Questa parabola è la sintesi delle due forze opposte di cui si nutre ogni vita: l’emozione e la disciplina, il talento e il lavoro. In quale servo mi riconosco?
Nei primi due, quelli che lavorano il loro capitale, il loro splendido dono: e vedono il mondo, gli uomini, il tutto come un dono iniziale che progredisce, un giardino incompiuto che deve crescere e fiorire? Oppure mi riconosco nel terzo servo, quello che non fa progredire niente, uomo inutile al futuro?
Il cuore segreto delle cose è un appello a crescere; una spirale d’amore crescente è l’energia. Come per il campo arato che non può restituire in estate solo il seme che ha ricevuto, così per noi, tra semina e mietitura, il nostro ruolo è la moltiplicazione. Pena il non senso della vita.
Il terzo servo ha un cuore malato, senza desiderio. È un esule della creazione, esiliato e inutile, non a immagine del Dio creatore, che sparge a piene mani i suoi germi di luce e di vita, con magnifica esuberanza.
Il terzo servo non crea più: solo conserva. Ma il mondo e il cuore non ci sono dati come cose da conservare, come fragili miracoli che possono rompersi fra le mani, ma devono ascendere gloriosamente verso la pienezza.
Non siamo dei conservatori di cose preziose e minacciate, ma dei creatori di opere nuove, servitori della forza lievitante nascosta dentro tutto ciò che vive. Solo così la nostra vita non sarà inutile al divenire comune.
Così è per i primi due servi: nella loro mente non c’è un rendiconto che incombe e turba i sonni, ma una vita che chiede di crescere.
Dio è la primavera del cosmo: a noi il compito di creare l’estate dei frutti. Il mondo è un giardino incompiuto e incamminato.
La parabola è il poema della creatività, senza voli retorici: nessuno dei servi crede di poter salvare il mondo. Tutto invece odora di casa, di viti, di olivi, di lana, di lavoro e di attesa.
Il padrone tuttavia non vuole per sé i talenti, essi restano ai servi fedeli.
Anzi li moltiplica: questa spirale d’amore crescente è il nome segreto di tutto ciò che vive.
don Alfredo Di Stefano
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