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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2020 N 52

2020 – Echi di Vita N°52 – FIGLI CHE SCONVOLGONO I DISEGNI DEI PADRI

Portarono il bambino a Gerusalemme, per offrirlo al Signore. Il figlio è loro, eppure non è loro. Il figlio è dato, ma subito è offerto ad un altro sogno, ad un’altra strada. I genitori intrecciano così il destino di una famiglia e il destino del mondo.

I figli non sono nostri, appartengono a Dio, al cosmo, alla storia e all’umanità, ad una loro vocazione che noi non conosciamo. Devono realizzare non i nostri desideri, ma il desiderio di Dio.

Questa è la santità della famiglia. Se invece si chiude, vota i propri figli all’insignificanza e se stessa a un ben povero respiro.

Nel tempio incontrano due anziani straordinari, carichi d’anni, ma vivi dentro; non chiusi custodi di ricordi, ma profeti di futuro, aperti agli altri: Simeone guarda oltre, Anna parla agli altri. Simboli grandi di una vecchiaia aperta, sapiente e viva, che vede ciò che altri non vedono ancora.

Simeone dice tre parole immense a Maria, per spiegarle chi è suo Figlio: egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti, segno di contraddizione.

Egli è qui, adesso, in mezzo a noi, rovina, risurrezione, contraddizione.

Potremmo con la nostra preghiera dire così: sii per me rovina e risurrezione, Signore. Non lasciarmi mai nell’indifferenza, nella falsa pace, Cristo mia dolce rovina, che rovini la vita insufficiente, la vita morente, il mio mondo di maschere e bugie, che rovini la vita illusa. Contraddicimi, Signore, contraddici i miei pensieri con i tuoi pensieri, e questa amata mediocrità. Contraddici l’immagine incompleta o falsa che ho di te e questa guerra del cuore.

Sii mia risurrezione, quando credo che per me sia finita, quando ho il vuoto dentro e il buio davanti agli occhi. Sii risurrezione, vita che si dirama in ogni fibra dell’anima, dopo il fallimento facile, dopo una fedeltà mancata, dopo un’umiliazione bruciante. E poi risorgi con le cose che amavo e credevo finite.

Rovina, risurrezione, contraddizione. Tre parole che danno respiro alla vita. Contraddizione nel cuore della logica umana, rovina di idoli e illusioni, risurrezione di tutti i germi vitali e amorosi ai quali non riusciamo a dare respiro e terreno.

Anche a te una spada, Maria: Simeone lega Maria non solo alla croce del figlio, ma a tutta la messe di lacrime e di contraddizioni del Vangelo e dell’esistenza.

Anche a te, Maria. Non sei esente. La fede non produce l’anestesia del vivere. La fede e la santità non sono, per lei come per noi, un’assicurazione contro la sofferenza o i lutti o le disgrazie.

Anche a te, una spada. Il dolore ti legherà a tanti, a tutti i trafitti da spada, perché il dolore non vuole spiegazioni ma condivisione.

E se la spada sarà contraddizione alla vita, e sembrerà rovina, verrà nel terzo giorno la terza parola di Simeone: risurrezione.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2020 N 51

2020 – Echi di Vita N°51 – IL SENSO DI UN “SI” CHE CAMBIA IL MONDO

Maria di Nazareth entra nella storia mentre è in ascolto di un angelo, e traccia il primo passo per chi vuole entrare in un rapporto vero con le creature, uomini o angeli: l’arte dell’ascolto. Ci mostra come fare spazio nella nostra vita all’ingresso della luce. Fa spazio alla luce chi ha saputo creare un’oasi di ascolto. È necessario molto silenzio per ascoltare la voce di Dio.

A quelle parole Maria rimase turbata. Un attimo di smarrimento ed è un attimo che, nella nostra vita, può durare anni. E se pure hai detto “sì” una volta, non sei mai al riparo dallo smarrimento. Ma: non temere, Maria. Dio entra nella vita, che è fatta anche di turbamenti, di emozioni confuse e porta nuove stelle polari. Entra nella vita, anche se è inadeguata. O forse proprio per questo! Non temere la tua debolezza, gli uomini non finiscono mai di essere pronti. Ma Dio salva.

Come è possibile? Non conosco uomo. Mentre Zaccaria domandava all’angelo un segno, Maria domanda il senso. Porre domande è stare davanti al Signore con tutta la dignità di uomo: accetto il mistero, ma uso anche tutta la mia intelligenza. Dico quali sono le mie strade e poi accetto strade al di sopra di me. Ma avverto il pericolo di far dire a Dio ciò che Dio non dice, e interrogo e cerco il senso.

Infine appare lo stile di Dio: ti coprirà con la sua ombra. La potenza si fa ombra. L’Altissimo si vela di carne, quasi si nasconde, ombra su di una ragazza, fremito nel suo grembo. Non lo troverai negli abbagli delle visioni, nello splendore del tempio, ma nella vita, che è un’anfora di ombre. Nel buio di un grembo sta la luce della vita.

Solo la madre sapeva che era figlio di un annuncio del seme che sta nella voce di un angelo. Per entrare e dimorare nella vita, Dio si veste sempre di povertà, degli umili panni del servo.

Non si impone, va cercato. E sarà accolto e generato solo da chi sa vivere in se stesso l’impegno di essere servo, come lui: eccomi sono la serva del Signore. La vicinanza di Dio crea servizio. In tutta la Bibbia, in tutta la storia. Inscindibilmente, servizio a Dio e all’uomo.

Oggi ancora l’angelo ripete per noi le tre parole essenziali: non temere, verrà il Signore e ti riempirà la vita. Solo le donne, le madri, conoscono l’attesa, essa è iscritta fisicamente nel loro corpo. Si attende non per una mancanza, ma per una pienezza, non per una assenza da colmare, ma per una sovrabbondanza di vita che già urge.

Si attende per generare, il vento dello Spirito gonfia la vita.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2020 N 50

2020 – Echi di Vita N°50 – NOI, VOCI CHE RENDONO TESTIMONIANZA ALLA LUCE

Giovanni non era la luce. Ma venne per rendere testimonianza alla luce.

Giovanni, testimone e martire della luce, ci fa strada nell’Avvento perché ci indica come ci si rapporta con Gesù. E ci mostra che, pur con un cuore d’ombra, siamo in grado di ricevere e testimoniare luce. Che in principio non è posta l’analisi spietata o intelligente del mondo e di tutto il suo peccato. Ma che la storia vera inizia quando l’uomo, nelle sue albe così ricche di tenebra, sa fissare il cuore sulla linea mattinale della luce che sta sorgendo, minoritaria eppur vincente. Ciò che conta è che io renda testimonianza alla luce: non ai comandi, non ai castighi, ma alla luce di un Dio liberatore, del Dio di Isaia che fascia le piaghe dei cuori feriti, che va in cerca di tutti i prigionieri per rimetterli nel sole. Rendere testimonianza a Lui che, come dice Paolo, ha fatto risplendere la vita, ha dato splendore e bellezza all’esistenza.

Che cosa dici di te stesso? Io sono voce. Solo Dio è la parola; io sono voce, trasparenza di qualcosa che viene da oltre, eco di parole che vengono da prima di me, che saranno dopo di me. E però è voce che grida, testimone di parole finalmente accese. Dio è il cuore, io sono voce che dice questo cuore alla mia porzione di mondo. E quando un sacerdote parla, andiamo oltre le parole, lui è solo una eco.

La forza non risiede nel gesto del seminatore, spesso maldestro, ma è il lucente segreto racchiuso nel seme che egli semina.

Passiamo oltre. Lo insegna Giovanni: Egli deve crescere e io diminuire, è regola della vita spirituale che vale per tutti i credenti, anche per i profeti, soprattutto per i sacerdoti, perfino per la Chiesa.

Giovanni ci fa strada nell’Avvento perché ci rivela la nostra identità. Come lui anch’io sono grido, cioè appello, bisogno, fame.

Quante volte la vita dell’uomo è sigillata tra due grida: il grido vittorioso del bambino che nasce e il grido crocifisso di ogni morente e del morente in eterno, il Cristo, che urla la sua sete, la sua e la nostra paura agli uomini e al cielo.

Dire: io sono voce, equivale a dire: io sono persona. Persona letteralmente significa suono che cresce, voce che sale. La nostra identità ci rimanda oltre noi, ad un Altro, ad una Parola che ci attraversa e ci fa vivi. Io sono persona quando sono profeta, e rilancio la parola e la luce, gridando nel deserto della città o sussurrando al cuore. Ogni vivente è voce di Dio, quando cerca di vivere come Cristo, martire della sua luce. Ogni uomo è un profeta.

Noi tutti cerchiamo una voce che dica, nel deserto dei rumori, chi siamo veramente, e solo Dio ha la risposta.

don Alfredo Di Stefano

 

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SAN Lorenzo Parrocchia IT - ECHI DI VITA 2020 N 49

2020 – Echi di Vita N°49 – RIPARTIRE DALLA BUONA NOTIZIA DI DIO

Inizio del vangelo di Gesù Cristo. Inizio della buona notizia.

A partire da che cosa ricominciare a vivere, a progettare? Da una buona notizia.

Non ricominciare mai da pessimismo, non dai problemi, neppure dall’illusorio primato della realtà che sembra dominare nel mondo. Ricominciare da una cattiva notizia è solo intelligenza apparente, priva di sapienza di vangelo.

Ricominciare dalle buone notizie di Dio: e subito, fin dalle prime parole, Marco mostra come fare per accorgersene e per accoglierle. Tutta l’esperienza dell’uomo spirituale è riassunta in questi pochi versetti.

Il primo passo porta a Isaia e Giovanni e potrebbe definirsi così: cercare profeti. Come Isaia, profeta è uno che «apre strade» anche nel deserto, tracce di speranza là dove sembra impossibile; che non si mimetizza né si lascia omologare dal pensiero dominante. I profeti sono sempre creatori di strade e liberi come nessuno: ascoltarli è diventare come loro.

La seconda caratteristica di ogni profeta è di essere in attesa, insoddisfatto di ciò che ha, cuore affaticato dal richiamo di cose lontane. Isaia e Giovanni annunciano un Altro (viene uno più grande) hanno il loro centro altrove: in un desiderio, un orizzonte, una persona. Annunciano che la vita non è statica ma bisogna uscire da sé, vivere incamminati. Come un profeta, ogni uomo spirituale è costantemente in viaggio, alla ricerca di ciò che ancora non ha, la sua casa è oltre: allora è pronto per nascite ed inizi.

In terzo luogo, profeta è colui che riorienta la vita: Giovanni predicava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.

Il peccato è l’esperienza di chi non riesce a raggiungere la propria meta ed ha perso la strada. Il perdono è Dio che indica di nuovo il punto di arrivo e fa ripartire, carovana che si rimette in viaggio all’alba, vento per la nave che salpa.

Perdono è un nuovo inizio, un nuovo mare, un nuovo giorno. Il peccato perdona­to non esiste più, annullato, cancellato, azzerato.

Ed è il bene che revoca il male. Il bene vale di più: buona notizia di Gesù Cristo.

Il Vangelo è Dio che viene portando amore, e tutto ciò che è non-amore è non-Dio. Dio viene e sa parlare al cuore, e lo insegna ai suoi profeti: parlate al cuore di Gerusalemme.

È «il più forte», dice Giovanni, proprio perché è l’unico che parla al cuore, teneramente e possentemente toccando il centro dell’umano.

don Alfredo Di Stefano

 

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