrente impetuoso, travolgendo uomini, animali, tavoli e monete.

Un gesto infiammato, carico di profezia: Non fate della casa del Padre mio una casa di mercato! Non fare del mercato la tua religione, non fare mercato della fede. Non adottare con Dio la legge scadente della compravendita, la logica grezza del baratto dove tu dai qualcosa a Dio perché lui dia qualcosa a te. Dio non si compra e non si vende ed è di tutti.

La casa del Padre, che Gesù difende con forza, non è solo l’edificio del tempio, ma ancor più è l’uomo, la donna, l’intero creato, che non devono, non possono essere sottomessi alle regole del mercato, secondo le quali il denaro vale più della vita. Questo è il rischio più grande: profanare l’uomo è il peggior sacrilegio che si possa commettere, soprattutto se povero, se bambino, se debole, i principi del regno.

Casa, tempio, tenda grembo di Dio sono uomini e donne che custodiscono nel mondo il fuoco della speranza e della libertà, la logica del dono, l’atto materno del dare.

Tempio di Dio è l’uomo: non farne mercato! Non umiliarlo sotto le leggi dell’economia. Non fare mercato del cuore! Sacrificando i tuoi affetti sull’altare del denaro. Non fare mercato di te stesso, vendendo la tua dignità e la tua onestà per briciole di potere, per un po’ di profitto o di carriera.

Ma l’esistenza non è questione di affari: è, e non può che essere, una ricerca di felicità. Che le cose promettono e non mantengono.

È solo nel dare e nel ricevere amore che si pesa la felicità della vita.

I Giudei allora: quale segno ci mostri per fare così? Gesù risponde portandoli su di un altro piano: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò. Non per una sfida a colpi di miracolo e di pietre, ma perché vera casa di Dio è il suo corpo. E ogni corpo d’uomo è divino tempio: fragile, bellissimo e infinito.

don Alfredo Di Stefano

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