E il miracolo c’è stato davvero. Parliamo dei “MIRACOLI EUCARISTICI”, avvenuti in tempi e luoghi diversi, 22 quelli riconosciuti in Italia e oltre 100 all’estero. Nella varietà delle situazioni e nella diversità della manifestazione, ci sono elementi che li accomunano: il dubbio del celebrante o del fedele oppure l’atto sacrilego nei confronti dell’Ostia consacrata, che è il Corpo di Cristo, vivo e vero.
Per rimanere in Italia, il più antico, forse, è quello avvenuto a Roma nel 595 tra le mani di S. Gregorio Magno che si rifiutò di fare la Comunione ad una donna che rideva perché assalita dal dubbio circa la reale presenza di Cristo in quell’ostia, che si tramutò all’istante in carne e sangue.
Il più recente da noi è avvenuto nel 1969 a S. Mauro La Bruca (Salerno), dove le Ostie trafugate da ignoti ladri furono ritrovate la mattina seguente e ancora oggi si mantengono intatte, mentre è accertato che già dopo sei mesi la farina azzima si rovina gravemente e, nel giro massimo di un paio d’anni, si riduce a poltiglia e poi a polvere. Lo stesso è avvenuto a Siena con 223 ostie consacrate nel 1730 e tuttora incorrotte: “fenomeno singolare” che va oltre ogni legge fisica e biologica. In alcuni casi il fuoco ha bruciato l’altare, sciolto la pisside ma non le ostie. Santa Chiara nel 1240 ad Assisi mise in fuga i Saraceni mostrando l’Ostensorio con il Santissimo Sacramento e nel 1223 S. Antonio a Rimini riuscì a fare inginocchiare una mula affamata non davanti al fieno ma all’Ostia consacrata. Molto più spesso è accaduto che ne sgorgasse sangue vivo del gruppo AB (lo stesso della Sindone) o si trasformasse in carne costituita dal tessuto muscolare striato del miocardio, come a Lanciano nel 750.
Nel Lazio miracoli eucaristici sono avvenuti a Veroli nel 1570 con il volto di Gesù Bambino apparso nell’Ostia che operò molti miracoli e ad Alatri nel 1228, quando una giovane, per riconquistare l’amore del suo fidanzato, si rivolse ad una fattucchiera che le ordinò di rubare un’Ostia consacrata per farne un filtro d’amore ma, giunta a casa, quell’ostia era già divenuta carne sanguinante.
Così era già avvenuto a Trani intorno all’anno 1000 per una donna ebrea che, incredula, si fece portare da un’amica cristiana un’ostia consacrata e la buttò in padella nell’olio bollente trasformato subito in un fiume di sangue. Dal miracolo di Bolsena nel 1264, di cui furono attenti esaminatori S. Tommaso d’Aquino e Papa Urbano IV, la festa del Corpus Domini si estese dalla diocesi di Liegi dov’era nata a tutta la Chiesa universale.
don Alfredo Di Stefano
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