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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2021 N 24

2021 – Echi di Vita N°24 – SI QUAERIS MIRACULA…

Se cerchi miracoli…”.

   Inizia così l’antica preghiera composta da Fra Giuliano da Spira nel 1233. Incisa nel libro su cui poggia il piccolo Gesù, è tornata ben visibile durante la recente operazione di restauro del “nostroSanto.

  1. Antonio è definito il Taumaturgo, cioè colui che opera  prodigi. Tanti ne ha compiuti in vita suscitando meraviglia e convertendo i cuori.

Ne ricordiamo solo qualcuno, come la mula affamata che si inginocchia davanti all’ostia consacrata anziché davanti alla biada, o quando lui bambino chiede ai passeri, che stavano divorando il grano maturo, di andare nel granaio mentre lui va in chiesa a pregare. Grande è la meraviglia del padre e dei contadini accorsi per salvare il campo! Per questo Antonio è protettore delle messi.

O ancora i pesci che a Rimini accorrono sulla riva ad ascoltare la sua predica disprezzata dagli eretici, che prima si sorprendono e poi si convertono.

Anche i bambini sono protagonisti degli interventi prodigiosi di Antonio, come il neonato di Ferrara che sospettato di essere frutto di un tradimento, parla e indica il proprio padre legittimo: a lui il Santo dice: Prendi tuo figlio, e ama tua moglie, che è intemerata e merita tutta la tua riconoscenza”.

O Tommasino, un bimbo di pochi mesi che annega in un mastello e la madre disperata invoca l’aiuto del Santo promettendo di donare ai poveri ogni anno tanto pane quanto era il peso del suo bambino.

Nasce da qui la tradizione del  “pane di S. Antonio”.

Ogni volta che compie un miracolo, Antonio lo giustifica con la forte fede di chi glielo chiede e non vuole che si sappia in giro.

Antonio ha operato miracoli ovunque: in Francia un giovane, pentito di aver dato un calcio alla madre, si taglia il piede con un’ascia e il Santo, chiamato dalla donna disperata, glielo riattacca, guarendolo. Mentre si trova a Firenze, Antonio vede passare il corteo funebre di un ricco usuraio e rimprovera i presenti perché vanno a seppellire in un luogo sacro un uomo la cui anima è già  all’inferno e ricorda loro il passo del Vangelo che dice “Dov’è il tuo tesoro, là è anche il tuo cuore”. La gente corre a casa dell’usuraio, apre gli scrigni colmi di monete e in uno di essi trova un cuore umano ancora caldo e palpitante. Aperto il petto del defunto, viene trovato senza cuore.

Se ha avuto l’onore e la grazia di stringere teneramente tra le sue braccia Gesù Bambino, Antonio più  volte ha messo in fuga il demonio chiamando in suo aiuto la misericordia di Dio e invocando il nome della gloriosa Vergine Maria

Il giorno in cui gli viene trafugato da un giovane novizio il salterio scritto di sua mano, che utilizzava per le lezioni e le prediche, uno strumento prezioso da lui custodito con cura, Antonio si mette a pregare e, riavutolo, perdona il ladro.  Da qui la tradizione di invocarlo per ritrovare ciò che si è perduto.

Anche dall’alto del noce di Camposampiero il frate intercede perché Dio ridoni la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, la parola ai muti, la salute ai malati… Di lì a poco morirà. E’ il 1231 e Antonio ha 36 anni. Quando l’8 Aprile 1263 il corpo del Santo viene trasferito nella nuova grande chiesa eretta a Padova in suo onore, il ministro generale dei francescani Bonaventura da Bagnoregio effettua la ricognizione dei resti mortali: la lingua del Santo è intatta, di un colore come se fosse ancora viva, mentre il resto del corpo è solo ossa! Allora, commosso, indicandola ai fedeli, esclama: “O lingua benedetta, che sempre hai lodato il Signore e lo hai fatto conoscere e amare agli altri, ora ci appare chiaro quanti meriti hai acquisito presso Dio”.

don Alfredo Di Stefano

 

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