Il regno dei cieli è simile a una festa.
Eppure nella affannata città degli uomini nessuno sembra interessato: gli invitati non volevano venire… forse temono una festa senza cuore, il formalismo di tutti, l’indifferenza reciproca.
Non volevano venire, forse perché presi dai loro affari, dalla liturgia del lavoro e del guadagno, dalle cose importanti da fare; non hanno tempo, loro, per cose di poco conto: le persone, gli incontri, la festa. Hanno troppo da fare per vivere davvero.
Allora il re disse ai suoi servi: andate ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. L’ordine del re è favoloso: tutti quelli che troverete, cattivi e buoni, senza badare a distinzioni, a meriti, a moralità. Invito solo all’apparenza casuale, che mostra invece la chiara volontà del re che nessuno sia escluso.
È bello questo Dio che, quando è rifiutato, anziché abbassare le attese, le alza: chiamate tutti! Che non si arrende alle prime difficoltà e che non permette, non accetta che ci arrendiamo, con Lui c’è sempre un «dopo».
Un Re che apre, allarga, gioca al rilancio, va più lontano; e dai molti invitati passa a tutti invitati: ed entrarono tutti, cattivi e buoni. Addirittura prima i cattivi… Non perché facciano qualcosa per lui, ma perché lo lascino essere Dio! Alla fine la sala si riempì di commensali.
Un invitato però non indossa l’abito delle nozze: amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?
Di che cosa è simbolo quell’abito, il migliore che avrebbe dovuto possedere? Di un comportamento senza macchie?
No, nella sala si mescolano brave persone e cattivi soggetti. Indica il meglio di noi stessi: quella trama nuziale che è la chiave di volta di tutta la Bibbia, la fede come una storia d’amore. Dal momento che Dio ti mette in vita, ti invita alle nozze con lui.
Quell’invitato si è sbagliato su Dio e quindi su se stesso, sulla vita, su tutto: non ha capito che Dio viene come uno Sposo, intimo a te come un amante, esperto di feste: che si fa festa in cielo per un peccatore pentito, per un figlio che torna, per ogni mendicante d’amore che trova e restituisce un sorso d’amore, una sorsata di vita.
don Algredo Di Stefano
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