Lo Spirito: misterioso cuore del mondo, vento sugli abissi, fuoco del roveto, Amore in ogni amore.
Lo Spirito: estasi di Dio, effusione ardente, in noi, della sua vita d’amore. Senza lo Spirito il cristianesimo non è che arida dottrina, la Chiesa si riduce a organizzazione e codice, la morale a fatica sovente incomprensibile, la croce a follia. Cristo rimane un evento del passato.
Oggi la Parola esplora strade diverse, prova altri colori, accumula immagini per dirci l’unica cosa indicibile: lo Spirito Santo, respiro di Dio dentro ogni cosa e ogni figlio. Per dire l’umiltà dello Spirito Santo, che non ha neppure un nome proprio, perché tutto Dio è Spirito, tutto Dio è Santo; che non sappiamo immaginare se non per simboli, che gli conservino libertà, la libertà del vento, cui nessuno comanda, che fascia le formule e forma le parole, ma poi passa oltre. Sempre oltre è la sua dimora.
Infatti viene lo Spirito, dice il Vangelo, la sera di Pasqua, leggero e quieto come un respiro, come la pace: «alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo».
Viene lo Spirito, nel racconto degli Atti, cinquanta giorni dopo, come energia, coraggio, missione, vento che spalanca le porte e parola di fuoco.
Viene lo Spirito, nell’esperienza di Paolo, come bellezza, talento, carisma diverso per ogni credente.
Viene, nel salmo responsoriale, eternamente: dall’origine e per sempre, in tutti i solchi dell’esistenza, lo Spirito genera vita, là dove pareva impossibile, quando ti sentivi finito e il tronco dell’esistenza non metteva più gemme, quando la storia attorno sembrava un ventre invecchiato e sterile.
Com’è possibile che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Questo accade ancora, dentro e fuori le chiese, perché lo Spirito si rivolge a ciascuno, direttamente al cuore di ogni uomo, e in ciascuno consolida la certezza più umana che abbiamo, e che tutti ci compone in unità: l’aspirazione alla pace, alla gioia, all’amore, alla vita.
Lo Spirito conferma ciò che a tutti è caro, e cara a ciascuno diviene la sua parola. Ma quanta fatica per uscire dal Cenacolo! Eppure lo Spirito si ripropone, umile e risoluto, più forte della nostra fatica, vento che indica la strada, riempie le vele, disperde le ceneri della morte e diffonde ovunque i pollini della primavera.
Lo Spirito ci faccia ritornare in chiesa per una più autentica visione della fede, non solo sincera ma matura, e della liturgia, ci spinga a ripensare la pastorale e ad accelerare il rinnovamento conciliare della Chiesa.
don Alfredo Di Stefano
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