Tre anni di predicazione, di libertà e di conflitti sembrano chiudersi con un bilancio fallimentare: undici uomini impauriti che stanno a fissare il cielo. Undici uomini che non hanno capito molto del Vangelo, se nell’ultimo incontro domandano: «È adesso che rifondiamo il regno di Israele?».
Lui parlava del Regno di Dio, loro capivano il regno di Israele. E invece di restare con loro, di spiegare ancora, di accompagnarli ancora, Gesù se ne va! Con un atto di enorme fiducia negli uomini «Ce la farete» dice.
Cristo se ne va con un atto di fede nell’uomo. Ma Cristo non se ne è andato se non dai nostri sguardi. Egli è il Vicino-lontano, remoto e prossimo, oltre il cielo e dentro tutte le cose, oltre ogni forma e più intimo a me di me stesso.
La sua assenza è diventata una più ardente presenza. Noi restiamo nella storia a fidarci di un corpo assente, a fidarci di una Voce!
Cristo non è andato in alto, è andato avanti, assente e meno assente che mai. Cristo non si è spostato di luogo, è andato oltre.
Il Vangelo, a sorpresa, oggi parla più degli apostoli che di Gesù. Di una missione che ricevono, e io con loro: «Annunciate». Niente altro.
Non dice: organizzate, occupate i posti chiave, emanate leggi, ma semplicemente: «Annunciate». Che cosa? Il Vangelo. Non le mie idee più belle, non la soluzione di tutti i problemi, non una politica o una teologia migliori: solo il Vangelo, la storia di Cristo.
E mi sembra persino facile, quando lo amo e lo respiro! L’ultimo versetto chiude il Vangelo di Marco e al contempo apre il mio: «Il Signore operava insieme con loro». Il verbo greco suona così: «Il Signore era la loro energia».
Cristo, il Vicinolontano, forza del cuore, sinergia degli amori. Una famosa preghiera dice: «Cristo non ha mani se non le nostre mani; non ha piedi se non i nostri piedi».
Vorrei capovolgere questa preghiera e dire: Sono io che non ho mani se non sono le mani di Cristo. Io che non ho voce, non ho parole, non desideri o sogni veri, se non sono quelli venuti dal Vangelo. Non ho un mio amore se non è sinergia con l’amore di Dio.
don Alfredo Di Stefano
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